Cadi all'indietro, sogna una casa sulle nuvole
Alice secondo Zerogrammi
Secondo appuntamento dedicato dal Teatro Astra all'opera più conosciuta di Lewis Caroll, Alice nel paese delle Meraviglie. Se prima ne avevamo visto l'interpretazione matematica secondo il duo Riondino/Odifreddi, ora tocca agli Zerogrammi, per Palcoscenico Danza, con la loro Grammatica delle nuvole regalarci la loro poetica interpretazione. Nella sala prove del Teatro dal 17 al 19 si parla il "nuvolese" cadendo all'indietro.
Uno spettacolo ideato, diretto e coreografato dall'affascinantissima mente di Stefano Mazzotta. Anima profonda e sensibile che del testo di Caroll ne ha catturato l'essenza. Il sogno, elemento immaginifico per eccellenza e il punto da cui si parte per tracciare un nuovo linguaggio, una nuova grammatica dalla sintassi in-corretta, in cui il no sense serve da movente per approdare ad un logos altro. Parole sussurrate, smorzate, subordinate che diventano principal,i per un capovolgimento del reale, che da fittizio, si impone come metà cui aspirare nel quotidiano. Bisogna cadere come Alice quindi, lasciarsi andare all'indietro come gettati su una nuvola, senza preoccuparsi dell'atterraggio, curandosi solo di volare.
"I bambini sono celestiali perché sono sempre in una specie di cielo. Quando crescono, il cielo scompare d'intorno a loro", scrive il regista, ponendo l'accento su due tempi dell'esistenza che si vogliono ben distinti, l'infanzia e la maturità, ma che in realtà devono sfociare l'uno nell'altro senza che si perda la memoria. Il "pensiero bimbo" non deve scomparire una volta adulti, ma deve essere alimentato come un fuoco sacro, dalla capacità sempre vigile di sognare, di trovare il bello nelle piccole cose, di sorridere beffardi d'avanti alle pesantezze della vita. Perché Alice di questo racconta, della sua bellissima età in cui ancora si possono vedere palpabili il bianconiglio, lo stragatto e tutti quei personaggi che essendo folli hanno afferrato il senso della vita. E' un testo danzato sulla speranza la grammatica delle nuvole.. ed è proprio quando si avverte che qualcosa si sta perdendo che bisogna chiedere aiuto ad Alice, esattamente quando cresciuti, il sogno si fa dolore, ovvero consapevolezza della perdita del nostro cielo.
Un teatro di danza fra i più profondi nel panorama torinese, in cui i tre personaggi si fanno evocazioni, parti inconsce di storie a metà fra reale e onirico. Un mondo costruito su regole nuove, talmente nuove da ricollegarsi all'origine di ogni valore. I tre ballerini si muovono in uno spazio studiatissimo in cui sul pavimento petali di fiori e come tetto decine di plafoniere luminose che, gestite ad hoc da Mazzotta, amplificano lo straniamento surreale che lo spettacolo necessita. E come sempre per Zerogrammi dal sogno si giunge ad esser desti. La vita ci segna e crescendo man man ci si allontana sempre di più dall'Alice che abitava in noi per lasciare il posto alla routine quotidiana, alle nevrosi degli impegni inderogabili. E solo chi sa ascoltare il bambino che è dentro noi, riesce a percepire il costante e perenne dolore che abita il cuore. "Di tutto questo, resta solo una puntina di dolore con la quale ho imparato a con-vivere" recita la voce elettronica che segna l'epilogo della pièce. Gli occhi partoriscono lacrime.
E se gli spettacoli sono lo specchio dell'anima di chi li crea, il regista sembra accorgersi di tale perdita e vive con quel pizzico al muscolo involontario. Poliedrico ed eclettico Mazzotta è artista umano troppo umano ed è facilissimo innamorarsi della sua arte, che è, per lui, mezzo e fine allo stesso tempo.
Uno spettacolo ideato, diretto e coreografato dall'affascinantissima mente di Stefano Mazzotta. Anima profonda e sensibile che del testo di Caroll ne ha catturato l'essenza. Il sogno, elemento immaginifico per eccellenza e il punto da cui si parte per tracciare un nuovo linguaggio, una nuova grammatica dalla sintassi in-corretta, in cui il no sense serve da movente per approdare ad un logos altro. Parole sussurrate, smorzate, subordinate che diventano principal,i per un capovolgimento del reale, che da fittizio, si impone come metà cui aspirare nel quotidiano. Bisogna cadere come Alice quindi, lasciarsi andare all'indietro come gettati su una nuvola, senza preoccuparsi dell'atterraggio, curandosi solo di volare.
"I bambini sono celestiali perché sono sempre in una specie di cielo. Quando crescono, il cielo scompare d'intorno a loro", scrive il regista, ponendo l'accento su due tempi dell'esistenza che si vogliono ben distinti, l'infanzia e la maturità, ma che in realtà devono sfociare l'uno nell'altro senza che si perda la memoria. Il "pensiero bimbo" non deve scomparire una volta adulti, ma deve essere alimentato come un fuoco sacro, dalla capacità sempre vigile di sognare, di trovare il bello nelle piccole cose, di sorridere beffardi d'avanti alle pesantezze della vita. Perché Alice di questo racconta, della sua bellissima età in cui ancora si possono vedere palpabili il bianconiglio, lo stragatto e tutti quei personaggi che essendo folli hanno afferrato il senso della vita. E' un testo danzato sulla speranza la grammatica delle nuvole.. ed è proprio quando si avverte che qualcosa si sta perdendo che bisogna chiedere aiuto ad Alice, esattamente quando cresciuti, il sogno si fa dolore, ovvero consapevolezza della perdita del nostro cielo.
Un teatro di danza fra i più profondi nel panorama torinese, in cui i tre personaggi si fanno evocazioni, parti inconsce di storie a metà fra reale e onirico. Un mondo costruito su regole nuove, talmente nuove da ricollegarsi all'origine di ogni valore. I tre ballerini si muovono in uno spazio studiatissimo in cui sul pavimento petali di fiori e come tetto decine di plafoniere luminose che, gestite ad hoc da Mazzotta, amplificano lo straniamento surreale che lo spettacolo necessita. E come sempre per Zerogrammi dal sogno si giunge ad esser desti. La vita ci segna e crescendo man man ci si allontana sempre di più dall'Alice che abitava in noi per lasciare il posto alla routine quotidiana, alle nevrosi degli impegni inderogabili. E solo chi sa ascoltare il bambino che è dentro noi, riesce a percepire il costante e perenne dolore che abita il cuore. "Di tutto questo, resta solo una puntina di dolore con la quale ho imparato a con-vivere" recita la voce elettronica che segna l'epilogo della pièce. Gli occhi partoriscono lacrime.
E se gli spettacoli sono lo specchio dell'anima di chi li crea, il regista sembra accorgersi di tale perdita e vive con quel pizzico al muscolo involontario. Poliedrico ed eclettico Mazzotta è artista umano troppo umano ed è facilissimo innamorarsi della sua arte, che è, per lui, mezzo e fine allo stesso tempo.
Gb
PALCOSCENICODANZA
LA GRAMMATICA DELLE NUVOLE
C.IE ZEROGRAMMI
progetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
www.zerogrammi.org
LA GRAMMATICA DELLE NUVOLE
C.IE ZEROGRAMMI
progetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
www.zerogrammi.org