Lost for Words
A PalcoscenicoDanza il corpo de lo Spellbound Ballet
Secondo appuntamento per Palcoscenico Danza che continua con ospiti nazionali. Con la trilogia Lost for Words – L'invasione delle parole vuote, al Teatro Astra, lo Spellbound Contemporary Ballet.
Con una cifra stilistica inconfondibile esaltata da un ensemble di danzatori considerati tra le eccellenze dell'ultima generazione, Spellbound è una delle compagnie maggiormente competitive al livello internazionale, come espressione di una danza che si offre al pubblico con un vocabolario ampio e in continua sperimentazione.
Per volontà del coreografo Mauro Astolfi, Spellbound nasce nel 1994, dopo un lungo periodo di studio negli Stati Uniti. Da subito la Compagnia si contraddistingue per la diffusione di creazioni in contesti diversi, dai Gala ai programmi culturali televisivi, alle piattaforme e Festival di più continenti, frutto anche della collaborazione, dal 1996, con Valentina Marini con cui la Compagnia intraprende un processo di intensa internazionalizzazione e di collaborazioni trasversali.
Ricca progettualità artistica insieme all'eccellenza degli interpreti, unita ad una costante evoluzione del marchio hanno fatto festeggiare a lo Spellbound Ballet, nel 2014, il ventennale di attività. Arco di tempo in cui alla produzione di spettacoli, si accompagnano i progetti di formazione ed educazione sia del pubblico che di almeno due generazioni di danzatori.
L'analisi della comunicazione priva di parole, proposta dalla suggestione del titolo Lost for words, si esprime in danza attraverso il tentativo di non interrompere la relazione autentica e pura tra i corpi. L'intera struttura della pièce è attraversata da una vibrazione continua dove lo studio coreografico contiene in sé la soluzione finale di questa ossessiva ricerca di comprensione, a favore di un recupero del rapporto dialettico tra i corpi in movimento.
Una creazione in tre atti dove il linguaggio coreografico, scritto sul corpo nella sua accezione più astratta ma al tempo stesso più intensa e suggestiva, fa da cornice a un'opera che per essenzialità ed efficacia è stata l'unica produzione europea assegnataria di un NDP (National Dance Project) Subsidy negli Stati Uniti per la stagione 2012/2013.
Fiducia meritata per l'estrema ricerca di un nuovo approccio alla danza e alle potenzialità del corpo, che sulla scena si trasformano in movimenti qualitativamente alti, in duetti coinvolgenti, in triadi serpentine, in ensamble onirici dalle prese affascinanti. Nella scrittura coreografica, in cui fondamentale diviene il disegno luci, come contr'altare della situazione interna al corpo, i danzatori invadono lo spazio, e si muovono verso direttrici labili alla ricerca di un contatto autentico, in cui la pelle per ri-conoscersi si ricopre di altra pelle in modo che le sensazioni dell'uno nutrano le emozioni dell'altro.
Se nel primo movimento, il corpo è insofferente al potere e al fascino delle parole, nel secondo si affranca da un corpo culturale per andare alla ricerca di una naturalità fisica, passaggio sottolineato anche dalle ambientazioni sonore, per riscoprire l'essenziale, la basicità di un linguaggio non ingabbiato dalla parola - che ad oggi è stata sinonimo di potere, umiliazione, contrattazione, vendita, imperialismo culturale. Liberarsi dalla sudditanza delle parole quindi, e tornare allo sguardo, ad una gestualità affettiva e "umanissima"in cui il contatto non spaventi. Bisogna tornare alla terra direbbe Nietzsche, spogliarsi dal bombardamento mediatico e liberarsi dall'invasione di fonemi privi di contenuto.
Con una cifra stilistica inconfondibile esaltata da un ensemble di danzatori considerati tra le eccellenze dell'ultima generazione, Spellbound è una delle compagnie maggiormente competitive al livello internazionale, come espressione di una danza che si offre al pubblico con un vocabolario ampio e in continua sperimentazione.
Per volontà del coreografo Mauro Astolfi, Spellbound nasce nel 1994, dopo un lungo periodo di studio negli Stati Uniti. Da subito la Compagnia si contraddistingue per la diffusione di creazioni in contesti diversi, dai Gala ai programmi culturali televisivi, alle piattaforme e Festival di più continenti, frutto anche della collaborazione, dal 1996, con Valentina Marini con cui la Compagnia intraprende un processo di intensa internazionalizzazione e di collaborazioni trasversali.
Ricca progettualità artistica insieme all'eccellenza degli interpreti, unita ad una costante evoluzione del marchio hanno fatto festeggiare a lo Spellbound Ballet, nel 2014, il ventennale di attività. Arco di tempo in cui alla produzione di spettacoli, si accompagnano i progetti di formazione ed educazione sia del pubblico che di almeno due generazioni di danzatori.
L'analisi della comunicazione priva di parole, proposta dalla suggestione del titolo Lost for words, si esprime in danza attraverso il tentativo di non interrompere la relazione autentica e pura tra i corpi. L'intera struttura della pièce è attraversata da una vibrazione continua dove lo studio coreografico contiene in sé la soluzione finale di questa ossessiva ricerca di comprensione, a favore di un recupero del rapporto dialettico tra i corpi in movimento.
Una creazione in tre atti dove il linguaggio coreografico, scritto sul corpo nella sua accezione più astratta ma al tempo stesso più intensa e suggestiva, fa da cornice a un'opera che per essenzialità ed efficacia è stata l'unica produzione europea assegnataria di un NDP (National Dance Project) Subsidy negli Stati Uniti per la stagione 2012/2013.
Fiducia meritata per l'estrema ricerca di un nuovo approccio alla danza e alle potenzialità del corpo, che sulla scena si trasformano in movimenti qualitativamente alti, in duetti coinvolgenti, in triadi serpentine, in ensamble onirici dalle prese affascinanti. Nella scrittura coreografica, in cui fondamentale diviene il disegno luci, come contr'altare della situazione interna al corpo, i danzatori invadono lo spazio, e si muovono verso direttrici labili alla ricerca di un contatto autentico, in cui la pelle per ri-conoscersi si ricopre di altra pelle in modo che le sensazioni dell'uno nutrano le emozioni dell'altro.
Se nel primo movimento, il corpo è insofferente al potere e al fascino delle parole, nel secondo si affranca da un corpo culturale per andare alla ricerca di una naturalità fisica, passaggio sottolineato anche dalle ambientazioni sonore, per riscoprire l'essenziale, la basicità di un linguaggio non ingabbiato dalla parola - che ad oggi è stata sinonimo di potere, umiliazione, contrattazione, vendita, imperialismo culturale. Liberarsi dalla sudditanza delle parole quindi, e tornare allo sguardo, ad una gestualità affettiva e "umanissima"in cui il contatto non spaventi. Bisogna tornare alla terra direbbe Nietzsche, spogliarsi dal bombardamento mediatico e liberarsi dall'invasione di fonemi privi di contenuto.
GB
PALCOSCENICODANZA
SPELLBOUND CONTEMPORARY BALLET
LOST FOR WORDS - L'invasione delle parole vuote
regia e coreografia Mauro Astolfi
www.spellboundance.com
SPELLBOUND CONTEMPORARY BALLET
LOST FOR WORDS - L'invasione delle parole vuote
regia e coreografia Mauro Astolfi
www.spellboundance.com