TauberBach
Quando la sintesi non è originale
Tutti in fila per Alain Platel che con TauberBach inaugura TorinoDanza. Lavoro complesso, spesso ma non troppo.
Sulla carta. Fra Fonti e ispirazioni la nascita di un'opera
Un giorno Alain Platel riceve un CD su cui è scritto "Tauber Bach" (letteralmente Bach cantato dai sordi). La musica, all'interno, era parte di un progetto video di Arthur Zmijewski, artista polacco che aveva chiesto ad un coro di sordi nella Thomaskirche di Lipsia di cantare Bach in modo da farlo gustare ad un pubblico non udente. Il video ebbe una grande impressione su Platel, anche perché unisce due delle sue grandi passioni: Bach, di gran lunga il suo compositore preferito (Bach, 1998; Pitié, 2008, basato sulla Passione di San Matteo) e la lingua dei segni, tanto che in Wolf (2003), ha lavorato con due attori sordi esplorando il loro rapporto con la musica. Subito vuole usarlo e lo prova durante la creazione di Out of Context - per Pina, non trovando però il contesto appropriato.
Tauberbach è in realtà un lungo processo che il regista, Alain Platel - coreografo fiammingo e direttore della Compagnia C de la B -, porta avanti da circa dieci anni, partendo, in nuge, con vsprs (2006) per poi continuare la ricerca con Nine Finger (2007) e Pitié! (2008), per svilupparla con Out of Context - per Pina(2010) e C(H)ŒURS (2012) e infine portarla a piena maturità con Tauberbach, in prima assoluta per il pubblico di TorinoDanza. Tutti insieme, questi lavori sono espressione di quella che il coreografo definisce"danza bastarda" ovvero quella dimensione raggiunta solo quando i ballerini "esplorano quelle aree della loro mente ancora incontaminate dalla civiltà".
Bach
Nei lavori precedenti, la musica di Bach era metafora di una dimensione celeste che poneva, lui al di sopra e, noi come umili creature terrene. In TauberBach il compositore non è più del cielo, non è messo al di sopra dell'umanità, ma da qualche parte nel mezzo. E Platel, nella sua raffinata intelligenza, ha sempre pensato che Bach non fosse solo un genio matematico che faceva della ginnastica compositiva; per lui, e a ben vedere, Bach è emozione pura. Il suo Bach è profondamente umano, soprattutto se pensiamo alle tragedie nella vita: perdita dei genitori nei primissimi anni, perdita della sua prima moglie e 10 dei suoi figli. Niente di umano gli era estraneo e questo punto di vista, supportato da importanti direttori come Sir John Eliot Gardner, colloca Bach in mezzo a sporcizia e morte, abusi sui minori e mortalità infantile. Archivi e rapporti di ispezione rivelano, infatti, che Bach trascorse la sua vita scolastica in un ambiente di molestie e di violenza, sadismo e sodomia, per non parlare del fatto che il più delle volte ha scelto di stare lontano dalla scuola. Storia, questa, molto diversa da quella raccontata dai suoi ammiratori circa l'uomo intoccabile e rigido, al di sopra di ogni sospetto.
Questa visione di Bach come il Pasolini nostrano, trova un ottimo contraltare nell'altra importante fonte di ispirazione: il film documentario Estamira di Marcos Prado. Si tratta di un ritratto penetrante di una donna brasiliana che sceglie di 'lavorare' in una discarica. Per 20 anni, lei vive di quello che può trovare a Jardim Gramacho, una discarica vicino a Rio de Janeiro. La vita non è stata gentile con lei, ma nonostante o grazie alla sua malattia mentale ha sviluppato una personalità carismatica con interessanti visioni filosofiche sulla vita e non è difficile trovare, sotto i suoi deliri, traumi comprensibili e una forte logica interna. Con Estamiral'idea di base per il set è decisa così come la maggior parte del testo, affidato all'attrice Elsie de Brauw che modella il suo personaggio su Estamira. Sia l'attrice che il regista conoscono bene l'uno il lavoro dell'altro e galeotto fu TauberBach ad unire i talenti. Vuoi fare una performance con me? si sono detti vicendevolmente.
