Quale droga fa per me?
i consigli di Anna Galiena
Torna al Franco Parenti, fino al 31 ottobre, Quale droga fa per me? Una conferenza introduttiva. Acclamato spettacolo, già applaudito al Piccolo, riproposto nel cartellone di questa nuova stagione.
Il brillante testo di Kai Hensel -drammaturgo tedesco classe 1965, autore pluripremiato e di indiscussa fama in Germania, da sempre sensibile alle angosce e ai turbamenti dell'oggi-, la regia intelligente ed elegante di Andrée Ruth Shammah, e la straordinaria interpretazione di Anna Galiena, fanno di questa messa in scena un'ottima riflessione sul nostro vivere quotidiano. Lo spettacolo vuole indagare, inoltre, le potenzialità del Teatro, luogo in cui avviene una comunicazione, in quanto specchio della complessità della vita.
Hanna (Anna Galiena) è una donna che affronta con difficoltà crescente i problemi quotidiani. Le rate del mutuo, un figlio che fondamentalmente non ama, un marito noioso e distratto che la tradisce. L’assenza di emozioni e gratificazioni rappresentano un terreno fertile perché possano nascere e svilupparsi la nevrosi e l’inespresso desiderio di evadere. Sola in scena, "Hanna parla di sé, dei suoi rapporti familiari, ma soprattutto delle sue scelte. Di come il desiderio di sentirsi viva, di provare tenerezza per una famiglia che non riusciva ad amare, l’abbia spinta ad affrontare la sperimentazione di ogni tipo di droga. Il suo racconto è amaro, a tratti sconvolgente, ma non viene lanciato con violenza provocatoria. Si tratta piuttosto di un viaggio interiore condiviso con lo spettatore". È proprio su questo scambio fra pubblico e protagonista che attrice e regista hanno lavorato con rara sinergia. Hanna si trova in scena per una conferenza in prima persona. "Una conferenza e non un monologo, perché l’attrice ha un coprotagonista: il pubblico, con il quale intraprende un vero e proprio corpo a corpo".
Un’interpretazione eccezionale, intima, a volte straziante, ma sempre in equilibrio. Perfetta la modulazione della voce che assume innumerevoli sfumature, cariche di espressione e sensibilità. Anna Galiena si muove sicura nelle vesti di Hanna, affronta il personaggio con assoluta padronanza. La gestualità nevrotica e frenetica è sempre controllata: sotto la guida di A.R. Shammah, Anna Galiena articola i movimenti in modo da non “caricare” mai il personaggio.
Nonostante il titolo possa trarci in inganno, il testo non offre nessuna giustificazione all’uso delle droghe. Ce ne descrive, invece, attentamente le conseguenze dovute all'uso -o all'abuso-, avvertendoci della possibile discesa in un irreversibile tormento, fatto di false euforie e depressioni. Ci racconta la storia di una donna incapace di affrontare la complessità della vita, che cerca di nascondere la sua impotenza dietro un'effimera idea di libertà, ma che in realtà soccombe alle proprie dipendenze e paure.
Il brillante testo di Kai Hensel -drammaturgo tedesco classe 1965, autore pluripremiato e di indiscussa fama in Germania, da sempre sensibile alle angosce e ai turbamenti dell'oggi-, la regia intelligente ed elegante di Andrée Ruth Shammah, e la straordinaria interpretazione di Anna Galiena, fanno di questa messa in scena un'ottima riflessione sul nostro vivere quotidiano. Lo spettacolo vuole indagare, inoltre, le potenzialità del Teatro, luogo in cui avviene una comunicazione, in quanto specchio della complessità della vita.
Hanna (Anna Galiena) è una donna che affronta con difficoltà crescente i problemi quotidiani. Le rate del mutuo, un figlio che fondamentalmente non ama, un marito noioso e distratto che la tradisce. L’assenza di emozioni e gratificazioni rappresentano un terreno fertile perché possano nascere e svilupparsi la nevrosi e l’inespresso desiderio di evadere. Sola in scena, "Hanna parla di sé, dei suoi rapporti familiari, ma soprattutto delle sue scelte. Di come il desiderio di sentirsi viva, di provare tenerezza per una famiglia che non riusciva ad amare, l’abbia spinta ad affrontare la sperimentazione di ogni tipo di droga. Il suo racconto è amaro, a tratti sconvolgente, ma non viene lanciato con violenza provocatoria. Si tratta piuttosto di un viaggio interiore condiviso con lo spettatore". È proprio su questo scambio fra pubblico e protagonista che attrice e regista hanno lavorato con rara sinergia. Hanna si trova in scena per una conferenza in prima persona. "Una conferenza e non un monologo, perché l’attrice ha un coprotagonista: il pubblico, con il quale intraprende un vero e proprio corpo a corpo".
Un’interpretazione eccezionale, intima, a volte straziante, ma sempre in equilibrio. Perfetta la modulazione della voce che assume innumerevoli sfumature, cariche di espressione e sensibilità. Anna Galiena si muove sicura nelle vesti di Hanna, affronta il personaggio con assoluta padronanza. La gestualità nevrotica e frenetica è sempre controllata: sotto la guida di A.R. Shammah, Anna Galiena articola i movimenti in modo da non “caricare” mai il personaggio.
Nonostante il titolo possa trarci in inganno, il testo non offre nessuna giustificazione all’uso delle droghe. Ce ne descrive, invece, attentamente le conseguenze dovute all'uso -o all'abuso-, avvertendoci della possibile discesa in un irreversibile tormento, fatto di false euforie e depressioni. Ci racconta la storia di una donna incapace di affrontare la complessità della vita, che cerca di nascondere la sua impotenza dietro un'effimera idea di libertà, ma che in realtà soccombe alle proprie dipendenze e paure.
gb
Teatro Franco Parenti
Quale droga fa per me?
di Kai Hensel
uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
con Anna Galiena
www.teatrofrancoparenti.it
Quale droga fa per me?
di Kai Hensel
uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
con Anna Galiena
www.teatrofrancoparenti.it