Una donna e il suo tappeto persiano
Maria Hassabi a Collegno
Al centro d'eccellenza per la danza di Collegno l'artista americana Maria Hassabi. Regista, coreografa e interprete eclettica che per il suo Solo sceglie un partner d'eccezione, un tappeto persiano. Il 7 marzo alla Lavanderia a Vapore.
Cipriota, newyorkese d'adozione, Maria Hassabi è artista poliedrica. La sua è una danza interdisciplinare non legata solo alla scatola nera del teatro ma le sue creazioni invadono lo spazio di gallerie d'arte, musei e cinema. In questo modo l'azione coreuta esce fuori da sé e si inserisce nel fluire continuo della vita stessa -il suo continuo fluire anche se apparentemente statico, è danza- attraverso un percorso in cui la Motion si mischia all'Emotion e le sensazioni sono tradotte in forme esteticamente ricercate.
In Solo, prima parte di un dittico nato nel 2009, al centro c'è ovviamente il corpo, che soggetto e/o oggetto, è portatore di istanze sue proprie. Esiste infatti un linguaggio verbale e uno non verbale, dove l'ultimo rimanda a quell'insieme di segni che trasformandosi in movimenti, diventano leggibili per chi guarda. In una danza, quella dell'Hassabi, in cui le sensazioni di gioia, euforia, felicità lasciano il posto a noia, incapacità di agire, assenza di desiderio, tutto è demandato a ciò che in realtà si vede poco, a quegli spasmi nevrotico nervosi che il corpo emette inconsapevolmente. E' la vita interiore di quel corpo che l'artista vuole mostrare o meglio la rappresentazione visiva della stasi intellettuale.
Sceglie come partner un tappeto persiano. Una sorta di cornice posta a terra che mano a mano, nello sciogliersi delle azioni, si trasforma in un'architettura, in un oggetto, in una pelle esterna. All'inizio lei giace sotto il tappeto coperta per metà, come una morta che vive. Il tappeto diventa metafora della vita di un corpo che sopravvive passivamente e che risponde solo a richiami basici: si sposta per la posizione scomoda, sonnecchia, rimane a trastullarsi come i bambini. Le musiche amplificano bene la vita che scorre esterna: macchine che corrono fuori per le strade, i vicini che parlano, i rumori delle case adiacenti. E come la danza che non ha energia e passione anche la vita di questo corpo non conosce il kio buddista. La storia di molti che pur vivendo non vivono, non fanno scelte e si lasciano in balia degli eventi. E questo non può essere che un corpo insano e Maria Hassabi è sapiente nel mostrare micro movimenti spasmodici, gesti nevrotici inconsapevoli con i quali ormai si convive nella quotidianità solitaria. E' un corpo che più che essere preferisce sembrare, chiaro nel pose pseudo statiche, ma sempre in tensione, che l'artista adotta. E il tappeto, si trasforma in guscio, in prolungamento da sè, in gioco vizioso. Solo per una manciata di attimi il copro si pone al centro del tappeto/vita, si inginocchia come ad implorare - forse il desiderio si sta manifestando- per poi tornare a giocare con gli angoli.
Il Solo di Maria Hassabi presenta una danza minimale dal forte impatto concettuale che unisce ricerca estetica a contenuti importanti.
Cipriota, newyorkese d'adozione, Maria Hassabi è artista poliedrica. La sua è una danza interdisciplinare non legata solo alla scatola nera del teatro ma le sue creazioni invadono lo spazio di gallerie d'arte, musei e cinema. In questo modo l'azione coreuta esce fuori da sé e si inserisce nel fluire continuo della vita stessa -il suo continuo fluire anche se apparentemente statico, è danza- attraverso un percorso in cui la Motion si mischia all'Emotion e le sensazioni sono tradotte in forme esteticamente ricercate.
In Solo, prima parte di un dittico nato nel 2009, al centro c'è ovviamente il corpo, che soggetto e/o oggetto, è portatore di istanze sue proprie. Esiste infatti un linguaggio verbale e uno non verbale, dove l'ultimo rimanda a quell'insieme di segni che trasformandosi in movimenti, diventano leggibili per chi guarda. In una danza, quella dell'Hassabi, in cui le sensazioni di gioia, euforia, felicità lasciano il posto a noia, incapacità di agire, assenza di desiderio, tutto è demandato a ciò che in realtà si vede poco, a quegli spasmi nevrotico nervosi che il corpo emette inconsapevolmente. E' la vita interiore di quel corpo che l'artista vuole mostrare o meglio la rappresentazione visiva della stasi intellettuale.
Sceglie come partner un tappeto persiano. Una sorta di cornice posta a terra che mano a mano, nello sciogliersi delle azioni, si trasforma in un'architettura, in un oggetto, in una pelle esterna. All'inizio lei giace sotto il tappeto coperta per metà, come una morta che vive. Il tappeto diventa metafora della vita di un corpo che sopravvive passivamente e che risponde solo a richiami basici: si sposta per la posizione scomoda, sonnecchia, rimane a trastullarsi come i bambini. Le musiche amplificano bene la vita che scorre esterna: macchine che corrono fuori per le strade, i vicini che parlano, i rumori delle case adiacenti. E come la danza che non ha energia e passione anche la vita di questo corpo non conosce il kio buddista. La storia di molti che pur vivendo non vivono, non fanno scelte e si lasciano in balia degli eventi. E questo non può essere che un corpo insano e Maria Hassabi è sapiente nel mostrare micro movimenti spasmodici, gesti nevrotici inconsapevoli con i quali ormai si convive nella quotidianità solitaria. E' un corpo che più che essere preferisce sembrare, chiaro nel pose pseudo statiche, ma sempre in tensione, che l'artista adotta. E il tappeto, si trasforma in guscio, in prolungamento da sè, in gioco vizioso. Solo per una manciata di attimi il copro si pone al centro del tappeto/vita, si inginocchia come ad implorare - forse il desiderio si sta manifestando- per poi tornare a giocare con gli angoli.
Il Solo di Maria Hassabi presenta una danza minimale dal forte impatto concettuale che unisce ricerca estetica a contenuti importanti.
gb
Lavanderia a Vapore, Collegno
Maria Hassabi | New York
Solo
www.mariahassabi.com
Maria Hassabi | New York
Solo
www.mariahassabi.com