Platel ha sviluppato il suo particolarissimo modo di guardare e ascoltare a partire dagli studi specializzati nel trattamento di persone con disabilità mentale e/o fisica. A quel tempo fu molto colpito dalle opinioni di Fernand Deligny (1913-1996), pedagogista francese conosciuto per il suo approccio radicalmente diverso al trattamento di bambini con autismo, e per lo sforzo permanente per permettere a questi di essere diversi e di poter trovare, tuttavia, scintille di complicità in ogni incontro, con la convinzione che sia possibile un collegamento anche quando la lingua non riesce. Quindi non aveva paura di cercare i lati oscuri e misteriosi dell'incontro, facendosi promotore di un'umanità collettiva, indipendentemente dalla natura degli individui, essendo tutti noi soggetti alla morte e al sesso, ai sentimenti di perdita e desiderio. Per TauberBach al nome di Platel potremmo sostituire idealmente quello di Deligny.
In scena. Dal testo al con-testo
Per dieci anni, dal Bonjour Madame a Wolf, Platel è stato coinvolto nella rappresentazione del variegato mondo che ci circonda, il suo cosiddetto multiculturalismo, scegliendo, per le sue rappresentazioni, un cast molto diversificato, sia culturalmente che artisticamente, in grado di immaginare e rivelare questo mondo. Sevsprs era un viaggio verso l'estasi in 5 step, Out of Context - per Pina un viaggio nella memoria,Tauberbach si aggiunge alla lista come un rito di iniziazione, un battesimo, un immersione e quindi anche una possibile guarigione. E'l'immersione della parola nell'universo preconscio di Alain Platel, dove i fonemi perdono la loro aura classificatoria. Si tratta di un battesimo per tutte le persone coinvolte in questo progetto: Bartold Uyttersprot che crea un carattere in più sul suono, riflettendo un lato del carattere di Elsie; Steven Prengels che insegna la preghiera di Estamira come se si trattasse di musica corale contemporanea; il lightdesigner Carlo Bourguignon, che si confronta con il black-out. Ed è l'inizio sia per l'attrice Elsie de Brauw sia per i ballerini nelle ricerca della concentrazione che richiede cantare insieme e a cappella.
Estamira è la schizofrenica sovrana di un cumulo di macerie, l'enorme discarica che il regista ha voluto allestire negli spazi delle Fonderie Limone. Ambientazione che ingloba e rinchiude e di cui i ballerini sono i concittadini, creando in un ambiente crudele creature viventi innocenti, qualcosa tra amebe, animali domestici e bambini. Questo mondo preistorico (come dice la danzatrice Romeu Runa), o questo mondo arcaico (secondo il drammaturgo Koen Tachelet), o questo mondo preconscio (come lo chiama Platel) - sebbene ispirato su documentario - non riflette la realtà in alcun modo. Ci troviamo in un universo in cui spasmi e masturbazioni sono gli unici ricordi vaghi di una perduta civiltà, dove un corale di Bach o un piccolo pezzo di Mozart cantato insieme è tutto ciò che resta di coerente. Sentimenti di imbarazzo, disagio, risate che risuonano nella mente, spasmi, crampi, convulsioni, l'intera gamma di tensioni muscolari non comuni in Platel si fa estetica del Brutto e il brutto, il deviante, il discordante, o quella che viene spesso vista come una malattia o sindrome, si fa Bello. Platel sente bellezza in questa cacofonia di sentimenti e movimenti costringendoci a guardare e ad ascoltare in modo diverso. E dalla visione più o meno pessimista si veda una premessa di cambiamento per il futuro.
In sostanza. La crepa che ruppe il vaso
C'è qualcosa che non funziona in TauberBach, anche se tutto appare perfetto! Ad esempio quanto descritto su Wikipedia a proposito del coreografo-regista è estremamente coerente con quanto messo in scena alla Fonderie:
"Nelle sue opere c'è grande attenzione per alcuni aspetti formali: la tridimensionalità della scena, che si caratterizza spesso con grandi strutture che si sviluppano per tutta l'ampiezza del palco, fino al soffitto; la presenza di musica dal vivo; la multidisciplinarietà ed eterogeneità dei performers coinvolti nei suoi lavori";
ad onor del vero, a queste bisognerebbe aggiungere la pluralità dei punti di fuga nelle azioni in movimento, e la sensibilità, al meno in questo spettacolo, di aver usato il sentimento della vergogna in maniera davvero originale. Non solo nudo e culi all'aria, ma profetica intuizione come nel De Immundo di Jean Clair.
