L'Atir non ha dubbi
All'amore io ci credo
Continua, giustificandosi, il grande successo della Compagnia Atir con All'amore io ci credo fino al 31 gennaio. E se volete finire questo primo mese del 2010 con il sorriso sulle labbra vi consigliamo di vedere questo spettacolo. Non soltanto perché parla d'amore e neanche perché cerca di sviscerarne i meccanismi perversi attraverso un 'ironia' sottile.
E' soprattutto per la magnetica vulcanicità delle loro protagoniste che questo spettacolo non andrebbe perso. Matilde Facheris e Sandra Zoccolan, entrambe diplomate alla Paolo Grassi di Milano, seguono percorsi paralleli: con gli anni l'una si specializza nel training fisico, l'altra in quello vocale.
Dall'unione di queste due componenti, che nel loro caso raggiunge livelli ottimali, e dalla regia di Marcela Serli, nasce questo spettacolo che si presenta come capace di essere al contempo corporale e mentale.
Nel silenzio si presenta una scena scarna: quattro sgabelli, quattro lampioni, un filo luminoso simile se non uguale ad un addobbo natalizio. A rompere il silenzio sono i passi dei protagonisti che, discendendo le scale, arrivano sul palco. Sui sgabelli centrali Matilde e Sandra, ai lati i musicisti Massimo Betti alla chitarra e Loris Facchin alla fisarmonica. Vestito rosso l'una, nero l'altra impersonano due donne, primi personaggi di una lunga serie, ad un appuntamento al buio in cui le speranze riposte nella ricerca di un uomo, saranno sfumate dalla consapevolezza che l'uomo in questione poi tanto uomo non è scatenando la prima ondata di risate.
Alle due donne fanno da contraltare emozionale le musiche suonate dal vivo in un dialogo in cui l'una chiarisce meglio l'altra. La drammaturgia è ispirata a canzoni d’amore più o meno note di autori quali Ivano Fossati, Marco Masini, Leonard Cohen, Claudio Baglioni e Francesco Guccini. Ma è non solo la musica a contribuire alla costruzione dello spettacolo, bensì le storie di Mark Twain, Italo Calvino, Pier Vittorio Tondelli, Paul Verlaine, Efraim Medina Reyes e tanti altri, che fanno da testo ai dialoghi dei personaggi.
Da qui l'amore inizia il suo racconto autoreferenziale di speranze (l'uomo che vede negato la sua voglia di matrimonio ma non smette di ri-provarci molti anni dopo rincontrando la donna che ama per caso), di attese mute e adrenaliniche (i due uomini che freddamente controllano il loro calore), di tenerezze e accortezze (la coppia con orari di lavoro inconciliabili, che tenta per amore di gustare ogni attimo), di dipendenze, di litigi, di sorprese e della continua ricerca di certezze. Lo spazio si trasforma intorno e insieme a loro, da strada con i lampioni a giardino dell’Eden, da locale notturno a vecchia balera.
Da li procede quel vortice di trasformismo fisico e vocale che vede il suo centro nelle due vulcaniche protagoniste, capaci di alternere ruoli maschili e femminili con una sorprendente, pronta, capacità fisica e vocale. Cosi ascolteremo le loro voci scendere in contralto fino a salire ai mezzi e ai soprano completi e, i loro corpi muoversi all'interno di gesti pregni di una femminilità che all'occorrenza sa bene destreggiarsi con i poco armoniosi gesti maschili, con le mani in tasca, la voce bassa e le posture rigide. A completare il tutto sono le emozioni che riescono a suscitare all'interno di chi guarda. Per 90 minuti sarete lì fermi, pronti a sorprendervi meditabondi quando un attimo prima stavate ridendo di gusto. Non capirete se ridete di voi o dell'amore in generale. Non capirete perché lo spettacolo che state vedendo vi entra dritto nel cuore e scende, stringendolo, fino allo stomaco.
Come nel caso della bellissima canzone di Mia Martini - la cui voce somiglia tanto a quella di Sandra - Minuetto, in cui le due sfoderano un duetto capace di far venire la pelle d'oca da sottolineare anche la somiglianza di Sandra con la cantante Mia nel cantare).
Alla regia spetta una menzione particolare per il suo approcciarsi con il mondo del cinema, di quello contemporaneo, che mira ad una sempre maggiore consapevolezza del personaggio in chiave emotiva preferendo l'attitudine ai moti dell'animo. Chiare nell'uso della luce e di certi accorgimenti narrativi.
Se lo scopo dell'arte è quello di scatenare emozioni provocando una reazione, questo spettacolo con la sua interazione fra musica, canto, parole e azione è un prodotto ben riuscito.
