Quartett
L'amore mancato del duo Marinoni/Malosti
Produzione Teatro Stabile e in prima nazionale al Teatro Carignano, QUARTETT di Heiner Müller da Le relazioni pericolose di Pierre Choderlos de Laclos.
Tradotto in lingua italiana da Agnese Grieco ed interpretato da Laura Marinoni e Valter Malosti, per la regia dello stesso Malosti, lo spettacolo sarà replicato fino al 2 febbraio, per poi partire con una tournée italiana ed estera, riempiendo d'orgoglio la "famiglia" dello Stabile. Infatti il regista esodì nel suo percorso professionale proprio con Quartett e oggi riaffronta il testo nel pieno della sua maturità artistica.
Era il 1955 quando Roger Vadim diede il suo Dangerous Liasions alle sale cinematografiche, pellicola poco fortunata tratta dal romanzo epistolare, a differenza dell'omonima trasposizione di Stephen Frears del 1988, in cui tutti ricordano John Malkovich e Glenn Close nei ruoli di Valmont e Merteuil.
Fra questi due approcci, idealmente al centro, nel 1982, si pone Quartett di Heiner Müller che condensa e incendia la materia de Le relazioni pericolose di Laclos. Dopo questi, sono rispettivamente del 1989 e del del 1999 il film Valmont di Miloš Forman, girato quasi contemporaneamente a quello di Frears e Cruel Intentions - Prima regola non innamorarsi, del regista Roger Kumble, divenuto un sequel con due versioni, rispettivamente del 2000 e del 2004, quest'ultima per la regia di Scott Ziehl.
"La versione di Müller, ci dice il regist-attore, è sicuramente la più brutale. Atrocemente spudorata e piena di humor nero. Scritta in prosa ma con una lingua dall'andamento fortemente poetico e di magmatica fisicità. E continua citando l'autore: "L'arte affonda le sue radici nel sangue, e necessita di queste radici. L'adesione all'orrore, al terrore fa parte della descrizione dell'orrore e del terrore." Laclos, ci informa, si è sempre dichiarato un moralista intento a descrivere gli abissi dell'immoralità al fine di mettere l'umanità in guardia." Si ma da cosa?
La scrittura di Müller è un insieme di citazioni e a volte di insiemi di storie tratte dall'immaginario e del teatro tedesco, che lo pone quale successore di Brecht, e per un altro verso, della drammaturgia shakespeariana. Testi forti insomma, brutali e nel lessico e nelle azioni, tanto che non è difficile fare un parallelismo tra certe suggestioni pasoliniane (pensiamo a Orgia) e l'opera del drammaturgo tedesco.
Un testo dai molti sotto-testi, che nella traduzione della Grieco si attualizza senza mai perdere il mordente brutale e provocatorio del testo originario - come invece avvenne nella traduzione francese di Patrice Chéreau, che lo stesso Muller riconobbe essere troppo dolce e attenuata - rimanendo fedele anche all'importanza meta-teatrale della drammaturgia.
Dal testo alla resa. Quartett ha un ottimo, concettuale, allestimento. Non più interni borghesi, in cui i due libertini si muovono beffardi come dei semidei: l'intera scena si allestisce all'interno di una ipotetica stanza d'ospedale, dove Merteuil aspetta di spirare ancora memore dei piaceri dello spirito. Piaceri che ha condiviso per una vita con Valmont, suo amico e doppio. Fu proprio Muller, nell'ultima stagione della sua esistenza, a pensare di allestire Quartett in un'ospizio o un manicomio, e la versione di Malosti, forse, realizza quel desiderio, ma astraendolo nel tempo e nello spazio. Un non luogo, o un luogo di morte che presagisce se stessa: la fine, il non senso, la catastrofe profetizzata dalla musica degli Alcaro.
Perché questo è il nocciolo della questione in Quartett. Anche se i personaggi sono quattro, in questo allestimento si riducono a due e, shakesperianamente, secondo il gioco degli specchi, tutto ruota attorno a Valmont e Merteuil, vittime e carnefici di loro stessi, dei loro desideri e delle loro ideologie al tal punto da non riuscire a vedere la felicità proprio davanti a loro; scegliendo, vigliaccamente, di interpretare il ruolo più consono ad un libertino: freddezza, separazione del sentimento dal sesso. Il loro è un cacciare e dare spazio all'ingordigia di carne senza "possibilità" di cambiare. Senza la volontà di..
