Dalle donne per le donne e non solo
Da una stanza all'altra all'Oscar
Serate in rosa quelle proposte dal Teatro Oscar per una parte significativa della stagione.
Queste serate, con relative messe in scena, si inseriscono in un progetto più ampio: DonneTeatroDiritti (che inaugurato a gennaio con “7 bambine ebbree”, chiuderà aprile con “e-Relazioni/mail-Pericolose”). Un percorso nella storia letteraria del Novecento fatto dalle donne - le stesse che diventeranno poi le grandi icone del secolo – che "da una stanza all'altra", attraverso la voce narrante di Elisabetta Vergani, e le musiche di Filippo Fanò, ci porta fin dentro le loro anime, dal 16 fino al 20 febbraio.
In un'atmosfera che ricorda quella dei salotti aristocratico-borghesi di un mondo non troppo lontano, si sistemano sul palco, il pianista a sinistra e l'attrice a destra. Seguendo un codice ormai canonizzato, la musica a volte precede le parole, a volte le segue, a volte nel silenzio che il vuoto delle stesse produce funge da descrizione emotiva ed intima all'interno della narrazione.
Le storie raccontate sono composte dai versi, dalle riflessioni, dalle speranze, delle attese di grandissime donne divenute celebri nel campo delle arti e della letteratura del XX secolo. I nomi sono quelli Virginia Woolf, Marina Cvetaeva, Milena Jesenska, Emily Dickinson e Katherine Mansfield. Scrittici, poetesse, intellettuali, le stesse che attraverso le loro esperienze, i loro testi, qui, nella finzione scenica, che il Teatro Oscar propone, finiscono per rappresentare l'evoluzione di un secolo, il Novecento, che tra l'altro è proprio il secolo dell'emancipazione femminile, con il conseguente sentimento di rivalsa e di affermazione sociale. Quindi un “cammino verso la consapevolezza del proprio nome, del proprio ruolo nella società, del diritto a quella “stanza tutta per sè” di cui ha scritto Virgina Woolf”.
Lo spettacolo appare funzionale perchè pedagogico nel suo insieme, ma troppo statico. Non nel senso delle musiche o del tono che potrebbero intendersi piatti o privi di colore, perchè non corrisponderebbe al vero. Qui statico intende specificare l'immobilità totale che si vede sul palco, a parte la sequenza di immagini opera di Claudio Coloberti, l'attrice - come l'impostazione dello spettacolo esige - si muove solo con qualche cenno delle mani e con una mimica espressiva e l'azione è tutta demandata al potere evocativo delle parole. Irrimediabilmente questo nuoce alla concentrazione e all'attenzione del pubblico, il quale a spettacolo ultimato si sente dire ai vicini: "pesante per un venerdì sera.."
Queste serate, con relative messe in scena, si inseriscono in un progetto più ampio: DonneTeatroDiritti (che inaugurato a gennaio con “7 bambine ebbree”, chiuderà aprile con “e-Relazioni/mail-Pericolose”). Un percorso nella storia letteraria del Novecento fatto dalle donne - le stesse che diventeranno poi le grandi icone del secolo – che "da una stanza all'altra", attraverso la voce narrante di Elisabetta Vergani, e le musiche di Filippo Fanò, ci porta fin dentro le loro anime, dal 16 fino al 20 febbraio.
In un'atmosfera che ricorda quella dei salotti aristocratico-borghesi di un mondo non troppo lontano, si sistemano sul palco, il pianista a sinistra e l'attrice a destra. Seguendo un codice ormai canonizzato, la musica a volte precede le parole, a volte le segue, a volte nel silenzio che il vuoto delle stesse produce funge da descrizione emotiva ed intima all'interno della narrazione.
Le storie raccontate sono composte dai versi, dalle riflessioni, dalle speranze, delle attese di grandissime donne divenute celebri nel campo delle arti e della letteratura del XX secolo. I nomi sono quelli Virginia Woolf, Marina Cvetaeva, Milena Jesenska, Emily Dickinson e Katherine Mansfield. Scrittici, poetesse, intellettuali, le stesse che attraverso le loro esperienze, i loro testi, qui, nella finzione scenica, che il Teatro Oscar propone, finiscono per rappresentare l'evoluzione di un secolo, il Novecento, che tra l'altro è proprio il secolo dell'emancipazione femminile, con il conseguente sentimento di rivalsa e di affermazione sociale. Quindi un “cammino verso la consapevolezza del proprio nome, del proprio ruolo nella società, del diritto a quella “stanza tutta per sè” di cui ha scritto Virgina Woolf”.
Lo spettacolo appare funzionale perchè pedagogico nel suo insieme, ma troppo statico. Non nel senso delle musiche o del tono che potrebbero intendersi piatti o privi di colore, perchè non corrisponderebbe al vero. Qui statico intende specificare l'immobilità totale che si vede sul palco, a parte la sequenza di immagini opera di Claudio Coloberti, l'attrice - come l'impostazione dello spettacolo esige - si muove solo con qualche cenno delle mani e con una mimica espressiva e l'azione è tutta demandata al potere evocativo delle parole. Irrimediabilmente questo nuoce alla concentrazione e all'attenzione del pubblico, il quale a spettacolo ultimato si sente dire ai vicini: "pesante per un venerdì sera.."
gb
Teatro Oscar
Progetto DonneTeatroDiritti
DA UNA STANZA ALL’ALTRA
viaggio nella letteratura femminile del ‘900
Drammaturgia e regia Elisabetta Vergani
Pianoforte Filippo Fanò
Video Claudio Coloberti
Produzione Farneto Teatro
Progetto DonneTeatroDiritti
DA UNA STANZA ALL’ALTRA
viaggio nella letteratura femminile del ‘900
Drammaturgia e regia Elisabetta Vergani
Pianoforte Filippo Fanò
Video Claudio Coloberti
Produzione Farneto Teatro