Per un teatro che uccide
Io, Nessuno e Polifemo
Presente fin dal 2002, per la settima volta, Emma Dante torna al Festival delle Colline.
Con Io, Nessuno e Polifemo la poliedrica siciliana torna sul palco. L'attrice-regista, in scena, questa volta, porta sé stessa.
Tratto dall'Intervista impossibile a Polifemo della Dante, all'interno della raccolta Corpo a Corpo edita da Einaudi nel 2008, l'opera – con cui la Dante esordisce ne la direzione artistica del 67° Ciclo Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza - ribalta le convinzioni sullo sbarco di Odisseo nella terra dei Ciclopi (Napoli?). Polifemo qui non è un mostro brutale ma un gigante buono, mentre Odisseo un arrogante prevaricatore. Una sorta di cabaret letterario scritto, diretto e interpretato da Emma Dante, con, sul palco, Carmine Maringola e Salvatore D'Onofrio, tre danzatrici e l'impeto sonoro e centrale di Serena Ganci.
Dopo mPalermu nel 2002, Carnezzeria nel 2003, Mishelle di sant'Oliva nel 2005, Il festino nel 2007, Vita mia nel 2008 e Operetta Burlesca nel 2014 è, fortunatamente, difficile riconoscere i topoi del suo fare teatro. Con Io, nessuno e Polifemo si traccia, inevitabilmente, nel suo percorso artistico, un prima e, si spera, un dopo.
Nei suoi ultimi lavori, infatti, da Medea a Operetta Burlesca - ma andando ancora più indietro - si odorava un certo, giustificato forse, odore di compiacimento. Nella consapevolezza dell'uso del mezzo teatrale, della sua sintassi e grammatica, non ultimo uno stile proprio, le messe in scena regalavano eccellenti, leziose, lezioni di stile. Era il marchio Emma Dante, ormai collaudato, ad essere inscenato (e comprato). Con Io, Nessuno e Polifemo la regista si fa ancora attrice e col pretesto delle vicende di Ulisse e del gigante, parla del teatro, dei siciliani, della storia e della memoria, dell'ignoranza e della potenza omicida dell'arte. Concedendo al testo, riscrittura del mito classico, una potenza arcaica nascosta nelle caverne del teatro.
Il teatro deve fare morti dirà l'attrice ricordando Carmelo Bene, cavernoso e oscuro genio del nostro teatro. Quando dialogando con Nessuno e Polifemo, chiederà loro se conoscono Bene, Eduardo, Fo, Testori, Raffaele Viviani, creando un corto circuito, all'interno della memoria. E proprio loro, uomini mitizzati, epici e puntuali nei libri di scuola, radicati quindi nel sub conscio universale, vengono interrogati sui grandi del teatro, che forse vivono immemori nella memoria dei più. Voi - e come se li sfidasse l'attrice - Polifemo e Ulisse, che pensate che vi conoscono tutti, voi, conoscete Carmelo Bene? E tutti gli altri, che pensando al teatro non riuscivano a staccarlo dal dialetto, credendo in un teatro autentico dalla lingua popolare, radicata in consuetudini millenarie, li ricordate? Tu Ulisse, passato alla storia come l'uomo più furbo e puttaniere, sei sicuro di meritarti questo ruolo nelle antologie, tu che confondi Dante Emma con Dante Alighieri?
Sottile il gioco che il dialogo regala. L'ignoranza è messa al confine così come la manipolazione della storia e quindi della memoria. Polifemo è napoletano o siciliano? L'isola dei ciclopi è a Napoli o Acitrezza? Con queste domande non espresse il ritmo si fa più veloce e nella sorpresa di Polifemo di saper parlare siciliano, si scopre, fra le righe, la dicotomia, fra essere e dovere essere, fra chi siamo e ciò che vogliono che siamo. Per questo Polifemo si fa gigante buono e Nessuno provolone contemporaneo, e in questa capovolgimento, la critica al progresso ulisside in favore di una vita vissuta in equilibrio con la natura, simboleggiata dal gigante monoculare.
