Di che colore è la tua rabbia?
scoprilo coi Muta Imago
La rabbia rossa è una prima manifestazione del più grande progetto Displace che vedrà impegnata la compagnia Muta Imago nei prossimi due anni e che si concluderà a novembre 2011. Il progetto prevede la realizzazione di due diverse performance, Displace #1. La rabbia rossa (con debutto avvenuto il 23 ottobre al RomaEuropa Festival), e Displace #2. Rovine (debutto maggio 2011, Fabbrica Europa), oltre ad uno spettacolo conclusivo che debutterà a novembre 2011 all'interno del RomaEuropa Festival.
“La rabbia rossa è quella che leggi in certi sguardi delle persone che incroci per la strada; è lì, un inquietante agglomerato di violenza pronto a esplodere” recita la voce elettronica, il narratore esterno che accoglie il pubblico dopo che lo stesso, nell'accomodarsi, veniva scrutato, sfidato dalle quattro performer, “arrabbiatissime”, poste in fila indiana.
Displace è il termine utilizzato in inglese per indicare i rifugiati che vengono 'spostati', sistemati più o meno coercitivamente in un luogo diverso da quello di origine. Quindi, lo spaesamento come stato d'animo di questi giorni, che si riflette nella mancanza di un centro, di un luogo di appartenenza e nel profondo, incancellabile senso di perdita. Questa rabbia, rossa come l'istinto alla vita (Eros) e altrettanto rossa come il suo istinto contrario, la morte (Thanathos), esplode all'interno dello spettacolo attraverso la correlazione fitta fra drammaturgia e suono, opere ambedue di Riccardo Fazi. L'impatto sonoro insieme alla regia e alle luci, o meglio al disegno luci, opera di Claudia Sorace, fanno di questo spettacolo un ottimo studio sul potere straniante che soprattutto la musica, qui protagonista, detiene.
Attraverso suoni acidi, assordanti e ruvidi, talora amplificati, nella sua carica patetica, dalla voce recitante, le azioni delle quattro attrici racchiudono una valenza simbolica altra, più intima e drammatica. È il caos a regnare e fra ambientazioni apocalittiche, scenari di guerra, e voglia di rivalsa, si raggiungono momenti di grande drammaticità come nella sequenza delle frustate, o nelle passeggiate al buio, per poi giungere al momento più alto ed intenso con il canto, dal vivo, di Lascia ch'io pianga, sommerso, poco a poco e con un volume crescente, dalle dissonanze elettroniche di Riccardo Fazi.
Nel guardare le quattro performer - tutte molto simili nella ricerca dell'androgino, vestite a metà fra il set di Star Wars e le immagini di guerra che vediamo quotidianamente in ogni tg - sembra immediato pensare che siano, le quattro, espressione di uno solo. Lo specchio di un'intera società che, se non è ancora alla deriva, vive, in toto, il periodo della sua decadenza. Loro sono Noi: portano addosso, esponendole, la nostra rabbia e le nostre frustrazioni. Riflettiamo.
“La rabbia rossa è quella che leggi in certi sguardi delle persone che incroci per la strada; è lì, un inquietante agglomerato di violenza pronto a esplodere” recita la voce elettronica, il narratore esterno che accoglie il pubblico dopo che lo stesso, nell'accomodarsi, veniva scrutato, sfidato dalle quattro performer, “arrabbiatissime”, poste in fila indiana.
Displace è il termine utilizzato in inglese per indicare i rifugiati che vengono 'spostati', sistemati più o meno coercitivamente in un luogo diverso da quello di origine. Quindi, lo spaesamento come stato d'animo di questi giorni, che si riflette nella mancanza di un centro, di un luogo di appartenenza e nel profondo, incancellabile senso di perdita. Questa rabbia, rossa come l'istinto alla vita (Eros) e altrettanto rossa come il suo istinto contrario, la morte (Thanathos), esplode all'interno dello spettacolo attraverso la correlazione fitta fra drammaturgia e suono, opere ambedue di Riccardo Fazi. L'impatto sonoro insieme alla regia e alle luci, o meglio al disegno luci, opera di Claudia Sorace, fanno di questo spettacolo un ottimo studio sul potere straniante che soprattutto la musica, qui protagonista, detiene.
Attraverso suoni acidi, assordanti e ruvidi, talora amplificati, nella sua carica patetica, dalla voce recitante, le azioni delle quattro attrici racchiudono una valenza simbolica altra, più intima e drammatica. È il caos a regnare e fra ambientazioni apocalittiche, scenari di guerra, e voglia di rivalsa, si raggiungono momenti di grande drammaticità come nella sequenza delle frustate, o nelle passeggiate al buio, per poi giungere al momento più alto ed intenso con il canto, dal vivo, di Lascia ch'io pianga, sommerso, poco a poco e con un volume crescente, dalle dissonanze elettroniche di Riccardo Fazi.
Nel guardare le quattro performer - tutte molto simili nella ricerca dell'androgino, vestite a metà fra il set di Star Wars e le immagini di guerra che vediamo quotidianamente in ogni tg - sembra immediato pensare che siano, le quattro, espressione di uno solo. Lo specchio di un'intera società che, se non è ancora alla deriva, vive, in toto, il periodo della sua decadenza. Loro sono Noi: portano addosso, esponendole, la nostra rabbia e le nostre frustrazioni. Riflettiamo.
Gb
PIM OFF
DISPLACE N.1 - LA RABBIA ROSSA
ideazione: Muta Imago
drammaturgia/suono: Riccardo Fazi
www.mutaimago.com
DISPLACE N.1 - LA RABBIA ROSSA
ideazione: Muta Imago
drammaturgia/suono: Riccardo Fazi
www.mutaimago.com