Ri-vediamo Carrà
Alla FondAzione Ferrero di Alba
A quasi vent'anni dall'ultima grande monografica dedicatagli - Carlo Carrà, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, 1994- La Fondazione Ferrero di Alba omaggia uno degli artisti piemontesi più conosciuti, Carlo Carrà (Quargnento [Alessandria], 1881 – Milano, 1966). In collaborazione con la Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi di Firenze e con la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte, Carrà torna in patria con una antologica che concede al pubblico una lettura completa della sua opera. Ad Alba (CN), alla Fondazione Ferrero, fino al 27 gennaio.
Opere delle collezioni private milanesi, romane, londinesi e fiorentine, insieme a quelle provenienti dalle più importanti istituzioni pubbliche nazionali e internazionali, formano il percorso espositivo con più di 70 opere di altissima qualità e disposte in ordine cronologico.
Un progetto imponente che intende rileggere l'intero percorso artistico di Carrà testimoniandone ogni sua fase: dalle prime prove "divisioniste", ai capolavori del Futurismo, l'"antigrazioso", la Metafisica, il "Realismo mitico" e i paesaggi a partire dagli anni Venti. Le composizioni monumentali di figura degli anni Trenta e una selezione di nature morte così da arrivare fino agli ultimi anni della sua, meditativa e forse noiosa, attività.
Gli spazi della Fondazione sono immensi e ben possono ospitare una monografica come questa di Carrà. Al suo interno tutto il mondo dell'artista si palesa e fra opere, didascalie e un video didattico, tutto è spiegato. Perchè Carrà è artista storicizzato, studiato. La sua vita ha toccato i grandi movimenti che diedero vita all'arte contemporanea, che in quegl'anni germogliava e fremeva nelle parole e nelle ricerche delle avanguardie storiche. Lui le ha sperimentate tutte una volta conosciuti i padri delle correnti citate in precedenza. E dalla mostra questo si evince, così come si evince dalle opere che Carrà non è tanto uno dei grandi autori del Novecento, quanto un grande curioso, che si confrontava con qualsiasi tecnica e stile. E questo non ha prodotto dei capolavori all'interno del suo "book" ma delle ottime prove di stile o in stile.
Certo, talune colpiscono, ma solo nella misura in cui sono ricordo e consapevolezza di qualcos'altro. Per questo e per buona parte della mostra si ha la sensazione di assistere ad una lezione visiva di storia dell'arte o meglio di come l'artista l'ha interpretata. E nell'interpretazione l'assenza totale di creazione.
Una mostra totale e ben fatta. Talmente alta che pone degli interrogativi negli occhi di chi guarda. Certo, lo sguardo non deve essere contemplativo e passivo, ma deve chiedere alle opere così come al suo autore. Guardato con gli occhi di oggi, Carrà appare un artista in cerca della sua musa; che l'abbia trovata non resta a noi dirlo, tuttavia è certo che, una volta finita la ricerca, è passato, nella sua ultima fase, ad essere un paesaggista che padroneggia la tecnica.
Riflessivo e meditativo, quello appare il suo personalissimo linguaggio fuori da qualsiasi influenza.
Fondazione Ferrero, Alba
Carlo Carrà 1881-1966
Opere delle collezioni private milanesi, romane, londinesi e fiorentine, insieme a quelle provenienti dalle più importanti istituzioni pubbliche nazionali e internazionali, formano il percorso espositivo con più di 70 opere di altissima qualità e disposte in ordine cronologico.
Un progetto imponente che intende rileggere l'intero percorso artistico di Carrà testimoniandone ogni sua fase: dalle prime prove "divisioniste", ai capolavori del Futurismo, l'"antigrazioso", la Metafisica, il "Realismo mitico" e i paesaggi a partire dagli anni Venti. Le composizioni monumentali di figura degli anni Trenta e una selezione di nature morte così da arrivare fino agli ultimi anni della sua, meditativa e forse noiosa, attività.
Gli spazi della Fondazione sono immensi e ben possono ospitare una monografica come questa di Carrà. Al suo interno tutto il mondo dell'artista si palesa e fra opere, didascalie e un video didattico, tutto è spiegato. Perchè Carrà è artista storicizzato, studiato. La sua vita ha toccato i grandi movimenti che diedero vita all'arte contemporanea, che in quegl'anni germogliava e fremeva nelle parole e nelle ricerche delle avanguardie storiche. Lui le ha sperimentate tutte una volta conosciuti i padri delle correnti citate in precedenza. E dalla mostra questo si evince, così come si evince dalle opere che Carrà non è tanto uno dei grandi autori del Novecento, quanto un grande curioso, che si confrontava con qualsiasi tecnica e stile. E questo non ha prodotto dei capolavori all'interno del suo "book" ma delle ottime prove di stile o in stile.
Certo, talune colpiscono, ma solo nella misura in cui sono ricordo e consapevolezza di qualcos'altro. Per questo e per buona parte della mostra si ha la sensazione di assistere ad una lezione visiva di storia dell'arte o meglio di come l'artista l'ha interpretata. E nell'interpretazione l'assenza totale di creazione.
Una mostra totale e ben fatta. Talmente alta che pone degli interrogativi negli occhi di chi guarda. Certo, lo sguardo non deve essere contemplativo e passivo, ma deve chiedere alle opere così come al suo autore. Guardato con gli occhi di oggi, Carrà appare un artista in cerca della sua musa; che l'abbia trovata non resta a noi dirlo, tuttavia è certo che, una volta finita la ricerca, è passato, nella sua ultima fase, ad essere un paesaggista che padroneggia la tecnica.
Riflessivo e meditativo, quello appare il suo personalissimo linguaggio fuori da qualsiasi influenza.
Fondazione Ferrero, Alba
Carlo Carrà 1881-1966
www.fondazioneferrero.it