TEAtro stabile
Con Danton muoiono anche Liberté, Égalité, Fraternité
Per la prima volta al Teatro Stabile di Torino il capolavoro del grande autore tedesco Georg Büchner.
Nella nuova traduzione di Anita Raja - pubblicata da Einaudi - Morte di Danton trasforma il Carignano in piazza, bordello, tribunale. Con trenta attori in scena, ideale e contingente, furore e passione, si sfidano per non perdere la testa.
Büchner e la sensibilità del genio
Scritto in sole cinque settimane tra il gennaio ed il febbraio del 1835 dal ventunenne Georg Büchner - il padre di Woyzeck, Leonce e Lena - Morte di Danton è un dramma in quattro atti pubblicato nello stesso anno con il sottotitolo di Dramatische Bilder aus Frankreichs Schreckensherrschaft - Immagini drammatiche del Terrore in Francia. Per la sua rappresentazione si dovette aspettare 1902, quando fu messo in scena il 5 gennaio al teatro Belle-Alliance di Berlino. Dal titolo originale di Dantons Tod, l'opera fu scritta da Büchnerin fuga dalle autorità dell'Assia dove era stato coinvolto in una rivolta, e descrive l'atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l'antagonismo che lo contrappone a Maximilien Robespierre.
Per scriverla, Büchner si ispirò principalmente a due testi: la monumentale Unsere Zeit oder geschichtliche Übersicht der merkwürdigsten Ereignisse von 1789-1830 (Il nostro tempo, profilo storico degli eventi storici più significativi tra il 1789 e il 1830) di Johann Conrad Friederich, apparsa a Stoccarda tra il 1826 e il 1830, e l'Histoire de la Révolution française di Adolphe Thiers. Dubbiosi gli studiosi circa l'utilizzo o meno dell'Histoire de la Révolution française de 1789 jusqu'en 1814 (Storia della rivoluzione francese dal 1789 al 1814), scritta da François Mignet a Parigi in due volumi nel 1824.
Considerata per moltissimo tempo non rappresentabile e, tutt'oggi, l'opera visita poco i teatri italiani - ricordiamo la versione del Teatro della Madrugata, andata in scena nel 2009 al Teatro della Contraddizionedi Milano - Morte di Danton fu riconosciuto come grande testo soltanto nell'età del Naturalismo quando temi quali la natura della rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l'amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo e il ruolo del teatro stesso, iniziavano ad avere un peso diverso e maggiore.
Il testo. Oltre il testo
Capace di esercitare ancora oggi una potente attrazione, il testo si concentra sulla contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro: Danton e Robespierre. Il primo non crede alla necessità del Terrore> e difende una visione del mondo liberale e tollerante, anche se consapevole dei limiti dell'azione rivoluzionaria; il secondo, invece, incarna la linea giacobina, stoica, intransigente e furiosa.
La fatica di Danton, che si contrappone con lucida razionalità al fanatismo del suo rivale, altro non è che lasfiducia nella possibilità di trasformare il mondo, una visione che tuttavia non incrina la volontà di lotta e la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia. «Sotto l'apparenza del dramma storico, ci dice Martone, il testo nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato.
Per Büchner, come per Leopardi, la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all'ingiustizia che da sempre regna sovrana».
Martone e La Morte di Danton
Dopo Noi credevamo e dopo Operette Morali, l'ultimo faticoso successo di Mario Martone, Il giovane favoloso costituisce la via d'accesso ai labirinti del testo di Büchner. La storia dunque e la sua visione si pongono al centro dell'interesse del direttore artistico. Scandito come una sceneggiatura cinematografica, l'allestimento trasforma gli spazi del Teatro Carignano nelle ambientazioni neoclassiche della Francia di fine Settecento e la regia, regala al pubblico, dei velocissimi, a volte eleganti ed accattivanti, cambi scena.
Per un primo tempo in cui l'attenzione e il perno dell'azione sono nelle mani di Pierobon, un Robespierre che esprime al meglio, e con grande padronanza attoriale, l'anima impregnata di un fanatismo politico che sa di furore religioso, Danton, nella recita di Battiston, appare troppo indulgente: quasi consapevole del suo destino, non combatte per il suo ideale alla stregua della ferocia dell'amico. Dantonappare succube della decadenza di fine rivoluzione e lo scontro fra i due non avviene in maniera diretta come il testo invece necessità, tralasciando del tutto la forte unione personale che legava i due, e che si poneva al centro della versione de La Madrugata del 2009.
Impossibile, inoltre, sempre nel primo tempo, non notare, l'estremo dislivello che intercorre fra la parte maschile e quella femminile, in cui migliori sono i ruoli secondari, una per tutte la "puttana" di Danton, disastroso il principale. Non ultimo, la licenza poetica dell'uso del temperamento e della lingua napoletana lascia non poche perplessità. Nel secondo tempo invece, i cambi scena si affievoliscono e il tutto appare diluito. La ricerca estetica si attenua e nella mancanza del mattatore Robespierre l'attenzione scema e la volontà di rendere a teatro come al cinema, manca di un accurato montaggio.
Nella nuova traduzione di Anita Raja - pubblicata da Einaudi - Morte di Danton trasforma il Carignano in piazza, bordello, tribunale. Con trenta attori in scena, ideale e contingente, furore e passione, si sfidano per non perdere la testa.
