Delle ultime visioni cutanee
La danza di Nicola Galli
Lo avevamo visto ad Interplay 2013 e quasi, nell'esigenza di una danza "danzata", ci era passato inosservato il suo mondo. Complesso, colto e raffinato, l'immaginario di Nicola Galli unisce scienza, arti visive, matematica e corpo, per dare vita ad una visione dell'arte olistica. Lui è natura e insieme alle altri parti del Cosmo cerca di dare un senso al suo essere qui ed ora, nutrendo la sua arte di piccoli e prelibatissimi giochi mentali.
Con Delle ultime visioni cutanee, quarto ed ultimo capitolo di un progetto più ampio sul paesaggio - andato in scena negli spazi de La Lavanderia a Vapore per Open 24/7 - i giochi si fanno "orgasmi" per un piacere, non solo visivo bensì percettivo.
Non è una facile lettura il suo lavoro, ma una volta dentro, come dicevamo, si apre un mondo enciclopedico, in cui l'arte si fa mezzo per conoscere il mondo, e il performer si fa, finalmente, artista. Perché arte è vita, e la vita è complessa, non difficile, come i lavori di Galli.
Scopriamo adesso, attraverso parole intelligenti, il mondo, l'arte e la danza di una delle promesse artistiche - Nicola ha solo 26 anni - del nostro panorama artistico.
D. Dalla formazione agonistica al Teatro Nucleo di Ferrara. Raccontaci come è avvenuto il passaggio.
R. Il movimento è sempre stato un elemento necessario e infuocante per il mio corpo. Ho praticato ginnastica artistica a partire dall'età di 4 anni allenandomi in un sistema di regole e rigore per la forma e l'esecuzione. Il passaggio dallo sport al teatro e alla danza è nato a 14 anni, quando ho conosciuto la realtà ferrarese Teatro Nucleo. É stata la prima esperienza profonda e radicale di introspezione e conoscenza pratica del linguaggio teatrale.
D. L'esperienza quadriennale con CollettivoCinetico. Cosa è cambiato nel tuo intendere il corpo?
R. Collettivo Cinetico ha lasciato un'impronta nel mio sguardo. Non si limita a una visione complessa e ricca del corpo, ma a una visione globale che discute la scena, la generazione delle idee e la capacità di essere mutevoli nel pensiero e nella costruzione.
D. Sei giovanissimo e il tuo linguaggio appare, nonostante la tua giovane età, ben strutturato e molto personale. Fra analisi (analiticità), natura e corpo, cosa muove la tua ricerca?
R. Il mio interesse si nutre di stimoli molto diversi: la lettura di saggi, l'informatica, la grafica, la fotografia, l'anatomia, la fisica e l'astronomia. Ricerco una comprensione profonda del mondo, un orizzonte scollato da un pensiero antropocentrico per rendere la scena un luogo capace di includere le cose. Il corpo e il movimento si inseriscono quindi in un sistema scenico e diventano uno strumento di lavoro in armonia con altri elementi (la luce, il suono, gli oggetti).
D. Delle Ultime visioni cutanee. Il rinascimento: l'uovo (Piero della francesca della Pala di Brera), la mela, e la simbologia delle mani (pollice e indice a formare un cerchio). Rinascita, fertilità, perfezione cosmica..
R. Questa creazione è l'episodio conclusivo di una ricerca dedicata alla struttura anatomica del corpo e inaugura uno sguardo globale, cosmico, che sta nutrendo in questo momento un nuovo ciclo di lavoro dedicato al sistema planetario. È una personale rinascita dove si schiude un nuovo immaginario nel quale non manca linearità, prospettiva e matericità.
D. La storia dell'arte: Delle ultime visioni cutanee riprende il linguaggio che usavano gli artisti fra gli anni 60 e 70: multipli in scala, ripetizione e costruzione della performace dal vivo. Come si reinventa un linguaggio nella contemporaneità? O cosa, di quel linguaggio, ha colpito il tuo immaginario?
R. Ogni linguaggio è preceduto da un alfabeto e necessita la sua conoscenza. Costruire o mutare un linguaggio è un esercizio ludico per l'autore, ma la piacevole difficoltà sta nella trasmissione di un alfabeto, strumento di comprensione per chi osserva. É la vibrazione che si crea tra la scena e la platea a conferire senso a ciò che accade, a dare valore all'impensabile. Forse è per questo che durante le prove questa creazione mi appare sempre straniera..
