Le Phisique du role
Russo Al Teatro i
Nato dall'immaginario dell'artista Sophie Calle, Phisique Du role di Nicola Russo si contamina con infiltrazioni letterarie di "Un amore" di Dino Buzzati, "I miei genitori" di Hervé Guibert e "La vita sessuale di Catherine M." di Catherine Millet.
Storie nelle storie che pur si vogliono prive di intreccio. Cosi come nel libro documentario che l'artista francese partorì all'indomani della sua esperienza come cameriera, nel lontano 1981 in un hotel a Venezia, i personaggi non ci sono ma vengono ricreati - nell'immaginario dello spettatore - dagli indizi che lasciano in quelle stanze di hotel, dagli oggetti banali che li caratterizzano, dalle loro impronte sui letti. Un gioco sfizioso sui contrasti e lo spaesamento che la scatola nera del teatro è adatto ad ospitare. Al Teatro I dal 19 al 21 aprile.
Immaginario artistico e letterario si fondono per far emergere una costruzione drammaturgica che non tradisce nè l'uno nè l'altro aspetto. Il desiderio di mostrare attraverso la fotografia, nel lavoro artistico, le testimonianze di un passaggio, di esistenze in attesa, si sposa perfettamente con la necessità teatrale e letterale di raccontare, di dare voce a queste immagini. In questa riuscita vi è l'unione di intenti fra le due arti: spaesare, confondere, depistare, far vivere una situazione poco logica per affermare, al contempo, una logicità schiacciate.
Sul palco, l'affascinante e bravissimo Nicola Russo presta il volto e "le phisique du role" al cameriere - trasposizione sulla scena dell'artista e del voyerismo tout cours -. E' lui che spia, che raccoglie le briciole che i personaggi lasciano lì, in quelle stanze amene, fredde per poi ricrearne una storia. Immaginarsi i caratteri, le paure, le speranze. La tristezza. A ruota, e con accorgimenti che spaziano dal cinema, ai video, all'arte visuale, prendono vita i personaggi.
Questi vanno aldilà di ciò che si vede, non è mai come sembra, sembra volerci dire l'intero spettacolo. I personaggi maschili vengono interpretati da donne, quelli femminili da uomini, il personaggio bambino da una settantenne. La donna si approccia al sesso come un uomo, l'uomo ama e desidera come una donnetta, il bambino vive e pensa come un adulto. Tutto è precario e tutto ha un impatto visivo fortissimo. I movimenti di scena sono pregevolissimi e aumentano il dolore che viene esternato e allo stesso tempo nascosto con le parole.
Il collage di testi che sfocia nel dramma è così studiato alla perfezione che mai sarebbe riuscito se non fosse stato fagocitato e poi interpretato da bravissimi attori come quelli in scena. Sara Borsarelli, Teresa Piergentili, Marco Quaglia e insieme al regista attore Nicola Russo, creano un quartetto dall'amalgama ottimale. Tutti insieme creano un equilibrio perfetto perchè perfetta e la loro tecnica così come la loro espressione. E pur partendo da una tecnica formale riescono ad andare oltre la forma centrando perfettamente quanto l'arte si prefigge da un pò di anni e che purtroppo ancora non è stato sempre colto. E calandosi lo spettacolo nelle ricerche attuali, se pur in chiave critica o teorica, riesce anche e soprattutto negli intenti, nel suo scopo. Il Teatro e gli attori come uno specchio in cui pubblico e personaggi si rivedono, certo si giudicano ambedue, ma è compito dell'arte e del teatro non tracciare una linea chiara fra giudicante e giudicato. Creare, cioè, lo smarrimento ideale per la ricostruzione di un nuovo senso.
Storie nelle storie che pur si vogliono prive di intreccio. Cosi come nel libro documentario che l'artista francese partorì all'indomani della sua esperienza come cameriera, nel lontano 1981 in un hotel a Venezia, i personaggi non ci sono ma vengono ricreati - nell'immaginario dello spettatore - dagli indizi che lasciano in quelle stanze di hotel, dagli oggetti banali che li caratterizzano, dalle loro impronte sui letti. Un gioco sfizioso sui contrasti e lo spaesamento che la scatola nera del teatro è adatto ad ospitare. Al Teatro I dal 19 al 21 aprile.