Büchner e la sensibilità del genio
Scritto in sole cinque settimane tra il gennaio ed il febbraio del 1835 dal ventunenne Georg Büchner - il padre di Woyzeck, Leonce e Lena - Morte di Danton è un dramma in quattro atti pubblicato nello stesso anno con il sottotitolo di Dramatische Bilder aus Frankreichs Schreckensherrschaft - Immagini drammatiche del Terrore in Francia. Per la sua rappresentazione si dovette aspettare 1902, quando fu messo in scena il 5 gennaio al teatro Belle-Alliance di Berlino. Dal titolo originale di Dantons Tod, l'opera fu scritta da Büchnerin fuga dalle autorità dell'Assia dove era stato coinvolto in una rivolta, e descrive l'atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l'antagonismo che lo contrappone a Maximilien Robespierre.
Per scriverla, Büchner si ispirò principalmente a due testi: la monumentale Unsere Zeit oder geschichtliche Übersicht der merkwürdigsten Ereignisse von 1789-1830 (Il nostro tempo, profilo storico degli eventi storici più significativi tra il 1789 e il 1830) di Johann Conrad Friederich, apparsa a Stoccarda tra il 1826 e il 1830, e l'Histoire de la Révolution française di Adolphe Thiers. Dubbiosi gli studiosi circa l'utilizzo o meno dell'Histoire de la Révolution française de 1789 jusqu'en 1814 (Storia della rivoluzione francese dal 1789 al 1814), scritta da François Mignet a Parigi in due volumi nel 1824.
Considerata per moltissimo tempo non rappresentabile e, tutt'oggi, l'opera visita poco i teatri italiani - ricordiamo la versione del Teatro della Madrugata, andata in scena nel 2009 al Teatro della Contraddizionedi Milano - Morte di Danton fu riconosciuto come grande testo soltanto nell'età del Naturalismo quando temi quali la natura della rivoluzione, il rapporto tra uomini e donne, l'amicizia, la classe, il determinismo, il materialismo e il ruolo del teatro stesso, iniziavano ad avere un peso diverso e maggiore.
Il testo. Oltre il testo
Capace di esercitare ancora oggi una potente attrazione, il testo si concentra sulla contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari in seguito, entrambi destinati alla ghigliottina a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro: Danton e Robespierre. Il primo non crede alla necessità del Terrore> e difende una visione del mondo liberale e tollerante, anche se consapevole dei limiti dell'azione rivoluzionaria; il secondo, invece, incarna la linea giacobina, stoica, intransigente e furiosa.
La fatica di Danton, che si contrappone con lucida razionalità al fanatismo del suo rivale, altro non è che lasfiducia nella possibilità di trasformare il mondo, una visione che tuttavia non incrina la volontà di lotta e la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia. «Sotto l'apparenza del dramma storico, ci dice Martone, il testo nasconde i nervi scoperti della condizione umana, così come sarà rivelata e rappresentata un secolo dopo, nel Novecento, con quella stessa incandescenza, la stessa disillusione, lo stesso urlo soffocato.
Per Büchner, come per Leopardi, la Storia non è che una macchina celibe, anche se le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti. Quello che commuove, in Morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all'ingiustizia che da sempre regna sovrana».
Martone e La Morte di Danton
Dopo Noi credevamo e dopo Operette Morali, l'ultimo faticoso successo di Mario Martone, Il giovane favoloso costituisce la via d'accesso ai labirinti del testo di Büchner. La storia dunque e la sua visione si pongono al centro dell'interesse del direttore artistico. Scandito come una sceneggiatura cinematografica, l'allestimento trasforma gli spazi del Teatro Carignano nelle ambientazioni neoclassiche della Francia di fine Settecento e la regia, regala al pubblico, dei velocissimi, a volte eleganti ed accattivanti, cambi scena.
Per un primo tempo in cui l'attenzione e il perno dell'azione sono nelle mani di Pierobon, un Robespierre che esprime al meglio, e con grande padronanza attoriale, l'anima impregnata di un fanatismo politico che sa di furore religioso, Danton, nella recita di Battiston, appare troppo indulgente: quasi consapevole del suo destino, non combatte per il suo ideale alla stregua della ferocia dell'amico. Dantonappare succube della decadenza di fine rivoluzione e lo scontro fra i due non avviene in maniera diretta come il testo invece necessità, tralasciando del tutto la forte unione personale che legava i due, e che si poneva al centro della versione de La Madrugata del 2009.
Impossibile, inoltre, sempre nel primo tempo, non notare, l'estremo dislivello che intercorre fra la parte maschile e quella femminile, in cui migliori sono i ruoli secondari, una per tutte la "puttana" di Danton, disastroso il principale. Non ultimo, la licenza poetica dell'uso del temperamento e della lingua napoletana lascia non poche perplessità. Nel secondo tempo invece, i cambi scena si affievoliscono e il tutto appare diluito. La ricerca estetica si attenua e nella mancanza del mattatore Robespierre l'attenzione scema e la volontà di rendere a teatro come al cinema, manca di un accurato montaggio.
gb
Teatro Carignano
Morte di Danton
di Georg Büchner
traduzione Anita Raja
regia e scene Mario Martone
www.teatrostabiletorino.it
Morte di Danton
di Georg Büchner
traduzione Anita Raja
regia e scene Mario Martone
www.teatrostabiletorino.it