D. La danza: ad ogni morso di mela un solo elegantissimo. Come si lega scienza e corpo nella tua performance?
R. È la visione (non intesa come vista, ma in senso percettivo) che lega scienza e corpo. Una visione allocentrica e globale per tendere a uno sguardo che possa uscire dal proprio confine epiteliale e irradiarsi verso l'esterno, e uno sguardo contrapposto, profondo, che fende gli strati superficiali e muscolari fino ad arrivare all'origine più profonda del corpo.
Con Delle ultime visioni cutanee, quarto ed ultimo capitolo di un progetto più ampio sul paesaggio - andato in scena negli spazi de La Lavanderia a Vapore per Open 24/7 - i giochi si fanno "orgasmi" per un piacere, non solo visivo bensì percettivo.
Non è una facile lettura il suo lavoro, ma una volta dentro, come dicevamo, si apre un mondo enciclopedico, in cui l'arte si fa mezzo per conoscere il mondo, e il performer si fa, finalmente, artista. Perché arte è vita, e la vita è complessa, non difficile, come i lavori di Galli.
Scopriamo adesso, attraverso parole intelligenti, il mondo, l'arte e la danza di una delle promesse artistiche - Nicola ha solo 26 anni - del nostro panorama artistico.
D. Dalla formazione agonistica al Teatro Nucleo di Ferrara. Raccontaci come è avvenuto il passaggio.
R. Il movimento è sempre stato un elemento necessario e infuocante per il mio corpo. Ho praticato ginnastica artistica a partire dall'età di 4 anni allenandomi in un sistema di regole e rigore per la forma e l'esecuzione. Il passaggio dallo sport al teatro e alla danza è nato a 14 anni, quando ho conosciuto la realtà ferrarese Teatro Nucleo. É stata la prima esperienza profonda e radicale di introspezione e conoscenza pratica del linguaggio teatrale.
D. L'esperienza quadriennale con CollettivoCinetico. Cosa è cambiato nel tuo intendere il corpo?
R. Collettivo Cinetico ha lasciato un'impronta nel mio sguardo. Non si limita a una visione complessa e ricca del corpo, ma a una visione globale che discute la scena, la generazione delle idee e la capacità di essere mutevoli nel pensiero e nella costruzione.
D. Sei giovanissimo e il tuo linguaggio appare, nonostante la tua giovane età, ben strutturato e molto personale. Fra analisi (analiticità), natura e corpo, cosa muove la tua ricerca?
R. Il mio interesse si nutre di stimoli molto diversi: la lettura di saggi, l'informatica, la grafica, la fotografia, l'anatomia, la fisica e l'astronomia. Ricerco una comprensione profonda del mondo, un orizzonte scollato da un pensiero antropocentrico per rendere la scena un luogo capace di includere le cose. Il corpo e il movimento si inseriscono quindi in un sistema scenico e diventano uno strumento di lavoro in armonia con altri elementi (la luce, il suono, gli oggetti).
D. Delle Ultime visioni cutanee. Il rinascimento: l'uovo (Piero della francesca della Pala di Brera), la mela, e la simbologia delle mani (pollice e indice a formare un cerchio). Rinascita, fertilità, perfezione cosmica..
R. Questa creazione è l'episodio conclusivo di una ricerca dedicata alla struttura anatomica del corpo e inaugura uno sguardo globale, cosmico, che sta nutrendo in questo momento un nuovo ciclo di lavoro dedicato al sistema planetario. È una personale rinascita dove si schiude un nuovo immaginario nel quale non manca linearità, prospettiva e matericità.
D. La storia dell'arte: Delle ultime visioni cutanee riprende il linguaggio che usavano gli artisti fra gli anni 60 e 70: multipli in scala, ripetizione e costruzione della performace dal vivo. Come si reinventa un linguaggio nella contemporaneità? O cosa, di quel linguaggio, ha colpito il tuo immaginario?
R. Ogni linguaggio è preceduto da un alfabeto e necessita la sua conoscenza. Costruire o mutare un linguaggio è un esercizio ludico per l'autore, ma la piacevole difficoltà sta nella trasmissione di un alfabeto, strumento di comprensione per chi osserva. É la vibrazione che si crea tra la scena e la platea a conferire senso a ciò che accade, a dare valore all'impensabile. Forse è per questo che durante le prove questa creazione mi appare sempre straniera..
D. La danza: ad ogni morso di mela un solo elegantissimo. Come si lega scienza e corpo nella tua performance?
R. È la visione (non intesa come vista, ma in senso percettivo) che lega scienza e corpo. Una visione allocentrica e globale per tendere a uno sguardo che possa uscire dal proprio confine epiteliale e irradiarsi verso l'esterno, e uno sguardo contrapposto, profondo, che fende gli strati superficiali e muscolari fino ad arrivare all'origine più profonda del corpo.
gb
www.nicolagalli.com