Mafia e Dio per La ballata delle Balate
Al Gobetti litanie contemporanee
Allievo di Mimmo Cuticchio, dal 1996 Pirotta conduce una ricerca sulle tradizioni popolari, innestando nelle pratiche arcaiche il teatro di sperimentazione. Matrimonio felice che nel 2004 gli è valso il premio "E.T.I." del teatro per il testo Malaluna e nel 2005 il premio dell'Associazione Nazionale Critici di Teatro per "U Ciclopu" quale migliore spettacolo dell'anno. Visto il successo ottenuto, un anno dopo, nel 2006, fonda "Esperidio", la sua compagnia teatrale esordendo con "La ballata delle Balate".
Figlio egli stessi anni è il documentario La mafia è Bianca che racconta della gestione della sanità da parte della Regione Siciliana e in cui vengono analizzati il ruolo del boss mafioso Bernardo Provenzano e il modo con cui quest'ultimo ha cambiato l'organizzazione mafiosa. A questo si associano, idealmente, le serie televisive contemporanee de I Soprano e Boardwalk Empire - L'impero del crimine, figlie al loro volta delle fortunatissime pellicole dei primi del Novecento come Nemico Pubblico, Scarface e Piccolo Cesare e di film della seconda metà del secolo come Il Padrino e Quei bravi ragazzi.
Esiste insomma tutta una tradizione che cerca di investigare i fittissimi rapporti fra mafia e stato e l'incoerente liaison amorosa fra i capi di cosa nostra e Dio. Il podio consta di tre vincitori: Diu, a mafia e a famigghia. Ma come può leggersi il precetto di Gesù "ama il tuo nemico" e subito dopo essere mandanti di un omicidio? ci chiediamo insieme al regista-attore. Che il loro Dio sia il Signore degli Eserciti dell'Antico Testamento piuttosto che il Dio d'amore e compassione del Nuovo? E pure nei covi dei latitanti, da Aglieri a Provenzano sono sempre stati trovati bibbie e altarini, immagini di santi, "pizzini" in cui si citano passi dei vangeli.
Un Uomo con la corona di spine e il rosario in mano prega il Dio di tutti e di nessuno. Una cantilena che si fa preghiera, confessione in cui non si cercano le proprie colpe ma le si imputano agli altri. "Ma stu babbu non sapia chi avia mugghieri e figghi"? si sente dire al mafioso di turno, sottolineando così come la mafia non colpisca per diletto ma per onore. Trasgredisci e io ti uccido. Io come Dio, decido della tua vita e della tua morte. Io non sono sottoposto al dio di tutti ma io stesso divento Dio e dunque creatore del mio mondo. E il mio Dio non mi giudica, perché con lui condivido il bene e il male e io solo, sono il portavoce dei miei valori.
Ecco Perotta "ni cunta na storia" fatta di sangue e vita, cadenzata dal ritmo del tamburo e dalle suggestioni sonore di Giovanni Parrinello. Una danza consapevole di morte, che trapela la paura della stessa, senza mai cedere, però, nello sconforto. E' la storia di un uomo che vive nel contingente, in un contesto così aggrovigliato da non poterne più uscire, tanto è fitto il sistema di conoscenze e dipendenze che dalle periferie muove verso il centro. Tutti, i politici, i primari o meglio sarebbe dire la classe dirigente, tutta è passata da me, ci informa il protagonista. Lo stato sono Io, non il suo prodotto. Tutto da me dipende e tutto io faccio muovere. Sì, sono un fantasma che aleggia invisibile sulla testa di tutti, ma come Dio vedo e sento ogni cosa.
Una presenza scenica ottima, che prende spunto dalla tradizione dei "cuntisti" siciliani per creare un testo sonoro. Litanie contemporanee che padroneggiando tutte le nouances tonali, fanno del suo teatro di voce il vero protagonista.
Figlio egli stessi anni è il documentario La mafia è Bianca che racconta della gestione della sanità da parte della Regione Siciliana e in cui vengono analizzati il ruolo del boss mafioso Bernardo Provenzano e il modo con cui quest'ultimo ha cambiato l'organizzazione mafiosa. A questo si associano, idealmente, le serie televisive contemporanee de I Soprano e Boardwalk Empire - L'impero del crimine, figlie al loro volta delle fortunatissime pellicole dei primi del Novecento come Nemico Pubblico, Scarface e Piccolo Cesare e di film della seconda metà del secolo come Il Padrino e Quei bravi ragazzi.
Esiste insomma tutta una tradizione che cerca di investigare i fittissimi rapporti fra mafia e stato e l'incoerente liaison amorosa fra i capi di cosa nostra e Dio. Il podio consta di tre vincitori: Diu, a mafia e a famigghia. Ma come può leggersi il precetto di Gesù "ama il tuo nemico" e subito dopo essere mandanti di un omicidio? ci chiediamo insieme al regista-attore. Che il loro Dio sia il Signore degli Eserciti dell'Antico Testamento piuttosto che il Dio d'amore e compassione del Nuovo? E pure nei covi dei latitanti, da Aglieri a Provenzano sono sempre stati trovati bibbie e altarini, immagini di santi, "pizzini" in cui si citano passi dei vangeli.
Un Uomo con la corona di spine e il rosario in mano prega il Dio di tutti e di nessuno. Una cantilena che si fa preghiera, confessione in cui non si cercano le proprie colpe ma le si imputano agli altri. "Ma stu babbu non sapia chi avia mugghieri e figghi"? si sente dire al mafioso di turno, sottolineando così come la mafia non colpisca per diletto ma per onore. Trasgredisci e io ti uccido. Io come Dio, decido della tua vita e della tua morte. Io non sono sottoposto al dio di tutti ma io stesso divento Dio e dunque creatore del mio mondo. E il mio Dio non mi giudica, perché con lui condivido il bene e il male e io solo, sono il portavoce dei miei valori.
Ecco Perotta "ni cunta na storia" fatta di sangue e vita, cadenzata dal ritmo del tamburo e dalle suggestioni sonore di Giovanni Parrinello. Una danza consapevole di morte, che trapela la paura della stessa, senza mai cedere, però, nello sconforto. E' la storia di un uomo che vive nel contingente, in un contesto così aggrovigliato da non poterne più uscire, tanto è fitto il sistema di conoscenze e dipendenze che dalle periferie muove verso il centro. Tutti, i politici, i primari o meglio sarebbe dire la classe dirigente, tutta è passata da me, ci informa il protagonista. Lo stato sono Io, non il suo prodotto. Tutto da me dipende e tutto io faccio muovere. Sì, sono un fantasma che aleggia invisibile sulla testa di tutti, ma come Dio vedo e sento ogni cosa.
Una presenza scenica ottima, che prende spunto dalla tradizione dei "cuntisti" siciliani per creare un testo sonoro. Litanie contemporanee che padroneggiando tutte le nouances tonali, fanno del suo teatro di voce il vero protagonista.
Gb
TEATRO GOBETTI
La ballata delle balate
scritto, interpretato e diretto da Vincenzo Pirrotta
musiche originali eseguite
dal vivo Giovanni Parrinello
luci e suono Marilisa Busà
Esperidio Associazione culturale / Palermo Teatro Festival
www.vincenzopirrotta.it
La ballata delle balate
scritto, interpretato e diretto da Vincenzo Pirrotta
musiche originali eseguite
dal vivo Giovanni Parrinello
luci e suono Marilisa Busà
Esperidio Associazione culturale / Palermo Teatro Festival
www.vincenzopirrotta.it