Orlando
Le parole di Raphael Bianco
Orlando, prima tappa della Trilogia della civiltà, proposta dalla Fondazione Egri, si ispira a tre figure letterarie e mitiche maschili - Orlando, Faust, Prometeo - affronta alcuni temi cocenti dell'etica e della società di oggi, attraverso la danza contemporanea.
La danza di Orlando, Angelica, Medoro, Ruggero e Bradamante, Astolfo, l'Ippogrifo la Luna e la magia, sono fra le suggestioni che scaturiscono da alcune figure cardine del poema, nell'intercalare continuo di azioni di battaglia. I pregi e difetti di un'epoca in declino e le differenze culturali sono alla base di questo primo progetto che del grande poema cavalleresco riprende la volontà di farsi specchio della propria umanità con ironia, lirismo e surrealismo fantastico.
Bianco parte, dunque, dall'Orlando e ne riprende i criteri della composizione letteraria, la teoria del "quasi" ovvero di un racconto interrotto a più riprese. Parallelismi, intrecci, simmetrie, asimmetrie per parlare del presente in modo che il messaggio sia il più possibile universale.
Scoprimo adesso l'Orlando secondo Bianco. Parole e suggestioni.
D. Orlando, Faust, Prometeo. Dalla pazzia alla messa in discussione dei dogmi. La trilogia della civiltà.
R. Credo fermamente che l'eredità culturale, letteraria e artistica sia un ottimo elemento di confronto, non solo per chi crea ma anche per chi fruisce delle opere contemporanee, siano danza, teatro, musica o arti plastico-visive. Il passato conserva verità e esperienze che ci possono stimolare e illuminare. Per questo proporre una trilogia dove valori e riflessioni del passato trovano ancor oggi grande attualità credo sia un modo per riscoprire il nostro patrimonio e trovare nuove interpretazioni e prospettive di lettura che permettano al pubblico e a noi stessi di arricchirci e scavare nel profondo del mistero della vita che è sempre attuale. Prestare maggiore attenzione agli ideali che artisti e intellettuali hanno fortemente e appassionatamente abbracciato nel passato per riportare un po' di incanto e senso civico in una società sorda un po' troppo scaltra e forse un po' distratta.
D. Il dolore d'amare. Fra danze barocche, linee classiche e sporcizie contemporanee. Pelle ed atmosfere dark/fetish, riscrivere con la danza l'Ariosto.
R. Un saggio di I. Calvino definiva l'Orlando un poema "policentrico e sincronico". Non c'è definizione migliore, direi che è piuttosto Ariosto che ha scritto la mia danza. la struttura stessa del poema è talmente contemporanea, se pensiamo a Cunningham e a ciò che ci ha insegnato rispetto a spazio e tempo. Direi che tutti questi elementi sono presenti nell'Orlando e la danza è una delle discipline che più può rappresentare la sua intima struttura, le sue frammentazioni e sincronicità oltre al suo policentrismo. Chiaramente abbiamo voluto connotare l'elemento soprannaturale, surreale e guerrigliero a modo nostro, portando l'estetica al di là dell''usuale, creando personaggi atemporali e post moderni, non legati ad un periodo ma fluttuanti attraverso le epoche. Debbo dire ch al di là della bellezza dei versi dell'Ariosto, molto interessanti per un coreografo, ovvero per chi scrive e struttura il gesto nello spazio e nel tempo , è la lettura di saggi sulla composizione dell'Orlando. Sono stati estremamente stimolanti per le sollecitazioni in campo puramente compositivo.
D. Il triangolo sonoro. Con le sonorità emotive di Bert/Degani/De Micco, il tempo in Orlando si fa inesorabile, incalzante, onirico e poetico.
