Modigliani
e la Bohème Parigina
La stagione 2015 delle mostre alla GAM Galleria di Arte Moderna di Torino prosegue con uno dei maggiori interpreti della pittura del primo Novecento.
Modigliani e la boème di Parigi è una mostra - promossa da GAM e prodotta da Mondo Mostre Skira in collaborazione con il Musée National d'Art Moderne - Centre Pompidou di Parigi - che presenta la straordinaria atmosfera culturale creata dalla École de Paris, la corrente che ebbe protagonisti alcuni artisti attivi nel primo dopoguerra che si raccolsero intorno a Montmartre e Montparnasse creando unacompleta simbiosi tra vita e arte.
Suddivisa in cinque sezioni, per la curatela di Jean‐Michel Bouhours, l'esposizione analizza la vitalità parigina del periodo, con uno sguardo non solo alla pittura, ma anche al disegno e alla scultura. Circa 90 opere - tra cui sessanta capolavori provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e da importanti collezioni pubbliche e private d'Europa – che racconteranno quell'esperienza artistica partendo dalla vita e le opere di Amedeo Modigliani. Un particolare momento storico in cui, oltre ai grandi capolavori della pittura, si ha il rinnovamento della scultura sotto l'influenza delle arti primitive e di Paul Gauguin in particolare, con il confronto tra le sculture di Modigliani e quelle di Brancusi, del quale viene presentata l'emblematica Princesse X.
La Boéme e la Scuola di Parigi
All'inizio del secolo, Parigi, specialmente grazie alle Esposizioni Universali del 1889 e del 1900 che l'hanno consacrata "Ville Lumière", è un luogo di scambi intensi. Sono numerosi gli artisti stranieri che si sono trasferiti lì, accumunati dal rifiuto di ogni accademismo e dei dogmi formali e intellettuali.
Parigi, per gli artisti rappresenta la terra della libertà in tutti i sensi: è un centro artistico di prim'ordine, è la patria di quei "grands maîtres", come Monet, Renoir, Cézanne, Gauguin o Van Gogh, che hanno rivoluzionato l'arte a partire dalla metà dell'Ottocento.
Anche se al momento dello scoppio della Grande Guerra, il Cubismo e l'astrazione si impongono come il nuovo modo di guardare la realtà, molti degli artisti di origine ebraica che vengono dall'Europa dell'Est, - Soutine, Kisling, Chagall, Pascin, ai quali bisogna aggiungere André Utter, Kees Van Dongen, Suzanne Valadon, Maurice Utrillo - cercano al contrario di sviluppare il genere del ritratto a partire dagli insegnamenti di Toulouse‐Lautrec, del Postimpressionismo, del Simbolismo e dell'Espressionismo.
La dimensione metafisica del ritratto rivendica così il suo statuto di eternità nei confronti dei dibattiti formali che i recenti progressi della scienza hanno suscitato.
Lo spirito della Scuola di Parigi - espressione utilizzata per la prima volta nel 1925 da André Warnod in un articolo della rivista letteraria "Comoedia" - è quello della bohème artistica, che si annida nei quartieri di Montmartre e poi di Montparnasse. I suoi esponenti condividono generalmente lo stesso stile di vita precario e a differenza delle correnti accademiche, attingono la loro ispirazione dalla vita parigina. I bordelli, i caffè, la confusione popolare delle strade offrono un vasto repertorio di soggetti moderni, che sconvolge i costumi borghesi, con le modelle che posano in un modo sensuale e a volte perfino erotico.
In un contesto artistico che vede la straordinaria fortuna internazionale del Cubismo, questi artisti sfuggendo alle etichette degli "ismi" (Cubismo, Dadaismo, Surrealismo...), restano indifferenti ai richiami dell'astrazione, preferendo esprimere la loro modernità nell'ambito dell'arte figurativa.
Le distanze dal Cubismo
"Non parlatemi dei cubisti: cercano soltanto i mezzi, senza occuparsi della vita che li utilizza. Il genio deve penetrarla immediatamente". Modigliani
Mentre un certo numero di artisti (Derain, Van Dongen, Vlaminck) rimane scosso dalla grande retrospettiva di Cézanne del 1907 al Salon d'Automne di Parigi- primo e vero segnale del rinnovamento generale di tutti i codici estetici - Picasso lavora all'opera manifesto della rivoluzione cubista, le Demoiselles d'Avignon.
