Mauro D'Agati
Si impone come fotografo per le migliori riviste nazionali ed internazionali a partire dal 1998, attraverso un percorso ascensionale che lo porta, solo un anno dopo, a pubblicare il suo primo libro Softly walking, narrando la vita quotidiana di una coppia gay palermitana. Due anni dopo Detenuti, uno sguardo altro e dal di dentro delle carceri italiane. Nel 2005 torna a Palermo e pubblica Vucciria, pretesto per raccontare dell'abbandono del mercato arabo di Palermo; segue nel 2009 Pelermo Unsung e successivamente Alamar e Napule Sho, un trittico sulle periferie del mondo, fino d arrivare al suo ultimo lavoro Less Vegas. Lui è Mauro D'Agati, classe 1968, siciliano di Palermo, che proprio alla sua capitale dedica parte dei suoi lavori. All'insieme di culture, di odori e di colori che si allineano gli uni su gli altri pacificamente.
A tutti quei contrasti sociali politici ed economici che fermati in uno scatto diventano un'opera d'arte. Palermo rappresenta il mondo nell'occhio di D'Agati, ed è con questo sguardo che lui viaggia e vede fuori dalla sua isola, si allontana per riscoprire una Palermo a Napoli, nell'Avana forse anche a Las Vegas. Al di là di questo il suo sguardo apparentemente freddo, come può essere quello di un fotografo, nasconde sempre una volontà intima di capire e quindi andare oltre la bella immagine che lui stesso crea. Vittime delle immagine patinate e accattivanti ormai lo sono tutte le società e gli uomini che le compongono, ma andare al di là, chiedendosi cosa racconta piuttosto che cosa mostra, sembra l'esigenza del nostro fotografo. Infatti sono sempre temi forti quelli scelti, narrati con mano ferma e il cuore in circolo.
D. Le tue foto si situano - anche grazie alla tua formazione da fotoreporter - a metà strada tra un scatto freddo ed obiettivo e una volontà del tutto artistica di rendere piacevole all'occhio anche la più degradante condizione. C'è questa voglia estetizzante insomma, di ricerca pittorica potremmo dire?
R. La ricerca estetica esiste senza dubbio, ma è importante anche il contenuto per me. Non è detto però che dietro condizioni di degrado non ci siano delle belle percezioni, vedi il caso "Alamar". Delle cose semplici ma molto belle esistono anche nelle realtà "degradate".
D. Da Palermo a Napoli, da Las Vegas a Cuba i tuoi ritratti sembrano evidenziare dei tratti comuni a tutte le diverse città che tu hai visitato. Ad esempio i tuoi ultimi scatti riprendono le medesime solitudini, i medesimi scenari periferici, probabilmente anche gli stessi sogni sia ad Alamar sia, pur in maniera diversa, a Napoli. Come a dire la gente è tutta uguale o esiste un "prototipo" del sud di tutte le parti del mondo?
R. Cambiano gli scenari e linguaggi fotografici, ma i contenuti in fondo sono simili un pò ovunque. Storie e vita di gente comune in determinati contesti. Non parlerei tanto di sud del mondo perchè sono sicuro che troverei delle cose simili anche nei paesi nordici.
D. Le foto che compongono Palermo Unsung e Vucciria, oltre a raccontare nello specifico alcune delle realtà palermitane e dunque siciliane, mettono in evidenza il degrado in cui istituzioni nazionali e regionali lasciano siti storici importantissimi, non ultimo le condizioni sociali. L'arte ha il potere di far riflettere la politica? O per la Sicilia la questione è più complicata?
R: Arte e politica non sono molto in sintonia, nel mio caso per niente. Per la Sicilia la cosa è complicatissima, ma è un pò una condizione planetaria. Il politico o i vari enti addetti alla "Cultura" rispondono quasi soltanto a clientele o a logiche di mero interesse, e quasi mai hanno attenzione ai talenti. In ogni caso non sanno nemmeno cosa succede fuori dal loro piccolo mondo e tanto meno incaricano qualcuno di cercare e capire chi e cosa si dovrebbe promuovere al di fuori di logiche politiche e commerciali. L'arte (in particolare la fotografia) non ha nessun potere sulla politica. Per fortuna arricchisce lo spirito e la vita di pochi.
D. Dal 1996, quando hai iniziato la tua carriera da fotografo professionale tanta acqua è passata sotto i ponti. Hai collaborato con le migliori riviste internazionali, pubblicato libri, girato il mondo. Cosa ti attrae ancora, cosa ti spinge o ti spingerà ancora a fotografare?
R. Ho iniziato a pubblicare nel 1998. Ho lavorato abbastanza fino a poco tempo fa. Adesso c'è una crisi evidente dell'editoria e il lavoro tende sempre a diminuire. I giornali non producono quasi più niente. E comprano sempre meno. Io ho sempre entusiasmo per la fotografia e adesso mi dedico quasi esclusivamente ai miei progetti. La passione mi spingerà ancora a fotografare, ma specialmente il fatto che esiste il mio editore tedesco per cui ho una grande ammirazione. Dovrei sfruttare questi ultimi anni al meglio. Da "vecchi" non si produce quasi mai bene. Più che altro si cura e vende il proprio archivio costruito negli anni passati. Quindi da prossimo anno si lavora a cose nuove. Gli anni avanzano...
D. In Softly Walking, il tuo primo libro edito nel 1999, esponi le vite di Massimo e Gino, una coppia gay palermitana. Cosa è cambiato, se qualcosa lo è, trascorsi quasi dodici anni da allora, nella condizione o semplicemente nell'impatto sociale che l'omosessualità ha sui siculo-palermitani?