R. Con Ivan Bert abbiamo lavorato stimolandoci vicendevolmente. La scelta delle arie antiche è stata mia ma tutto il tappeto sonoro rimanente è opera di Ivan e dei suoi collaboratori Enrico Degani e Adriano De Micco. Musicisti abituati a lavorare sull'aleatorietà, e sul rapporto fra azione e suono. Ci siamo confrontati sulle varie sezioni e hanno compreso gli umori di ciascuna trasformandoli in suoni. Hanno riproposto nella musica quella carica soprannaturale e fantastica legata all'Orlando affiancando però momenti di cruda, acida aggressività sonora. Grazie anche all'uso sapiente di strumenti più o meno tradizionali, Ivan e Adriano suonano oggetti oltre che tromba, flicorno e percussioni e Enrico usa la chitarra sia classicamente sia traendone suoni incredibili.
D. Recitar cantando, versi, dialetto salentino e francese. Fra Ariosto e Monteverdi, Caccini e Carissimi, la ricerca filologica del (sotto)testo.
R. L'Orlando oltre ad essere un poema d'amore, è anche un poema che testimonia una crisi e uno scontro di civiltà, ho voluto sottolineare attraverso le arie di Monteverdi, Caccini e Carissimi un chiaro legame con l'innamoramento e la follia di Orlando, testi di grande passione e tormento che ben si prestavano, affiancati ai brani dell'Orlando, a definire drammaturgicamente lo sviluppo della storia d'amore sfociata nella follia di Orlando. Dialetti e lingue, frammenti di parole sussurrate e versi declamati, rientrano invece in quella babele di parole e suoni che compongono l'Orlando e il suo essere un dramma che all'orizzonte ha un costante scontro fra culture che si confrontano , si annientano a vicenda o si cercano per amarsi.(vedi Bradamante e Ruggero). E' proprio attraverso queste alterità, questi ingredienti diversi che ho voluto sottolineare la quantità di figure, culture e storie presenti nel poema dell'ariosto, che hanno conferito ad ogni azione danzata un'identità differente.
D. Bianco e nero. Blu, rosso e verde. Nelle passioni estreme sprazzi di felicità. I colori in Orlando
R. Si, oltre al dramma anche un po' di felicità, L'Orlando è ironico e fantastico oltre che drammatico e tragico. La luce curata da Enzo Galia, è stata fondamentale per caratterizzare soprattutto le azioni diverse dalle battaglie, quest'ultime sempre in bianco e nero. Ogni scelta di colore come del resto la presenza di drappi colorati su pavimento bianco è servita per avvicinarci alla fantasia del poema, mai monocromo.. cercare di caratterizzare il più possibile ogni scena con contrasti anche estremi oltre a trasfigurare costantemente il luogo in cui si è svolta l'azione: la sala della Regina del Castello di Moncalieri. E le passioni estreme hanno sempre sprazzi incontrollati e imprevedibili di felicità., altrimenti non avrebbe alcun senso viverle, quindi ben vengano : sperando ci sia sempre un Astolfo ad aiutarci (realmente o virtualmente ) quando si perde il controllo.
D. Torni sul palco: voce e corpo. "Essere totalmente in scena"
R. Si, sono tornato in scena perché serviva un personaggio da cui tutto scaturisse e che coordinasse il racconto/non raccontato. Oltre al fatto che ho ballato molto in passato e ora mi piace imparare e sperimentare nuovi linguaggi, mi affascina l'idea che non ci siano mai confini per ricercare e inventare nuove esperienze teatrali. Per questo amo conoscere le discipline che regolano il teatro in tutte le sue forme. Poter liberamente passare dalla danza al canto alla recitazione è appassionante perché mi sento libero. La danza contemporanea è stata innanzitutto "danza libera". Mi piace l'idea della libertà, non avere confini nelle scelte e nei pensieri, ben cosciente dei limiti che abbiamo e che ho, ma intanto ogni spettacolo è un nuovo viaggio che richiede nuovi strumenti: ammiro chi ne possiede tanti perché è libero può liberamente esprimersi senza limiti .Io spero di esserne stato all'altezza e per ciò che mi riguarda è stato bellissimo, arricchente e forse irripetibile.