Modigliani non è il solo che resta relativamente sordo ai richiami del Cubismo, e purtuttavia risente di quel clima che si traduce stilisticamente in un processo di schematizzazione e di stilizzazione.
Con i cubisti condivide l'interesse per le "arti primitive", l'arte africana ma anche l'arte khmer, che scopre al museo etnografico del Palais du Trocadéro. Benché la pratica cubista gli sembri troppo cerebrale e teorica, Modigliani adotta delle tonalità brune – anche se il loro trattamento non è uguale a quello di cubisti – e una resa stereometrica del volto, che evoca da lontano il cubismo senza però arrivare alla scomposizione dei piani propria di quel movimento.
Lo "stile Modigliani"
Amedeo Modigliani incarna perfettamente la figura dell'artista maledetto.
Nata dal suo spirito indipendente - e rifiutandosi sempre di aderire ai numerosi nascenti movimenti artistici - la sua opera si evolve seguendo un progressivo processo di semplificazione. Le influenze dell'Espressionismo e del Simbolismo, ancora presenti nei suoi primi lavori, scompaiono lentamente, per lasciar posto a una linearità e a una schematizzazione, che condurranno al celebre "stile Modigliani".
Un'arte di composizione e di sintesi, che si accompagna a un'autoanalisi ed a un processo di purificazione che, a differenza dei pittori della Scuola di Parigi, non restituisce nulla al contesto. I suoi personaggi sono autonomi e rivelano poco del loro tempo e del loro ambiente, se non per i piccoli dettagli dell'abbigliamento o delle acconciature. Più la sua tecnica evolve, più questi dettagli tendono a semplificarsi, fino a cancellarsi, in modo che tutta l'attenzione si concentri sulla figura e sull'atto pittorico. È ciò che Modigliani chiama "raggiungere la pienezza", risultato a cui arriva, in ogni opera, solo dopo numerose tappe preparatorie, di cui sono testimonianza centinaia di disegni.
Intriso di una cultura italiana assimilata attraverso le lezioni di disegno di Guglielmo Micheli a Livorno, e poi durante il viaggio con la madre nell'Italia meridionale nel 1901 – Napoli, Roma, Pompei e Capri - Modigliani, come gli altri artisti presenti a Parigi nei primissimi anni del XX secolo, ha ricevuto il doppio shock della retrospettiva postuma di Gauguin tenutasi nel 1906 e di quella di Paul Cézanne dell'anno successivo.
Secondo André Salmon che riferisce le parole di Severini, in questi primi anni parigini Modigliani s'interessa innanzitutto a Henri de Toulouse-Lautrec, Henri Matisse e Bonnard, tre artisti appoggiati dai fratelli Natanson, proprietari della "Revue Blanche". Tuttavia i suoi primi capolavori – il Ritratto di Paul Alexandre (1909), Il violoncellista (1909) - saranno più ispirati all'opera di Paul Cézanne.
I modelli di Modigiani - fatta eccezione il Nudo sdraiato sul fianco sinistro (1917, collezione privata) nel quale il pittore omaggia esplicitamente l'Odalisca di Ingres - sono in generale, in rapporto frontale rispetto allo sguardo del pittore e dell'osservatore. Nei nudi, la modella si offre allo sguardo del pittore dirigendo su di lui il proprio sguardo o chiudendo gli occhi, abbandonandosi in rapporto voyeristico/esibizionistico. Scoprendo i seni, il ventre e il pube, la modella concede al quadro qualcosa di speculare: si offre alla vista di chi la guarda allo stesso modo in cui si guarderebbe allo specchio. Non corpi eccezionalmente belli, ma il risultato, come disse André Salmon, di una "trasposizione ideale del corpo", ovvero della capacità di sublimazione dello sguardo del pittore e della sua mano. Caratteristica che lo accomuna a Tiziano, nel concepire le sue donne, sia servette o aristocratiche, come esseri sessuali che, proprio attraverso la loro sessualità, esprimono la potenza creatrice del pittore.
