Io, Nada
Sogni infestati da incubi al Libero
La vita privata che diventa pubblica. Un 'Io' narrante che, grazie al potere del teatro, si trasforma in un 'tu' o meglio in un 'noi' facendo di un'esperienza individuale lo specchio dell'esperienza di molti. Questo è MusicaRomanzo, spettacolo prodotto da Fuorivia, di e con Nada Malanima, con la regia di Alessandro Fabrizzi, con le musiche di Nada, proposto dal Teatro Libero dal 26 al 28 Novembre.
Nada siamo abituati a pensarla come cantante, come la ragazzina quindicenne che ha incantato e infiammato il Teatro Ariston, con la canzone 'Ma che freddo fa', fino alla donna che ha saputo dare un brivido rock all’edizione 2007 del Festival di Sanremo con Luna in piena. Qui la troveremo invece in una veste per molti aspetti inedita. Se il teatro è stato certamente parte del suo percorso di artista curiosa e passionale (molti ricorderanno i suoi lavori con Bosetti, Messeri, Fo), con MUSICAROMANZO, Nada si mette totalmente a nudo.
Sola in scena, in una scenografia scarna, una sorta di 'non-luogo' dell’anima, si muoverà leggera a raccontare una storia onirica fatta di visioni, parole, cantilene che diventano musica, una storia che si intreccia con la sua storia più intima e profonda fatta di piccoli ma fondamentali episodi di vita. Figura come una cantastorie di non lontana memoria, protagonista del libro Il mio cuore umano, racconta la storia di un'infanzia e di un'adolescenza nella Toscana tra gli anni ‘50 e ‘60, di un’educazione sentimentale e selvaggia alla vita, delle vicende di una famiglia toccata dall’amore e dalla follia. E’ la storia autobiografica e poetica di un mondo che non esiste più, dove l’essenza magica della natura, il tempo che passa, la pazzia, la passione, la morte, il diventare grandi sono un canto narrativo semplice e profondo che vibra di una forza misteriosa e struggente.
Da questa storia nasce MUSICAROMANZO, uno spettacolo che vede la bambina protagonista del libro raccontare della sua crescita, del tempo che passa fino a diventare donna, e contemporaneamente racconta di un ritorno all’infanzia vista, però, oggi, con gli occhi della maturità. Nello stesso istante la bambina si vede donna e la donna si vede bambina e insieme raccontano la vita, vista ognuna con gli occhi dell’altra. Storie, poesie, prosa e canzoni, incontri e scoperte per dar vita ad un romanzo in musica che racconta le visioni, i sogni, gli amori, le ferite e le paure alla ricerca di un equilibrio tra l’ingenuità del passato e la conquista del futuro
È il percorso che dalla luce del sole sfocia nelle tenebre della luna, che nonostante la consapevolezza dell'inquinamento che la crescita invitabilmente comporta, non smette di 'ricordare' come ci si porgeva alla vita nell'età della purezza, dove tutto è possibile e la natura prima di diventare Matrigna suscitava fascianzione curiosità e speranza, chiare nelle varie sfumature, a volte basse a volte alte, che la sua voce riesce, non senza un elemento ludico e sperimentale,a trasmettere. La Tempesta tanto citata all'interno dello spettacolo, metafora della vita, alla fine vedrà stanca la volontà di far convivere forza e debolezza, il buono e il cattivo. Consapevolezza che costa cara e che può nascondere un'effimera soddisfazione, compromessa però dalle ultime battute d'epilogo: 'vorrei scappare'.
Nada siamo abituati a pensarla come cantante, come la ragazzina quindicenne che ha incantato e infiammato il Teatro Ariston, con la canzone 'Ma che freddo fa', fino alla donna che ha saputo dare un brivido rock all’edizione 2007 del Festival di Sanremo con Luna in piena. Qui la troveremo invece in una veste per molti aspetti inedita. Se il teatro è stato certamente parte del suo percorso di artista curiosa e passionale (molti ricorderanno i suoi lavori con Bosetti, Messeri, Fo), con MUSICAROMANZO, Nada si mette totalmente a nudo.
Sola in scena, in una scenografia scarna, una sorta di 'non-luogo' dell’anima, si muoverà leggera a raccontare una storia onirica fatta di visioni, parole, cantilene che diventano musica, una storia che si intreccia con la sua storia più intima e profonda fatta di piccoli ma fondamentali episodi di vita. Figura come una cantastorie di non lontana memoria, protagonista del libro Il mio cuore umano, racconta la storia di un'infanzia e di un'adolescenza nella Toscana tra gli anni ‘50 e ‘60, di un’educazione sentimentale e selvaggia alla vita, delle vicende di una famiglia toccata dall’amore e dalla follia. E’ la storia autobiografica e poetica di un mondo che non esiste più, dove l’essenza magica della natura, il tempo che passa, la pazzia, la passione, la morte, il diventare grandi sono un canto narrativo semplice e profondo che vibra di una forza misteriosa e struggente.
Da questa storia nasce MUSICAROMANZO, uno spettacolo che vede la bambina protagonista del libro raccontare della sua crescita, del tempo che passa fino a diventare donna, e contemporaneamente racconta di un ritorno all’infanzia vista, però, oggi, con gli occhi della maturità. Nello stesso istante la bambina si vede donna e la donna si vede bambina e insieme raccontano la vita, vista ognuna con gli occhi dell’altra. Storie, poesie, prosa e canzoni, incontri e scoperte per dar vita ad un romanzo in musica che racconta le visioni, i sogni, gli amori, le ferite e le paure alla ricerca di un equilibrio tra l’ingenuità del passato e la conquista del futuro
È il percorso che dalla luce del sole sfocia nelle tenebre della luna, che nonostante la consapevolezza dell'inquinamento che la crescita invitabilmente comporta, non smette di 'ricordare' come ci si porgeva alla vita nell'età della purezza, dove tutto è possibile e la natura prima di diventare Matrigna suscitava fascianzione curiosità e speranza, chiare nelle varie sfumature, a volte basse a volte alte, che la sua voce riesce, non senza un elemento ludico e sperimentale,a trasmettere. La Tempesta tanto citata all'interno dello spettacolo, metafora della vita, alla fine vedrà stanca la volontà di far convivere forza e debolezza, il buono e il cattivo. Consapevolezza che costa cara e che può nascondere un'effimera soddisfazione, compromessa però dalle ultime battute d'epilogo: 'vorrei scappare'.
gb
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