Siamo tutti delle puttane
al carignano la signora Warren
Dopo Tato Russo e il suo Mattia Pascal, allo Stabile La professione della signora Warren di Bernard Shaw. Fino al 18 gennaio, al Carignano storie di puttane e racconti di figlie di maîtresse.
Rappresentata per la prima volta al New Lyric Club di Londra il 5 gennaio 1902, La professione della signora Warren venne immediatamente censurata dalla società vittoriana, che la bandì dalle scene fino al 1924. Insieme a Widower's Houses, The Philanderer, Mrs Warren's Profession fa parte delle Plays Unpleasant (Commedie Sgradevoli) chiamate così, secondo le parole dell'autore, per "il loro potere drammatico, usato per forzare lo spettatore ad affrontare fatti sgradevoli". A queste si oppongono le Plays Pleasant (Commedie gradevoli) quali Arms and the Man, Candida, The Man of Destiny, You Never Can Tell.
Considerando Ibsen un riformatore sociale al quale ispirarsi, Bernard Shaw inizia a scrivere per il teatro prendendo i problemi sociali, politici e religiosi come soggetti delle sue opere e mostrandosi interessato alla vita reale. Ispirandosi ai suoi primi lavori - gli stessi in cui si denunciava il benessere di una classe dirigente corrotta, ottenuto dallo sfruttamento delle classi più povere - non fu mai all'altezza del drammaturgo norvegese, facendo venire meno il fulcro delle opere dello stesso: il conflitto psicologico tra il dovere della società e il proprio.
Ne La professione della signora Warren, Shaw affronta, in piena epoca vittoriana, il tema della prostituzione senza retorica o falsi moralismi. Professione che non viene mai menzionata, ma chiara nelle allusioni nei discorsi dei personaggi. Caratteristica tipica di molte opere di Shaw, utile a sviluppare una tesi propria. Infatti le parole di Mrs Warren - attentamente costruite da un punto di vista retorico - sono i pensieri o le convinzioni che l'autore ha nei confronti della società Vittoriana, tacciata, a ragione, di ipocrisia. Accusa confermata nella prefazione dell'opera, nella quale lo scrittore espone chiaramente quali fossero le motivazioni e gli obiettivi che lo hanno portato a scrivere il dramma.
≪La commedia – scrive il regista Giancarlo Sepe – mi ha aperto uno squarcio su un mondo che Shaw ha rappresentato con attitudini borghesi e ipocrisie, tutte legate prevalentemente al sesso e alla voglia di sesso dei quattro protagonisti maschili. Possiamo dire che sono tutti dei "puttanieri" e le due donne, chi per un verso chi per un altro, sono vittime di una società maschilista≫.
Dall'Ottocento al Duemila
Sorprende comprendere come l'uomo di ieri, e quello di oggi, e le società che si sono costruite, non abbiano smesso di venerare la dea Ipocrisia. Che le società tutt'ora siano delle società maschiliste non possiamo negarlo, ma certo è che il "maschilismo" oggi non ha nulla a che vedere con un essere umano dotato di pene e potere. Il "maschilismo", nelle diversificazioni sessuali di oggi, è un modo, come un altro, di approcciarsi al mondo. E se dobbiamo concordare con il regista che l'uomo è un "puttaniere" dobbiamo affermare che sia Kitty che Vivie sono "maschi" ma non lo sanno, o non vogliono ammetterlo.
Kitty non è stata una bambina diversa dalle tante di oggi che si prostituiscono per avere un Ipad, non differisce nemmeno da tutte quelle rumene-africane-latino/americane - senza alcuna accezione razziale -che venendo in italia cercano la fortuna nelle case dei pensionati.
Non è molto dissimile, ancora, da tutte quelle teenager che inebetite dalla televisione sono convinte che Ruby sia una "tipa giusta" e prendono come colonna sonora della loro vita la canzone di Immanuel Casto, Escort 25. La signora Warren non è stata un mostro di intelligenza ma ha affinato la sua furbizia a tal punto, come nel Barry Lyndon di Stanley Kubrick, da "meritarsi" il suo posto in società. Certo è, e non possiamo negarlo, che lo sfruttamento delle classi più agiate nei confronti delle meno, continua tutt'ora e soprattutto in questa crisi dilagante. Quindi fra il vecchio che pensa di mantenere una qualsiasi donna sfortunata e la donna che, consapevole di questo, accetta, il limite fra lo sfruttatore e la sfruttata è sottilissimo, così come invisibile si fa il confine fra chi giudica e chi viene giudicato.
