TorinoDanza
Michèle Anne De Mey e Louise Vanneste
Inaugurato lo scorso 9 novembre, TorinoDanza Festival apre il sipario.
Quest'anno sono due donne, due coreografe, Michèle Anne De Mey e Louise Vanneste, ad aprire il Festival. Due linguaggi diversi per due visioni del corpo. Alle Fonderie Limone, mani che danzano più dei corpi stessi.
«Dove vanno le persone quando scivolano via dalla nostra vita e dalla nostra memoria?». Domanda difficile che coinvolge ognuno degli spettatori e alla quale Kiss & Cry, spettacolo concertato ma ideato da Michèle Anne De Mey e Jaco Van Dormael, vuole dare la sua, personale e originale, risposta. Tempo, distanza, dimensioni. Emozione e finzione. Tutto si mescola e attraverso una narrazione simultanea - che abbraccia performance live e non - cinema, danza, nanodanza, performance si contaminano e aprono le porte all'immaginazione.Scenari magici constellati di sogni, poesie e ricordi d'infanzia.
Dove sono finite le persone che abbiamo amato o abbracciato? Le stesse che hanno occupato i nostri pensieri e che c'hanno rincorsi o delusi. Quelli che abbiamo aspettato e che ora non aspettiamo più, dove saranno? Queste le considerazioni di una donna in attesa del suo treno. Attesa che blocca il tempo e permette all'ananlessi letteraria di esplorare il suo passato rovistando nelle sue cinque più importati storie d'amore.Poesia per immagini, che costruite in presa diretta, oltre a intenerire, sorprendono per la magia che la padronanza delle tecniche facendosi arte, riesce a creare.
Non ricorda la voce o il viso dei suoi amanti ma le mani sì. Mani calde, mani nodose, mani soffici, mani secche. Il tatto in Kiss & Cry diventa ricordo e nostalgia. E la storia della donna diviene un racconto danzanto dalle dita. Protagoniste eleganti, le mani si fanno sineddoche del corpo, la parte per il tutto.
A seguire la prima nazionale della giovane coreografa belga Louise Vanneste.
Formatasi con Anne Teresa De Keersmaeker e alla Trisha Brown Dance Company di NY, continua la sua personale esplorazione della tensione fra molteplicità e unità, scrittura e istinto, corpo e ambiente, alla ricerca di un linguaggio espressivo, preciso e raffinato, intenso e coinvolgente.
Tante le aspettative per Gone in a heartbeat, performance che si vuole "magnetica", descrivendola come "un'esperienza percettiva totalizzante in cui il suono e la musica si trasformano in spazio e luce che si traducono in danza e coreografia". In realtà la performance, che figura con degli ottimi punti a sè - le pose plastiche, i molteplici punti di fuga, le costruzioni d'insieme a mò di sculture viventi, l'uso di quattro danzatrici che permette, come è stato, di giocare sulle diagonali e sulle varie composizioni, l'uso accattivante della luce per ricreare lo spaesamento interno, la musica ad altissimo volume - nell'insieme non riesce a produrre nello spettatore quel rapimento desiderato.
Per tutta la durata della coreografia, almeno per chi scrive, si è aspettato che i nuclei rappresentati dalle quattro performer formassero quello che la sinossi descriveva come "organismo unico, con un unico battito cardiaco, familiare e estraneo al tempo stesso". Ecco, se queste parole si fossero tradotte in linguaggio coreografico, la danza sarebbe esplosa invece d'implodere, e tutta la cura della struttura non sarebbe stata vanificata in episodi singoli a sfavore dell'insieme.
Quest'anno sono due donne, due coreografe, Michèle Anne De Mey e Louise Vanneste, ad aprire il Festival. Due linguaggi diversi per due visioni del corpo. Alle Fonderie Limone, mani che danzano più dei corpi stessi.
«Dove vanno le persone quando scivolano via dalla nostra vita e dalla nostra memoria?». Domanda difficile che coinvolge ognuno degli spettatori e alla quale Kiss & Cry, spettacolo concertato ma ideato da Michèle Anne De Mey e Jaco Van Dormael, vuole dare la sua, personale e originale, risposta. Tempo, distanza, dimensioni. Emozione e finzione. Tutto si mescola e attraverso una narrazione simultanea - che abbraccia performance live e non - cinema, danza, nanodanza, performance si contaminano e aprono le porte all'immaginazione.Scenari magici constellati di sogni, poesie e ricordi d'infanzia.
Dove sono finite le persone che abbiamo amato o abbracciato? Le stesse che hanno occupato i nostri pensieri e che c'hanno rincorsi o delusi. Quelli che abbiamo aspettato e che ora non aspettiamo più, dove saranno? Queste le considerazioni di una donna in attesa del suo treno. Attesa che blocca il tempo e permette all'ananlessi letteraria di esplorare il suo passato rovistando nelle sue cinque più importati storie d'amore.Poesia per immagini, che costruite in presa diretta, oltre a intenerire, sorprendono per la magia che la padronanza delle tecniche facendosi arte, riesce a creare.
Non ricorda la voce o il viso dei suoi amanti ma le mani sì. Mani calde, mani nodose, mani soffici, mani secche. Il tatto in Kiss & Cry diventa ricordo e nostalgia. E la storia della donna diviene un racconto danzanto dalle dita. Protagoniste eleganti, le mani si fanno sineddoche del corpo, la parte per il tutto.
A seguire la prima nazionale della giovane coreografa belga Louise Vanneste.
Formatasi con Anne Teresa De Keersmaeker e alla Trisha Brown Dance Company di NY, continua la sua personale esplorazione della tensione fra molteplicità e unità, scrittura e istinto, corpo e ambiente, alla ricerca di un linguaggio espressivo, preciso e raffinato, intenso e coinvolgente.
Tante le aspettative per Gone in a heartbeat, performance che si vuole "magnetica", descrivendola come "un'esperienza percettiva totalizzante in cui il suono e la musica si trasformano in spazio e luce che si traducono in danza e coreografia". In realtà la performance, che figura con degli ottimi punti a sè - le pose plastiche, i molteplici punti di fuga, le costruzioni d'insieme a mò di sculture viventi, l'uso di quattro danzatrici che permette, come è stato, di giocare sulle diagonali e sulle varie composizioni, l'uso accattivante della luce per ricreare lo spaesamento interno, la musica ad altissimo volume - nell'insieme non riesce a produrre nello spettatore quel rapimento desiderato.
Per tutta la durata della coreografia, almeno per chi scrive, si è aspettato che i nuclei rappresentati dalle quattro performer formassero quello che la sinossi descriveva come "organismo unico, con un unico battito cardiaco, familiare e estraneo al tempo stesso". Ecco, se queste parole si fossero tradotte in linguaggio coreografico, la danza sarebbe esplosa invece d'implodere, e tutta la cura della struttura non sarebbe stata vanificata in episodi singoli a sfavore dell'insieme.
gb
TORINODANZA
Kiss & Cry
L'idea di Michèle Anne De Mey e del regista Jaco Van Dormael,
in creazione con il danzatore Grégory Grosjean
Gone in a heartbeat
ideazione e direzione Louise Vanneste
musica Cédric Dambrain
www.charleroi-danses.be
www.louisevanneste.be
Kiss & Cry
L'idea di Michèle Anne De Mey e del regista Jaco Van Dormael,
in creazione con il danzatore Grégory Grosjean
Gone in a heartbeat
ideazione e direzione Louise Vanneste
musica Cédric Dambrain
www.charleroi-danses.be
www.louisevanneste.be