TorinoDanza
Al Regio gli improvvisi di Sasha Waltz
Presentato in collaborazione con RAI – Prix Italia - nell'ambito di Torino incontra Berlino con il sostegno del Goethe-Institut Turin e del Ministero degli Esteri della Repubblica Federale Tedesca - torna in Italia, per TorinoDanza, nei lussuosi spazi del Teatro Regio, uno dei capolavori di Sasha Waltz.
Spesso citata come erede di Pina Bausch per la capacità di indagare nelle pieghe più nascoste dell'animo umano e per la capacità di tradurre questa indagine esistenziale in teatro-danza, Shasa Waltz ci pone sempre di fronte a questioni e temi universali. E in questa nuova edizione del Festival ripropone Impromptus, lavoro del 2004 che fonde la sua esperienza europea con quella americana per dare vita ad uno spettacolo basato sulla struttura della musica classica.
In Impromptus duetti maschili e femminili si muovono lentamente su un piano inclinato creando scambi fluidi di pesi e contrappesi in cui la dimensione verticale e quella orizzontale si incollano in un organismo a cui basta il minimo appoggio delle mani. Il ritmo cambia, una coppia uomo-donna avanza nello spazio con l'intensità e la densità ipnotica delle arti marziali. Gli appoggi si fanno precari a rivelare l'insicurezza, la preoccupazione, la paura, i desideri primari e primitivi intervallati da slanci improvvisi di gioia e tenerezza. Si scopre il lato sensuale della musica di Schubert e l'umorismo flirta con la musica suonata dalla pianista Cristina Marton e la voce della mezzosoprano Judith Simonis.
Se è impossibile negare l'altissima qualità di Impromptus dobbiamo, siuramente ammettere che la messa in scena non era di facile fruizione. Troppi silenzi costellavano lo spettacolo non permettendo al pubblico di entrare dentro l'opera. Non vi era un'effettiva, e strutturata, continuità fra musica e note, e anche quando la danza continuava ad essere, venendo meno la musica, bruscamente si interrompeva la concentrazione del pubblico. Anche perchè il silenzio in natura non e esiste, figuriamoci in un teatro della capienza del Regio, in cui, quando la musica viene meno, lascia spazio non al silenzio, ma per forza di cose, a starnuti, rumorini, sistemazioni varie. Tosse e sospiri. La magia, così e purtroppo viene meno, e l'arte non arriva al Parnaso.
A questo proposito utili possono essere le parole di un raffinatissimo regista torinese. Jury Ferrini, che in occasione della nona edizione di Mito ha riallestito una versione minimal de La Mandragola di Macchiavelli, così scriveva nel suo saggio (all'interno del libretto di sala) Il Teatro è Musica, ponendo proprio l'accento sullanecessità della musica e del suo uso consapevole, non solo in funzione della creazione, ma soprattutto della fruizione dell'opera stessa.
"Il teatro è musica. Ho sempre ritenuto vero questo assunto perché il teatro è il luogo nel quale le parole pronunciate, agite e cantate dagli interpreti evocano l'immaginazione del pubblico, la stimolano a una creatività simultanea con ciò che accade in scena.
Occorre che gli spettatori si lascino trascinare verso altri mondi dalla loro stessa capacità di immaginazione. E non vanno disturbati in questo incantevole e delicato processo creativo: un vero atto artistico parallelo. Per questo la Musica è un linguaggio universale; per questo ritengo che il Teatro debba inchinarsi e trarre la sua ispirazione – pur nella concretezza e nella differenza di linguaggio – dall'universo evocativo e sconfinato della Musica. Gli spettatori si rispecchiano nell'umanità di chi agisce sul palcoscenico e rispecchiano a loro volta la propria umanità, diventano con il palcoscenico un organismo unico".
Spesso citata come erede di Pina Bausch per la capacità di indagare nelle pieghe più nascoste dell'animo umano e per la capacità di tradurre questa indagine esistenziale in teatro-danza, Shasa Waltz ci pone sempre di fronte a questioni e temi universali. E in questa nuova edizione del Festival ripropone Impromptus, lavoro del 2004 che fonde la sua esperienza europea con quella americana per dare vita ad uno spettacolo basato sulla struttura della musica classica.
In Impromptus duetti maschili e femminili si muovono lentamente su un piano inclinato creando scambi fluidi di pesi e contrappesi in cui la dimensione verticale e quella orizzontale si incollano in un organismo a cui basta il minimo appoggio delle mani. Il ritmo cambia, una coppia uomo-donna avanza nello spazio con l'intensità e la densità ipnotica delle arti marziali. Gli appoggi si fanno precari a rivelare l'insicurezza, la preoccupazione, la paura, i desideri primari e primitivi intervallati da slanci improvvisi di gioia e tenerezza. Si scopre il lato sensuale della musica di Schubert e l'umorismo flirta con la musica suonata dalla pianista Cristina Marton e la voce della mezzosoprano Judith Simonis.
Se è impossibile negare l'altissima qualità di Impromptus dobbiamo, siuramente ammettere che la messa in scena non era di facile fruizione. Troppi silenzi costellavano lo spettacolo non permettendo al pubblico di entrare dentro l'opera. Non vi era un'effettiva, e strutturata, continuità fra musica e note, e anche quando la danza continuava ad essere, venendo meno la musica, bruscamente si interrompeva la concentrazione del pubblico. Anche perchè il silenzio in natura non e esiste, figuriamoci in un teatro della capienza del Regio, in cui, quando la musica viene meno, lascia spazio non al silenzio, ma per forza di cose, a starnuti, rumorini, sistemazioni varie. Tosse e sospiri. La magia, così e purtroppo viene meno, e l'arte non arriva al Parnaso.
A questo proposito utili possono essere le parole di un raffinatissimo regista torinese. Jury Ferrini, che in occasione della nona edizione di Mito ha riallestito una versione minimal de La Mandragola di Macchiavelli, così scriveva nel suo saggio (all'interno del libretto di sala) Il Teatro è Musica, ponendo proprio l'accento sullanecessità della musica e del suo uso consapevole, non solo in funzione della creazione, ma soprattutto della fruizione dell'opera stessa.
"Il teatro è musica. Ho sempre ritenuto vero questo assunto perché il teatro è il luogo nel quale le parole pronunciate, agite e cantate dagli interpreti evocano l'immaginazione del pubblico, la stimolano a una creatività simultanea con ciò che accade in scena.
Occorre che gli spettatori si lascino trascinare verso altri mondi dalla loro stessa capacità di immaginazione. E non vanno disturbati in questo incantevole e delicato processo creativo: un vero atto artistico parallelo. Per questo la Musica è un linguaggio universale; per questo ritengo che il Teatro debba inchinarsi e trarre la sua ispirazione – pur nella concretezza e nella differenza di linguaggio – dall'universo evocativo e sconfinato della Musica. Gli spettatori si rispecchiano nell'umanità di chi agisce sul palcoscenico e rispecchiano a loro volta la propria umanità, diventano con il palcoscenico un organismo unico".
gb
TorinoDanza
Teatro Regio di Torino
IMPROMPTUS
di Sasha Waltz
www.sashawaltz.de
Teatro Regio di Torino
IMPROMPTUS
di Sasha Waltz
www.sashawaltz.de