Modì e la scultura
Ho proprio voglia di mandare a spasso la pittura per la scultura
Modigliani
Dal 1909 al 1914, Modigliani si consacrerà pressoché esclusivamente alla scultura, sperimentando il taglio diretto piuttosto che il modellato.
Le sue teste dalle forme allungate, dai lunghi colli, dagli occhi scuri privi di pupille e dal portamento ieratico sono impregnate delle culture antiche, dell'arte egiziana, della statuaria cicladica o ancora dei primitivi iberici. In più, il dibattito sull'arte africana, che anima gli ambienti artistici, da De Vlaminck a Derain, a Picasso, a Braque, ha evidentemente influito il linguaggio scultoreo di Modigliani.
Ma sarà l'opera scolpita di Gauguin, prima ancora dell'incontro, verso il 1908, con gli scultori Drouard e Branusi al Delta – luogo messo a disposizione degli artisti da Paul Alxandre – a instillare l'amore per la pietra. A questo bisogna aggiungere la mostra di Elie Nadelman – precursore del Cubismo con le sue scomposizioni sferiche - alla gallerie Druet nel 1909, ammirata anche da Picasso. Lo stesso Jean Paul Crespelle in Modigliani. Les femmes, les amis, l'oeuvre (Presses de la Cité, Paris, 1969) scriverà che le sue Cariatidi, dalle forme geometrizzate, furono il frutto dell'impatto scuscitato dall'opera di Nadelman.
Come Derain, anche Modigliani fu ispirato dalle maschere della Costa d'Avorio, portatrici di forme essenziali, semplificate, oltre a rappresentare la continuità degli insegnamenti di Cézanne.
Inoltre le maschere negre scoperte al Musée d'etnographie, la mostra dedicata all'arte khmer e indiana del Musée Guimet hanno permesso a Modigliani di dedicare un'attenzione più profonda alle opere del passato, ricordiamo che dal 1897 al Luovre si esponeva la Dama di Elche, capolavoro iberico del V-IV secolo a.c.
Un disegno proveniente dalla collezione di Paul Alexandre e oggi al Musée des Beaux-Arts di Rouen, Donna con pareo che cammina con un oggetto in testa, sembra essere un indizio dell'oscillazione tra pittura e scultura che si manifesta nel lavoro di Modigliani intorno al 1909-1910.
Il disegno annuncia le Cariatidi del periodo successivo (1911-1914) e la donna è disegnata con linee tese e geometriche, che con un solo tratto spesso definiscono il seno e il fianco sinistro, ricordando i "nudi iberici" di Picasso nel 1906.
Secondo Flavio Fergonzi invece, il punto di svolta tra il suo primo dipinto e la scultura si colloca attorno al 1910, quando l'artista rompe definitivamente con Cézanne e il postimpressionismo e attinge alle ricerche condotte da Picasso tra il 1906 e il 1909, portandole oltre. Busto di donna (1911, collezione privata) ad esempio, come conseguenza dell'interrogarsi sulla forma, esacerba l'influenza del cubismo. Il volto ad ogiva è già costruito attorno al binomio degli occhi, masse scure disposte ai lati di un naso schematizzato da due curve opposte e da un tratto orizzontale. Una semplice linea a V rappresenta le sopracciglia, e la cosa più sorprendente è la deformazione inedita, fino a quel momento, del collo in una geometrizzazione estrema.
Il passaggio alle Cariatidi, di cui esistono pitture straordinarie come il Grande busto rosso (collezione privata) è marcato dalla scoperta dell'arte egiziana al Louvre. La semplificazione plastica dell'arte egizia, la frontalità, le figure ieratiche da cui sprigiona un senso di eternità sono create attraverso una tecnica di riempimento della forma con un rosso terra di siena che fa pensare subito all'Egitto, dove il rosso si utilizzava per rappresentare gli uomini.
Fonti
F. Fergonzi, Preliminary Issues for Modigliani Sculptor, in Modigliani Sculptor, catalogo della mostra (Rovereto, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 2010-2011)
J.-M.Bouhours, Amedeo Modigliani, una meteora nel cielo di Parigi, catalogo della mostra (Torino, Gam, 2015)
J.-P. Crespelle, Modigliani. Les femmes, les amis, l'oeuvre, Presses de la Cité, Paris 1969 A. Salmon, La vie passionnée de Modigliani, Seghers, Paris 1957
Modigliani e la boème di Parigi è una mostra - promossa da GAM e prodotta da Mondo Mostre Skira in collaborazione con il Musée National d'Art Moderne - Centre Pompidou di Parigi - che presenta la straordinaria atmosfera culturale creata dalla École de Paris, la corrente che ebbe protagonisti alcuni artisti attivi nel primo dopoguerra che si raccolsero intorno a Montmartre e Montparnasse creando unacompleta simbiosi tra vita e arte.
