La scuola
Gli insegnanti di ieri la vergogna di oggi
Al Carignano è tempo di bilanci. Dopo più di vent'anni dalla sua messa in scena La Scuola torna a parlare di sé. Con Silvio Orlando e Marina Massironi, diretti da Daniele Luchetti, la tragicità comica dei nostri insegnanti.
Sottobanco, sottotitolato Comitato di svalutazione, è un romanzo di Domenico Starnone pubblicato da Feltrinelli nel 1992. Docente di origine napoletana in un istituto tecnico di Roma dall'inizio degli anni Settanta, Starnone pubblica su vari giornali – Manifesto, Tango, Cuore e Corriere della Sera - piccole cronache sull'ambiente scolastico. Pubblicazioni che messe insieme danno vita ad alcuni libri quali Ex cattedra, Il Salto con le aste e Fuori registro. Come la precedente raccolta Ex cattedra, il libro racconta della situazione nelle scuole italiane degli anni Ottanta e Novanta, con la formula vincente che unisce ai dialoghi brillanti, le situazioni paradossali, rendendolo un'insieme irresistibilmente comico. Tanto che l'intreccio e il contenuto, nelle mani dei registi Daniele Luchetti, Riccardo Milani e Riccardo Donna, parve essere perfetto per le trasposizioni cinematografiche e televisive di La scuola (1995), di Auguri professore (1997) e di Fuoriclasse (2011).
Lo spettacolo teatrale, come sovente accade, fu rappresentato prima del film, con Silvio Orlando nel ruolo principale del professor Cozzolino - poi Vivaldi nel film - e Angela Finocchiaro nel ruolo della professoressa Baccalauro, che nel film è impersonata da Anna Galiena col nome di Majello. Sempre per la regia di Luchetti la messa in scena avvenuta nel 1992, divenne subito un cult. Tanto che nel 1995 lo stesso regista decise di portarla al cinema, con il nome La scuola, aggiudicandosi subito moltissimi premi: David di Donatello 1995 come Miglior film a Daniele Luchetti, tre Globi d'oro 1995 (Miglior sceneggiatura a Daniele Luchetti – Nomination Miglior film a Daniele Luchetti - Nomination Miglior attore a Silvio Orlando) e nel 1996 tre Nastri d'argento (Miglior Film a Daniele Luchetti - Miglior attore protagonista a Silvio Orlando - Migliore attrice protagonista a Anna Galiena).
≪Ho deciso – dice Silvio Orlando - di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul pubblico. A vent'anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e vedere cos'è successo poi≫.
In più di vent'anni cosa è cambiato nelle scuole? E nello spessore dei loro insegnanti? Quali allievi ha partorito questo sistema? La Scuola mantiene ancora il suo ruolo di mezzo di socializzazione secondaria? A differenza del film in cui, come comparse, erano presenti alcuni ragazzi, nella messa in scena teatrale si evocano solo. Non sono più loro, con il loro mondo in formazione, le loro ribellioni e i loro conflitti ad essere al centro, ma sono gli adulti con le loro certezze, le loro vite private che si sommano alla vita professionale. Adulti? Certo che la domanda si pone legittima: quelli che vediamo in scena diretti da Luchetti sono esempi di uomini adulti in grado di educare? Perché in realtà loro ricreano esattamente le stesse dinamiche che giudicano inappropriate nei loro ragazzi. Solo che negli adolescenti risultano legittimi tali comportamenti, diverso nel caso di adulti, deprecabile nel caso di educatori.
Il punto sta tutto qui: gli insegnanti, pur non volendo, sono degli educatori, anche inconsapevoli. Ogni adolescente, se problematico, lo è perché in famiglia – mezzo di socializzazione primaria – non ha ruoli in cui riconoscersi, non ha insomma esempi positivi da in-seguire. E se non trova adulti da imitare nel nucleo d'origine è facile ricercarli nel luogo in cui passa la maggior parte delle giornate, la scuola appunto. Non risulta difficile credere che i ragazzi si appassionino prima alle persone, professori, e poi alle materie. Se stimano un professore ameranno anche la loro materia, studiandola. Certo non diventeranno delle cime, ma sicuramente si sforeranno di non deludere il loro insegnante preferito. E' anche vero, che come gli adulti, alcuni ragazzi si sentano forzati nella loro "professione" di studenti, esattamente come i loro insegnanti.