Insomma non è la messa in scena che cela delle crepe nella sua perfezione manualistica e neanche il testo che sembra un perfetto dramma no sens, ma è la sostanza a non andare in TauberBach. Il messaggio qual'è? la risposta è talmente scontata che sembra inutile spendere delle parole, diremo solo che una persona abituata ad andare a teatro o per musei una volta varcata la soglia della sala teatrale, se è attenta, subito può capire il contesto e immediatamente dove si vuole andare a parare. La scenografia altro non è che una copia delle installazioni di Boltanski, non si vuole citare quella milanese del 2010 che sembra calzare a pennello già dal titolo Personnes e che forse non tutti i torinesi hanno visto, ma è probabile che Containers (2010) e Children(2011) alla Galleria d'Arte Moderna le abbiano viste di passaggio e magari letto qualcosa. Neanche questo?
Bene Pistoletto ci verrà in aiuto con la sua Venere degli Stracci (1968) che ben conduce idealmente al capovolgimento del bello in brutto e viceversa. Questi due nomi non vi dicono ancora nulla? Samuel Beckettinvece? In da Krapp a Senza Parole nella versioni Mauri/Sturno al Gobetti nella stagione passata (19 novembre - 1 dicembre)? Dopo questi altri pre-requisiti siamo sicuri che per questo spettacolo Platel abbia attinto al suo genio? perché nella messa in scena, ad un occhio attento, tutto appare già detto o tutto sembra il sunto delle ricerche artistiche del secolo scorso, anche se della migliore qualità. Per questo risulta perfetto e per questo delude! Ancora gli artisti si gongolano nell'essere lo specchio di un'umanità decadente e di cercare di sublimare lo squallore? E la facoltà dell'arte di profetizzare creando mondi nuovi, di dare soluzioni, di provare almeno ad osare delle possibilità? E la lezione della sua Reverendissima Maestra è stata colta?
Insomma bisogna pretendere e dal teatro e dai teatranti anche perché tutti questi spettacoli che divengono monotematici, nel tempo appaiano come delle lezioni di stile, dove dato un tema generalizzato - come poteva essere la Follia ai tempi di Corelli e Vivaldi - gli artisti mettono in mostra il loro virtuosismo, non rendendosi conto, nella loro miope creatività, che finiscono per mandare messaggi vetusti e impolverati.Forse è il caso di togliere la polvere e di rinominare le cose in modo da non affondare nelle paludi di un pensiero stagnante e poco incisivo. Dopo tutto l'arte nasconde in sé il mistero della Creazione.
Sulla carta. Fra Fonti e ispirazioni la nascita di un'opera
Un giorno Alain Platel riceve un CD su cui è scritto "Tauber Bach" (letteralmente Bach cantato dai sordi). La musica, all'interno, era parte di un progetto video di Arthur Zmijewski, artista polacco che aveva chiesto ad un coro di sordi nella Thomaskirche di Lipsia di cantare Bach in modo da farlo gustare ad un pubblico non udente. Il video ebbe una grande impressione su Platel, anche perché unisce due delle sue grandi passioni: Bach, di gran lunga il suo compositore preferito (Bach, 1998; Pitié, 2008, basato sulla Passione di San Matteo) e la lingua dei segni, tanto che in Wolf (2003), ha lavorato con due attori sordi esplorando il loro rapporto con la musica. Subito vuole usarlo e lo prova durante la creazione di Out of Context - per Pina, non trovando però il contesto appropriato.
Tauberbach è in realtà un lungo processo che il regista, Alain Platel - coreografo fiammingo e direttore della Compagnia C de la B -, porta avanti da circa dieci anni, partendo, in nuge, con vsprs (2006) per poi continuare la ricerca con Nine Finger (2007) e Pitié! (2008), per svilupparla con Out of Context - per Pina(2010) e C(H)ŒURS (2012) e infine portarla a piena maturità con Tauberbach, in prima assoluta per il pubblico di TorinoDanza. Tutti insieme, questi lavori sono espressione di quella che il coreografo definisce"danza bastarda" ovvero quella dimensione raggiunta solo quando i ballerini "esplorano quelle aree della loro mente ancora incontaminate dalla civiltà".
