Goditi una festa regale
Teatro a Corte ad Agliè
Aspetto fondamentale della vita di corte, erano i grandi banchetti, le feste che i reali organizzavano per "ostentare" l'opulenza sia alla corte che agli ospitati. Momento cruciale era, ieri come oggi, l'enorme preparazione con mesi di anticipo, un dispiegamento di risorse notevole, la ricerca dell'eccellenza negli spettacoli proposti. Unico scopo destare la meraviglia negli occhi dei fortunati partecipanti, affascinarli e "iniettare" un gusto preciso. Ecco quindi che l'arte, intesa tout court, veicolava e veicola tutt'oggi, oltre a forme estetiche, messaggi, come è credo del 400ista Pontremoli, politici e sociali.
Non ultimo il luogo in cui questi event si svolgevano: dimore immerse nel verde - giardini opere d'arte - e in cui l'esterno comunicava in perfetto equilibrio con l'interno. Né più né meno quanto il design e l'architettura contemporanea - e non solo - ricercano con l'uso di terminologie più inglish e dunque global: greenhouse, limite ridotto fra outdoor e indoor. Tutto cambia per poi non cambiare nulla direbbe un siciliano accorto, ma in realtà nei secoli è variato il modo di intendere il teatro, l'Arte e la sua fruizione. Da elemento basso ad elevatissimo, da popolare a raffinatamente colto. Dalle piazze alle corti, ai teatri. Per poi ri-tornare nelle piazze e con Teatro a Corte di Beppe Navello, per tre week-end di luglio, nelle dimore regali. Il Cerchio si chiude e con lui una parabola durata secoli.
Chi partecipa al festival ha la sensazione di essere un cortigiano e dunque un privilegiato. Navette gratuite scorteranno gli ospiti nelle dimore classiche del festival - Agliè, Rivoli, Racconigi, Venaria Reale - un primo step per entrare dentro lo spirito del festival, ovvero gustarsi, preparandosi, il viaggio che li porterà in dietro dove l'arte era meraviglia e la natura la prima opera d'arte. Una volta dentro i magnifici scenari il viaggio si fa percorso e la vita di corte può cominciare .
Percorsi di due ore circa, in cui si alternano ambientazioni naturali a scenari interni e in cui le performance, esaurite, lasciano spazio alla danza. Tutto in versione site specific al Castello di Agliè nella giornata di venerdì 12.
Bulloni, viti, cucchiai di legno, mollette e pinze sono i protagonisti che gli italiani La voce delle cose hanno scelto per le loro gustosissime Macchine per il teatro incosciente, veri e propri piccoli teatrini portatili e artigianali che, tra teatro e gioco del riciclo, propongono fiabe e classici della letteratura. Momento ludico e di intrattenimento per gli ospiti i quali dovranno, a coppie, dare vita agli oggetti, ignari di ciò che l'effetto produce in chi guarda.
Diversa la performance, vetrina per l'Olanda, Freeze! dell'artista Nick Steur. Di fronte la fontana centrale del Castello di Agliè sono sistemati dei cubi di specchi, tutto a torno pietre di varie dimensioni. Per il performer il pubblico sembra non esistere, è semplicemente un voyerista che spia il suo serissimo gioco. Lui si fa bambino e la natura, le pietre il mezzo del suo giocare. Paziente e metodico costruisce piccoli totem, piccole sculture che si formano sulla sovrapposizione di corpi posti in essere da un equilibrio naturale, rispettoso potremmo dire. E se era un gioco che amava fare quando era piccolo, adesso, che è un artista adulto, lo stesso fare si carica di implicazioni diverse. Intellettuali, sociali ed estetiche. Lui è solo in mezzo alla natura, che diviene ridondante nell'utilizzo degli specchi ricordandoci che tutto è natura, anche noi che possiamo rispecchiarci e ci vediamo immersi in essa. Questa natura può essere manipolata certo, e lui lo fa: immerso nei suoni del parco costruisce meglio di un uomo primitivo le sue divinità o, meglio, un demiurgo sensibile che manipola la natura in maniera non invasiva. Io non produco bellezza sembra dirci, ma mi servo del bello che già c'è per ri-crearne altro. Freeze! è dunque arte verde, a impatto zero che parte e ritorna alla natura. Nel silenzio del suo processo tante sono le domande che, dallo stupore e fascinazione iniziale, conducono a riflessioni contingenti. Facciamole.
Dall'autdoor all'indoor e dalle performance si passa alla danza.
Cornice perfetta quella scelta dal coreografo Mohovich per la sua brevissima azione coreuta. Nel teatrino privato del castello due danzatori danno vita ad Addì, titolo scelto per questo breve intermezzo che partito dalle suggestioni di Orfeo presenti nel sipario di Luigi Vacca, si carica di esotismo e vezzosità per intrattenere i cortigiani presenti. Estremamente short format ma sempre elegante e coinvolgente.
A seguire il nuovo lavoro della compagnia Zerogrammi. In una sala magnifica con vetrate coperte da tendaggi color ocra si crea una luce naturalissima, perfetta per il tipo di performance. Wolkenheimat. Trattato della lontananza è il nuovo progetto della compagnia, quest'anno presente nella vetrina olandese, ed ispirato all'omonimo saggio di Antonio Prete. Una triade perfetta di qualità, sensibilità e forte senso estetico financo sfociare in un lirismo decadente, merita un articolo speciale, di prossima uscita.