Pensiamo all'insegnante di tecnica, ingegnere nella vita e amico del preside, il classico "marpionazzo" utilitarista che crede che fare l'insegnante sia una condanna; all'insegnante di storia dell'arte, materia empatica per eccellenza, priva di qualsiasi dote umana tutta a favore di pettegolezzi e ruffianerie; il professore di francese, ignorante e con una pronuncia pessima che doveva fare nella vita esattamente ciò che pretende dai suo ragazzi: andare a zappare! E il professore di letteratura? Un sessantottino, vittima delle proprie ideologie finto buoniste, che rievocando i suoi tempi non si accorge che il presente è privo di qualsiasi slancio umano ed ideologico.
E il professore di religione? Puzzoso come i riti sterili che insegna, pronto alla vendetta e privo dell'amore evangelico. E il preside? La figura che dovrebbe essere d'esempio per il coro di professori, risulta il più ignorante, bravo manager interessato solo al bilancio e a non incorrere in spiacevoli incidenti. Questa è la scuola di ieri e loro sono gli insegnanti di oggi e non è un caso che l'istituzione abbia perso qualsiasi piglio sui giovani, risultando inutile e forzata, nell'aridità del loro capitale umano. Povero Milani e povera Montessori, poveri noi che non avremo mai, con questi esempi, e visto il fallimento del mondo della Formazione, un'Italia lontana dalla mediocrità dei loro alunni/insegnanti, anzi sempre più contenta d'esserlo. Vergogna a noi!
Sottobanco, sottotitolato Comitato di svalutazione, è un romanzo di Domenico Starnone pubblicato da Feltrinelli nel 1992. Docente di origine napoletana in un istituto tecnico di Roma dall'inizio degli anni Settanta, Starnone pubblica su vari giornali – Manifesto, Tango, Cuore e Corriere della Sera - piccole cronache sull'ambiente scolastico. Pubblicazioni che messe insieme danno vita ad alcuni libri quali Ex cattedra, Il Salto con le aste e Fuori registro. Come la precedente raccolta Ex cattedra, il libro racconta della situazione nelle scuole italiane degli anni Ottanta e Novanta, con la formula vincente che unisce ai dialoghi brillanti, le situazioni paradossali, rendendolo un'insieme irresistibilmente comico. Tanto che l'intreccio e il contenuto, nelle mani dei registi Daniele Luchetti, Riccardo Milani e Riccardo Donna, parve essere perfetto per le trasposizioni cinematografiche e televisive di La scuola (1995), di Auguri professore (1997) e di Fuoriclasse (2011).
Lo spettacolo teatrale, come sovente accade, fu rappresentato prima del film, con Silvio Orlando nel ruolo principale del professor Cozzolino - poi Vivaldi nel film - e Angela Finocchiaro nel ruolo della professoressa Baccalauro, che nel film è impersonata da Anna Galiena col nome di Majello. Sempre per la regia di Luchetti la messa in scena avvenuta nel 1992, divenne subito un cult. Tanto che nel 1995 lo stesso regista decise di portarla al cinema, con il nome La scuola, aggiudicandosi subito moltissimi premi: David di Donatello 1995 come Miglior film a Daniele Luchetti, tre Globi d'oro 1995 (Miglior sceneggiatura a Daniele Luchetti – Nomination Miglior film a Daniele Luchetti - Nomination Miglior attore a Silvio Orlando) e nel 1996 tre Nastri d'argento (Miglior Film a Daniele Luchetti - Miglior attore protagonista a Silvio Orlando - Migliore attrice protagonista a Anna Galiena).
≪Ho deciso – dice Silvio Orlando - di riportare in scena lo spettacolo più importante della mia carriera; fu un evento straordinario, entusiasmante, con una forte presa sul pubblico. A vent'anni di distanza è davvero interessante fare un bilancio sulla scuola e vedere cos'è successo poi≫.