Andiamo a Vivie. Lei è figlia inconsapevole di una madre che è cresciuta in una società corrotta. Grazie a lei ha, però, studiato nelle migliori università e sempre grazie alla madre puttana e maitresse, ha potuto formare il suo carattere forte, lo stesso che ripudia lo schifo che l'ha generata. Certo dirà addio alla madre nello sdegno più assoluto, fingendosi migliore, tanto che il regista, nella finzione teatrale la fa emergere come una ninfa da una montagna di libri - simbolo di ideali e valori puri. Ma una volta cresciuta, soprattutto esercitando la professione di avvocato, a quanti compromessi dovrà far fronte?Siamo sicuri che resterà così pura? Lei così indipendente, come un maschio, e come lui, spavaldo da non volere nessun al suo fianco, si permette, come ogni ipocrita, di sputare sul piatto in cui ha mangiato per anni, pur se inconsapevolmente.
E a questo punto non sembrano le parole di Kytty quelle dell'autore, ma sono soprattutto le incoerenze, genuine e infantili, di Vivie a lasciar trapelare l'incoerenza dello stesso autore. Il quale studiava Marx, conobbe Stalin e si "riempiva la bocca" di ideali socialisti tutti a favore delle classi più povere. Ma la verità è che nel 1898 Shaw sposa Charlotte Payne Townshend, una vera donna irlandese, la quale gli procura la sicurezza personale e finanziaria necessaria per dedicarsi esclusivamente ai suoi lavori e ai suoi viaggi. Da quel momento lascia il giornalismo che fino ad allora gli aveva dato da vivere, e vive, come diremmo oggi da mantenuto, la stessa categoria che lui denuncia nelle sue opere. Bizzarro no?
Ecco che sembra chiarissimo e insopportabile, come non sia la signora Warren la voce di Bernard Shaw, ma piuttosto la figlia, la stessa che, comodamente seduta nel suo salotto, piena di agi e sollazzi - gli stessi che partoriranno i nostri deprecabili decadenti - si permette, non vivendo mai e in maniera assoluta le difficoltà di cui narra, di giudicare chi la vita se l'è guadagnata, anche se non sempre il fine giustifica i mezzi. Insomma sia Vivie sia Bernard Shaw sono ipocriti inconsapevoli, nati da una società consapevolmente ipocrita!
Rappresentata per la prima volta al New Lyric Club di Londra il 5 gennaio 1902, La professione della signora Warren venne immediatamente censurata dalla società vittoriana, che la bandì dalle scene fino al 1924. Insieme a Widower's Houses, The Philanderer, Mrs Warren's Profession fa parte delle Plays Unpleasant (Commedie Sgradevoli) chiamate così, secondo le parole dell'autore, per "il loro potere drammatico, usato per forzare lo spettatore ad affrontare fatti sgradevoli". A queste si oppongono le Plays Pleasant (Commedie gradevoli) quali Arms and the Man, Candida, The Man of Destiny, You Never Can Tell.
Considerando Ibsen un riformatore sociale al quale ispirarsi, Bernard Shaw inizia a scrivere per il teatro prendendo i problemi sociali, politici e religiosi come soggetti delle sue opere e mostrandosi interessato alla vita reale. Ispirandosi ai suoi primi lavori - gli stessi in cui si denunciava il benessere di una classe dirigente corrotta, ottenuto dallo sfruttamento delle classi più povere - non fu mai all'altezza del drammaturgo norvegese, facendo venire meno il fulcro delle opere dello stesso: il conflitto psicologico tra il dovere della società e il proprio.
Ne La professione della signora Warren, Shaw affronta, in piena epoca vittoriana, il tema della prostituzione senza retorica o falsi moralismi. Professione che non viene mai menzionata, ma chiara nelle allusioni nei discorsi dei personaggi. Caratteristica tipica di molte opere di Shaw, utile a sviluppare una tesi propria. Infatti le parole di Mrs Warren - attentamente costruite da un punto di vista retorico - sono i pensieri o le convinzioni che l'autore ha nei confronti della società Vittoriana, tacciata, a ragione, di ipocrisia. Accusa confermata nella prefazione dell'opera, nella quale lo scrittore espone chiaramente quali fossero le motivazioni e gli obiettivi che lo hanno portato a scrivere il dramma.
≪La commedia – scrive il regista Giancarlo Sepe – mi ha aperto uno squarcio su un mondo che Shaw ha rappresentato con attitudini borghesi e ipocrisie, tutte legate prevalentemente al sesso e alla voglia di sesso dei quattro protagonisti maschili. Possiamo dire che sono tutti dei "puttanieri" e le due donne, chi per un verso chi per un altro, sono vittime di una società maschilista≫.
Dall'Ottocento al Duemila
Sorprende comprendere come l'uomo di ieri, e quello di oggi, e le società che si sono costruite, non abbiano smesso di venerare la dea Ipocrisia. Che le società tutt'ora siano delle società maschiliste non possiamo negarlo, ma certo è che il "maschilismo" oggi non ha nulla a che vedere con un essere umano dotato di pene e potere. Il "maschilismo", nelle diversificazioni sessuali di oggi, è un modo, come un altro, di approcciarsi al mondo. E se dobbiamo concordare con il regista che l'uomo è un "puttaniere" dobbiamo affermare che sia Kitty che Vivie sono "maschi" ma non lo sanno, o non vogliono ammetterlo.