Suddivisa in cinque sezioni, per la curatela di Jean‐Michel Bouhours, l'esposizione analizza la vitalità parigina del periodo, con uno sguardo non solo alla pittura, ma anche al disegno e alla scultura. Circa 90 opere - tra cui sessanta capolavori provenienti dal Centre Pompidou di Parigi e da importanti collezioni pubbliche e private d'Europa – che racconteranno quell'esperienza artistica partendo dalla vita e le opere di Amedeo Modigliani. Un particolare momento storico in cui, oltre ai grandi capolavori della pittura, si ha il rinnovamento della scultura sotto l'influenza delle arti primitive e di Paul Gauguin in particolare, con il confronto tra le sculture di Modigliani e quelle di Brancusi, del quale viene presentata l'emblematica Princesse X.
La Boéme e la Scuola di Parigi
All'inizio del secolo, Parigi, specialmente grazie alle Esposizioni Universali del 1889 e del 1900 che l'hanno consacrata "Ville Lumière", è un luogo di scambi intensi. Sono numerosi gli artisti stranieri che si sono trasferiti lì, accumunati dal rifiuto di ogni accademismo e dei dogmi formali e intellettuali.
Parigi, per gli artisti rappresenta la terra della libertà in tutti i sensi: è un centro artistico di prim'ordine, è la patria di quei "grands maîtres", come Monet, Renoir, Cézanne, Gauguin o Van Gogh, che hanno rivoluzionato l'arte a partire dalla metà dell'Ottocento.
Anche se al momento dello scoppio della Grande Guerra, il Cubismo e l'astrazione si impongono come il nuovo modo di guardare la realtà, molti degli artisti di origine ebraica che vengono dall'Europa dell'Est, - Soutine, Kisling, Chagall, Pascin, ai quali bisogna aggiungere André Utter, Kees Van Dongen, Suzanne Valadon, Maurice Utrillo - cercano al contrario di sviluppare il genere del ritratto a partire dagli insegnamenti di Toulouse‐Lautrec, del Postimpressionismo, del Simbolismo e dell'Espressionismo.
La dimensione metafisica del ritratto rivendica così il suo statuto di eternità nei confronti dei dibattiti formali che i recenti progressi della scienza hanno suscitato.
Lo spirito della Scuola di Parigi - espressione utilizzata per la prima volta nel 1925 da André Warnod in un articolo della rivista letteraria "Comoedia" - è quello della bohème artistica, che si annida nei quartieri di Montmartre e poi di Montparnasse. I suoi esponenti condividono generalmente lo stesso stile di vita precario e a differenza delle correnti accademiche, attingono la loro ispirazione dalla vita parigina. I bordelli, i caffè, la confusione popolare delle strade offrono un vasto repertorio di soggetti moderni, che sconvolge i costumi borghesi, con le modelle che posano in un modo sensuale e a volte perfino erotico.
In un contesto artistico che vede la straordinaria fortuna internazionale del Cubismo, questi artisti sfuggendo alle etichette degli "ismi" (Cubismo, Dadaismo, Surrealismo...), restano indifferenti ai richiami dell'astrazione, preferendo esprimere la loro modernità nell'ambito dell'arte figurativa.
Le distanze dal Cubismo
"Non parlatemi dei cubisti: cercano soltanto i mezzi, senza occuparsi della vita che li utilizza. Il genio deve penetrarla immediatamente". Modigliani
Mentre un certo numero di artisti (Derain, Van Dongen, Vlaminck) rimane scosso dalla grande retrospettiva di Cézanne del 1907 al Salon d'Automne di Parigi- primo e vero segnale del rinnovamento generale di tutti i codici estetici - Picasso lavora all'opera manifesto della rivoluzione cubista, le Demoiselles d'Avignon.