Immaginario artistico e letterario si fondono per far emergere una costruzione drammaturgica che non tradisce nè l'uno nè l'altro aspetto. Il desiderio di mostrare attraverso la fotografia, nel lavoro artistico, le testimonianze di un passaggio, di esistenze in attesa, si sposa perfettamente con la necessità teatrale e letterale di raccontare, di dare voce a queste immagini. In questa riuscita vi è l'unione di intenti fra le due arti: spaesare, confondere, depistare, far vivere una situazione poco logica per affermare, al contempo, una logicità schiacciate.
Sul palco, l'affascinante e bravissimo Nicola Russo presta il volto e "le phisique du role" al cameriere - trasposizione sulla scena dell'artista e del voyerismo tout cours -. E' lui che spia, che raccoglie le briciole che i personaggi lasciano lì, in quelle stanze amene, fredde per poi ricrearne una storia. Immaginarsi i caratteri, le paure, le speranze. La tristezza. A ruota, e con accorgimenti che spaziano dal cinema, ai video, all'arte visuale, prendono vita i personaggi.
Questi vanno aldilà di ciò che si vede, non è mai come sembra, sembra volerci dire l'intero spettacolo. I personaggi maschili vengono interpretati da donne, quelli femminili da uomini, il personaggio bambino da una settantenne. La donna si approccia al sesso come un uomo, l'uomo ama e desidera come una donnetta, il bambino vive e pensa come un adulto. Tutto è precario e tutto ha un impatto visivo fortissimo. I movimenti di scena sono pregevolissimi e aumentano il dolore che viene esternato e allo stesso tempo nascosto con le parole.
Il collage di testi che sfocia nel dramma è così studiato alla perfezione che mai sarebbe riuscito se non fosse stato fagocitato e poi interpretato da bravissimi attori come quelli in scena. Sara Borsarelli, Teresa Piergentili, Marco Quaglia e insieme al regista attore Nicola Russo, creano un quartetto dall'amalgama ottimale. Tutti insieme creano un equilibrio perfetto perchè perfetta e la loro tecnica così come la loro espressione. E pur partendo da una tecnica formale riescono ad andare oltre la forma centrando perfettamente quanto l'arte si prefigge da un pò di anni e che purtroppo ancora non è stato sempre colto. E calandosi lo spettacolo nelle ricerche attuali, se pur in chiave critica o teorica, riesce anche e soprattutto negli intenti, nel suo scopo. Il Teatro e gli attori come uno specchio in cui pubblico e personaggi si rivedono, certo si giudicano ambedue, ma è compito dell'arte e del teatro non tracciare una linea chiara fra giudicante e giudicato. Creare, cioè, lo smarrimento ideale per la ricostruzione di un nuovo senso.
GB
TEATRO I
Monstera
PHYSIQUE DU RÔLE
di Nicola Russo
ispirato al mondo di Sophie Calle, Hervè Guibert, Catherine Millet e Dino Buzzati
con Sara Borsarelli, Teresa Piergentili, Marco Quaglia, Nicola Russo
drammaturgia Nicola Russo - con la collaborazione di Sara Borsarelli e Marco Quaglia
scene e immagine Giovanni De Francesco
costumi Gianluca Falaschi
luci Cristian Zucaro
suono Jean Christophe Potvin
assistente alla regia e organizzazione Isabella Saliceti
progetto grafico Liligutt Studio
www.monstera.it
Monstera
PHYSIQUE DU RÔLE
di Nicola Russo
ispirato al mondo di Sophie Calle, Hervè Guibert, Catherine Millet e Dino Buzzati
con Sara Borsarelli, Teresa Piergentili, Marco Quaglia, Nicola Russo
drammaturgia Nicola Russo - con la collaborazione di Sara Borsarelli e Marco Quaglia
scene e immagine Giovanni De Francesco
costumi Gianluca Falaschi
luci Cristian Zucaro
suono Jean Christophe Potvin
assistente alla regia e organizzazione Isabella Saliceti
progetto grafico Liligutt Studio
www.monstera.it