Carlo Cecchi
l'epifania de La dodicesima notte
Dopo Re Lear (Placido/Manetti, Carignano 11-30/11/14) Shakespeare torna al Carignano. Per la regia di Carlo Cecchi e la traduzione di Patrizia Cavalli, per tredici sere allo Stabile sarà La dodicesima notte.
Opera della maturità di Shakespeare composta fra il 1599 e il 1602, La dodicesima notte è stata spesso definita "la commedia perfetta". Opera in cinque atti La dodicesima notte o Quel che volete (in inglese: Twelfth Night, or What You Will) allude alla festa della dodicesima notte (corrispondente all'Epifania) chiamata in questo modo per il numero dei giorni che trascorrono dal Natale fino alla festività. Rappresentata al Middle Temple Hall nel 1602, le sue origini derivano da Gl'ingannati, una commedia italiana allestita a Siena dall'Accademia degli Intronati nel 1531.
Complesso intreccio di equivoci e travestimenti, coro di personaggi galleggianti su una contagiosa follia erotica, La dodicesima notte è un insieme di monologhi di incantevole, minuziosa, grazia. Prelibatezze verbali e rime ricercate hanno reso la commedia una delle vette più alte della poesia del Bardo. Messa in scena nel 1950 da Giorgio Strehler con Lilla Brignone nel ruolo di Viola e un applauditissimo Gianni Santuccio nella parte di Malvolio, e nel 2006 da Andrea Buscemi con Oreste Lionello nelle vesti del maggiordomo beffato. L'amore è il tema della commedia. La musica, che come dice il Duca nei primi versi, "è il cibo dell'amore" ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione. E le scene di Sergio Tramonti reinventano un "espace de jeu" che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa.
Uno zio ubriacone e l'astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e, non poteva mancare, il fool ovviamente. Tutto comincia nello stravagante ducato d'Illiria, dove il Duca Orsino spasima per la Contessa Olivia, la quale lo respinge proclamandosi in lutto. A sciogliere l'impasse amorosa arriva un provvidenziale naufragio, che porta a corte la giovane Viola. Assunte le sembianze del fratello (creduto morto in mare), Viola diventa il paggio del Duca e di lui, ovviamente, si invaghisce, facendo però a sua volta innamorare la Contessa. Questo il plot principale. Ma ce n'è un altro, forse ancora più importante e ruota attorno alla beffa crudele ordita ai danni del petulante maggiordomo Malvolio, interpretato dallo stesso Cecchi.
"Malgrado la sua funzione comica – scrive Cecchi nelle note di regia – questo plot ha uno svolgimento più amaro. La follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte".
L'amore, come spesso, per il Bardo è il centro del mondo, del suo, almeno. Un'amore con la A maiuscola, che servo di Eros vola sopra i limiti delle sessualità, al di sopra dei colori di genere. L'importante è amare, il desiderare privo di limiti. L'ironica adrenalina che si scatena durante la "caccia" quando si pregusta, in tutta calma, il risultato della riuscita, o la tragedia dell'insuccesso. Come nella struttura de Il mercante di Venezia e ancor di più in Come vi piace, l'ordire complotti e messinscene, la scelta, cioè, di un tema legato a travestimenti, scambi di persone e inganni riesce a creare il gioco ambiguo che confonde realtà e rappresentazione. Così, alla vista amore si confonde e riesce ad arrivare lì oltre gli occhi sono limitati dalla ragione. Che sia proprio questa l'epifania cui sperava Shakespeare invitando il suo raffinatissimo pubblico?
Opera della maturità di Shakespeare composta fra il 1599 e il 1602, La dodicesima notte è stata spesso definita "la commedia perfetta". Opera in cinque atti La dodicesima notte o Quel che volete (in inglese: Twelfth Night, or What You Will) allude alla festa della dodicesima notte (corrispondente all'Epifania) chiamata in questo modo per il numero dei giorni che trascorrono dal Natale fino alla festività. Rappresentata al Middle Temple Hall nel 1602, le sue origini derivano da Gl'ingannati, una commedia italiana allestita a Siena dall'Accademia degli Intronati nel 1531.