Kitty non è stata una bambina diversa dalle tante di oggi che si prostituiscono per avere un Ipad, non differisce nemmeno da tutte quelle rumene-africane-latino/americane - senza alcuna accezione razziale -che venendo in italia cercano la fortuna nelle case dei pensionati.
Non è molto dissimile, ancora, da tutte quelle teenager che inebetite dalla televisione sono convinte che Ruby sia una "tipa giusta" e prendono come colonna sonora della loro vita la canzone di Immanuel Casto, Escort 25. La signora Warren non è stata un mostro di intelligenza ma ha affinato la sua furbizia a tal punto, come nel Barry Lyndon di Stanley Kubrick, da "meritarsi" il suo posto in società. Certo è, e non possiamo negarlo, che lo sfruttamento delle classi più agiate nei confronti delle meno, continua tutt'ora e soprattutto in questa crisi dilagante. Quindi fra il vecchio che pensa di mantenere una qualsiasi donna sfortunata e la donna che, consapevole di questo, accetta, il limite fra lo sfruttatore e la sfruttata è sottilissimo, così come invisibile si fa il confine fra chi giudica e chi viene giudicato.
Andiamo a Vivie. Lei è figlia inconsapevole di una madre che è cresciuta in una società corrotta. Grazie a lei ha, però, studiato nelle migliori università e sempre grazie alla madre puttana e maitresse, ha potuto formare il suo carattere forte, lo stesso che ripudia lo schifo che l'ha generata. Certo dirà addio alla madre nello sdegno più assoluto, fingendosi migliore, tanto che il regista, nella finzione teatrale la fa emergere come una ninfa da una montagna di libri - simbolo di ideali e valori puri. Ma una volta cresciuta, soprattutto esercitando la professione di avvocato, a quanti compromessi dovrà far fronte?Siamo sicuri che resterà così pura? Lei così indipendente, come un maschio, e come lui, spavaldo da non volere nessun al suo fianco, si permette, come ogni ipocrita, di sputare sul piatto in cui ha mangiato per anni, pur se inconsapevolmente.
E a questo punto non sembrano le parole di Kytty quelle dell'autore, ma sono soprattutto le incoerenze, genuine e infantili, di Vivie a lasciar trapelare l'incoerenza dello stesso autore. Il quale studiava Marx, conobbe Stalin e si "riempiva la bocca" di ideali socialisti tutti a favore delle classi più povere. Ma la verità è che nel 1898 Shaw sposa Charlotte Payne Townshend, una vera donna irlandese, la quale gli procura la sicurezza personale e finanziaria necessaria per dedicarsi esclusivamente ai suoi lavori e ai suoi viaggi. Da quel momento lascia il giornalismo che fino ad allora gli aveva dato da vivere, e vive, come diremmo oggi da mantenuto, la stessa categoria che lui denuncia nelle sue opere. Bizzarro no?
Ecco che sembra chiarissimo e insopportabile, come non sia la signora Warren la voce di Bernard Shaw, ma piuttosto la figlia, la stessa che, comodamente seduta nel suo salotto, piena di agi e sollazzi - gli stessi che partoriranno i nostri deprecabili decadenti - si permette, non vivendo mai e in maniera assoluta le difficoltà di cui narra, di giudicare chi la vita se l'è guadagnata, anche se non sempre il fine giustifica i mezzi. Insomma sia Vivie sia Bernard Shaw sono ipocriti inconsapevoli, nati da una società consapevolmente ipocrita!
gb
TEATRO CARIGNANO
LA PROFESSIONE DELLA SIGNORA WARREN
di George Bernard Shaw
traduzione e adattamento Giancarlo Sepe
con Giuliana Lojodice, Giuseppe Pambieri, Pino Tufillaro, Fabrizio Nevola, Federica Stefanelli e Roberto Tesconi
regia Giancarlo Sepe
scene e costumi Carlo de Marino
luci Gerardo Buzzanca
colonna sonora a cura di Harmonia Team con musiche originali di Davide Mastrogiovanni
LA PROFESSIONE DELLA SIGNORA WARREN
di George Bernard Shaw
traduzione e adattamento Giancarlo Sepe
con Giuliana Lojodice, Giuseppe Pambieri, Pino Tufillaro, Fabrizio Nevola, Federica Stefanelli e Roberto Tesconi
regia Giancarlo Sepe
scene e costumi Carlo de Marino
luci Gerardo Buzzanca
colonna sonora a cura di Harmonia Team con musiche originali di Davide Mastrogiovanni