All'Atir la Cleopatràs di Testori
Quando nel 2005 il Festival Teatrinmovimento di Bassano del Grappa chiese all’attrice Arianna Scommegna di partecipare con una lettura di Cleopatràs di Giovanni Testori, quest'ultima dimostrò subito una forte attrazione e un senso di appartenenza a quella materia, a quei corpi, a quella lingua così legata alla sua città, Milano. A quella forza che faceva della scrittura un qualcosa di feroce, impetuoso, scioccante. «Sono andata da Gigi Dall’Aglio, mio maestro alla Grassi, a chiedergli la regia. La parola di Testori è alta e difficile, ma anche sanguinolenta. Avevo bisogno di Gigi, lui riesce a dare corpo anche a lingue difficili».
Cleopatràs è uno degli ultimi lavori di Arianna. Ha debuttato nel settembre 2009 al festival "L’ultima luna d’estate" ad Olgiate Molgora nel Lecchese. È uno dei Tre lai, lamenti di morte scritti da Giovanni Testori e pubblicati postumi nel ‘94. Si tratta di tre lamenti di morte che altrettante figure femminili – Cleopatra e poi Erodiade (Erodiàs) e la Madonna (Mater Strangosciàs) – rivolgono al loro amato. Cleopatràs tocca tutti i tasti del rimpianto per la perduta ricchezza della vitalità e sono proprio gli elementi più concreti della vita ad ossessionare la mente allucinata della morente: i cibi, le bevande, i vestiti, le canzoni, le vacanze, l’attaccamento alla propria terra, a quel regno d’Egitto che nella riscrittura testoriana diventa uno spicchio di Lombardia tra i due rami del lago di Como.
Grandioso e travolgente il testo, scritto da Testori su un letto d'ospedale e grande la Scommenga, sola in scena con il ragazzo-ragazza violoncellista (Chiara Torselli). La giovane attrice, entra in scena con il grande abito “regale” color panna tutto lindo. La scenografia si compone di un trono ligneo, forse testimonianza della decadenza. Di un Antonio misto fra totem e giocattolo, utensili di scena. La recita ha inizio e mentre il testo insegue la geografia dell’alta Brianza testoriana, Arianna/Cleopatras traccia le strade e i paesi su se stessa, intingendo le mani nel verde, nel rosso e colandosi l’azzurro dei laghi. Strade e luoghi diventano una geografia sul corpo. Sino all’epicentro, Lasnigo, là dove tutto nasce.
In un gioco linguistico che sfrutta le capacità sonore e musicali di ogni fonema le parole divengono musica, giocano nevrotiche con le loro assonanze, entrano dentro confuse esattamente come confusa e nevrotica appare la bocca che le partorisce. E da qui il rapporto con la musica. «Testori nel testo dice che Cleopatra parla ad un ragazzo intagliato nella lamiera. Noi volevamo rendere tutto carne. Abbiamo pensato che questa figura potesse unirsi a quella di un musicista, visto come elemento di attrazione sessuale o come angelo della morte». In scena Chiara Torselli accompagna al violoncello il lamento della Regina d’Egitto. Le arie pucciniane, inserite da Testori nella drammaturgia di Cleopatràs, si fondono nell’interpretazione di Dall’Aglio, con canzoni popolari lombarde. «Anche Testori ha mischiato pezzi di Antonio e Cleopatra di Shakespeare al dialetto milanese. Stessa operazione abbiamo fatto noi con la musica».
Cleopatràs è uno degli ultimi lavori di Arianna. Ha debuttato nel settembre 2009 al festival "L’ultima luna d’estate" ad Olgiate Molgora nel Lecchese. È uno dei Tre lai, lamenti di morte scritti da Giovanni Testori e pubblicati postumi nel ‘94. Si tratta di tre lamenti di morte che altrettante figure femminili – Cleopatra e poi Erodiade (Erodiàs) e la Madonna (Mater Strangosciàs) – rivolgono al loro amato. Cleopatràs tocca tutti i tasti del rimpianto per la perduta ricchezza della vitalità e sono proprio gli elementi più concreti della vita ad ossessionare la mente allucinata della morente: i cibi, le bevande, i vestiti, le canzoni, le vacanze, l’attaccamento alla propria terra, a quel regno d’Egitto che nella riscrittura testoriana diventa uno spicchio di Lombardia tra i due rami del lago di Como.
Grandioso e travolgente il testo, scritto da Testori su un letto d'ospedale e grande la Scommenga, sola in scena con il ragazzo-ragazza violoncellista (Chiara Torselli). La giovane attrice, entra in scena con il grande abito “regale” color panna tutto lindo. La scenografia si compone di un trono ligneo, forse testimonianza della decadenza. Di un Antonio misto fra totem e giocattolo, utensili di scena. La recita ha inizio e mentre il testo insegue la geografia dell’alta Brianza testoriana, Arianna/Cleopatras traccia le strade e i paesi su se stessa, intingendo le mani nel verde, nel rosso e colandosi l’azzurro dei laghi. Strade e luoghi diventano una geografia sul corpo. Sino all’epicentro, Lasnigo, là dove tutto nasce.
In un gioco linguistico che sfrutta le capacità sonore e musicali di ogni fonema le parole divengono musica, giocano nevrotiche con le loro assonanze, entrano dentro confuse esattamente come confusa e nevrotica appare la bocca che le partorisce. E da qui il rapporto con la musica. «Testori nel testo dice che Cleopatra parla ad un ragazzo intagliato nella lamiera. Noi volevamo rendere tutto carne. Abbiamo pensato che questa figura potesse unirsi a quella di un musicista, visto come elemento di attrazione sessuale o come angelo della morte». In scena Chiara Torselli accompagna al violoncello il lamento della Regina d’Egitto. Le arie pucciniane, inserite da Testori nella drammaturgia di Cleopatràs, si fondono nell’interpretazione di Dall’Aglio, con canzoni popolari lombarde. «Anche Testori ha mischiato pezzi di Antonio e Cleopatra di Shakespeare al dialetto milanese. Stessa operazione abbiamo fatto noi con la musica».
gb
Teatro Ringhiera
Cleopatràs
di Giovanni Testori
regia di Gigi Dall’Aglio
con Arianna Scommegna al violoncello Chiara Torselli
www.teatrodue.org
Cleopatràs
di Giovanni Testori
regia di Gigi Dall’Aglio
con Arianna Scommegna al violoncello Chiara Torselli
www.teatrodue.org