E' soprattutto per la magnetica vulcanicità delle loro protagoniste che questo spettacolo non andrebbe perso. Matilde Facheris e Sandra Zoccolan, entrambe diplomate alla Paolo Grassi di Milano, seguono percorsi paralleli: con gli anni l'una si specializza nel training fisico, l'altra in quello vocale.
Dall'unione di queste due componenti, che nel loro caso raggiunge livelli ottimali, e dalla regia di Marcela Serli, nasce questo spettacolo che si presenta come capace di essere al contempo corporale e mentale.
Nel silenzio si presenta una scena scarna: quattro sgabelli, quattro lampioni, un filo luminoso simile se non uguale ad un addobbo natalizio. A rompere il silenzio sono i passi dei protagonisti che, discendendo le scale, arrivano sul palco. Sui sgabelli centrali Matilde e Sandra, ai lati i musicisti Massimo Betti alla chitarra e Loris Facchin alla fisarmonica. Vestito rosso l'una, nero l'altra impersonano due donne, primi personaggi di una lunga serie, ad un appuntamento al buio in cui le speranze riposte nella ricerca di un uomo, saranno sfumate dalla consapevolezza che l'uomo in questione poi tanto uomo non è scatenando la prima ondata di risate.
Alle due donne fanno da contraltare emozionale le musiche suonate dal vivo in un dialogo in cui l'una chiarisce meglio l'altra. La drammaturgia è ispirata a canzoni d’amore più o meno note di autori quali Ivano Fossati, Marco Masini, Leonard Cohen, Claudio Baglioni e Francesco Guccini. Ma è non solo la musica a contribuire alla costruzione dello spettacolo, bensì le storie di Mark Twain, Italo Calvino, Pier Vittorio Tondelli, Paul Verlaine, Efraim Medina Reyes e tanti altri, che fanno da testo ai dialoghi dei personaggi.
Da qui l'amore inizia il suo racconto autoreferenziale di speranze (l'uomo che vede negato la sua voglia di matrimonio ma non smette di ri-provarci molti anni dopo rincontrando la donna che ama per caso), di attese mute e adrenaliniche (i due uomini che freddamente controllano il loro calore), di tenerezze e accortezze (la coppia con orari di lavoro inconciliabili, che tenta per amore di gustare ogni attimo), di dipendenze, di litigi, di sorprese e della continua ricerca di certezze. Lo spazio si trasforma intorno e insieme a loro, da strada con i lampioni a giardino dell’Eden, da locale notturno a vecchia balera.
Da li procede quel vortice di trasformismo fisico e vocale che vede il suo centro nelle due vulcaniche protagoniste, capaci di alternere ruoli maschili e femminili con una sorprendente, pronta, capacità fisica e vocale. Cosi ascolteremo le loro voci scendere in contralto fino a salire ai mezzi e ai soprano completi e, i loro corpi muoversi all'interno di gesti pregni di una femminilità che all'occorrenza sa bene destreggiarsi con i poco armoniosi gesti maschili, con le mani in tasca, la voce bassa e le posture rigide. A completare il tutto sono le emozioni che riescono a suscitare all'interno di chi guarda. Per 90 minuti sarete lì fermi, pronti a sorprendervi meditabondi quando un attimo prima stavate ridendo di gusto. Non capirete se ridete di voi o dell'amore in generale. Non capirete perché lo spettacolo che state vedendo vi entra dritto nel cuore e scende, stringendolo, fino allo stomaco.
Come nel caso della bellissima canzone di Mia Martini - la cui voce somiglia tanto a quella di Sandra - Minuetto, in cui le due sfoderano un duetto capace di far venire la pelle d'oca da sottolineare anche la somiglianza di Sandra con la cantante Mia nel cantare).
Alla regia spetta una menzione particolare per il suo approcciarsi con il mondo del cinema, di quello contemporaneo, che mira ad una sempre maggiore consapevolezza del personaggio in chiave emotiva preferendo l'attitudine ai moti dell'animo. Chiare nell'uso della luce e di certi accorgimenti narrativi.
Se lo scopo dell'arte è quello di scatenare emozioni provocando una reazione, questo spettacolo con la sua interazione fra musica, canto, parole e azione è un prodotto ben riuscito.
GB
TEATRO RINGHIERA
All’amore io ci credo
da un’idea di Sandra Zoccolan e Matilde Facheris
drammaturgia e regia di Marcela Serli
con Matilde Facheris e Sandra Zoccolan
accompagnate alla chitarra da Massimo Betti
e alla fisarmonica da Loris Facchin
www.atirteatro.it
All’amore io ci credo
da un’idea di Sandra Zoccolan e Matilde Facheris
drammaturgia e regia di Marcela Serli
con Matilde Facheris e Sandra Zoccolan
accompagnate alla chitarra da Massimo Betti
e alla fisarmonica da Loris Facchin
www.atirteatro.it