Aiutiamo la memoria
Con Aide Memoire, Be'er a TorinoDanza
Continuano gli ospiti internazionali per TorinoDanza festival.
Dopo l'Australia, ora è Israele ad andare in scena. Con Aide Memoire, spettacolo ipnotico e potente, laKibbutz Contemporary Dance Company, il 27-28 settembre, al Carignano racconta l'impatto dell'Olocaustonella memoria collettiva. Mappa emotiva universale in cui, se la musica svolge le veci della storia, la danza tende a sublimare gli eventi. E stranamente, il dolore si fa estetica gioia.
Fondatrice della Kibbutz Contemporary Dance Company, Yehudit Arnon, cecoslovacca sopravvissuta ai campi di concentramento, è la maestra dell'originalissimo coreografo Rami Be'er. Nato in una famiglia di musicisti nel kibbutz di Ga'aton in Galilea, Be'er ha iniziato giovanissimo a studiare musica e danza proprio con lei, crescendo e costruendo una delle compagnie più importanti d'Israele, acquisendo, ormai, fama e riconoscimento internazionale.
Non è assolutamente facile confrontarsi con la Shoah e non cadere nel demagogo, banale, già detto e fatto. E pure Be'er riesce a porsi al dì sopra dell'ovvietà. Non mostra ma evoca, riporta alla mente dello spettatore ricordi sopiti, tragedie non tanto lantane, marce che, in dono, non portano fiori. Tutto è demandato alla forza dirompente delle ambientazioni sonore - da Stockhausen alla musica elisabettiana - che qui si fanno testo e immagine insieme, per una danza d'espiazione globale.
Filtrato da un allestimento evocativo ma astratto, privo di riferimenti diretti, l'impianto scenografico allude a luoghi della sofferenza, come i treni delle deportazioni o le cuccette di legno dei lager. I ballerini pur tessendo una trama emotiva col corpo, creano sulla scena immagini vicino al pittorico, in cui, nello svolgersi dell'azione coreuta, è facile intuire più livelli: quello terreno o immanente in basso, quello trascendente in alto e ricreato in maniera originalissima, e quello che si sviluppa dietro le scenografie stesse, in cui i ballerini appaiono e scompaiono, come se il ricordo o la memoria fosse ad intermittenza o volesse ri-creare "scatti" memoriali.
La scrittura coreografica spazia tra il poetico e il patetico quindi, con azioni in cui i corpi curvi e sempre intenzione esprimono bene il dolore e la forza violenta che è stata impressa ai deportati, così come le azioni d'insieme si fanno memoria di marce per "passioni" collettive. Pugni che imitano spari, corpi che si fanno carne e istinto animale fra sesso e ricerca d'amore. Ancora, corpi crocifissi, martiri non lontani di una lezione non ancora digerita. Ma allo stesso tempo c'è speranza, il corpo esulta, salta, gioisce e tendendo verso l'alto si ha, nella morte dilagante, uno slancio verso al vita: stasi meditative, azioni rabbiose possedute dall'odio creatore, ensamble d'insieme per una, futura, chance di pace mondiale.
E se paragonassimo per un attimo Be'er a Manzoni e vedessimo in Aide Momoire i Promessi Sposi? Certo dovremmo tagliuzzarlo a tal punto da farne rimanere solo l'essenza al di là del romanzo amoroso, ma a quel punto resterebbe l'estrema manovra intellettuale. Insomma non è che parlando della Shoah, Be'er ci vuol fare riflettere sul contingente storico isdraeliano? Forse che i genocidi non sono finiti col cadere del Nazismo? Insomma o denuncia o memoria, Aide Momorie incarna bene il valore universale della danza, che in quanto corpo può parlare all'emozioni di qualsiasi uomo. Ieri, oggi e speriamo in futuro.
