La tragedia rivive alla Cavallerizza
Tornano negli spazi della Cavallerizza Reale Di Torino gli allestimenti a metà fra antico e contemporaneo de la Compagnia Piccolo Teatro d'Arte. Questa volta nella Manica Corta per presentare la versione Fabbrianesi del PaO Processo a Oreste - Vecchie e nuove generazioni a confronto. Il 24 e 25 la tragedia eschilea rivive attraverso l'occhio di Pasolini, facendo del dramma antico un testo attualissimo.
Nell'idea di Fabbrianesi, che legge Eschilo attraverso le riflessioni di Pasolini, il Passato è presentato quasi fosse un personaggio reale che gli attori incontrano e con cui si relazionano con curiosità e diffidenza. Il Confronto, o meglio l'incontro/scontro tra generazioni, diviene simbolo del rito di passaggio che si ripete di generazioni in generazioni e che nella tragedia eschilea si esplicita nel conflitto tra i giovani Atena e Apollo e le antiche Erinni. Le stesse che successivamente diventeranno Eumenidi testimoniando la ritrovata identità delle nuove generazioni, finalmente, in grado di interagire con il Passato con ‘calma oggettiva'.
Aldilà del testo la messa in scena diviene il pretesto - come spiega Fabbrianesi - per una ricerca sul territorio di confine tra le tecniche attoriali delineate dalle principali scuole del ‘900, e i meccanismi rituali che caratterizzarono la nascita della tragedia. Infatti, continua, in scena l'attore e il personaggio, si fondono in un rito spettacolo che coinvolge entrambi. E c'è anche un altro confine che è quello tra teatro e musica, per il quale la tragedia classica offre evidenti spunti. E' la formula vincente del teatro nel teatro, ovvero la rappresentazione della vita reale nella simulazione sulla scena. Un modo per esorcizzare gli istinti ancestrali e le pressioni delle aspettative dei padri sui figli, del vecchio sul nuovo, del passato sul futuro.
In scena, tutto questo diviene un Caos dionisiaco amplificato dalla versione contemporanea del ditirambo nelle versione dei Weteonton Didjeridoo Ensemble. Lui è il Dio che aleggia con la sua follia ponderata sull'intera vicenda e a lui sono dedicate le rappresentazioni delle dionisiache di primavera della scena centrale e del finale. Ricercate nella lettura filologica di abiti e movenze, solo quelle due scene rendono l'idea emozionale del rito di passaggio, ovvero la sublimazione inconsapevole di emozioni forti che transitano e si trasformano. Perché è nella perdita di sé che le nuove generazioni possono ri-trovarsi nuovamente e conciliarsi con la storia, il loro passato.
Bello l'allestimento, curato ed essenziale, perché protagonista è la voce che sorda o gridata ha lei sola il potere di far mutar spirito nell'animo di chi ascolta. A volte sotto tono come nel caso della prima scena, esplode nel coro delle scene d'insieme in cui spiccano i giovani allievi dell'Accademia. Anche qui generazioni che coabitano e si confrontano per una versione non del tutto scevra dalla pesantezza delle tragedie antiche.
Nell'idea di Fabbrianesi, che legge Eschilo attraverso le riflessioni di Pasolini, il Passato è presentato quasi fosse un personaggio reale che gli attori incontrano e con cui si relazionano con curiosità e diffidenza. Il Confronto, o meglio l'incontro/scontro tra generazioni, diviene simbolo del rito di passaggio che si ripete di generazioni in generazioni e che nella tragedia eschilea si esplicita nel conflitto tra i giovani Atena e Apollo e le antiche Erinni. Le stesse che successivamente diventeranno Eumenidi testimoniando la ritrovata identità delle nuove generazioni, finalmente, in grado di interagire con il Passato con ‘calma oggettiva'.
Aldilà del testo la messa in scena diviene il pretesto - come spiega Fabbrianesi - per una ricerca sul territorio di confine tra le tecniche attoriali delineate dalle principali scuole del ‘900, e i meccanismi rituali che caratterizzarono la nascita della tragedia. Infatti, continua, in scena l'attore e il personaggio, si fondono in un rito spettacolo che coinvolge entrambi. E c'è anche un altro confine che è quello tra teatro e musica, per il quale la tragedia classica offre evidenti spunti. E' la formula vincente del teatro nel teatro, ovvero la rappresentazione della vita reale nella simulazione sulla scena. Un modo per esorcizzare gli istinti ancestrali e le pressioni delle aspettative dei padri sui figli, del vecchio sul nuovo, del passato sul futuro.
In scena, tutto questo diviene un Caos dionisiaco amplificato dalla versione contemporanea del ditirambo nelle versione dei Weteonton Didjeridoo Ensemble. Lui è il Dio che aleggia con la sua follia ponderata sull'intera vicenda e a lui sono dedicate le rappresentazioni delle dionisiache di primavera della scena centrale e del finale. Ricercate nella lettura filologica di abiti e movenze, solo quelle due scene rendono l'idea emozionale del rito di passaggio, ovvero la sublimazione inconsapevole di emozioni forti che transitano e si trasformano. Perché è nella perdita di sé che le nuove generazioni possono ri-trovarsi nuovamente e conciliarsi con la storia, il loro passato.
Bello l'allestimento, curato ed essenziale, perché protagonista è la voce che sorda o gridata ha lei sola il potere di far mutar spirito nell'animo di chi ascolta. A volte sotto tono come nel caso della prima scena, esplode nel coro delle scene d'insieme in cui spiccano i giovani allievi dell'Accademia. Anche qui generazioni che coabitano e si confrontano per una versione non del tutto scevra dalla pesantezza delle tragedie antiche.
gb
IL PICCOLO TEATRO D'ARTE
PaO Processo a Oreste - Vecchie e nuove generazioni a confronto
liberamente ispirato a Eschilo e Pasolini
Cavallerizza Reale – Manica Corta, Torino
adattamento e regia Claudio Ottavi Fabbrianesi
musiche esguite dal vivo
Weetonton Didjeridoo Ensemble
con: Christian Burruano, Federica Valenti, Rossana Peraccio, Giulia Rigobello, Raimondo Livolsi, Mattia Tedone, Camilla Cochis, e gli allievi dell'Accademia de il Piccolo Teatro d'Arte
Coreografie Gabriella Ottavi Fabbrianesi
Scene e costumi Agostino Porchietto
www.ilpiccoloteatrodarte.org
PaO Processo a Oreste - Vecchie e nuove generazioni a confronto
liberamente ispirato a Eschilo e Pasolini
Cavallerizza Reale – Manica Corta, Torino
adattamento e regia Claudio Ottavi Fabbrianesi
musiche esguite dal vivo
Weetonton Didjeridoo Ensemble
con: Christian Burruano, Federica Valenti, Rossana Peraccio, Giulia Rigobello, Raimondo Livolsi, Mattia Tedone, Camilla Cochis, e gli allievi dell'Accademia de il Piccolo Teatro d'Arte
Coreografie Gabriella Ottavi Fabbrianesi
Scene e costumi Agostino Porchietto
www.ilpiccoloteatrodarte.org