Amore e prostituzione
Gilda allo Spazio Tertulliano
Atmosfere da cabaret allo SpazioTertulliano per la Gilda proposta dalla compagnia Teatro d'emergenza, in scena dal 10 al 13 Febbraio.
Sul palco lei, Gilda: Federica Bognetti, che in questa versione, scritta in concerto con Luca Spadaro, è catapultata in una Parigi di inizio secolo, tutta Saloon e Cabaret, lo sfondo ideale per narrare ed ambientare la storia della protagonista che in sostanza è una prostituta. Nella versione del 1959 di Testori (La Gilda del Mac Mahon) Gilda “lavorava” in via Mac Mahon, adesso vive nelle atmosfere migliori di un qualsiasi Moulin Rouge di una qualsiasi città decadente alle periferie del mondo. Come una vedette canta, balla, seduce.
In questo Bar, il BarBlues, Gilda lavorava come attrice. Lì soleva passare le sue giornate intrattenendo gli ospiti, riempendo i momenti di finte risate e alcool, di amori veloci che lasciano un gusto agrodolce. Gilda era tutto il suo corpo. Il corpo di Gilda è quello di Federica Bognetti.
Vestita con mantella anni trenta e cappellino bombato si presenta fiera, carica nella postura delle spalle come la tradizione dei migliori presentatori esige, e ci prepara alla narrazione. Stacchetto musicale. Tolto il mantello, che celava un vestitino stile charleston, la Bognetti, da presentatrice diventa voce narrante, Gilda stessa, Gilda che pensa se stessa. Questo modo di procedere, di questo porre l'attrice come una e trina, è frutto della seconda opera alla quale lo spettacolo si ispira, ovvero il Gabbiano di Cechov, all'interno della quale già si era sperimentato questo modo di narrazione in cui i ruoli si confondono nel raccontare di un solo personaggio. E l'impresa non appare semplice.
Gilda è corpo dicevamo, e l'attrice lo usa tutto: ogni muscolo è coprotagonista insieme alla storia, dato la sua natura di finzione nella finzione - il teatro nel teatro - ogni gesto che Gilda compie, anche fosse solo un movimento della mano, qui acquista importanza come simbolo della linea sottile fra finzione e realtà. Fra la vita finta, ma più vera del reale, del locali in cui lavorava, e la vita reale, una volta a casa tolta la maschera. Quindi un corpo esplosivo, sensuale, che vuole sedurre a tutti i costi perchè di questo vive. Cosi come il corpo esprime l'impeto, la sete di vita e di amore, che scorre dentro Gilda, cosi nei lineamenti - come nelle sfumature dei toni vocali - della Bognetti scorrono tutte le espressioni delle sofferenze interne, delle delusioni, degli amori infranti. Di quegli amori che vanno e poi tornano, quelli che segnano. È il caso di Gino, uomo furbo e bruno con le labbra carnose come piacevano a lei, che approfitta di Gilda per uscire di prigione e pagarsi i debiti. Gilda continuerà ad amarlo, amando probabilmente l'idea dell'amore o la paura di rimanere da sola, fin quando un l'ultimo o il primo atto d'amore che lei compie verso se stessa la costringerà ad aprire gli occhi e lasciarlo andare. Ma avrà capito la lezione? Nel dubbio sotto i suoi occhi un altro moro le passa accanto... questa la vita di Gilda, una vita ricordata in un angolo del teatro, ormai vecchia, senza più la bellezza di un tempo.
La messa in scena necessita di alcuni appunti. Prima di tutto è da segnalare la piccola orchestrina blues formata da Emiliano Vernizzi, Alessandro Sgobbio, Matteo Ravizza, Gabriele Anversa, che con il loro ottimo sound fanno di questo spettacolo un ottimo esempio di corrispondenza fra suono e parole. La voce della Bognetti, cosi come il suo essere tre in una, non erano sempre allo stesso livello: la voce troppo stridente e gridata in alcuni punti, la lingua non sempre sciolta nel parlare dei personaggi, le loro differenze non sempre distinguibili. E pure dispiace, perchè l'attrice ha un'ottima voce cosi come un'ottima ed elegante presenza scenica. Dispiace ancor più perchè in questo modo lo spettacolo diventa poco fluido alternando momenti altissimi a momenti da rivedere.
Sul palco lei, Gilda: Federica Bognetti, che in questa versione, scritta in concerto con Luca Spadaro, è catapultata in una Parigi di inizio secolo, tutta Saloon e Cabaret, lo sfondo ideale per narrare ed ambientare la storia della protagonista che in sostanza è una prostituta. Nella versione del 1959 di Testori (La Gilda del Mac Mahon) Gilda “lavorava” in via Mac Mahon, adesso vive nelle atmosfere migliori di un qualsiasi Moulin Rouge di una qualsiasi città decadente alle periferie del mondo. Come una vedette canta, balla, seduce.
