Pirandello
All'oscar l'amica delle mogli
Il Teatro Oscar chiude la stagione 2011-2012 con un'opera di un grande del nostro teatro Nazionale. L'amica delle mogli, opera poco rappresentata e, probabilmente, poco conosciuta del Pirandello nostrano, adesso è in scena - negli spazi di via Lattanzio - per chi non la conoscesse o per chi non l'avesse vista rappresentata. All'Oscar fino al 30 giugno.
Commedia del 1927 che l'autore siciliano dedicò a Marta Abba, sfortunata protagonista di una commedia sfociata in tragedia.
Lei al centro fra due coppie di amici: confidente adorata delle mogli, amica desiderata dei mariti. Marta conosceva Francesco e Fausto ancora prima di conoscere Anna ed Elena. Tutti, uomini e donne, amano a loro modo la figura di Marta: la sua eleganza, la sua cordialità, il suo gusto, la sua semplice nobiltà. E quando si ama troppo è facile che si arrivi ad odiare l'oggetto d'amore stesso. Cosi Marta diviene simbolo del capro espiatorio, della donna che deve essere sacrificata affinchè l'equilibrio torni. Ed infatti non stupisce di come il dramma nasconda un secondo dramma al suo interno. Pirandello aveva pensato a tutto insomma, sembra dirci: vedete dove vi ha portato la vostra morale borghese e vedete, soprattutto le conseguenze sull'individuo. Marta diviene, dunque, un'eroina contemporanea, una donna senza amore che pur amando è costretta alla solitudine affettiva per sempre.
E dal disvelamento di ciò che è la vita dei protagonisti in interni borghesi, dalle nouaces lussuose - metafore di gabbie interne -, si intravedono le trame nefaste di vite apparentemente sane, equilibrate. Una vita di gruppo dove ognuno ha un ruolo ben preciso, ma dove passioni e rancori del passato sono sempre lì pronti ad esplodere, pronti ad essere letti sotto un'altra ottica. Ed in Pirandello come in Shakespeare è la gelosia il motore di tutta la tragedia, che si insidia in Francesco - l'amico non ricambiato - e vive e si alimenta nell'anima di Elena. E quando ormai il serpente della gelosia ha morso le sue prede è chiaro immaginarsi l'epilogo..
Un labirinto di storie dentro la storia è l'opera pirandelliana riadattata nella versione registica di Raimondi, che fra ambientazioni noir e lettura delle discalie in scena, dirige un cast eccezzionale e preparatissimo. Ottimo esempio di teatro di prosa dove la voce ha un ruolo primario, in cui la scansione dei fonemi diventa essenziale per il ritimo sostenuto che il dramma necessita. E in questo tutti gli attori sono bravi nel creare quel ritmo unico, quella cadenza regolare che fa della parola una melodia.
Commedia del 1927 che l'autore siciliano dedicò a Marta Abba, sfortunata protagonista di una commedia sfociata in tragedia.
Lei al centro fra due coppie di amici: confidente adorata delle mogli, amica desiderata dei mariti. Marta conosceva Francesco e Fausto ancora prima di conoscere Anna ed Elena. Tutti, uomini e donne, amano a loro modo la figura di Marta: la sua eleganza, la sua cordialità, il suo gusto, la sua semplice nobiltà. E quando si ama troppo è facile che si arrivi ad odiare l'oggetto d'amore stesso. Cosi Marta diviene simbolo del capro espiatorio, della donna che deve essere sacrificata affinchè l'equilibrio torni. Ed infatti non stupisce di come il dramma nasconda un secondo dramma al suo interno. Pirandello aveva pensato a tutto insomma, sembra dirci: vedete dove vi ha portato la vostra morale borghese e vedete, soprattutto le conseguenze sull'individuo. Marta diviene, dunque, un'eroina contemporanea, una donna senza amore che pur amando è costretta alla solitudine affettiva per sempre.
E dal disvelamento di ciò che è la vita dei protagonisti in interni borghesi, dalle nouaces lussuose - metafore di gabbie interne -, si intravedono le trame nefaste di vite apparentemente sane, equilibrate. Una vita di gruppo dove ognuno ha un ruolo ben preciso, ma dove passioni e rancori del passato sono sempre lì pronti ad esplodere, pronti ad essere letti sotto un'altra ottica. Ed in Pirandello come in Shakespeare è la gelosia il motore di tutta la tragedia, che si insidia in Francesco - l'amico non ricambiato - e vive e si alimenta nell'anima di Elena. E quando ormai il serpente della gelosia ha morso le sue prede è chiaro immaginarsi l'epilogo..
Un labirinto di storie dentro la storia è l'opera pirandelliana riadattata nella versione registica di Raimondi, che fra ambientazioni noir e lettura delle discalie in scena, dirige un cast eccezzionale e preparatissimo. Ottimo esempio di teatro di prosa dove la voce ha un ruolo primario, in cui la scansione dei fonemi diventa essenziale per il ritimo sostenuto che il dramma necessita. E in questo tutti gli attori sono bravi nel creare quel ritmo unico, quella cadenza regolare che fa della parola una melodia.
gb
Teatro Oscar
L’AMICA DELLE MOGLI
di Luigi Pirandello
Regia Annig Raimondi
con Riccardo Magherini (Venzi), Annig Raimondi (Marta), Maria Eugenia D’Aquino (Elena, Signora Erminia), Vladimir Todisco Grande (Viani), Lorena Nocera (Anna, cameriera), Carlo Decio (Guido, Cameriere)
Scene Marco Di Paolo
Musiche originali Maurizio Pisati
Costumi Nir Lagzie
Disegno luci Fulvio Michelazzi
Assistenti regia Vanessa Korn, Giovanni Di Piano
Assistente scenografia Tommaso Bocchia
Organizzazione Claudia Galli
L’AMICA DELLE MOGLI
di Luigi Pirandello
Regia Annig Raimondi
con Riccardo Magherini (Venzi), Annig Raimondi (Marta), Maria Eugenia D’Aquino (Elena, Signora Erminia), Vladimir Todisco Grande (Viani), Lorena Nocera (Anna, cameriera), Carlo Decio (Guido, Cameriere)
Scene Marco Di Paolo
Musiche originali Maurizio Pisati
Costumi Nir Lagzie
Disegno luci Fulvio Michelazzi
Assistenti regia Vanessa Korn, Giovanni Di Piano
Assistente scenografia Tommaso Bocchia
Organizzazione Claudia Galli