Modigliani non è il solo che resta relativamente sordo ai richiami del Cubismo, e purtuttavia risente di quel clima che si traduce stilisticamente in un processo di schematizzazione e di stilizzazione.
Con i cubisti condivide l'interesse per le "arti primitive", l'arte africana ma anche l'arte khmer, che scopre al museo etnografico del Palais du Trocadéro. Benché la pratica cubista gli sembri troppo cerebrale e teorica, Modigliani adotta delle tonalità brune – anche se il loro trattamento non è uguale a quello di cubisti – e una resa stereometrica del volto, che evoca da lontano il cubismo senza però arrivare alla scomposizione dei piani propria di quel movimento.
Lo "stile Modigliani"
Amedeo Modigliani incarna perfettamente la figura dell'artista maledetto.
Nata dal suo spirito indipendente - e rifiutandosi sempre di aderire ai numerosi nascenti movimenti artistici - la sua opera si evolve seguendo un progressivo processo di semplificazione. Le influenze dell'Espressionismo e del Simbolismo, ancora presenti nei suoi primi lavori, scompaiono lentamente, per lasciar posto a una linearità e a una schematizzazione, che condurranno al celebre "stile Modigliani".
Un'arte di composizione e di sintesi, che si accompagna a un'autoanalisi ed a un processo di purificazione che, a differenza dei pittori della Scuola di Parigi, non restituisce nulla al contesto. I suoi personaggi sono autonomi e rivelano poco del loro tempo e del loro ambiente, se non per i piccoli dettagli dell'abbigliamento o delle acconciature. Più la sua tecnica evolve, più questi dettagli tendono a semplificarsi, fino a cancellarsi, in modo che tutta l'attenzione si concentri sulla figura e sull'atto pittorico. È ciò che Modigliani chiama "raggiungere la pienezza", risultato a cui arriva, in ogni opera, solo dopo numerose tappe preparatorie, di cui sono testimonianza centinaia di disegni.
Intriso di una cultura italiana assimilata attraverso le lezioni di disegno di Guglielmo Micheli a Livorno, e poi durante il viaggio con la madre nell'Italia meridionale nel 1901 – Napoli, Roma, Pompei e Capri - Modigliani, come gli altri artisti presenti a Parigi nei primissimi anni del XX secolo, ha ricevuto il doppio shock della retrospettiva postuma di Gauguin tenutasi nel 1906 e di quella di Paul Cézanne dell'anno successivo.
Secondo André Salmon che riferisce le parole di Severini, in questi primi anni parigini Modigliani s'interessa innanzitutto a Henri de Toulouse-Lautrec, Henri Matisse e Bonnard, tre artisti appoggiati dai fratelli Natanson, proprietari della "Revue Blanche". Tuttavia i suoi primi capolavori – il Ritratto di Paul Alexandre (1909), Il violoncellista (1909) - saranno più ispirati all'opera di Paul Cézanne.
I modelli di Modigiani - fatta eccezione il Nudo sdraiato sul fianco sinistro (1917, collezione privata) nel quale il pittore omaggia esplicitamente l'Odalisca di Ingres - sono in generale, in rapporto frontale rispetto allo sguardo del pittore e dell'osservatore. Nei nudi, la modella si offre allo sguardo del pittore dirigendo su di lui il proprio sguardo o chiudendo gli occhi, abbandonandosi in rapporto voyeristico/esibizionistico. Scoprendo i seni, il ventre e il pube, la modella concede al quadro qualcosa di speculare: si offre alla vista di chi la guarda allo stesso modo in cui si guarderebbe allo specchio. Non corpi eccezionalmente belli, ma il risultato, come disse André Salmon, di una "trasposizione ideale del corpo", ovvero della capacità di sublimazione dello sguardo del pittore e della sua mano. Caratteristica che lo accomuna a Tiziano, nel concepire le sue donne, sia servette o aristocratiche, come esseri sessuali che, proprio attraverso la loro sessualità, esprimono la potenza creatrice del pittore.
Modì e la scultura
Ho proprio voglia di mandare a spasso la pittura per la scultura
Modigliani
Dal 1909 al 1914, Modigliani si consacrerà pressoché esclusivamente alla scultura, sperimentando il taglio diretto piuttosto che il modellato.