Bach
Nei lavori precedenti, la musica di Bach era metafora di una dimensione celeste che poneva, lui al di sopra e, noi come umili creature terrene. In TauberBach il compositore non è più del cielo, non è messo al di sopra dell'umanità, ma da qualche parte nel mezzo. E Platel, nella sua raffinata intelligenza, ha sempre pensato che Bach non fosse solo un genio matematico che faceva della ginnastica compositiva; per lui, e a ben vedere, Bach è emozione pura. Il suo Bach è profondamente umano, soprattutto se pensiamo alle tragedie nella vita: perdita dei genitori nei primissimi anni, perdita della sua prima moglie e 10 dei suoi figli. Niente di umano gli era estraneo e questo punto di vista, supportato da importanti direttori come Sir John Eliot Gardner, colloca Bach in mezzo a sporcizia e morte, abusi sui minori e mortalità infantile. Archivi e rapporti di ispezione rivelano, infatti, che Bach trascorse la sua vita scolastica in un ambiente di molestie e di violenza, sadismo e sodomia, per non parlare del fatto che il più delle volte ha scelto di stare lontano dalla scuola. Storia, questa, molto diversa da quella raccontata dai suoi ammiratori circa l'uomo intoccabile e rigido, al di sopra di ogni sospetto.
Questa visione di Bach come il Pasolini nostrano, trova un ottimo contraltare nell'altra importante fonte di ispirazione: il film documentario Estamira di Marcos Prado. Si tratta di un ritratto penetrante di una donna brasiliana che sceglie di 'lavorare' in una discarica. Per 20 anni, lei vive di quello che può trovare a Jardim Gramacho, una discarica vicino a Rio de Janeiro. La vita non è stata gentile con lei, ma nonostante o grazie alla sua malattia mentale ha sviluppato una personalità carismatica con interessanti visioni filosofiche sulla vita e non è difficile trovare, sotto i suoi deliri, traumi comprensibili e una forte logica interna. Con Estamiral'idea di base per il set è decisa così come la maggior parte del testo, affidato all'attrice Elsie de Brauw che modella il suo personaggio su Estamira. Sia l'attrice che il regista conoscono bene l'uno il lavoro dell'altro e galeotto fu TauberBach ad unire i talenti. Vuoi fare una performance con me? si sono detti vicendevolmente.
Platel ha sviluppato il suo particolarissimo modo di guardare e ascoltare a partire dagli studi specializzati nel trattamento di persone con disabilità mentale e/o fisica. A quel tempo fu molto colpito dalle opinioni di Fernand Deligny (1913-1996), pedagogista francese conosciuto per il suo approccio radicalmente diverso al trattamento di bambini con autismo, e per lo sforzo permanente per permettere a questi di essere diversi e di poter trovare, tuttavia, scintille di complicità in ogni incontro, con la convinzione che sia possibile un collegamento anche quando la lingua non riesce. Quindi non aveva paura di cercare i lati oscuri e misteriosi dell'incontro, facendosi promotore di un'umanità collettiva, indipendentemente dalla natura degli individui, essendo tutti noi soggetti alla morte e al sesso, ai sentimenti di perdita e desiderio. Per TauberBach al nome di Platel potremmo sostituire idealmente quello di Deligny.
In scena. Dal testo al con-testo
Per dieci anni, dal Bonjour Madame a Wolf, Platel è stato coinvolto nella rappresentazione del variegato mondo che ci circonda, il suo cosiddetto multiculturalismo, scegliendo, per le sue rappresentazioni, un cast molto diversificato, sia culturalmente che artisticamente, in grado di immaginare e rivelare questo mondo. Sevsprs era un viaggio verso l'estasi in 5 step, Out of Context - per Pina un viaggio nella memoria,Tauberbach si aggiunge alla lista come un rito di iniziazione, un battesimo, un immersione e quindi anche una possibile guarigione. E'l'immersione della parola nell'universo preconscio di Alain Platel, dove i fonemi perdono la loro aura classificatoria. Si tratta di un battesimo per tutte le persone coinvolte in questo progetto: Bartold Uyttersprot che crea un carattere in più sul suono, riflettendo un lato del carattere di Elsie; Steven Prengels che insegna la preghiera di Estamira come se si trattasse di musica corale contemporanea; il lightdesigner Carlo Bourguignon, che si confronta con il black-out. Ed è l'inizio sia per l'attrice Elsie de Brauw sia per i ballerini nelle ricerca della concentrazione che richiede cantare insieme e a cappella.
