Avish Khebrehzadeh
L'incontro/mostra in Videoteca Gam
Dopo Weiner e i suoi concetti, è la volta di Avish Khebrehzadeh. L'intervista, seria e rispettosa sia del nome che del lavoro, sembra però infastidire l'artista, che ad un certo punto riduce sempre di più le sue risposte, facendo venire meno il confronto insito nell'incontro e capovolgendo lo scambio umano e reale in una "pseudo intervista" scritta dal botta e risposta.
Le domande della mediatrice servono a tracciare quelle linee guida che dagli esordi conducono alle due opere presentate alla mostra collegata, l'installazione animata Where do we go from here? del 2011 e la serie di disegni He ridiculed, he mocked, he transformed del 2012 - oggi patrimonio Gam.
Si parla degli inizi, quando alla fine degli anni Ottanta, poco dopo la rivoluzione, è iniziata la sua formazione, con un insegnante privato, a causa della mancata possibilità delle donne di andare a scuola.Formazione clandestina, in cui il disegno e la composizione rivestono un'importanza primaria che conduce all'oggi, in cui il suo lavoro è ricondotto a linee essenziali e semplici contorni, un po' per l'esigenza di eliminare il superfluo, un po' per il retaggio inconscio dell'arte islamica fortemente geometrica. Si passa quindi all'esperienza romana, che ammette poco stimolante pensando alla scuola (mentre, invece, afferma di aver imparato molto sia dalla città sia dai romani).
Si arriva ai 9 disegni che compongono il polittico He ridiculed, he mocked, he transformed, realizzati nel 2012. Prima serie sulle maschere, argomento ormai divenuto canone, che nasce dalla riflessione o dall'esigenza di volersi nascondere e muoversi in libertà, caratteristica che gli umani condividono con gli animali, come il camaleonte, simbolo delle maschere adottate anche dagli animali. Questi sono sempre stati al centro dell'operare dell'artista, che -spiega- rappresentano, fin dai disegni rupestri, l'inconscio collettivo.
A questo si associa il sogno, la dimensione onirica che sempre emerge dalle sue opere e che precisa non essere materia della sua fase rem, al contrario di come molti credono. L'uso delle veline nasce dalla volontà di stratificare il suo lavoro, seguendo il gioco del vedo e non vedo. "Ambiguità, mistero sono solo due degli aggettivi con cui la mia arte può essere definita", afferma risoluta.
Nel disegno come nel video l'artista ci invita a considerare la natura effimera delle sue epifanie, il loro emergere da un liquido amniotico – il bianco trasparente della carta velina su cui disegna o la ciotola d'acqua al centro del cosmo – e il loro tornare a dileguarsi in profondità. Il significato delle creazioni deve essere colto nel suo farsi, nel suo "venir al mondo".
Dal disegno all'animazione Where do we go from here?. Realizzata nel 2011, si compone di una proiezione su una superficie di sale disposta a cerchio sul pavimento. Al centro, illuminato dal fascio della proiezione, una ciotola di porcellana in cui nuota un pesce rosso che appare come il nucleo vitale e liquido del cosmo. La superficie salina è accarezzata dall'ombra proiettata da un aeroplanino che sorvola terre e mari in un continuo viaggio ciclico attorno all'orbe di riferimento.
Le potenzialità narrative del lavoro dell'artista, emerse nei disegni, si fanno atto nell'animazione introducendo il fattore tempo, utile, afferma, alla meditazione. Una notevole importanza riveste quindi, oltre che le immagini, la musica, che lei ricerca con suo marito nella speranza che le note esprimano bene il sentimento o lo stato emotivo ricercato, nel caso di questa installazione l'incapacità di trovare una direzione, il non sapere dove andare, espressi chiaramente dal circolare nuotare del rosso pesce.
Dopo circa una ventina di minuti dei 30 totali, la presenza dell'artista si fa meno evidente. Sembra, nonostante ammetta di capire ma di non voler parlare l'italiano, che qualcosa le sfugga. Le ultime domande hanno ricevuto risposte sempre più scarne, come si ricordava all'inizio dell'articolo, e al tentativo di passare sopra all'evidente disagio, la mediatrice, nel trovare un parallelismo pertinente alle due opere presentate chiede: - La natura liquida della sua produzione. Anche l'uso del colore è della velina possono ricordare questa fluidità?; l'artista, stupendo tutti, risponde: non sono d'accordo e non ho mai usato il colore, preferendo l'uso del bianco e del nero.
I disegni esposti e l'installazione sono chiaramente a colori e, data tale ovvietà, alla mediatrice non resta che dire: Bene, oltre questa tenda le opere dell'artista! Avish Khebrehzadeh, quando l'artista è inversamente proporzionale alla persona.
Avish Khebrehzadeh
Nata a Teheran in Iran nel 1969, Avish Khebrehzadeh ha vissuto in Madagascar, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti. L'esperienza dell'emigrazione è intessuta nei suoi lavori, dai quale emerge un sensibile senso di dislocazione e uno straniamento di natura fiabesca.
Le sue opere sono conservate in importanti collezioni tra cui la GAM di Torino, il MONA in Tasmania (Australia), il MACRO di Roma, il MAXXI di Roma e la Corcoran Gallery of Art di Washington DC. Khebrehzadeh ha partecipato a Biennali come la Santa Fe Biennial (2010), la Liverpool Biennial (2008), la 50a Biennale di Venezia (2003) in occasione della quale ha vinto il Young Italian Artist Award.