Io uso il dialetto perché voglio liberare l'attore dalla prigione della dizione, dirà Emma Dante per rispondere alla critica del giornalista Cordelli, che non capendoli non ama i dialetti e dunque critica i suoi spettacoli. Ma il dialetto, in Io, Nessuno e Polifemo si fa metafora, come sempre per la Dante, del diverso da sé, dell'alterità che spaventa, che non si capisce, appunto. Lei stessa dirà a Polifemo: "Sei diverso, quindi fai paura!"
In Io Nessuno e Polifemo è Emma che parla a sé stessa - Io non ha caso è la prima parola del titolo - che medita sul teatro e la sua idea originaria, la stessa che l'ha convinta a sacrificarsi per l'arte e che ora pretende di essere ri-ascoltata. Non si spiegherebbe in altro modo tutta l'azione meta-teatrale, se non in questa ottica. Riappropriarsi cioè, dell'essenza di un teatro killer. In grado di "uccidere", scandagliare, far ribollire le viscere. Incazzare. Esperire.
E' sempre lei che demiurgo artefice e attrice che vive la finzione, una volta finito lo spettacolo, vedrà sparire dietro il primo sipario i suoi personaggi insieme al pubblico, salutando così la finzione che ha generato e, con la chiusura del secondo sipario, il pubblico applaudirà il sottile gioco fra realtà e finzione. E su lo scopo di quest'ultima.
Speriamo allora, al suo prossimo spettacolo, di esperire questi nuovi propositi, di "essere uccisi" insomma. Perché questo il teatro può dare, ed è questo quello che bisogna pretendere dalla scatola nera.
Con Io, Nessuno e Polifemo la poliedrica siciliana torna sul palco. L'attrice-regista, in scena, questa volta, porta sé stessa.
Tratto dall'Intervista impossibile a Polifemo della Dante, all'interno della raccolta Corpo a Corpo edita da Einaudi nel 2008, l'opera – con cui la Dante esordisce ne la direzione artistica del 67° Ciclo Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza - ribalta le convinzioni sullo sbarco di Odisseo nella terra dei Ciclopi (Napoli?). Polifemo qui non è un mostro brutale ma un gigante buono, mentre Odisseo un arrogante prevaricatore. Una sorta di cabaret letterario scritto, diretto e interpretato da Emma Dante, con, sul palco, Carmine Maringola e Salvatore D'Onofrio, tre danzatrici e l'impeto sonoro e centrale di Serena Ganci.
Dopo mPalermu nel 2002, Carnezzeria nel 2003, Mishelle di sant'Oliva nel 2005, Il festino nel 2007, Vita mia nel 2008 e Operetta Burlesca nel 2014 è, fortunatamente, difficile riconoscere i topoi del suo fare teatro. Con Io, nessuno e Polifemo si traccia, inevitabilmente, nel suo percorso artistico, un prima e, si spera, un dopo.
Nei suoi ultimi lavori, infatti, da Medea a Operetta Burlesca - ma andando ancora più indietro - si odorava un certo, giustificato forse, odore di compiacimento. Nella consapevolezza dell'uso del mezzo teatrale, della sua sintassi e grammatica, non ultimo uno stile proprio, le messe in scena regalavano eccellenti, leziose, lezioni di stile. Era il marchio Emma Dante, ormai collaudato, ad essere inscenato (e comprato). Con Io, Nessuno e Polifemo la regista si fa ancora attrice e col pretesto delle vicende di Ulisse e del gigante, parla del teatro, dei siciliani, della storia e della memoria, dell'ignoranza e della potenza omicida dell'arte. Concedendo al testo, riscrittura del mito classico, una potenza arcaica nascosta nelle caverne del teatro.