In questo Bar, il BarBlues, Gilda lavorava come attrice. Lì soleva passare le sue giornate intrattenendo gli ospiti, riempendo i momenti di finte risate e alcool, di amori veloci che lasciano un gusto agrodolce. Gilda era tutto il suo corpo. Il corpo di Gilda è quello di Federica Bognetti.
Vestita con mantella anni trenta e cappellino bombato si presenta fiera, carica nella postura delle spalle come la tradizione dei migliori presentatori esige, e ci prepara alla narrazione. Stacchetto musicale. Tolto il mantello, che celava un vestitino stile charleston, la Bognetti, da presentatrice diventa voce narrante, Gilda stessa, Gilda che pensa se stessa. Questo modo di procedere, di questo porre l'attrice come una e trina, è frutto della seconda opera alla quale lo spettacolo si ispira, ovvero il Gabbiano di Cechov, all'interno della quale già si era sperimentato questo modo di narrazione in cui i ruoli si confondono nel raccontare di un solo personaggio. E l'impresa non appare semplice.
Gilda è corpo dicevamo, e l'attrice lo usa tutto: ogni muscolo è coprotagonista insieme alla storia, dato la sua natura di finzione nella finzione - il teatro nel teatro - ogni gesto che Gilda compie, anche fosse solo un movimento della mano, qui acquista importanza come simbolo della linea sottile fra finzione e realtà. Fra la vita finta, ma più vera del reale, del locali in cui lavorava, e la vita reale, una volta a casa tolta la maschera. Quindi un corpo esplosivo, sensuale, che vuole sedurre a tutti i costi perchè di questo vive. Cosi come il corpo esprime l'impeto, la sete di vita e di amore, che scorre dentro Gilda, cosi nei lineamenti - come nelle sfumature dei toni vocali - della Bognetti scorrono tutte le espressioni delle sofferenze interne, delle delusioni, degli amori infranti. Di quegli amori che vanno e poi tornano, quelli che segnano. È il caso di Gino, uomo furbo e bruno con le labbra carnose come piacevano a lei, che approfitta di Gilda per uscire di prigione e pagarsi i debiti. Gilda continuerà ad amarlo, amando probabilmente l'idea dell'amore o la paura di rimanere da sola, fin quando un l'ultimo o il primo atto d'amore che lei compie verso se stessa la costringerà ad aprire gli occhi e lasciarlo andare. Ma avrà capito la lezione? Nel dubbio sotto i suoi occhi un altro moro le passa accanto... questa la vita di Gilda, una vita ricordata in un angolo del teatro, ormai vecchia, senza più la bellezza di un tempo.
La messa in scena necessita di alcuni appunti. Prima di tutto è da segnalare la piccola orchestrina blues formata da Emiliano Vernizzi, Alessandro Sgobbio, Matteo Ravizza, Gabriele Anversa, che con il loro ottimo sound fanno di questo spettacolo un ottimo esempio di corrispondenza fra suono e parole. La voce della Bognetti, cosi come il suo essere tre in una, non erano sempre allo stesso livello: la voce troppo stridente e gridata in alcuni punti, la lingua non sempre sciolta nel parlare dei personaggi, le loro differenze non sempre distinguibili. E pure dispiace, perchè l'attrice ha un'ottima voce cosi come un'ottima ed elegante presenza scenica. Dispiace ancor più perchè in questo modo lo spettacolo diventa poco fluido alternando momenti altissimi a momenti da rivedere.
gb
SpazioTertulliano68
Compagnia Teatro d'emergenza
Bar Blues
Liberamente tratto da La Gilda di Mac Mahon di Giovanni Testori e Il gabbiano di Anton Checov
scritto, diretto e interpretato da FEDERICA BOGNETTI
acting coach LUCA SPADARO
con FEDERICA BOGNETTI, EMILIANO VERNIZZI, ALESSANDRO SGOBBIO, MATTEO RAVIZZA, GABRIELE ANVERSA
Compagnia Teatro d'emergenza
Bar Blues
Liberamente tratto da La Gilda di Mac Mahon di Giovanni Testori e Il gabbiano di Anton Checov
scritto, diretto e interpretato da FEDERICA BOGNETTI
acting coach LUCA SPADARO
con FEDERICA BOGNETTI, EMILIANO VERNIZZI, ALESSANDRO SGOBBIO, MATTEO RAVIZZA, GABRIELE ANVERSA