Complesso intreccio di equivoci e travestimenti, coro di personaggi galleggianti su una contagiosa follia erotica, La dodicesima notte è un insieme di monologhi di incantevole, minuziosa, grazia. Prelibatezze verbali e rime ricercate hanno reso la commedia una delle vette più alte della poesia del Bardo. Messa in scena nel 1950 da Giorgio Strehler con Lilla Brignone nel ruolo di Viola e un applauditissimo Gianni Santuccio nella parte di Malvolio, e nel 2006 da Andrea Buscemi con Oreste Lionello nelle vesti del maggiordomo beffato. L'amore è il tema della commedia. La musica, che come dice il Duca nei primi versi, "è il cibo dell'amore" ha una funzione determinante. Non come commento ma come azione. E le scene di Sergio Tramonti reinventano un "espace de jeu" che permetta, senza nessuna pretesa realistica o illustrativa, il susseguirsi rapido e leggero di questa strana malinconica commedia, perfetta fino al punto di permettersi a volte di rasentare la farsa.
Uno zio ubriacone e l'astuta dama di compagnia; un maggiordomo e un cretino di campagna che spasimano ambedue per la Contessa e, non poteva mancare, il fool ovviamente. Tutto comincia nello stravagante ducato d'Illiria, dove il Duca Orsino spasima per la Contessa Olivia, la quale lo respinge proclamandosi in lutto. A sciogliere l'impasse amorosa arriva un provvidenziale naufragio, che porta a corte la giovane Viola. Assunte le sembianze del fratello (creduto morto in mare), Viola diventa il paggio del Duca e di lui, ovviamente, si invaghisce, facendo però a sua volta innamorare la Contessa. Questo il plot principale. Ma ce n'è un altro, forse ancora più importante e ruota attorno alla beffa crudele ordita ai danni del petulante maggiordomo Malvolio, interpretato dallo stesso Cecchi.
"Malgrado la sua funzione comica – scrive Cecchi nelle note di regia – questo plot ha uno svolgimento più amaro. La follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte".
L'amore, come spesso, per il Bardo è il centro del mondo, del suo, almeno. Un'amore con la A maiuscola, che servo di Eros vola sopra i limiti delle sessualità, al di sopra dei colori di genere. L'importante è amare, il desiderare privo di limiti. L'ironica adrenalina che si scatena durante la "caccia" quando si pregusta, in tutta calma, il risultato della riuscita, o la tragedia dell'insuccesso. Come nella struttura de Il mercante di Venezia e ancor di più in Come vi piace, l'ordire complotti e messinscene, la scelta, cioè, di un tema legato a travestimenti, scambi di persone e inganni riesce a creare il gioco ambiguo che confonde realtà e rappresentazione. Così, alla vista amore si confonde e riesce ad arrivare lì oltre gli occhi sono limitati dalla ragione. Che sia proprio questa l'epifania cui sperava Shakespeare invitando il suo raffinatissimo pubblico?
gb
TEATRO CARIGNANO
LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli
regia Carlo Cecchi
con Carlo Cecchi, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato
musicisti Luigi Lombardi d'Aquino / Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale
Alessandro Pirchio / Alessio Mancini flauti e chitarra
Daniele D'Ubaldo strumenti a percussione
musiche di scena Nicola Piovani
scena Sergio Tramonti
costumi Nanà Cecchi
disegno luci Paolo Manti
Marche Teatro in collaborazione con Estate Teatrale Veronese
www.marcheteatro.it
LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare
traduzione Patrizia Cavalli
regia Carlo Cecchi
con Carlo Cecchi, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato
musicisti Luigi Lombardi d'Aquino / Sergio Colicchio tastiere e direzione musicale
Alessandro Pirchio / Alessio Mancini flauti e chitarra
Daniele D'Ubaldo strumenti a percussione
musiche di scena Nicola Piovani
scena Sergio Tramonti
costumi Nanà Cecchi
disegno luci Paolo Manti
Marche Teatro in collaborazione con Estate Teatrale Veronese
www.marcheteatro.it