L'altra faccia di Eros
Franko B VUOLE ANCORA AMORE
Il PAC, Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano, ospita, fino al 28 novembre, una mostra curata da Francesca Alfano Miglietti e dedicata a Franko B. Quest'ultimo, artista coraggioso ed eclettico, da anni protagonista della scena live internazionale, capace di esprimere attraverso il medium dell'arte il tormento dell'esistenza con intensità e genialità inventiva, è per la prima volta protagonista, con una sua esposizione, in uno spazio pubblico italiano.
Franko B presenta, in questa occasione, un'inedita performance Love in times of pain, strettamente legata con l'ultima e più recente produzione, l'omonima installazione Love in times of pain del 2009. L'opera rievoca alcuni dei temi centrali del lavoro di Franko B - quali la morte, l'erotismo, il dolore e la compassione - proposti in una chiave inedita, attraverso l'utilizzo esclusivo del colore nero, in una dimensione, quindi, monocromatica e a tratti impenetrabile. Elegante oblio che ricopre animali imbalsamati e tele di un denso strato di colore.
Il progetto di allestimento, che stravolge la consueta percezione visiva del padiglione milanese, è affidato a Fabio Novembre, architetto e designer, per la prima volta alle prese con l'allestimento di una mostra d'arte. Così, due mura del PAC vengono squarciate da croci greche - segni di disperazione e salvezza insieme - richiamando non solo quelle che Franko B ha tatuate sul corpo, ma evocando anche l'attentato, di stampo mafioso, che il 27 luglio 1993 lo distrusse. Novembre decide di lasciare l'ampia sala di ingresso totalmente vuota, mentre colora di nero le pareti e il pavimento della sala dove sono esposti acrilici, ugualmente neri, opera dell'artista "dai denti d'oro". D'oro come, d'altronde, i sei inginocchiatoi, Golden Age (2009), totalmente ricoperti d'oro. Provocazione o denuncia?
Nato a Milano nel 1960 e trasferitosi a Londra giovanissimo, Franko B si diploma al "Chelsea College of Art and Design" e inizia a produrre le proprie opere fin dai primi anni Novanta, spaziando dal video alla fotografia, dalle performance alla pittura, fino alla scultura. Protagonista indiscusso dell'ICA, epicentro londinese dei progetti artistici più radicali e d'avanguardia, il suo background è il romantic punk della capitale inglese degli anni '90. Docente di scultura all'Accademia di Belle Arti di Macerata dal 2009, ha tenuto corsi e lezioni in alcune delle più importanti scuole d'arte internazionali, continuando ad eseguire le sue performance nelle più prestigiose sedi mondiali per l'arte contemporanea.
L'identificazione tra la sua vita e le sue esperienze corporali, che hanno alterato e modificato i suoi equilibri psicofisici e la sua arte, è totale: Franko B, infatti, esce completamente dalla mentalità che intende l'opera d'arte come espressione separata dall'esperienza e fa del suo corpo, quello dell'artista, un corpo sociale di denuncia. Espressione di modificazioni indotte e non controllabili, luogo di esposizione di meccanismi psicolabili e alterati e mezzo di comunicazione principale. La superficie corporea diviene, in altre parole, tela, supporto, linguaggio, schermo, simbolo, portatore di un significato oscuro, proprio di una natura umana alterata.
Il sangue sgorga dalle sue vene tagliate e si sparge sul corpo. Un rituale viscerale attraverso il quale l'artista proclama il sangue come elemento vitale, da intendersi, non come simbolo della santificazione cattolica, ma come linfa vera e propria. A differenza, poi, di altri performer, Franko B. non lavora con sangue di animali o con quello di altre persone: non utilizzando il suo, verrebbe a mancare l'appartenenza emotiva. È l'aspetto esistenzialista del sangue che lo interessa. Così lo estrae dalle sue stesse vene, si imbratta con e lo mischia agli altri fluidi organici, come urina, sperma, saliva ecc., per rivendicarne l'appartenenza.
