Fang Lijun
Nasce ad Handan (Cina) nel 1963. A soli cinque anni suo padre gli mette in mano un pennello per favorire lo sviluppo della sua creatività e avviarlo alla pittura. Una volta cresciuto, frequenta la Central Academy of Fine Arts di Pechino, dove si specializza nelle tecniche di stampa e incisione del legno. Subito dopo partecipa con opere ad inchiostro alla rassegna "China/Avant-garde" alla China Art Gallery di Pechino. Questo il suo trampolino di lancio - presenza alla Biennale di Venezia nel 1993 e 1999 - e fin da allora la sua attività si è sviluppata esprimendo, nelle sue tele, gli aspetti socio-politici del mondo cinese che hanno segnato il Novecento, dalla Rivoluzione Culturale all'attuale boom economico, interpretati in maniera personalissima a metà fra onirico e bruta realtà.
Lui è Fang Lijun, artista acclamato a livello internazionale e che negli anni Novanta è stato uno dei maggiori esponenti del "Realismo Cinico" in Cina. E può sembrare strano la definizione di realismo una volta viste le sue opere. Certo è vero che ciò che dipinge è riprodotto minuziosamente financo sfociare nello sguardo clinico della riproduzione di insetti e mostriciattoli. Ma le ambientazioni che riserva a questi aspetti del reale appartengono più al sogno e all'ebrezza che non alla vita reale.
Capiamo meglio cosa i cinesi intendono per Realismo cinico se leggiamo le parole di colui che per primo ebbe a definirlo cosi, Li Xianting: "Io ho usato il termine 'umorismo ribelle' per descrivere gli aspetti caratteristici del realismo cinico. 'Ribelle' in cinese comprende il concetto di cinismo, include lo scherzo, fare baldoria". E le sue tele infatti sembrano degli affascinanti scherzi giocati da un'immaginazione fervida, febbrile, attenta a tutti i moti dell'esistenza. E per questo può permettersi di ridere di sé e di sognare ancora perché è nel desiderare che viene coltivata la speranza. E per quanto riguarda il fare baldoria, il rumore percorre silenzioso parte della sua produzione: la moltitudine che si sposta o fugge, il ronzio degli insetti, lo squittire dei topi, il rumore afono dei vortici che tutto inglobano; non ultimo il grido delle coscienze provenire dai bambini con le labbra serrate, simbolo di futuro e speranza, della vita contrapposta ai mostri e insetti, metafora della morte.
E il cinismo? Quello è sottile solo quando non è sfacciato. Così tutto il suo popolo - che poi si parla di Cina ma in realtà ci si riferisce a tutto il mondo - dove è arrivato rincorrendo gli ideali che gli hanno propinato? L'artista raffigura nelle sue tele di grande formato, moltitudini alla deriva, che sfuggono dall'alba, che si trovano a divagare nella tempesta senza l'aiuto della provvidenza di verghiana memoria; moltitudini letteralmente sull'orlo del precipizio.
Le sue sono tele senza titoli, contraddistinte però dalle date di produzione e che caratterizzano certa produzione cinese. Tratto grafico energico, cromatismo potente si uniscono in rappresentazioni dalle cadenze oniriche e surreali riportate su tele dominate dall'intreccio tra vita e morte. Volti grotteschi e teste rasate compongono il teatro delle sue rappresentazioni in cui convivono nuvole e nuotatori, folle acclamanti e cieli vorticanti popolati di insetti, larve, gabbiani e fiori, i quali "hanno più colori dell'arcobaleno".
Lui è Fang Lijun, artista acclamato a livello internazionale e che negli anni Novanta è stato uno dei maggiori esponenti del "Realismo Cinico" in Cina. E può sembrare strano la definizione di realismo una volta viste le sue opere. Certo è vero che ciò che dipinge è riprodotto minuziosamente financo sfociare nello sguardo clinico della riproduzione di insetti e mostriciattoli. Ma le ambientazioni che riserva a questi aspetti del reale appartengono più al sogno e all'ebrezza che non alla vita reale.
Capiamo meglio cosa i cinesi intendono per Realismo cinico se leggiamo le parole di colui che per primo ebbe a definirlo cosi, Li Xianting: "Io ho usato il termine 'umorismo ribelle' per descrivere gli aspetti caratteristici del realismo cinico. 'Ribelle' in cinese comprende il concetto di cinismo, include lo scherzo, fare baldoria". E le sue tele infatti sembrano degli affascinanti scherzi giocati da un'immaginazione fervida, febbrile, attenta a tutti i moti dell'esistenza. E per questo può permettersi di ridere di sé e di sognare ancora perché è nel desiderare che viene coltivata la speranza. E per quanto riguarda il fare baldoria, il rumore percorre silenzioso parte della sua produzione: la moltitudine che si sposta o fugge, il ronzio degli insetti, lo squittire dei topi, il rumore afono dei vortici che tutto inglobano; non ultimo il grido delle coscienze provenire dai bambini con le labbra serrate, simbolo di futuro e speranza, della vita contrapposta ai mostri e insetti, metafora della morte.
E il cinismo? Quello è sottile solo quando non è sfacciato. Così tutto il suo popolo - che poi si parla di Cina ma in realtà ci si riferisce a tutto il mondo - dove è arrivato rincorrendo gli ideali che gli hanno propinato? L'artista raffigura nelle sue tele di grande formato, moltitudini alla deriva, che sfuggono dall'alba, che si trovano a divagare nella tempesta senza l'aiuto della provvidenza di verghiana memoria; moltitudini letteralmente sull'orlo del precipizio.
Le sue sono tele senza titoli, contraddistinte però dalle date di produzione e che caratterizzano certa produzione cinese. Tratto grafico energico, cromatismo potente si uniscono in rappresentazioni dalle cadenze oniriche e surreali riportate su tele dominate dall'intreccio tra vita e morte. Volti grotteschi e teste rasate compongono il teatro delle sue rappresentazioni in cui convivono nuvole e nuotatori, folle acclamanti e cieli vorticanti popolati di insetti, larve, gabbiani e fiori, i quali "hanno più colori dell'arcobaleno".
GB
GAM TORIONO
Fang lijun - Il precipizio sopra le nuvole
fino al 30 settembre
www.gamtorino.it
Fang lijun - Il precipizio sopra le nuvole
fino al 30 settembre
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