Le sue teste dalle forme allungate, dai lunghi colli, dagli occhi scuri privi di pupille e dal portamento ieratico sono impregnate delle culture antiche, dell'arte egiziana, della statuaria cicladica o ancora dei primitivi iberici. In più, il dibattito sull'arte africana, che anima gli ambienti artistici, da De Vlaminck a Derain, a Picasso, a Braque, ha evidentemente influito il linguaggio scultoreo di Modigliani.
Ma sarà l'opera scolpita di Gauguin, prima ancora dell'incontro, verso il 1908, con gli scultori Drouard e Branusi al Delta – luogo messo a disposizione degli artisti da Paul Alxandre – a instillare l'amore per la pietra. A questo bisogna aggiungere la mostra di Elie Nadelman – precursore del Cubismo con le sue scomposizioni sferiche - alla gallerie Druet nel 1909, ammirata anche da Picasso. Lo stesso Jean Paul Crespelle in Modigliani. Les femmes, les amis, l'oeuvre (Presses de la Cité, Paris, 1969) scriverà che le sue Cariatidi, dalle forme geometrizzate, furono il frutto dell'impatto scuscitato dall'opera di Nadelman.
Come Derain, anche Modigliani fu ispirato dalle maschere della Costa d'Avorio, portatrici di forme essenziali, semplificate, oltre a rappresentare la continuità degli insegnamenti di Cézanne.
Inoltre le maschere negre scoperte al Musée d'etnographie, la mostra dedicata all'arte khmer e indiana del Musée Guimet hanno permesso a Modigliani di dedicare un'attenzione più profonda alle opere del passato, ricordiamo che dal 1897 al Luovre si esponeva la Dama di Elche, capolavoro iberico del V-IV secolo a.c.
Un disegno proveniente dalla collezione di Paul Alexandre e oggi al Musée des Beaux-Arts di Rouen, Donna con pareo che cammina con un oggetto in testa, sembra essere un indizio dell'oscillazione tra pittura e scultura che si manifesta nel lavoro di Modigliani intorno al 1909-1910.
Il disegno annuncia le Cariatidi del periodo successivo (1911-1914) e la donna è disegnata con linee tese e geometriche, che con un solo tratto spesso definiscono il seno e il fianco sinistro, ricordando i "nudi iberici" di Picasso nel 1906.
Secondo Flavio Fergonzi invece, il punto di svolta tra il suo primo dipinto e la scultura si colloca attorno al 1910, quando l'artista rompe definitivamente con Cézanne e il postimpressionismo e attinge alle ricerche condotte da Picasso tra il 1906 e il 1909, portandole oltre. Busto di donna (1911, collezione privata) ad esempio, come conseguenza dell'interrogarsi sulla forma, esacerba l'influenza del cubismo. Il volto ad ogiva è già costruito attorno al binomio degli occhi, masse scure disposte ai lati di un naso schematizzato da due curve opposte e da un tratto orizzontale. Una semplice linea a V rappresenta le sopracciglia, e la cosa più sorprendente è la deformazione inedita, fino a quel momento, del collo in una geometrizzazione estrema.
Il passaggio alle Cariatidi, di cui esistono pitture straordinarie come il Grande busto rosso (collezione privata) è marcato dalla scoperta dell'arte egiziana al Louvre. La semplificazione plastica dell'arte egizia, la frontalità, le figure ieratiche da cui sprigiona un senso di eternità sono create attraverso una tecnica di riempimento della forma con un rosso terra di siena che fa pensare subito all'Egitto, dove il rosso si utilizzava per rappresentare gli uomini.
Fonti
F. Fergonzi, Preliminary Issues for Modigliani Sculptor, in Modigliani Sculptor, catalogo della mostra (Rovereto, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, 2010-2011)
J.-M.Bouhours, Amedeo Modigliani, una meteora nel cielo di Parigi, catalogo della mostra (Torino, Gam, 2015)
J.-P. Crespelle, Modigliani. Les femmes, les amis, l'oeuvre, Presses de la Cité, Paris 1969 A. Salmon, La vie passionnée de Modigliani, Seghers, Paris 1957
GB
GAM
Modigliani e la Bohéme di Parigi
fino al 19 luglio 2015
www.modiglianitorino.it
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fino al 19 luglio 2015
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