"...Per me il sangue è qualsiasi cosa. Il mio sangue è il mio corpo. La gente muore per esso, va in guerra per esso. Il cancro è sangue. Quando lo sento, mi da un senso di libertà, specialmente il fatto che sia il mio sangue. Non lavoro con il sangue animale, o qualsiasi altro sangue, perché non potrei avere relazioni con esso. Inoltre la gente ha vergogna dei propri fluidi corporali. Sono spaventati dai loro rifiuti, pensano che siano cose molto private, che quel che c'è nel corpo deve rimanere nel corpo...".
Il recente uso, invece, del colore nero crea una tensione dialettica con la precedente produzione, in cui l'artista utilizzava il bianco per coprire i tatuaggi che campeggiano su tutto il suo corpo e per farne, quindi, una sorta di tela. Una pagina incontaminata sulla quale inscrivere i segni del proprio linguaggio. Con l'uso dell'acrilico nero, l'artista ricrea invece la tensione tra la vita e la morte, tra luce e ombra, tra presenza e assenza, che ritorna anche nella recente serie di dipinti in mostra, dal titolo Black Painting (2007).
Dalle tele si passa poi alla nuova serie di Cuciti, ricami inediti (24 tele) che raffigurano animali, corpi, volti e ragazzi che si amano, la cui fragile bellezza è delineata sulla tela bianca da un tratteggio di cotone rosso e, in questo caso, il filo colorato rimanda formalmente al sangue sul corpo imbiancato dell'artista nelle performance degli anni novanta.
"...Quello che faccio è rendere sopportabile l'insopportabile...Faccio un'icona delle cose che obiettivamente, per la loro storia, vengono lette diversamente, come tutto quello che viene sbrigativamente 'bollato' come insopportabile. Io vedo le mie nevrosi, le mie paure, i miei 'viaggi' con una valenza creativa, le metto in scena, le condivido, le uso per quello che sono, cerco di non contaminarle, cerco di esprimerle in una direzione che sia pura, come nella mia testa. Per me è un processo di purificazione che significa essere totalmente libero, è la mia ricerca della libertà. Quando realizzo una performance mi sento libero. È un processo emozionale perché alla fine sento che sono totalmente andato fuori dalle mie nevrosi, che ho dato totalmente me stesso nei miei gesti...".
Solo così, sembra dirci l'artista, possiamo sperare di amare ancora!
Franko B presenta, in questa occasione, un'inedita performance Love in times of pain, strettamente legata con l'ultima e più recente produzione, l'omonima installazione Love in times of pain del 2009. L'opera rievoca alcuni dei temi centrali del lavoro di Franko B - quali la morte, l'erotismo, il dolore e la compassione - proposti in una chiave inedita, attraverso l'utilizzo esclusivo del colore nero, in una dimensione, quindi, monocromatica e a tratti impenetrabile. Elegante oblio che ricopre animali imbalsamati e tele di un denso strato di colore.
Il progetto di allestimento, che stravolge la consueta percezione visiva del padiglione milanese, è affidato a Fabio Novembre, architetto e designer, per la prima volta alle prese con l'allestimento di una mostra d'arte. Così, due mura del PAC vengono squarciate da croci greche - segni di disperazione e salvezza insieme - richiamando non solo quelle che Franko B ha tatuate sul corpo, ma evocando anche l'attentato, di stampo mafioso, che il 27 luglio 1993 lo distrusse. Novembre decide di lasciare l'ampia sala di ingresso totalmente vuota, mentre colora di nero le pareti e il pavimento della sala dove sono esposti acrilici, ugualmente neri, opera dell'artista "dai denti d'oro". D'oro come, d'altronde, i sei inginocchiatoi, Golden Age (2009), totalmente ricoperti d'oro. Provocazione o denuncia?
Nato a Milano nel 1960 e trasferitosi a Londra giovanissimo, Franko B si diploma al "Chelsea College of Art and Design" e inizia a produrre le proprie opere fin dai primi anni Novanta, spaziando dal video alla fotografia, dalle performance alla pittura, fino alla scultura. Protagonista indiscusso dell'ICA, epicentro londinese dei progetti artistici più radicali e d'avanguardia, il suo background è il romantic punk della capitale inglese degli anni '90. Docente di scultura all'Accademia di Belle Arti di Macerata dal 2009, ha tenuto corsi e lezioni in alcune delle più importanti scuole d'arte internazionali, continuando ad eseguire le sue performance nelle più prestigiose sedi mondiali per l'arte contemporanea.