La danza di Orlando, Angelica, Medoro, Ruggero e Bradamante, Astolfo, l'Ippogrifo la Luna e la magia, sono fra le suggestioni che scaturiscono da alcune figure cardine del poema, nell'intercalare continuo di azioni di battaglia. I pregi e difetti di un'epoca in declino e le differenze culturali sono alla base di questo primo progetto che del grande poema cavalleresco riprende la volontà di farsi specchio della propria umanità con ironia, lirismo e surrealismo fantastico.
Bianco parte, dunque, dall'Orlando e ne riprende i criteri della composizione letteraria, la teoria del "quasi" ovvero di un racconto interrotto a più riprese. Parallelismi, intrecci, simmetrie, asimmetrie per parlare del presente in modo che il messaggio sia il più possibile universale.
Scoprimo adesso l'Orlando secondo Bianco. Parole e suggestioni.
D. Orlando, Faust, Prometeo. Dalla pazzia alla messa in discussione dei dogmi. La trilogia della civiltà.
R. Credo fermamente che l'eredità culturale, letteraria e artistica sia un ottimo elemento di confronto, non solo per chi crea ma anche per chi fruisce delle opere contemporanee, siano danza, teatro, musica o arti plastico-visive. Il passato conserva verità e esperienze che ci possono stimolare e illuminare. Per questo proporre una trilogia dove valori e riflessioni del passato trovano ancor oggi grande attualità credo sia un modo per riscoprire il nostro patrimonio e trovare nuove interpretazioni e prospettive di lettura che permettano al pubblico e a noi stessi di arricchirci e scavare nel profondo del mistero della vita che è sempre attuale. Prestare maggiore attenzione agli ideali che artisti e intellettuali hanno fortemente e appassionatamente abbracciato nel passato per riportare un po' di incanto e senso civico in una società sorda un po' troppo scaltra e forse un po' distratta.
D. Il dolore d'amare. Fra danze barocche, linee classiche e sporcizie contemporanee. Pelle ed atmosfere dark/fetish, riscrivere con la danza l'Ariosto.
R. Un saggio di I. Calvino definiva l'Orlando un poema "policentrico e sincronico". Non c'è definizione migliore, direi che è piuttosto Ariosto che ha scritto la mia danza. la struttura stessa del poema è talmente contemporanea, se pensiamo a Cunningham e a ciò che ci ha insegnato rispetto a spazio e tempo. Direi che tutti questi elementi sono presenti nell'Orlando e la danza è una delle discipline che più può rappresentare la sua intima struttura, le sue frammentazioni e sincronicità oltre al suo policentrismo. Chiaramente abbiamo voluto connotare l'elemento soprannaturale, surreale e guerrigliero a modo nostro, portando l'estetica al di là dell''usuale, creando personaggi atemporali e post moderni, non legati ad un periodo ma fluttuanti attraverso le epoche. Debbo dire ch al di là della bellezza dei versi dell'Ariosto, molto interessanti per un coreografo, ovvero per chi scrive e struttura il gesto nello spazio e nel tempo , è la lettura di saggi sulla composizione dell'Orlando. Sono stati estremamente stimolanti per le sollecitazioni in campo puramente compositivo.
D. Il triangolo sonoro. Con le sonorità emotive di Bert/Degani/De Micco, il tempo in Orlando si fa inesorabile, incalzante, onirico e poetico.
