Un'Antigone rock e maledetta
Le Belle Bandiere al Carcano
Nel loro viaggio a ritroso, nella riscoperta e nella rilettura dei classici, la Compagnia de Le Belle Bandiere approda in un porto per niente sicuro ma decisamente accattivante. Il mondo è quello delle passioni di sempre, del destino che si mischia al libero arbitrio, della legge degli dei che cozza con le leggi dello stato. Del cuore che fa a pugni con la ragione. La storia è il destino di una donna, Antigone, le parole sono quelle, riadattate, del tragediografo greco, Sofocle. Al Carcano fino al 5 febbraio.
L'Antigone presentata da Elena Bucci e Marco Grosso, insieme alla compagnia, è una versione rivista e rinfrescata. Certo si ha sempre a che fare con un testo fortissimo, che riesce a racchiudere un intero mondo e un'intera vita di esperienze, vissuti, contrasti che, dalla visione esterna colpiscono, inevitabilmente, lo spettatore nel suo interno.
Si trova tutto: il figlio ribelle (Emone), il padre padrone e autoritario (Creonte), il rapporto fra sorelle dal carattere opposto (Antigone e Ismene). Il conflitto interiore che ognuno dei personaggi vive o subisce per le proprie scelte, sempre un groviglio fra ragione e sentimento. E non dimentichiamo il destino che figura sempre come un calamità profetizzata.
E se è facile riconoscersi nelle opere universali, cosa più ardua risulta presentare un testo cosi potente - che necessita di ascolto ed attenzione financo la comprensione di tutto quello che il dramma nasconde – ai fruitori contemporanei, anche perché a dirla tutta le tragedie sono dei testi ostici lontani nel tempo e nello spazio. Oramai sono altri i segni e i simboli con cui si comunica o si tramandano le esperienze.
Ed è su questo tramandare o trasmettere che la messa in scena si incentra. Già nel sottotitolo si cela un secondo fine “Strategia di un rito”. Il rito dell'andare a teatro, perchè come in Grecia il pubblico che andava a teatro assisteva a qualcosa, che non capiva forse del tutto ma che lo purificava, la famosa catarsi. Il provare per empatia i sentimenti altrui, sentirsi meno soli. Questo è il teatro e questa è Antigone.
La storia di una donna che combatte per un ideale, per l'amore, per la giustizia. Ed è per questo che nella versione attualizzata della compagnia diviene un'eroina maledetta, una cantante rock alla Patty Smith, seria e devota alla sua missione. Immerso in scenografie e coreografie talvolta oniriche dalle sfumature rosse e dal linguaggio del corpo simile a quello delle icone oscure, lo spettacolo usa diversi sistemi linguistici cosi come usa al suo interno vari stili teatrali fino a strizzare l'occhio al cinema, con alcune trovate veramente riuscite.
Certo resta sempre una tragedia, un mostro di testo del teatro dal linguaggio desueto, e pure la compagnia è riuscita a togliere parte di quella “pesantezza” che spaventa registi e attori ri-concedendo non solo una seconda possibilità alle tragedie ripresentandole senza stravolgerle, ma offre anche la possibilità di ripensare l'uso e la fruizione del teatro.
L'Antigone presentata da Elena Bucci e Marco Grosso, insieme alla compagnia, è una versione rivista e rinfrescata. Certo si ha sempre a che fare con un testo fortissimo, che riesce a racchiudere un intero mondo e un'intera vita di esperienze, vissuti, contrasti che, dalla visione esterna colpiscono, inevitabilmente, lo spettatore nel suo interno.
Si trova tutto: il figlio ribelle (Emone), il padre padrone e autoritario (Creonte), il rapporto fra sorelle dal carattere opposto (Antigone e Ismene). Il conflitto interiore che ognuno dei personaggi vive o subisce per le proprie scelte, sempre un groviglio fra ragione e sentimento. E non dimentichiamo il destino che figura sempre come un calamità profetizzata.
E se è facile riconoscersi nelle opere universali, cosa più ardua risulta presentare un testo cosi potente - che necessita di ascolto ed attenzione financo la comprensione di tutto quello che il dramma nasconde – ai fruitori contemporanei, anche perché a dirla tutta le tragedie sono dei testi ostici lontani nel tempo e nello spazio. Oramai sono altri i segni e i simboli con cui si comunica o si tramandano le esperienze.
Ed è su questo tramandare o trasmettere che la messa in scena si incentra. Già nel sottotitolo si cela un secondo fine “Strategia di un rito”. Il rito dell'andare a teatro, perchè come in Grecia il pubblico che andava a teatro assisteva a qualcosa, che non capiva forse del tutto ma che lo purificava, la famosa catarsi. Il provare per empatia i sentimenti altrui, sentirsi meno soli. Questo è il teatro e questa è Antigone.
La storia di una donna che combatte per un ideale, per l'amore, per la giustizia. Ed è per questo che nella versione attualizzata della compagnia diviene un'eroina maledetta, una cantante rock alla Patty Smith, seria e devota alla sua missione. Immerso in scenografie e coreografie talvolta oniriche dalle sfumature rosse e dal linguaggio del corpo simile a quello delle icone oscure, lo spettacolo usa diversi sistemi linguistici cosi come usa al suo interno vari stili teatrali fino a strizzare l'occhio al cinema, con alcune trovate veramente riuscite.
Certo resta sempre una tragedia, un mostro di testo del teatro dal linguaggio desueto, e pure la compagnia è riuscita a togliere parte di quella “pesantezza” che spaventa registi e attori ri-concedendo non solo una seconda possibilità alle tragedie ripresentandole senza stravolgerle, ma offre anche la possibilità di ripensare l'uso e la fruizione del teatro.
TEATRO CARCANO
Le belle bandiere
Antigone ovvero una strategia del rito
da Sofocle
con Elena Bucci e Marco Grosso
www.lebellebandiere.it
Le belle bandiere
Antigone ovvero una strategia del rito
da Sofocle
con Elena Bucci e Marco Grosso
www.lebellebandiere.it