L'identificazione tra la sua vita e le sue esperienze corporali, che hanno alterato e modificato i suoi equilibri psicofisici e la sua arte, è totale: Franko B, infatti, esce completamente dalla mentalità che intende l'opera d'arte come espressione separata dall'esperienza e fa del suo corpo, quello dell'artista, un corpo sociale di denuncia. Espressione di modificazioni indotte e non controllabili, luogo di esposizione di meccanismi psicolabili e alterati e mezzo di comunicazione principale. La superficie corporea diviene, in altre parole, tela, supporto, linguaggio, schermo, simbolo, portatore di un significato oscuro, proprio di una natura umana alterata.
Il sangue sgorga dalle sue vene tagliate e si sparge sul corpo. Un rituale viscerale attraverso il quale l'artista proclama il sangue come elemento vitale, da intendersi, non come simbolo della santificazione cattolica, ma come linfa vera e propria. A differenza, poi, di altri performer, Franko B. non lavora con sangue di animali o con quello di altre persone: non utilizzando il suo, verrebbe a mancare l'appartenenza emotiva. È l'aspetto esistenzialista del sangue che lo interessa. Così lo estrae dalle sue stesse vene, si imbratta con e lo mischia agli altri fluidi organici, come urina, sperma, saliva ecc., per rivendicarne l'appartenenza.
"...Per me il sangue è qualsiasi cosa. Il mio sangue è il mio corpo. La gente muore per esso, va in guerra per esso. Il cancro è sangue. Quando lo sento, mi da un senso di libertà, specialmente il fatto che sia il mio sangue. Non lavoro con il sangue animale, o qualsiasi altro sangue, perché non potrei avere relazioni con esso. Inoltre la gente ha vergogna dei propri fluidi corporali. Sono spaventati dai loro rifiuti, pensano che siano cose molto private, che quel che c'è nel corpo deve rimanere nel corpo...".
Il recente uso, invece, del colore nero crea una tensione dialettica con la precedente produzione, in cui l'artista utilizzava il bianco per coprire i tatuaggi che campeggiano su tutto il suo corpo e per farne, quindi, una sorta di tela. Una pagina incontaminata sulla quale inscrivere i segni del proprio linguaggio. Con l'uso dell'acrilico nero, l'artista ricrea invece la tensione tra la vita e la morte, tra luce e ombra, tra presenza e assenza, che ritorna anche nella recente serie di dipinti in mostra, dal titolo Black Painting (2007).
Dalle tele si passa poi alla nuova serie di Cuciti, ricami inediti (24 tele) che raffigurano animali, corpi, volti e ragazzi che si amano, la cui fragile bellezza è delineata sulla tela bianca da un tratteggio di cotone rosso e, in questo caso, il filo colorato rimanda formalmente al sangue sul corpo imbiancato dell'artista nelle performance degli anni novanta.
"...Quello che faccio è rendere sopportabile l'insopportabile...Faccio un'icona delle cose che obiettivamente, per la loro storia, vengono lette diversamente, come tutto quello che viene sbrigativamente 'bollato' come insopportabile. Io vedo le mie nevrosi, le mie paure, i miei 'viaggi' con una valenza creativa, le metto in scena, le condivido, le uso per quello che sono, cerco di non contaminarle, cerco di esprimerle in una direzione che sia pura, come nella mia testa. Per me è un processo di purificazione che significa essere totalmente libero, è la mia ricerca della libertà. Quando realizzo una performance mi sento libero. È un processo emozionale perché alla fine sento che sono totalmente andato fuori dalle mie nevrosi, che ho dato totalmente me stesso nei miei gesti...".
Solo così, sembra dirci l'artista, possiamo sperare di amare ancora!
Gb
PAC - MILANO
Franco B
I Still Love
www.franco-b.com
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