Tutto questo e altro ancora è il festival Teatro a Corte. Per chi si è perso i primi due week-end non resta che consigliare l'ultimo fine settimana fra location quali quelle di Torino, Racconigi e Venaria Reale.
Non ultimo il luogo in cui questi event si svolgevano: dimore immerse nel verde - giardini opere d'arte - e in cui l'esterno comunicava in perfetto equilibrio con l'interno. Né più né meno quanto il design e l'architettura contemporanea - e non solo - ricercano con l'uso di terminologie più inglish e dunque global: greenhouse, limite ridotto fra outdoor e indoor. Tutto cambia per poi non cambiare nulla direbbe un siciliano accorto, ma in realtà nei secoli è variato il modo di intendere il teatro, l'Arte e la sua fruizione. Da elemento basso ad elevatissimo, da popolare a raffinatamente colto. Dalle piazze alle corti, ai teatri. Per poi ri-tornare nelle piazze e con Teatro a Corte di Beppe Navello, per tre week-end di luglio, nelle dimore regali. Il Cerchio si chiude e con lui una parabola durata secoli.
Chi partecipa al festival ha la sensazione di essere un cortigiano e dunque un privilegiato. Navette gratuite scorteranno gli ospiti nelle dimore classiche del festival - Agliè, Rivoli, Racconigi, Venaria Reale - un primo step per entrare dentro lo spirito del festival, ovvero gustarsi, preparandosi, il viaggio che li porterà in dietro dove l'arte era meraviglia e la natura la prima opera d'arte. Una volta dentro i magnifici scenari il viaggio si fa percorso e la vita di corte può cominciare .
Percorsi di due ore circa, in cui si alternano ambientazioni naturali a scenari interni e in cui le performance, esaurite, lasciano spazio alla danza. Tutto in versione site specific al Castello di Agliè nella giornata di venerdì 12.
Bulloni, viti, cucchiai di legno, mollette e pinze sono i protagonisti che gli italiani La voce delle cose hanno scelto per le loro gustosissime Macchine per il teatro incosciente, veri e propri piccoli teatrini portatili e artigianali che, tra teatro e gioco del riciclo, propongono fiabe e classici della letteratura. Momento ludico e di intrattenimento per gli ospiti i quali dovranno, a coppie, dare vita agli oggetti, ignari di ciò che l'effetto produce in chi guarda.
Diversa la performance, vetrina per l'Olanda, Freeze! dell'artista Nick Steur. Di fronte la fontana centrale del Castello di Agliè sono sistemati dei cubi di specchi, tutto a torno pietre di varie dimensioni. Per il performer il pubblico sembra non esistere, è semplicemente un voyerista che spia il suo serissimo gioco. Lui si fa bambino e la natura, le pietre il mezzo del suo giocare. Paziente e metodico costruisce piccoli totem, piccole sculture che si formano sulla sovrapposizione di corpi posti in essere da un equilibrio naturale, rispettoso potremmo dire. E se era un gioco che amava fare quando era piccolo, adesso, che è un artista adulto, lo stesso fare si carica di implicazioni diverse. Intellettuali, sociali ed estetiche. Lui è solo in mezzo alla natura, che diviene ridondante nell'utilizzo degli specchi ricordandoci che tutto è natura, anche noi che possiamo rispecchiarci e ci vediamo immersi in essa. Questa natura può essere manipolata certo, e lui lo fa: immerso nei suoni del parco costruisce meglio di un uomo primitivo le sue divinità o, meglio, un demiurgo sensibile che manipola la natura in maniera non invasiva. Io non produco bellezza sembra dirci, ma mi servo del bello che già c'è per ri-crearne altro. Freeze! è dunque arte verde, a impatto zero che parte e ritorna alla natura. Nel silenzio del suo processo tante sono le domande che, dallo stupore e fascinazione iniziale, conducono a riflessioni contingenti. Facciamole.
Dall'autdoor all'indoor e dalle performance si passa alla danza.
Cornice perfetta quella scelta dal coreografo Mohovich per la sua brevissima azione coreuta. Nel teatrino privato del castello due danzatori danno vita ad Addì, titolo scelto per questo breve intermezzo che partito dalle suggestioni di Orfeo presenti nel sipario di Luigi Vacca, si carica di esotismo e vezzosità per intrattenere i cortigiani presenti. Estremamente short format ma sempre elegante e coinvolgente.
A seguire il nuovo lavoro della compagnia Zerogrammi. In una sala magnifica con vetrate coperte da tendaggi color ocra si crea una luce naturalissima, perfetta per il tipo di performance. Wolkenheimat. Trattato della lontananza è il nuovo progetto della compagnia, quest'anno presente nella vetrina olandese, ed ispirato all'omonimo saggio di Antonio Prete. Una triade perfetta di qualità, sensibilità e forte senso estetico financo sfociare in un lirismo decadente, merita un articolo speciale, di prossima uscita.
Tutto questo e altro ancora è il festival Teatro a Corte. Per chi si è perso i primi due week-end non resta che consigliare l'ultimo fine settimana fra location quali quelle di Torino, Racconigi e Venaria Reale.
gb
www.teatroacorte.it