L'Età dell'oro
Quando il teatro è terapia
Continuano gli appuntamenti alle Officine Caos che per Context#3 - community theatre propone il nuovo allestimento di Stalker Teatro de L'Età dell'Oro di Gabriele Boccaccini.
Secondo episodio di un laboratorio che nel 2013 ha avuto come partecipanti non professionisti, quest'anno vede come interlocutori privilegiati persone legate al disagio mentale. Il fine resta il medesimo: il teatro e la arti performative come occasioni d'incontro e di partecipazione. Di elaborazione di forme espressive corrispondenti al vissuto, reale e immaginario, delle persone coinvolte nella creazione e nella fruizione. Un percorso di esperienze, impegno e sperimentazione, in cui l'arte non è mai fine, ma strumento per intervenire e modificare l'ambiente, creando momenti di aggregazione non discriminanti, favorendo reti di prossimità tra persone che vivono e lavorano sul territorio attraverso un'occasione concreta di cittadinanza attiva.
Progetto realizzato nell'ambito delle iniziative per il decennale de Il Bandolo promosse dalla Compagnia di San Paolo e in collaborazione con le ASL di Torino, L'Età dell'oro è il frutto di un laboratorio di circa tre mesi con oltre cinquanta partecipanti tra abitanti del quartiere Le Vallette, studenti universitari, pazienti, ospiti ed operatori di diverse comunità.
Il riferimento ad una mitica età dell'oro, soprattutto nei momenti di crisi economica e sociale, ritorna più volte nella storia, ed è parte integrante della mentalità collettiva popolare a cui Stalker Teatro ha fatto riferimento giocando col nostro contemporaneo. Un intreccio colorato e giocoso di miti popolari e vicissitudini contemporanee, ove le leggere presenze sceniche, talvolta grottesche e surreali, si fondono con un testo ora tenero e poetico, ora scientifico e politico, verso l'epilogo dell'arca salvifica e della pioggia purificatrice - reale sulla scena.
Chi è il pazzo? Un attore che imita un pazzo o un pazzo che fa l'attore? O forse pazzi siamo noi tutti come ci insegna Pirandello? La cosa certa è che l'arte, e quindi il teatro, ha a che fare con la creatività, quella magia che si crea inconsapevolmente e che in tutti provoca adrenalina, gioia, soddisfazione. Cosa diversa accade in un laboratorio in cui le persone si sommano alle esperienze, e lo scambio si fa empatia e la relazione, condivisione. Ecco cosa avviene al laboratorio di Boccaccini, soprattutto in questa edizione. Si separano i confini fra norma e patologia, fra un "dentro" e un "fuori" e questo limite è superabile attraverso il rito del teatro, per mezzo del potere salvifico dell'arte. Qui ci si commuove per l'alta importanza data al teatro, e L'Età dell'oro si fa terapia e il gioco del fare teatro medicina con cui evadere paure e nevrosi. L'antidoto ad una quotidianità fatta di routine in cui sognare, immaginando, può far sperare in una nuova età dell'oro.
Ma L'Età dell'oro non è solo un'operazione sociale, è anche uno spettacolo ben fatto in cui gli attori si mischiano ai pazienti con un equilibrio difficile da scandagliare. Quattro gambe buono, due gambe cattivo - citazione da La fattoria degli animali di George Orwell – è il motto con cui l'arca immaginata da Boccaccini inizia il suo viaggio. Aforismi, poesie, citazioni, speranze compongono il testo che vede nell'uomo il peggior nemico di sé stesso e nell'animale l'essere vivente cui aspirare per migliorasi. Occorre dunque intraprendere, con loro, il viaggio, gettare via le cose cattive e lasciare il buono. Brindare ad un futuro migliore in cui un nuovo umanesimo vedrà, ancora una volta, l'uomo al centro con le sue istanze, e non la macchina fredda di un progresso elettrificato.