Le domande della mediatrice servono a tracciare quelle linee guida che dagli esordi conducono alle due opere presentate alla mostra collegata, l'installazione animata Where do we go from here? del 2011 e la serie di disegni He ridiculed, he mocked, he transformed del 2012 - oggi patrimonio Gam.
Si parla degli inizi, quando alla fine degli anni Ottanta, poco dopo la rivoluzione, è iniziata la sua formazione, con un insegnante privato, a causa della mancata possibilità delle donne di andare a scuola.Formazione clandestina, in cui il disegno e la composizione rivestono un'importanza primaria che conduce all'oggi, in cui il suo lavoro è ricondotto a linee essenziali e semplici contorni, un po' per l'esigenza di eliminare il superfluo, un po' per il retaggio inconscio dell'arte islamica fortemente geometrica. Si passa quindi all'esperienza romana, che ammette poco stimolante pensando alla scuola (mentre, invece, afferma di aver imparato molto sia dalla città sia dai romani).
Si arriva ai 9 disegni che compongono il polittico He ridiculed, he mocked, he transformed, realizzati nel 2012. Prima serie sulle maschere, argomento ormai divenuto canone, che nasce dalla riflessione o dall'esigenza di volersi nascondere e muoversi in libertà, caratteristica che gli umani condividono con gli animali, come il camaleonte, simbolo delle maschere adottate anche dagli animali. Questi sono sempre stati al centro dell'operare dell'artista, che -spiega- rappresentano, fin dai disegni rupestri, l'inconscio collettivo.
A questo si associa il sogno, la dimensione onirica che sempre emerge dalle sue opere e che precisa non essere materia della sua fase rem, al contrario di come molti credono. L'uso delle veline nasce dalla volontà di stratificare il suo lavoro, seguendo il gioco del vedo e non vedo. "Ambiguità, mistero sono solo due degli aggettivi con cui la mia arte può essere definita", afferma risoluta.
Nel disegno come nel video l'artista ci invita a considerare la natura effimera delle sue epifanie, il loro emergere da un liquido amniotico – il bianco trasparente della carta velina su cui disegna o la ciotola d'acqua al centro del cosmo – e il loro tornare a dileguarsi in profondità. Il significato delle creazioni deve essere colto nel suo farsi, nel suo "venir al mondo".
Dal disegno all'animazione Where do we go from here?. Realizzata nel 2011, si compone di una proiezione su una superficie di sale disposta a cerchio sul pavimento. Al centro, illuminato dal fascio della proiezione, una ciotola di porcellana in cui nuota un pesce rosso che appare come il nucleo vitale e liquido del cosmo. La superficie salina è accarezzata dall'ombra proiettata da un aeroplanino che sorvola terre e mari in un continuo viaggio ciclico attorno all'orbe di riferimento.
Le potenzialità narrative del lavoro dell'artista, emerse nei disegni, si fanno atto nell'animazione introducendo il fattore tempo, utile, afferma, alla meditazione. Una notevole importanza riveste quindi, oltre che le immagini, la musica, che lei ricerca con suo marito nella speranza che le note esprimano bene il sentimento o lo stato emotivo ricercato, nel caso di questa installazione l'incapacità di trovare una direzione, il non sapere dove andare, espressi chiaramente dal circolare nuotare del rosso pesce.
Dopo circa una ventina di minuti dei 30 totali, la presenza dell'artista si fa meno evidente. Sembra, nonostante ammetta di capire ma di non voler parlare l'italiano, che qualcosa le sfugga. Le ultime domande hanno ricevuto risposte sempre più scarne, come si ricordava all'inizio dell'articolo, e al tentativo di passare sopra all'evidente disagio, la mediatrice, nel trovare un parallelismo pertinente alle due opere presentate chiede: - La natura liquida della sua produzione. Anche l'uso del colore è della velina possono ricordare questa fluidità?; l'artista, stupendo tutti, risponde: non sono d'accordo e non ho mai usato il colore, preferendo l'uso del bianco e del nero.
I disegni esposti e l'installazione sono chiaramente a colori e, data tale ovvietà, alla mediatrice non resta che dire: Bene, oltre questa tenda le opere dell'artista! Avish Khebrehzadeh, quando l'artista è inversamente proporzionale alla persona.
Avish Khebrehzadeh
Nata a Teheran in Iran nel 1969, Avish Khebrehzadeh ha vissuto in Madagascar, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti. L'esperienza dell'emigrazione è intessuta nei suoi lavori, dai quale emerge un sensibile senso di dislocazione e uno straniamento di natura fiabesca.
Le sue opere sono conservate in importanti collezioni tra cui la GAM di Torino, il MONA in Tasmania (Australia), il MACRO di Roma, il MAXXI di Roma e la Corcoran Gallery of Art di Washington DC. Khebrehzadeh ha partecipato a Biennali come la Santa Fe Biennial (2010), la Liverpool Biennial (2008), la 50a Biennale di Venezia (2003) in occasione della quale ha vinto il Young Italian Artist Award.
GB
Videoteca GAM - fino al 7 gennaio 2014
Avish Khebrehzadeh
www.avishkhebrehzadeh.com
www.gamtorino.it
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