Il Teatro delle Belve muove verso l'abisso umano, verso quella linea retta che conduce al baratro delle coscienze. Muller come Laclos è un moralista che sonda questo labirinto nero alla ricerca della luce. Ci avverte insomma, che essere vittime delle nostre stesse credenze e abitudini e convinzioni, a poco serve nell'ancoraggio verso la felicità. Felicità umana e terrena che può essere qui ed ora. Prima dicevamo: ci mette in guardia, ma da cosa? Da noi stessi e della perdita dell'amore nei nostri confronti con la conseguente incapacità di riconoscerlo negli altri.
I due protagonisti si amano in segreto, hanno l'urgenza di confidarsi e la necessità dell'approvazione reciproca. Tutti e due aspirano, come dei ragazzini, a vincere il podio del più "figo". Ecco perché è attualissimo il testo di Muller, perché mai come oggi si devono rivedere le ideosincrasie del fonema amore. Lontano dalla versione cinematografica e più vicina all'idea di Fromm, Eros resta l'unico elemento in grado di farci essere Uomini e Donne, non biologicamente maturi, ma umanamente consapevoli del valore che porta quella parola. E non è un caso che, giocando con la tematica queer, Valmont ammetta di essersi abituato ad essere una donna, e Merteuil di avere passato tuttala vita ad abituarsi ad essere tale. Cresciamo!
Tradotto in lingua italiana da Agnese Grieco ed interpretato da Laura Marinoni e Valter Malosti, per la regia dello stesso Malosti, lo spettacolo sarà replicato fino al 2 febbraio, per poi partire con una tournée italiana ed estera, riempiendo d'orgoglio la "famiglia" dello Stabile. Infatti il regista esodì nel suo percorso professionale proprio con Quartett e oggi riaffronta il testo nel pieno della sua maturità artistica.
Era il 1955 quando Roger Vadim diede il suo Dangerous Liasions alle sale cinematografiche, pellicola poco fortunata tratta dal romanzo epistolare, a differenza dell'omonima trasposizione di Stephen Frears del 1988, in cui tutti ricordano John Malkovich e Glenn Close nei ruoli di Valmont e Merteuil.
Fra questi due approcci, idealmente al centro, nel 1982, si pone Quartett di Heiner Müller che condensa e incendia la materia de Le relazioni pericolose di Laclos. Dopo questi, sono rispettivamente del 1989 e del del 1999 il film Valmont di Miloš Forman, girato quasi contemporaneamente a quello di Frears e Cruel Intentions - Prima regola non innamorarsi, del regista Roger Kumble, divenuto un sequel con due versioni, rispettivamente del 2000 e del 2004, quest'ultima per la regia di Scott Ziehl.
"La versione di Müller, ci dice il regist-attore, è sicuramente la più brutale. Atrocemente spudorata e piena di humor nero. Scritta in prosa ma con una lingua dall'andamento fortemente poetico e di magmatica fisicità. E continua citando l'autore: "L'arte affonda le sue radici nel sangue, e necessita di queste radici. L'adesione all'orrore, al terrore fa parte della descrizione dell'orrore e del terrore." Laclos, ci informa, si è sempre dichiarato un moralista intento a descrivere gli abissi dell'immoralità al fine di mettere l'umanità in guardia." Si ma da cosa?
La scrittura di Müller è un insieme di citazioni e a volte di insiemi di storie tratte dall'immaginario e del teatro tedesco, che lo pone quale successore di Brecht, e per un altro verso, della drammaturgia shakespeariana. Testi forti insomma, brutali e nel lessico e nelle azioni, tanto che non è difficile fare un parallelismo tra certe suggestioni pasoliniane (pensiamo a Orgia) e l'opera del drammaturgo tedesco.
