FiBre Parallele
La beatitudine delle Colline
Dopo un anno sabbatico, Fibre Parallele, per la quarta volta, torna al Festival delle Colline.
Dopo Furie de Sanghe nel 2011, Duramadre nel 2012 e Lo splendore dei supplizi nel 2013, Licia Lanera eRiccardo Spagnulo si confrontano con La beatitudine. Al Teatro Astra il sesso si vende al potere e il testo strizza l'occhio a Foucault.
All'interno delle cromie raffinate di Vincent Longuemare, gli attori, a scena aperta, osservano il pubblico prendere posto. Sguardi, i loro, presagi di tragedie, annunci silenziosi di catastrofi quotidiane. Due storieparallele di onirica realtà, per riflettere su le vie traverse che ognuno di noi percorre per sfuggire la disperata banalità del mondo e rincorrere la beatitudine, l'estasi emotivo-sensoriale.
"In vita, scrive la compagnia, ricerchiamo la nostra beatitudine e alcune volte essa passa attraverso il sesso. Siamo disposti a correre rischi incalcolabili, a scambiare ogni cosa, a perdere tutto, pur di raggiungere quello stadio estatico che dura così poco, ma che riesce a nutrire il nostro corpo e il nostro animo di una felicità che moltiplica la nostra potenza e la nostra gioia di essere in vita".
Una donna lacerata dal dolore dell'aborto spontaneo, crea il suo mondo parallelo in Cosimo, bambino giocattolo che ama come il figlio mai nato. Il marito, povera vittima di questo gioco al massacro. Parallela è la storia di un trentenne in carrozzina e di sua madre. Radicati in un sud dallo scorrere lento, la loro routine si riempie, giorno per giorno, di rimedi per dimenticare i limiti delle disabilità. Le loro vite si sfiorano e incontrandosi si combinano in nuove forme, sempre sotto il controllo costante, e onnipresente, di una figura. Mago, Dio, o Saggio non importa, conta solo il suo esserci, lì a vegliare sulle debolezze che a breve partoriranno azioni caotiche per una nuova catarsi.
Cercata, voluta a tutti i costi, l'appagazione, però, non giunge. A niente è servito l'illusione dell'incontro, la freschezza di una parola nuova, il tatto di una mano sconosciuta, la caccia di una preda mai vista. L'incrocio di coppie si rivela, dunque, l'ennesimo fallimento verso la meta de La beatitudine. Non resta che la rabbia, figlia della frustrazione, a creare l'inevitabile caoticità violenta che si scatena sulla scena. Corse aggressive, piatti che si rompono estetici - che opponendosi al nero lucido del pavimento creano il contrasto giusto per mandare in subbuglio gli animi di chi guarda - animalità umana per un fine di cui non si conoscono, appieno, i mezzi per raggiungerlo.
"E' tutto nella nostra testa", dirà più volte, il saggio, mago, dio. E' tutto lì, la tua e la mia beatitudine, l'estasi del nirvana che non è, e non deve essere, solo fisica. Dopo tutto, diceva Oscar Wilde, la felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.
Dopo Furie de Sanghe nel 2011, Duramadre nel 2012 e Lo splendore dei supplizi nel 2013, Licia Lanera eRiccardo Spagnulo si confrontano con La beatitudine. Al Teatro Astra il sesso si vende al potere e il testo strizza l'occhio a Foucault.
All'interno delle cromie raffinate di Vincent Longuemare, gli attori, a scena aperta, osservano il pubblico prendere posto. Sguardi, i loro, presagi di tragedie, annunci silenziosi di catastrofi quotidiane. Due storieparallele di onirica realtà, per riflettere su le vie traverse che ognuno di noi percorre per sfuggire la disperata banalità del mondo e rincorrere la beatitudine, l'estasi emotivo-sensoriale.
"In vita, scrive la compagnia, ricerchiamo la nostra beatitudine e alcune volte essa passa attraverso il sesso. Siamo disposti a correre rischi incalcolabili, a scambiare ogni cosa, a perdere tutto, pur di raggiungere quello stadio estatico che dura così poco, ma che riesce a nutrire il nostro corpo e il nostro animo di una felicità che moltiplica la nostra potenza e la nostra gioia di essere in vita".
Una donna lacerata dal dolore dell'aborto spontaneo, crea il suo mondo parallelo in Cosimo, bambino giocattolo che ama come il figlio mai nato. Il marito, povera vittima di questo gioco al massacro. Parallela è la storia di un trentenne in carrozzina e di sua madre. Radicati in un sud dallo scorrere lento, la loro routine si riempie, giorno per giorno, di rimedi per dimenticare i limiti delle disabilità. Le loro vite si sfiorano e incontrandosi si combinano in nuove forme, sempre sotto il controllo costante, e onnipresente, di una figura. Mago, Dio, o Saggio non importa, conta solo il suo esserci, lì a vegliare sulle debolezze che a breve partoriranno azioni caotiche per una nuova catarsi.
Cercata, voluta a tutti i costi, l'appagazione, però, non giunge. A niente è servito l'illusione dell'incontro, la freschezza di una parola nuova, il tatto di una mano sconosciuta, la caccia di una preda mai vista. L'incrocio di coppie si rivela, dunque, l'ennesimo fallimento verso la meta de La beatitudine. Non resta che la rabbia, figlia della frustrazione, a creare l'inevitabile caoticità violenta che si scatena sulla scena. Corse aggressive, piatti che si rompono estetici - che opponendosi al nero lucido del pavimento creano il contrasto giusto per mandare in subbuglio gli animi di chi guarda - animalità umana per un fine di cui non si conoscono, appieno, i mezzi per raggiungerlo.
"E' tutto nella nostra testa", dirà più volte, il saggio, mago, dio. E' tutto lì, la tua e la mia beatitudine, l'estasi del nirvana che non è, e non deve essere, solo fisica. Dopo tutto, diceva Oscar Wilde, la felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.
gb
Teatro Astra - Torino
LA BEATITUDINE
Fibre Parallele
di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
regia Licia Lanera
drammaturgia Riccardo Spagnulo
con Mino Decataldo, Danilo Giuva, Licia Lanera, Riccardo Spagnulo, Lucia Zotti
luci Vincent Longuemare
assistente alla regia Ilaria Martinelli
organizzazione Antonella Dipierro
tecnico di palco Amedeo Russi
regia e spazio Licia Lanera
produzione Fibre Parallele
www.fibreparallele.it
LA BEATITUDINE
Fibre Parallele
di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo
regia Licia Lanera
drammaturgia Riccardo Spagnulo
con Mino Decataldo, Danilo Giuva, Licia Lanera, Riccardo Spagnulo, Lucia Zotti
luci Vincent Longuemare
assistente alla regia Ilaria Martinelli
organizzazione Antonella Dipierro
tecnico di palco Amedeo Russi
regia e spazio Licia Lanera
produzione Fibre Parallele
www.fibreparallele.it