R. Della condizione omosessuale in Sicilia non so niente. Continuo a vedere ogni tanto i miei amici Massimo e Gino che credo facciano la solita vita.
D. Tre fotografi che consiglieresti.
R: Mikhailov-Marchand and Meffre-Nozolino Ti direi anche: Graham-Sternfeld-Kuhn-Teller- Tumbjork/-Hornstra/-Baltz/-Scianna-ecc...
A tutti quei contrasti sociali politici ed economici che fermati in uno scatto diventano un'opera d'arte. Palermo rappresenta il mondo nell'occhio di D'Agati, ed è con questo sguardo che lui viaggia e vede fuori dalla sua isola, si allontana per riscoprire una Palermo a Napoli, nell'Avana forse anche a Las Vegas. Al di là di questo il suo sguardo apparentemente freddo, come può essere quello di un fotografo, nasconde sempre una volontà intima di capire e quindi andare oltre la bella immagine che lui stesso crea. Vittime delle immagine patinate e accattivanti ormai lo sono tutte le società e gli uomini che le compongono, ma andare al di là, chiedendosi cosa racconta piuttosto che cosa mostra, sembra l'esigenza del nostro fotografo. Infatti sono sempre temi forti quelli scelti, narrati con mano ferma e il cuore in circolo.
D. Le tue foto si situano - anche grazie alla tua formazione da fotoreporter - a metà strada tra un scatto freddo ed obiettivo e una volontà del tutto artistica di rendere piacevole all'occhio anche la più degradante condizione. C'è questa voglia estetizzante insomma, di ricerca pittorica potremmo dire?
R. La ricerca estetica esiste senza dubbio, ma è importante anche il contenuto per me. Non è detto però che dietro condizioni di degrado non ci siano delle belle percezioni, vedi il caso "Alamar". Delle cose semplici ma molto belle esistono anche nelle realtà "degradate".
D. Da Palermo a Napoli, da Las Vegas a Cuba i tuoi ritratti sembrano evidenziare dei tratti comuni a tutte le diverse città che tu hai visitato. Ad esempio i tuoi ultimi scatti riprendono le medesime solitudini, i medesimi scenari periferici, probabilmente anche gli stessi sogni sia ad Alamar sia, pur in maniera diversa, a Napoli. Come a dire la gente è tutta uguale o esiste un "prototipo" del sud di tutte le parti del mondo?
R. Cambiano gli scenari e linguaggi fotografici, ma i contenuti in fondo sono simili un pò ovunque. Storie e vita di gente comune in determinati contesti. Non parlerei tanto di sud del mondo perchè sono sicuro che troverei delle cose simili anche nei paesi nordici.
D. Le foto che compongono Palermo Unsung e Vucciria, oltre a raccontare nello specifico alcune delle realtà palermitane e dunque siciliane, mettono in evidenza il degrado in cui istituzioni nazionali e regionali lasciano siti storici importantissimi, non ultimo le condizioni sociali. L'arte ha il potere di far riflettere la politica? O per la Sicilia la questione è più complicata?
R: Arte e politica non sono molto in sintonia, nel mio caso per niente. Per la Sicilia la cosa è complicatissima, ma è un pò una condizione planetaria. Il politico o i vari enti addetti alla "Cultura" rispondono quasi soltanto a clientele o a logiche di mero interesse, e quasi mai hanno attenzione ai talenti. In ogni caso non sanno nemmeno cosa succede fuori dal loro piccolo mondo e tanto meno incaricano qualcuno di cercare e capire chi e cosa si dovrebbe promuovere al di fuori di logiche politiche e commerciali. L'arte (in particolare la fotografia) non ha nessun potere sulla politica. Per fortuna arricchisce lo spirito e la vita di pochi.
D. Dal 1996, quando hai iniziato la tua carriera da fotografo professionale tanta acqua è passata sotto i ponti. Hai collaborato con le migliori riviste internazionali, pubblicato libri, girato il mondo. Cosa ti attrae ancora, cosa ti spinge o ti spingerà ancora a fotografare?
R. Ho iniziato a pubblicare nel 1998. Ho lavorato abbastanza fino a poco tempo fa. Adesso c'è una crisi evidente dell'editoria e il lavoro tende sempre a diminuire. I giornali non producono quasi più niente. E comprano sempre meno. Io ho sempre entusiasmo per la fotografia e adesso mi dedico quasi esclusivamente ai miei progetti. La passione mi spingerà ancora a fotografare, ma specialmente il fatto che esiste il mio editore tedesco per cui ho una grande ammirazione. Dovrei sfruttare questi ultimi anni al meglio. Da "vecchi" non si produce quasi mai bene. Più che altro si cura e vende il proprio archivio costruito negli anni passati. Quindi da prossimo anno si lavora a cose nuove. Gli anni avanzano...
D. In Softly Walking, il tuo primo libro edito nel 1999, esponi le vite di Massimo e Gino, una coppia gay palermitana. Cosa è cambiato, se qualcosa lo è, trascorsi quasi dodici anni da allora, nella condizione o semplicemente nell'impatto sociale che l'omosessualità ha sui siculo-palermitani?
R. Della condizione omosessuale in Sicilia non so niente. Continuo a vedere ogni tanto i miei amici Massimo e Gino che credo facciano la solita vita.
D. Tre fotografi che consiglieresti.
R: Mikhailov-Marchand and Meffre-Nozolino Ti direi anche: Graham-Sternfeld-Kuhn-Teller- Tumbjork/-Hornstra/-Baltz/-Scianna-ecc...
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