Un testo dai molti sotto-testi, che nella traduzione della Grieco si attualizza senza mai perdere il mordente brutale e provocatorio del testo originario - come invece avvenne nella traduzione francese di Patrice Chéreau, che lo stesso Muller riconobbe essere troppo dolce e attenuata - rimanendo fedele anche all'importanza meta-teatrale della drammaturgia.
Dal testo alla resa. Quartett ha un ottimo, concettuale, allestimento. Non più interni borghesi, in cui i due libertini si muovono beffardi come dei semidei: l'intera scena si allestisce all'interno di una ipotetica stanza d'ospedale, dove Merteuil aspetta di spirare ancora memore dei piaceri dello spirito. Piaceri che ha condiviso per una vita con Valmont, suo amico e doppio. Fu proprio Muller, nell'ultima stagione della sua esistenza, a pensare di allestire Quartett in un'ospizio o un manicomio, e la versione di Malosti, forse, realizza quel desiderio, ma astraendolo nel tempo e nello spazio. Un non luogo, o un luogo di morte che presagisce se stessa: la fine, il non senso, la catastrofe profetizzata dalla musica degli Alcaro.
Perché questo è il nocciolo della questione in Quartett. Anche se i personaggi sono quattro, in questo allestimento si riducono a due e, shakesperianamente, secondo il gioco degli specchi, tutto ruota attorno a Valmont e Merteuil, vittime e carnefici di loro stessi, dei loro desideri e delle loro ideologie al tal punto da non riuscire a vedere la felicità proprio davanti a loro; scegliendo, vigliaccamente, di interpretare il ruolo più consono ad un libertino: freddezza, separazione del sentimento dal sesso. Il loro è un cacciare e dare spazio all'ingordigia di carne senza "possibilità" di cambiare. Senza la volontà di..
Il Teatro delle Belve muove verso l'abisso umano, verso quella linea retta che conduce al baratro delle coscienze. Muller come Laclos è un moralista che sonda questo labirinto nero alla ricerca della luce. Ci avverte insomma, che essere vittime delle nostre stesse credenze e abitudini e convinzioni, a poco serve nell'ancoraggio verso la felicità. Felicità umana e terrena che può essere qui ed ora. Prima dicevamo: ci mette in guardia, ma da cosa? Da noi stessi e della perdita dell'amore nei nostri confronti con la conseguente incapacità di riconoscerlo negli altri.
I due protagonisti si amano in segreto, hanno l'urgenza di confidarsi e la necessità dell'approvazione reciproca. Tutti e due aspirano, come dei ragazzini, a vincere il podio del più "figo". Ecco perché è attualissimo il testo di Muller, perché mai come oggi si devono rivedere le ideosincrasie del fonema amore. Lontano dalla versione cinematografica e più vicina all'idea di Fromm, Eros resta l'unico elemento in grado di farci essere Uomini e Donne, non biologicamente maturi, ma umanamente consapevoli del valore che porta quella parola. E non è un caso che, giocando con la tematica queer, Valmont ammetta di essersi abituato ad essere una donna, e Merteuil di avere passato tuttala vita ad abituarsi ad essere tale. Cresciamo!
gb
PROGETTO INTERNAZIONALE "TEATRO D'OGNI PASSIONE"
Teatro Carignano
QUARTETT
di Heiner Müller da Le relazioni pericolose di Laclos
nuova versione italiana Agnese Grieco e Valter Malosti
con Laura Marinoni (Merteuil) Valter Malosti (Valmont)
regia Valter Malosti
dramaturg Agnese Grieco
scene Nicolas Bovey
suono e live electronics G.u.p. Alcaro
luci Francesco Dell'Elba
costumi Gianluca Falaschi
assistente alla regia Elena Serra
www.teatrostabiletorino.it
Teatro Carignano
QUARTETT
di Heiner Müller da Le relazioni pericolose di Laclos
nuova versione italiana Agnese Grieco e Valter Malosti
con Laura Marinoni (Merteuil) Valter Malosti (Valmont)
regia Valter Malosti
dramaturg Agnese Grieco
scene Nicolas Bovey
suono e live electronics G.u.p. Alcaro
luci Francesco Dell'Elba
costumi Gianluca Falaschi
assistente alla regia Elena Serra
www.teatrostabiletorino.it