Dopo l'Australia, ora è Israele ad andare in scena. Con Aide Memoire, spettacolo ipnotico e potente, laKibbutz Contemporary Dance Company, il 27-28 settembre, al Carignano racconta l'impatto dell'Olocaustonella memoria collettiva. Mappa emotiva universale in cui, se la musica svolge le veci della storia, la danza tende a sublimare gli eventi. E stranamente, il dolore si fa estetica gioia.
Fondatrice della Kibbutz Contemporary Dance Company, Yehudit Arnon, cecoslovacca sopravvissuta ai campi di concentramento, è la maestra dell'originalissimo coreografo Rami Be'er. Nato in una famiglia di musicisti nel kibbutz di Ga'aton in Galilea, Be'er ha iniziato giovanissimo a studiare musica e danza proprio con lei, crescendo e costruendo una delle compagnie più importanti d'Israele, acquisendo, ormai, fama e riconoscimento internazionale.
Non è assolutamente facile confrontarsi con la Shoah e non cadere nel demagogo, banale, già detto e fatto. E pure Be'er riesce a porsi al dì sopra dell'ovvietà. Non mostra ma evoca, riporta alla mente dello spettatore ricordi sopiti, tragedie non tanto lantane, marce che, in dono, non portano fiori. Tutto è demandato alla forza dirompente delle ambientazioni sonore - da Stockhausen alla musica elisabettiana - che qui si fanno testo e immagine insieme, per una danza d'espiazione globale.
Filtrato da un allestimento evocativo ma astratto, privo di riferimenti diretti, l'impianto scenografico allude a luoghi della sofferenza, come i treni delle deportazioni o le cuccette di legno dei lager. I ballerini pur tessendo una trama emotiva col corpo, creano sulla scena immagini vicino al pittorico, in cui, nello svolgersi dell'azione coreuta, è facile intuire più livelli: quello terreno o immanente in basso, quello trascendente in alto e ricreato in maniera originalissima, e quello che si sviluppa dietro le scenografie stesse, in cui i ballerini appaiono e scompaiono, come se il ricordo o la memoria fosse ad intermittenza o volesse ri-creare "scatti" memoriali.
La scrittura coreografica spazia tra il poetico e il patetico quindi, con azioni in cui i corpi curvi e sempre intenzione esprimono bene il dolore e la forza violenta che è stata impressa ai deportati, così come le azioni d'insieme si fanno memoria di marce per "passioni" collettive. Pugni che imitano spari, corpi che si fanno carne e istinto animale fra sesso e ricerca d'amore. Ancora, corpi crocifissi, martiri non lontani di una lezione non ancora digerita. Ma allo stesso tempo c'è speranza, il corpo esulta, salta, gioisce e tendendo verso l'alto si ha, nella morte dilagante, uno slancio verso al vita: stasi meditative, azioni rabbiose possedute dall'odio creatore, ensamble d'insieme per una, futura, chance di pace mondiale.
E se paragonassimo per un attimo Be'er a Manzoni e vedessimo in Aide Momoire i Promessi Sposi? Certo dovremmo tagliuzzarlo a tal punto da farne rimanere solo l'essenza al di là del romanzo amoroso, ma a quel punto resterebbe l'estrema manovra intellettuale. Insomma non è che parlando della Shoah, Be'er ci vuol fare riflettere sul contingente storico isdraeliano? Forse che i genocidi non sono finiti col cadere del Nazismo? Insomma o denuncia o memoria, Aide Momorie incarna bene il valore universale della danza, che in quanto corpo può parlare all'emozioni di qualsiasi uomo. Ieri, oggi e speriamo in futuro.
gb
TorinoDanza
Aide Memoire
coreografia, scenografia e disegno luci Rami Be'er
Kibbutz Contemporary Dance Company
www.kcdc.co.il/en.html
Aide Memoire
coreografia, scenografia e disegno luci Rami Be'er
Kibbutz Contemporary Dance Company
www.kcdc.co.il/en.html