Il teatro deve fare morti dirà l'attrice ricordando Carmelo Bene, cavernoso e oscuro genio del nostro teatro. Quando dialogando con Nessuno e Polifemo, chiederà loro se conoscono Bene, Eduardo, Fo, Testori, Raffaele Viviani, creando un corto circuito, all'interno della memoria. E proprio loro, uomini mitizzati, epici e puntuali nei libri di scuola, radicati quindi nel sub conscio universale, vengono interrogati sui grandi del teatro, che forse vivono immemori nella memoria dei più. Voi - e come se li sfidasse l'attrice - Polifemo e Ulisse, che pensate che vi conoscono tutti, voi, conoscete Carmelo Bene? E tutti gli altri, che pensando al teatro non riuscivano a staccarlo dal dialetto, credendo in un teatro autentico dalla lingua popolare, radicata in consuetudini millenarie, li ricordate? Tu Ulisse, passato alla storia come l'uomo più furbo e puttaniere, sei sicuro di meritarti questo ruolo nelle antologie, tu che confondi Dante Emma con Dante Alighieri?
Sottile il gioco che il dialogo regala. L'ignoranza è messa al confine così come la manipolazione della storia e quindi della memoria. Polifemo è napoletano o siciliano? L'isola dei ciclopi è a Napoli o Acitrezza? Con queste domande non espresse il ritmo si fa più veloce e nella sorpresa di Polifemo di saper parlare siciliano, si scopre, fra le righe, la dicotomia, fra essere e dovere essere, fra chi siamo e ciò che vogliono che siamo. Per questo Polifemo si fa gigante buono e Nessuno provolone contemporaneo, e in questa capovolgimento, la critica al progresso ulisside in favore di una vita vissuta in equilibrio con la natura, simboleggiata dal gigante monoculare.
Io uso il dialetto perché voglio liberare l'attore dalla prigione della dizione, dirà Emma Dante per rispondere alla critica del giornalista Cordelli, che non capendoli non ama i dialetti e dunque critica i suoi spettacoli. Ma il dialetto, in Io, Nessuno e Polifemo si fa metafora, come sempre per la Dante, del diverso da sé, dell'alterità che spaventa, che non si capisce, appunto. Lei stessa dirà a Polifemo: "Sei diverso, quindi fai paura!"
In Io Nessuno e Polifemo è Emma che parla a sé stessa - Io non ha caso è la prima parola del titolo - che medita sul teatro e la sua idea originaria, la stessa che l'ha convinta a sacrificarsi per l'arte e che ora pretende di essere ri-ascoltata. Non si spiegherebbe in altro modo tutta l'azione meta-teatrale, se non in questa ottica. Riappropriarsi cioè, dell'essenza di un teatro killer. In grado di "uccidere", scandagliare, far ribollire le viscere. Incazzare. Esperire.
E' sempre lei che demiurgo artefice e attrice che vive la finzione, una volta finito lo spettacolo, vedrà sparire dietro il primo sipario i suoi personaggi insieme al pubblico, salutando così la finzione che ha generato e, con la chiusura del secondo sipario, il pubblico applaudirà il sottile gioco fra realtà e finzione. E su lo scopo di quest'ultima.
Speriamo allora, al suo prossimo spettacolo, di esperire questi nuovi propositi, di "essere uccisi" insomma. Perché questo il teatro può dare, ed è questo quello che bisogna pretendere dalla scatola nera.
gb
Teatro Carignano
IO, NESSUNO E POLIFEMO
intervista impossibile
testo e regia Emma Dante
con Emma Dante, Salvatore D'Onofrio, Carmine Maringola, Federica Aloisio, Viola Carinci, Giusi Vicari
musiche eseguite dal vivo da Serena Ganci
costumi Emma Dante
scena Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
coreografie Sandro Maria Campagna
assistente alla regia Daniela Gusmano
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
in collaborazione con 67° Ciclo Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza
www.emmadante.com
IO, NESSUNO E POLIFEMO
intervista impossibile
testo e regia Emma Dante
con Emma Dante, Salvatore D'Onofrio, Carmine Maringola, Federica Aloisio, Viola Carinci, Giusi Vicari
musiche eseguite dal vivo da Serena Ganci
costumi Emma Dante
scena Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
coreografie Sandro Maria Campagna
assistente alla regia Daniela Gusmano
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
in collaborazione con 67° Ciclo Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza
www.emmadante.com