In più di vent'anni cosa è cambiato nelle scuole? E nello spessore dei loro insegnanti? Quali allievi ha partorito questo sistema? La Scuola mantiene ancora il suo ruolo di mezzo di socializzazione secondaria? A differenza del film in cui, come comparse, erano presenti alcuni ragazzi, nella messa in scena teatrale si evocano solo. Non sono più loro, con il loro mondo in formazione, le loro ribellioni e i loro conflitti ad essere al centro, ma sono gli adulti con le loro certezze, le loro vite private che si sommano alla vita professionale. Adulti? Certo che la domanda si pone legittima: quelli che vediamo in scena diretti da Luchetti sono esempi di uomini adulti in grado di educare? Perché in realtà loro ricreano esattamente le stesse dinamiche che giudicano inappropriate nei loro ragazzi. Solo che negli adolescenti risultano legittimi tali comportamenti, diverso nel caso di adulti, deprecabile nel caso di educatori.
Il punto sta tutto qui: gli insegnanti, pur non volendo, sono degli educatori, anche inconsapevoli. Ogni adolescente, se problematico, lo è perché in famiglia – mezzo di socializzazione primaria – non ha ruoli in cui riconoscersi, non ha insomma esempi positivi da in-seguire. E se non trova adulti da imitare nel nucleo d'origine è facile ricercarli nel luogo in cui passa la maggior parte delle giornate, la scuola appunto. Non risulta difficile credere che i ragazzi si appassionino prima alle persone, professori, e poi alle materie. Se stimano un professore ameranno anche la loro materia, studiandola. Certo non diventeranno delle cime, ma sicuramente si sforeranno di non deludere il loro insegnante preferito. E' anche vero, che come gli adulti, alcuni ragazzi si sentano forzati nella loro "professione" di studenti, esattamente come i loro insegnanti.
Pensiamo all'insegnante di tecnica, ingegnere nella vita e amico del preside, il classico "marpionazzo" utilitarista che crede che fare l'insegnante sia una condanna; all'insegnante di storia dell'arte, materia empatica per eccellenza, priva di qualsiasi dote umana tutta a favore di pettegolezzi e ruffianerie; il professore di francese, ignorante e con una pronuncia pessima che doveva fare nella vita esattamente ciò che pretende dai suo ragazzi: andare a zappare! E il professore di letteratura? Un sessantottino, vittima delle proprie ideologie finto buoniste, che rievocando i suoi tempi non si accorge che il presente è privo di qualsiasi slancio umano ed ideologico.
E il professore di religione? Puzzoso come i riti sterili che insegna, pronto alla vendetta e privo dell'amore evangelico. E il preside? La figura che dovrebbe essere d'esempio per il coro di professori, risulta il più ignorante, bravo manager interessato solo al bilancio e a non incorrere in spiacevoli incidenti. Questa è la scuola di ieri e loro sono gli insegnanti di oggi e non è un caso che l'istituzione abbia perso qualsiasi piglio sui giovani, risultando inutile e forzata, nell'aridità del loro capitale umano. Povero Milani e povera Montessori, poveri noi che non avremo mai, con questi esempi, e visto il fallimento del mondo della Formazione, un'Italia lontana dalla mediocrità dei loro alunni/insegnanti, anzi sempre più contenta d'esserlo. Vergogna a noi!
gb
TEATRO CARIGNANO
LA SCUOLA
di Domenico Starnone
con Silvio Orlando, Marina Massironi, Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Michetta Farinelli, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli
regia Daniele Luchetti
scene Giancarlo Basili
luci Pasquale Mari
costumi Maria Rita Barbera
LA SCUOLA
di Domenico Starnone
con Silvio Orlando, Marina Massironi, Vittorio Ciorcalo, Roberto Citran, Michetta Farinelli, Roberto Nobile, Antonio Petrocelli
regia Daniele Luchetti
scene Giancarlo Basili
luci Pasquale Mari
costumi Maria Rita Barbera