Concerto malinComico
roba minima s'intend
Il Teatro Ringhiera ripropone parole e musica con questo nuovo spettacolo di e con Stefano Orlandi. Uno spettacolo tutto al maschile che appare come un tributo al cantante milanese Enzo Jannacci: suoi sono i soggetti e le canzoni alternate da contaminazioni letterarie da testi di autori milanesi che ne accrescono l'impatto teatrale. Si va da Beppe Viola, giornalista sportivo e ironico scrittore, grande amico di Jannacci, con il quale ha composto oltre a diverse canzoni anche la sceneggiatura del film di Monicelli "Romanzo popolare", passando per Walter Valdi uno dei capostipite del cabaret milanese, arrivando fino a Franco Loi, un genovese approdato da bambino a Milano di cui oggi ne è forse il più autorevole poeta dialettale.
Esattamente quando il primo spettatore ha la possibilità di entrare e prendere posto, ecco che lo spettacolo ha inizio: un proiettore trasmette 'Romanzo popolare' e noi insieme agli attori entreremo in un cinema e ne condivideremo la visione. Infatti i quattro appaiono seduti di spalle e si vedono commentare ridendo scene del film, cosi come in un pomeriggio fra amici. Con la fine della proiezione, dal cinema si passa al teatro. Ognuno va a ricoprire un ruolo: Massimo Betti impugnerà la chitarra, Loris Facchin indosserà la fisarmonica, Stefano Fascioli si sistemerà a destra suonando il suo contrabbasso. Non ultimo il protagonista, cantante, attore, trasformista Stefano si muoverà tra una coreografia composta da reticelle metalliche poste in forma geometrica attorno al palco e attorno ai quattro stessi. Anche qui la musica gioca con le parole cosi come la recitazione si sposa con il potere evocativo proprio del suono.
Le canzoni sono quelle del cantautore milanese e della Milano che ha raccontato nelle canzoni fin dagli anni '60. La Milano dei quartieri con i suoi mille personaggi stravaganti e surreali: il "palo della banda dell'Ortica", quello che andava a Rogoredo a "cercare i sò danée", le balere di periferia dove c'è sempre chi "per un basin" avrebbe dato la vita intera. I sogni e le miserie di chi sta ai margini di una società che corre troppo veloce, incurante degli ultimi. Il boom economico con le sue contraddizioni, con "Vincenzina" che vuol bene alla fabbrica, quello che "prendeva il treno per non essere da meno" e chi davanti a un documento di residenza "gli viene in mente tutta l'infanzia". C'è chi sogna il Messico perché "tutto si può inventare" e chi insegue una storia d'amore: "roba minima, s'intend, roba de barbun", e poi c'è chi nonostante tutto ride, e ride di gusto perché " sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, al ricco e al cardinale".
Un perfetto misto di arti che si intrecciano sembra essere il messaggio ben riuscito del Teatro ringhiera. Un concertato che non evita di unire i gusti di un ampio pubblico, il quale in occasione della prima non ha esitato a prendere parte attiva con battute, intrusioni, battiti di mani non ostacolando per nulla la resa teatrale e lo svolgersi dello spettacolo. Anzi, probabilmente ne ha accresciuto l'effetto: la storia di un milanese che racconta i milanesi ai milanesi stessi. Un vero e proprio caciarone si viene a creare quando alla fine della messa in scena il pubblico applaudendo chiede e richiede il bis.
Stefano padroneggiando una forte e ancorata tecnica, quasi mimetica, sembra gradire questo scambio fra pubblico e attore, alimentando con grande sensibilità vocale la partecipazione del pubblico. In questo gioco la musica svolge un ruolo comprimario attraverso la prontezza dei musicisti oramai affermati nel loro essere padroni dei vari stili musicali, non mancano di partecipare anche se con poche battute alla resa dello spettacolo.
E mentre il concerto volge al termine l'invito di Stefano: vi invitiamo ad invitare due amici così per domenica riusciremo ad essere pieni. Un invito che non si puà condividere...
Esattamente quando il primo spettatore ha la possibilità di entrare e prendere posto, ecco che lo spettacolo ha inizio: un proiettore trasmette 'Romanzo popolare' e noi insieme agli attori entreremo in un cinema e ne condivideremo la visione. Infatti i quattro appaiono seduti di spalle e si vedono commentare ridendo scene del film, cosi come in un pomeriggio fra amici. Con la fine della proiezione, dal cinema si passa al teatro. Ognuno va a ricoprire un ruolo: Massimo Betti impugnerà la chitarra, Loris Facchin indosserà la fisarmonica, Stefano Fascioli si sistemerà a destra suonando il suo contrabbasso. Non ultimo il protagonista, cantante, attore, trasformista Stefano si muoverà tra una coreografia composta da reticelle metalliche poste in forma geometrica attorno al palco e attorno ai quattro stessi. Anche qui la musica gioca con le parole cosi come la recitazione si sposa con il potere evocativo proprio del suono.
Le canzoni sono quelle del cantautore milanese e della Milano che ha raccontato nelle canzoni fin dagli anni '60. La Milano dei quartieri con i suoi mille personaggi stravaganti e surreali: il "palo della banda dell'Ortica", quello che andava a Rogoredo a "cercare i sò danée", le balere di periferia dove c'è sempre chi "per un basin" avrebbe dato la vita intera. I sogni e le miserie di chi sta ai margini di una società che corre troppo veloce, incurante degli ultimi. Il boom economico con le sue contraddizioni, con "Vincenzina" che vuol bene alla fabbrica, quello che "prendeva il treno per non essere da meno" e chi davanti a un documento di residenza "gli viene in mente tutta l'infanzia". C'è chi sogna il Messico perché "tutto si può inventare" e chi insegue una storia d'amore: "roba minima, s'intend, roba de barbun", e poi c'è chi nonostante tutto ride, e ride di gusto perché " sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re, al ricco e al cardinale".
Un perfetto misto di arti che si intrecciano sembra essere il messaggio ben riuscito del Teatro ringhiera. Un concertato che non evita di unire i gusti di un ampio pubblico, il quale in occasione della prima non ha esitato a prendere parte attiva con battute, intrusioni, battiti di mani non ostacolando per nulla la resa teatrale e lo svolgersi dello spettacolo. Anzi, probabilmente ne ha accresciuto l'effetto: la storia di un milanese che racconta i milanesi ai milanesi stessi. Un vero e proprio caciarone si viene a creare quando alla fine della messa in scena il pubblico applaudendo chiede e richiede il bis.
Stefano padroneggiando una forte e ancorata tecnica, quasi mimetica, sembra gradire questo scambio fra pubblico e attore, alimentando con grande sensibilità vocale la partecipazione del pubblico. In questo gioco la musica svolge un ruolo comprimario attraverso la prontezza dei musicisti oramai affermati nel loro essere padroni dei vari stili musicali, non mancano di partecipare anche se con poche battute alla resa dello spettacolo.
E mentre il concerto volge al termine l'invito di Stefano: vi invitiamo ad invitare due amici così per domenica riusciremo ad essere pieni. Un invito che non si puà condividere...
GB
TEATRO RINGHIERA
ROBA MINIMA, S´INTEND!
Di e con Stefano Orlandi e Massimo Betti (chitarra), Loris Facchin (fisarmonica), Stefano Fascioli (contrabbasso)
regia di Stefano Orlandi
www.atirteatro.it
ROBA MINIMA, S´INTEND!
Di e con Stefano Orlandi e Massimo Betti (chitarra), Loris Facchin (fisarmonica), Stefano Fascioli (contrabbasso)
regia di Stefano Orlandi
www.atirteatro.it