Estamira è la schizofrenica sovrana di un cumulo di macerie, l'enorme discarica che il regista ha voluto allestire negli spazi delle Fonderie Limone. Ambientazione che ingloba e rinchiude e di cui i ballerini sono i concittadini, creando in un ambiente crudele creature viventi innocenti, qualcosa tra amebe, animali domestici e bambini. Questo mondo preistorico (come dice la danzatrice Romeu Runa), o questo mondo arcaico (secondo il drammaturgo Koen Tachelet), o questo mondo preconscio (come lo chiama Platel) - sebbene ispirato su documentario - non riflette la realtà in alcun modo. Ci troviamo in un universo in cui spasmi e masturbazioni sono gli unici ricordi vaghi di una perduta civiltà, dove un corale di Bach o un piccolo pezzo di Mozart cantato insieme è tutto ciò che resta di coerente. Sentimenti di imbarazzo, disagio, risate che risuonano nella mente, spasmi, crampi, convulsioni, l'intera gamma di tensioni muscolari non comuni in Platel si fa estetica del Brutto e il brutto, il deviante, il discordante, o quella che viene spesso vista come una malattia o sindrome, si fa Bello. Platel sente bellezza in questa cacofonia di sentimenti e movimenti costringendoci a guardare e ad ascoltare in modo diverso. E dalla visione più o meno pessimista si veda una premessa di cambiamento per il futuro.
In sostanza. La crepa che ruppe il vaso
C'è qualcosa che non funziona in TauberBach, anche se tutto appare perfetto! Ad esempio quanto descritto su Wikipedia a proposito del coreografo-regista è estremamente coerente con quanto messo in scena alla Fonderie:
"Nelle sue opere c'è grande attenzione per alcuni aspetti formali: la tridimensionalità della scena, che si caratterizza spesso con grandi strutture che si sviluppano per tutta l'ampiezza del palco, fino al soffitto; la presenza di musica dal vivo; la multidisciplinarietà ed eterogeneità dei performers coinvolti nei suoi lavori";
ad onor del vero, a queste bisognerebbe aggiungere la pluralità dei punti di fuga nelle azioni in movimento, e la sensibilità, al meno in questo spettacolo, di aver usato il sentimento della vergogna in maniera davvero originale. Non solo nudo e culi all'aria, ma profetica intuizione come nel De Immundo di Jean Clair.
Insomma non è la messa in scena che cela delle crepe nella sua perfezione manualistica e neanche il testo che sembra un perfetto dramma no sens, ma è la sostanza a non andare in TauberBach. Il messaggio qual'è? la risposta è talmente scontata che sembra inutile spendere delle parole, diremo solo che una persona abituata ad andare a teatro o per musei una volta varcata la soglia della sala teatrale, se è attenta, subito può capire il contesto e immediatamente dove si vuole andare a parare. La scenografia altro non è che una copia delle installazioni di Boltanski, non si vuole citare quella milanese del 2010 che sembra calzare a pennello già dal titolo Personnes e che forse non tutti i torinesi hanno visto, ma è probabile che Containers (2010) e Children(2011) alla Galleria d'Arte Moderna le abbiano viste di passaggio e magari letto qualcosa. Neanche questo?
Bene Pistoletto ci verrà in aiuto con la sua Venere degli Stracci (1968) che ben conduce idealmente al capovolgimento del bello in brutto e viceversa. Questi due nomi non vi dicono ancora nulla? Samuel Beckettinvece? In da Krapp a Senza Parole nella versioni Mauri/Sturno al Gobetti nella stagione passata (19 novembre - 1 dicembre)? Dopo questi altri pre-requisiti siamo sicuri che per questo spettacolo Platel abbia attinto al suo genio? perché nella messa in scena, ad un occhio attento, tutto appare già detto o tutto sembra il sunto delle ricerche artistiche del secolo scorso, anche se della migliore qualità. Per questo risulta perfetto e per questo delude! Ancora gli artisti si gongolano nell'essere lo specchio di un'umanità decadente e di cercare di sublimare lo squallore? E la facoltà dell'arte di profetizzare creando mondi nuovi, di dare soluzioni, di provare almeno ad osare delle possibilità? E la lezione della sua Reverendissima Maestra è stata colta?
Insomma bisogna pretendere e dal teatro e dai teatranti anche perché tutti questi spettacoli che divengono monotematici, nel tempo appaiano come delle lezioni di stile, dove dato un tema generalizzato - come poteva essere la Follia ai tempi di Corelli e Vivaldi - gli artisti mettono in mostra il loro virtuosismo, non rendendosi conto, nella loro miope creatività, che finiscono per mandare messaggi vetusti e impolverati.Forse è il caso di togliere la polvere e di rinominare le cose in modo da non affondare nelle paludi di un pensiero stagnante e poco incisivo. Dopo tutto l'arte nasconde in sé il mistero della Creazione.
gb
Torinodanza
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www.lesballetscdela.be
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