Cecchi Point
Loretta e la soggettività in scena
Al Cecchi Point arriva dallo spazio «Loretta Strong».
Folle e delirante astronauta di Copi, Raúl Damonte Botana, torna in scena (25-30 novembre) nella fantastica e grottesca versione dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. Negli spazi del Cecchi telefonate interspaziali, uomini scimmia, donne che si accoppiano con pipistrelli e partoriscono figli frigorifero.
Opera del 1974, Loretta Strong viene messa in scena per la prima volta in Italia al Teatro dell'Orologio da Caterina Merlino nel 1984 - per altro anno della fondazione dei Marcido. A Torino atterra nel 2005, nell'ambito del Festival delle Colline, con la versione di Egumteatro; nel 2011, alla Cavallerizza Reale, decolla nuovamente con i Marcido e la regia di Marco Isidori, e vince il premio Ubu 2011 per la migliore scenografia. Oggi, è questa la versione proposta dal Cecchi.
"La tentazione di mettere in scena qualche lavoro del poeta franco-argentino non è recente dalle parti della Marcido, afferma Isidori, ma soltanto quando una folgorazione scenografica, alla quale non si poteva disubbidire, ci ha fatto ritener possibile la "costruzione" di un'"Astronave" (parto di Daniela Dal Cin) veramente e potentemente adeguata alla folle parabola del "discorso" che Copi ha inventato per esprimere il personaggio della Strong, soltanto allora abbiamo sciolto gli ormeggi e ci siamo imbarcati per far diventar teatro il testo in questione. Facendo ingigantire la figura della protagonista, fino a portarla scenograficamente, a proporzioni abnormi, fino a farne un'icona esplosiva/esplodente della più sfrenata teatralità, Loretta vorticherà realmente nello spazio profondo! E da questa posizione stabilirà le coordinate fantastiche del suo delirio sapientemente e squisitamente teatrale."
Interpretata da un uomo come voleva Copi, che lo recitò più volte egli stesso en travesti, Loretta Strong è affidata al carisma di Paolo Oricco - definito dalla critica «una splendida Loretta, essenziale ed eccessiva allo stesso tempo, così coinvolgente e trascinante da incarnare perfettamente l'aggettivo Strong» -accompagnato da un bizzarro coro contemporaneo, totem sonoro dei sui animaletti-fantasma: Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Virginia Mossi e Stefano Re.
A ritmo serrato si recita il testo fatto di frasi affettate, pronunciate da un corpo dagli atteggiamenti sensuali, provocatori e sorprendenti. Parole, però, che, nel divenire drammaturgico, perdono di significato, diventando suono, cantilena. Un mantra in cui i temi si ripetono riciclandosi per poi dissolversi nello spazio. "Pronto Linda"? sembra essere la frase/appiglio in quel paradiso orgiastico abitato da Loretta e inventato da Copi, così come l'astronave/nucleo e la costrizione fisica e mentale di Loretta - voglio scendere si sentirà dirle ad un certo punto - simboleggiano bene il caotico carcere di cui tutti siamo prigionieri.
Testo serissimo che volando nello spazio, a distanza, riflette sui terrestri.
Sotto la patina goliardica e animatamente trasgressiva, invertendo e fantasticando sul reale, infatti Loretta Strong si fa filosofia dell'individuo e si chiede cosa costituisca il soggetto. Perché Loretta non è altro, afferma Isidori, che il nostro reiterato (com)pianto sulla miseria intrinseca alla concezione individuale di soggetto. Loretta è Clitennestra, Fedra, Lady Macbeth, Solange, Winnie, Maria Maddalena de' Pazzi. "Lei" e le Altre, sono state fatte comparire sulla scena, soprattutto per dimostrare l'insufficienza di una rappresentazione coerente dell'individualità psicologica.
Folle e delirante astronauta di Copi, Raúl Damonte Botana, torna in scena (25-30 novembre) nella fantastica e grottesca versione dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. Negli spazi del Cecchi telefonate interspaziali, uomini scimmia, donne che si accoppiano con pipistrelli e partoriscono figli frigorifero.