R. Con Ivan Bert abbiamo lavorato stimolandoci vicendevolmente. La scelta delle arie antiche è stata mia ma tutto il tappeto sonoro rimanente è opera di Ivan e dei suoi collaboratori Enrico Degani e Adriano De Micco. Musicisti abituati a lavorare sull'aleatorietà, e sul rapporto fra azione e suono. Ci siamo confrontati sulle varie sezioni e hanno compreso gli umori di ciascuna trasformandoli in suoni. Hanno riproposto nella musica quella carica soprannaturale e fantastica legata all'Orlando affiancando però momenti di cruda, acida aggressività sonora. Grazie anche all'uso sapiente di strumenti più o meno tradizionali, Ivan e Adriano suonano oggetti oltre che tromba, flicorno e percussioni e Enrico usa la chitarra sia classicamente sia traendone suoni incredibili.
D. Recitar cantando, versi, dialetto salentino e francese. Fra Ariosto e Monteverdi, Caccini e Carissimi, la ricerca filologica del (sotto)testo.
R. L'Orlando oltre ad essere un poema d'amore, è anche un poema che testimonia una crisi e uno scontro di civiltà, ho voluto sottolineare attraverso le arie di Monteverdi, Caccini e Carissimi un chiaro legame con l'innamoramento e la follia di Orlando, testi di grande passione e tormento che ben si prestavano, affiancati ai brani dell'Orlando, a definire drammaturgicamente lo sviluppo della storia d'amore sfociata nella follia di Orlando. Dialetti e lingue, frammenti di parole sussurrate e versi declamati, rientrano invece in quella babele di parole e suoni che compongono l'Orlando e il suo essere un dramma che all'orizzonte ha un costante scontro fra culture che si confrontano , si annientano a vicenda o si cercano per amarsi.(vedi Bradamante e Ruggero). E' proprio attraverso queste alterità, questi ingredienti diversi che ho voluto sottolineare la quantità di figure, culture e storie presenti nel poema dell'ariosto, che hanno conferito ad ogni azione danzata un'identità differente.
D. Bianco e nero. Blu, rosso e verde. Nelle passioni estreme sprazzi di felicità. I colori in Orlando
R. Si, oltre al dramma anche un po' di felicità, L'Orlando è ironico e fantastico oltre che drammatico e tragico. La luce curata da Enzo Galia, è stata fondamentale per caratterizzare soprattutto le azioni diverse dalle battaglie, quest'ultime sempre in bianco e nero. Ogni scelta di colore come del resto la presenza di drappi colorati su pavimento bianco è servita per avvicinarci alla fantasia del poema, mai monocromo.. cercare di caratterizzare il più possibile ogni scena con contrasti anche estremi oltre a trasfigurare costantemente il luogo in cui si è svolta l'azione: la sala della Regina del Castello di Moncalieri. E le passioni estreme hanno sempre sprazzi incontrollati e imprevedibili di felicità., altrimenti non avrebbe alcun senso viverle, quindi ben vengano : sperando ci sia sempre un Astolfo ad aiutarci (realmente o virtualmente ) quando si perde il controllo.
D. Torni sul palco: voce e corpo. "Essere totalmente in scena"
R. Si, sono tornato in scena perché serviva un personaggio da cui tutto scaturisse e che coordinasse il racconto/non raccontato. Oltre al fatto che ho ballato molto in passato e ora mi piace imparare e sperimentare nuovi linguaggi, mi affascina l'idea che non ci siano mai confini per ricercare e inventare nuove esperienze teatrali. Per questo amo conoscere le discipline che regolano il teatro in tutte le sue forme. Poter liberamente passare dalla danza al canto alla recitazione è appassionante perché mi sento libero. La danza contemporanea è stata innanzitutto "danza libera". Mi piace l'idea della libertà, non avere confini nelle scelte e nei pensieri, ben cosciente dei limiti che abbiamo e che ho, ma intanto ogni spettacolo è un nuovo viaggio che richiede nuovi strumenti: ammiro chi ne possiede tanti perché è libero può liberamente esprimersi senza limiti .Io spero di esserne stato all'altezza e per ciò che mi riguarda è stato bellissimo, arricchente e forse irripetibile.
gb
www.egridanza.com