Nell'attesa che l'Uovo sia nuovamente covato: conclusioni
Nell'attesa che l'Uovo sia nuovamente covato: conclusioni!
La carrellata di artisti che si sono susseguiti in queste quattro giornate fatte di attesa, curiosità, aspettative ruotavano intorno ad un filo conduttore motore del festival. Ad accomunare la scelta degli artisti da parte degli organizzatori, è necessario ribadirlo, sono concetti quali 'intimità' e 'autenticità'. Dunque un rapporto a volte diretto con il pubblico, altre atto a suscitare quell'intima emozione che rende noi spettatore se non uguale, del tutto simile al nostro vicino: persona con persona. È chiaro che poi il pubblico valuta soggettivamente e personalmente reagisce a seconda dei gusti, ma quello che è apparso chiaro è il successo, in questo senso, ottenuto da alcune performance. La seconda data della rassegna vede il Teatro Franco Parenti allestito a sala da pranzo. Spazio in cui Marco Velardi e Francesca Sarti performer di 'Mangia bene che ti fa bene!' propongono una cooking class dove artisti e visitatori potranno riappropriarsi del piacere del mangiare “bene” in un'esperienza curiosa e divertente. Senza prendersi troppo sul serio, lontani dai luoghi comuni, ricordando l’infanzia periodo in cui questa frase era ricorrente nelle tavole di casa. Le stesse tavolate cariche di frasi fatte, angosce di crescita, ricatti familiari. Così facendo gli spettatori sono gioco forza proiettati dentro i loro ricordi, il loro passato. Dalla solitudine che certe esperienze comportano, la performance conduce ad una condivisione attraverso un processo di fagocitazione della realtà che Spoerri avrebbe gradito immortalare.. Con i Pathosformel si cambia location. Gli spazi sono quelli del Didstudio dove è presentata 'La prima periferia' indagine concepita da Daniel Blanga Gubbay e Paola Villani e con l'aiuto di Simone Basani e Giovanni Marocco, attorno alla natura espressiva di un corpo svuotato dalle proprie intenzioni. Ecco l’uomo, quell'animale in cui ogni minima espressione vive di precisione tecnica, in cui il più semplice gesto chiama a raccolta migliaia di muscoli. Ne emerge un intreccio inestricabile di arti vivi ed espressivi: un corpo a corpo dove la solidarietà convive con la costrizione e ci consegna un’anatomia nomade, capace di raccontare nel movimento infiniti gesti che sembravano aver esiliato qualsiasi contenuto. Quaranta minuti di pathos per l'appunto, nei quali non appare strano identificarsi con le posture e i gesti dei tre modelli anatomici costruiti dai performer, financo sentirsi stringere lo stomaco senza una reale motivazione. Lo scopo è raggiunto. Si capisce bene come i Pathosformel si siano aggiudicati il premio speciale UBU 2008 per la realizzazione di un «teatro astratto e fisico da perseguire con un segno già distinto e stratificato, che fa della ricerca sulla materia e sul corpo un punto di partenza per restituire una teatralità visionaria, frammentata, di grande fascino. In ultimo, ma non certo per importanza si pone la performace intimissima e coinvolgente degli Ontroerend Goed. Il gruppo, con 'Internal', vuole riscoprire l'intensità del teatro insieme al pubblico, e trasmettere l'immagine di persone moderne, con il loro approccio critico, il senso della relatività, l'immaginazione e l'emotività. Gli elementi fondamentali per la compagnia sono il divertimento, l'intelligenza e l'umorismo, purché sia banale, oscuro o assurdo. Noi spettatori a gruppi di cinque siamo invitati negli scantinati del Teatro dell'Arte, in un atmosfera semi buia in cui la curiosità e la fascinazione crescono con il procedere verso la porta che separa noi e il gruppo. La porta si apre e davanti a noi una quinta e sul pavimento cinque x su cui posizionarsi. Cresce l'imbarazzo e la sorpresa quando il telo nero si alza e compaiono i cinque artisti. Siamo gli uni di fronte agli altri, ci scrutiamo e ci studiamo come in un primo appuntamento. Ed il senso è proprio questo, sviscerare le miriadi di possibilità che questo esperimento comporta. Si può parlare, chiacchierare, ridere o semplicemente sfruttare il linguaggio del corpo fatto di sguardi e carezze facendo di questi pochi minuti un'esperienza talmente intima da rispecchiare i nostri sogni. Dall'appuntamento alla seduta di gruppo. Ci ritroviamo in centro alla sala, ogni artista elenca pregi e difetti del suo partener in un incedere ironico e iper-reale. Non sono esclusi coinvolgimenti emotivi, forti. Non a caso Internal ha vinto lo scorso anno il Fringe First e l’Herald Angel Award al Festival di Edimburgo, ed è stato nominato per il Total Theatre Award & The Stage Award per il miglior “ensemble” del Festival. Al prossimo anno. |
Ontroerend Goed website:
www.ontroerendgoed.be |