Opera del 1974, Loretta Strong viene messa in scena per la prima volta in Italia al Teatro dell'Orologio da Caterina Merlino nel 1984 - per altro anno della fondazione dei Marcido. A Torino atterra nel 2005, nell'ambito del Festival delle Colline, con la versione di Egumteatro; nel 2011, alla Cavallerizza Reale, decolla nuovamente con i Marcido e la regia di Marco Isidori, e vince il premio Ubu 2011 per la migliore scenografia. Oggi, è questa la versione proposta dal Cecchi.
"La tentazione di mettere in scena qualche lavoro del poeta franco-argentino non è recente dalle parti della Marcido, afferma Isidori, ma soltanto quando una folgorazione scenografica, alla quale non si poteva disubbidire, ci ha fatto ritener possibile la "costruzione" di un'"Astronave" (parto di Daniela Dal Cin) veramente e potentemente adeguata alla folle parabola del "discorso" che Copi ha inventato per esprimere il personaggio della Strong, soltanto allora abbiamo sciolto gli ormeggi e ci siamo imbarcati per far diventar teatro il testo in questione. Facendo ingigantire la figura della protagonista, fino a portarla scenograficamente, a proporzioni abnormi, fino a farne un'icona esplosiva/esplodente della più sfrenata teatralità, Loretta vorticherà realmente nello spazio profondo! E da questa posizione stabilirà le coordinate fantastiche del suo delirio sapientemente e squisitamente teatrale."
Interpretata da un uomo come voleva Copi, che lo recitò più volte egli stesso en travesti, Loretta Strong è affidata al carisma di Paolo Oricco - definito dalla critica «una splendida Loretta, essenziale ed eccessiva allo stesso tempo, così coinvolgente e trascinante da incarnare perfettamente l'aggettivo Strong» -accompagnato da un bizzarro coro contemporaneo, totem sonoro dei sui animaletti-fantasma: Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Virginia Mossi e Stefano Re.
A ritmo serrato si recita il testo fatto di frasi affettate, pronunciate da un corpo dagli atteggiamenti sensuali, provocatori e sorprendenti. Parole, però, che, nel divenire drammaturgico, perdono di significato, diventando suono, cantilena. Un mantra in cui i temi si ripetono riciclandosi per poi dissolversi nello spazio. "Pronto Linda"? sembra essere la frase/appiglio in quel paradiso orgiastico abitato da Loretta e inventato da Copi, così come l'astronave/nucleo e la costrizione fisica e mentale di Loretta - voglio scendere si sentirà dirle ad un certo punto - simboleggiano bene il caotico carcere di cui tutti siamo prigionieri.
Testo serissimo che volando nello spazio, a distanza, riflette sui terrestri.
Sotto la patina goliardica e animatamente trasgressiva, invertendo e fantasticando sul reale, infatti Loretta Strong si fa filosofia dell'individuo e si chiede cosa costituisca il soggetto. Perché Loretta non è altro, afferma Isidori, che il nostro reiterato (com)pianto sulla miseria intrinseca alla concezione individuale di soggetto. Loretta è Clitennestra, Fedra, Lady Macbeth, Solange, Winnie, Maria Maddalena de' Pazzi. "Lei" e le Altre, sono state fatte comparire sulla scena, soprattutto per dimostrare l'insufficienza di una rappresentazione coerente dell'individualità psicologica.
gb
Cecchi Point
LORETTA STRONG
di Copi
regia Marco Isidori
Marcido Marcidorjs
con: Paolo Oricco
e Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Alessandra Deffacis, Stefano Re
tecniche: Sabina Abate
"Astronave" di Daniela Dal Cin
www.marcido.it
LORETTA STRONG
di Copi
regia Marco Isidori
Marcido Marcidorjs
con: Paolo Oricco
e Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Alessandra Deffacis, Stefano Re
tecniche: Sabina Abate
"Astronave" di Daniela Dal Cin
www.marcido.it