Secondo episodio di un laboratorio che nel 2013 ha avuto come partecipanti non professionisti, quest'anno vede come interlocutori privilegiati persone legate al disagio mentale. Il fine resta il medesimo: il teatro e la arti performative come occasioni d'incontro e di partecipazione. Di elaborazione di forme espressive corrispondenti al vissuto, reale e immaginario, delle persone coinvolte nella creazione e nella fruizione. Un percorso di esperienze, impegno e sperimentazione, in cui l'arte non è mai fine, ma strumento per intervenire e modificare l'ambiente, creando momenti di aggregazione non discriminanti, favorendo reti di prossimità tra persone che vivono e lavorano sul territorio attraverso un'occasione concreta di cittadinanza attiva.
Progetto realizzato nell'ambito delle iniziative per il decennale de Il Bandolo promosse dalla Compagnia di San Paolo e in collaborazione con le ASL di Torino, L'Età dell'oro è il frutto di un laboratorio di circa tre mesi con oltre cinquanta partecipanti tra abitanti del quartiere Le Vallette, studenti universitari, pazienti, ospiti ed operatori di diverse comunità.
Il riferimento ad una mitica età dell'oro, soprattutto nei momenti di crisi economica e sociale, ritorna più volte nella storia, ed è parte integrante della mentalità collettiva popolare a cui Stalker Teatro ha fatto riferimento giocando col nostro contemporaneo. Un intreccio colorato e giocoso di miti popolari e vicissitudini contemporanee, ove le leggere presenze sceniche, talvolta grottesche e surreali, si fondono con un testo ora tenero e poetico, ora scientifico e politico, verso l'epilogo dell'arca salvifica e della pioggia purificatrice - reale sulla scena.
Chi è il pazzo? Un attore che imita un pazzo o un pazzo che fa l'attore? O forse pazzi siamo noi tutti come ci insegna Pirandello? La cosa certa è che l'arte, e quindi il teatro, ha a che fare con la creatività, quella magia che si crea inconsapevolmente e che in tutti provoca adrenalina, gioia, soddisfazione. Cosa diversa accade in un laboratorio in cui le persone si sommano alle esperienze, e lo scambio si fa empatia e la relazione, condivisione. Ecco cosa avviene al laboratorio di Boccaccini, soprattutto in questa edizione. Si separano i confini fra norma e patologia, fra un "dentro" e un "fuori" e questo limite è superabile attraverso il rito del teatro, per mezzo del potere salvifico dell'arte. Qui ci si commuove per l'alta importanza data al teatro, e L'Età dell'oro si fa terapia e il gioco del fare teatro medicina con cui evadere paure e nevrosi. L'antidoto ad una quotidianità fatta di routine in cui sognare, immaginando, può far sperare in una nuova età dell'oro.
Ma L'Età dell'oro non è solo un'operazione sociale, è anche uno spettacolo ben fatto in cui gli attori si mischiano ai pazienti con un equilibrio difficile da scandagliare. Quattro gambe buono, due gambe cattivo - citazione da La fattoria degli animali di George Orwell – è il motto con cui l'arca immaginata da Boccaccini inizia il suo viaggio. Aforismi, poesie, citazioni, speranze compongono il testo che vede nell'uomo il peggior nemico di sé stesso e nell'animale l'essere vivente cui aspirare per migliorasi. Occorre dunque intraprendere, con loro, il viaggio, gettare via le cose cattive e lasciare il buono. Brindare ad un futuro migliore in cui un nuovo umanesimo vedrà, ancora una volta, l'uomo al centro con le sue istanze, e non la macchina fredda di un progresso elettrificato.
gb
Stalker Teatro
L'ETA' DELL'ORO
Progetto e Regia: Gabriele Boccacini;
Performer di Stalker Teatro: Adriana Rinaldi, Dario Prazzoli, Gigi Piana, Stefano Bosco, Maura Dessì, Tony d'Agruma, Elisa Boccaccini;
Insieme ai partecipanti al laboratorio;
Luci e suono: Michele Di Rocco;
Musiche originali: Riccardo Ruggeri.
www.stalkerteatro.net
L'ETA' DELL'ORO
Progetto e Regia: Gabriele Boccacini;
Performer di Stalker Teatro: Adriana Rinaldi, Dario Prazzoli, Gigi Piana, Stefano Bosco, Maura Dessì, Tony d'Agruma, Elisa Boccaccini;
Insieme ai partecipanti al laboratorio;
Luci e suono: Michele Di Rocco;
Musiche originali: Riccardo Ruggeri.
www.stalkerteatro.net