Opera Prima
Per la prima volta i disegni di Lichtenstein in Italia
Grazie alla stretta collaborazione con l'Estate e la Roy Lichtenstein Foundation, ai prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali come la National Gallery di Washington, il Museum of Modern Art e il Whitney Museum di New York, l'Art Institute di Chicago e da collezioni pubbliche e private europee e italiane, per la prima volta arrivano in Italia 235 opere di Roy Lichtenstein. Con l'esposizioneOpera Prima, la Gam, fino al 25 gennaio 2105, non espone il genio Lichtenstein, ma il percorso che lo rese tale.
"Per Roy disegnare era l'essenza dell'arte", ci dice la moglie Dorothy.
Per ogni opera, dipinto, stampa, poster, o scultura che fosse, Roy partiva sempre da un disegno. Disegnava usando strumenti tradizionali, matite di grafite e colorate, pennarelli, pennelli, china e ogni tanto anche la penna a sfera. Disegnava con colori acrilici sull'acetato per riprodurre pennellate oppure tramite collage di ritagli di carta sagomati per comporre paesaggi concettuali. Amava il disegno, non perché, come moltissimi pensano, fosse un lettore accanito di fumetti - ai quali si avvicinò, grazie ai figli, alla soglia dei quarant'anni - ma perché di quelle immagini "basse" lui riuscì a percepire le potenzialità. E così Paperino e Topolino si insinuarono nella sua arte, all'epoca impressionista, e quando produsse le prime opere dovette lavorare su di sé per superare il suo stesso giudizio.
Cambiando qualche tratto e riorganizzando appena la composizione, ri-disegnandola insomma, qualsiasi immagine, si rese conto, poteva essere trasformata in una vera e propria opera d'arte. Ed infatti, all'inizio degli anni Sessanta produsse una serie di disegni a matita che non erano studi per la realizzazione di dipinti ma opere in sé. Questi disegni, prime "concettualizzazioni" alla base del lavoro di Roy, incarnano perfettamente l'integrità dell'arte di Lichtenstein.
Le mostre sono eventi affascinanti in quanto sono chiavi privilegiate per entrare dentro le stanze della personalità di un artista. A un livello più specialistico, ma non con meno trasporto e passione, sono le parole del direttore e per l'occasione curatore, Danilo Eccher (catalogo omonimo, edito da Skira) a disegnare l'iperbole artistica di Lichtenstein. In breve, il percorso che lo rese grande.
Erano gli anni Quaranta e l'arte americana sembrava radicalizzarsi fra un'astrazione puritana e asettica da un lato, e la resistenza caparbia di una figurazione, sia pur eccentrica e visionaria, dall'altro. Ma a differenza di quanto accade in Europa con le sue Avanguardie storiche, in America l'immagine assume una prospettiva nuova, originale.
Se Pollock rinunciava alla manualità dell'immagine per una pittura d'azione e d'improvvisazione, Gorky, invece, rafforzava l'idea della centralità della figura nell'impianto narrativo dell'opera. Così, realizzando opere come Train - Untitled Drawing o Pilot, a venticinque anni Lichtenstein decide di percorrere il sentiero tracciato da Gorky, con la consapevolezza del nuovo, e quindi futuro, potere dell'immagine. Consapevolezza, che ancora a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta subisce le suggestione surrealiste, come nel caso di Untitled - Figures in the Garden del 1949 o in Knight and Horse del 1950, ma che a partire dalla seconda metà dei Cinquanta gli fa abbandonare la visionarietà colta del Cubismo e del Surrealismo in favore di una figurazione immediata e diretta, rivelando l'arte per quello che è: un'immagine di tutti, un'emozione condivisa. E l'artista assume il ruolo maieutico di riconosce nell'opera un senso estetico collettivo, dare cioè, alla quotidianità il senso dell'eccezionalità, guardare il noto sotto la luce della spettacolarità dell'arte.
Infatti, fra il 1957 e il 1958, Lichtenstein inizia a disegnare la serie dei cartoons: Mickey Mouse, Bugs Bunny, Donald Duck. Nè personaggi eroici nè star, piuttosto i protagonisti delle ultime pagine di quotidiani e riviste. Immagini popolari in cui il soggetto dell'opera non è tanto il personaggio in sé quanto la sua rimodulazione artistica che, riconoscendo il dettaglio ne modifica le proporzioni, non perdendo, anzi, la sua potenza narrativa.
Narrazione e dato formale sono al centro dell'arte di Lichtenstein e così facendo sposta l'asse d'attenzione dalla "qualità" dell'immagine al suo "valore" popolare, al suo grado di partecipazione e condivisione.
Quanto scritto appare chiaro nelle prima opere degli anni Sessanta, quelle che decretano definitivamente la grandezza al livello artistico, le stesse in cui affiora compiutamente il suo pensiero. Opere come Knock Knock e Airplane del 1961, Cup of Coffee e Zipper del '62, Ice cream Cone del 1963 mostrano una radicale semplificazione narrativa e un raffreddamento del segno, nella convinzione che l'immagine debba ricreare un piano emozionale solo attraverso la propria forza evocativa, senza ricorrere ad alcuna ambientazione, utilizzando, cinematograficamente, il protagonismo del dettaglio, la riconoscibilità immediata della pubblicità.
Il corpus dei disegni di Roy Lichtenstein, in passato, è stato esposto solo in altre rare occasioni: al CNAC di Parigi nel 1975 per la mostra Roy Lichtenstein: Dessins sans bande, in seguito proposta anche a Berlino e ad Aachen in Germania. Nel 1987 al MoMA per l'esposizione The drawings of Roy Lichtenstein. Infine, un nucleo di opere su carta è stato esposto nel 2005 presso il Museo de Arte Abstracto Español nella mostra Lichtenstein: En proceso/In process, presentata in seguito anche in alcune sedi museali in Spagna, Francia e negli Stati Uniti. Insieme ai disegni, che abbracciano un arco temporale che va dai primi anni Quaranta al 1997, GAM presenta anche alcuni grandi dipinti e una documentazione fotografica, testimonianza dell'artista al lavoro.
"Per Roy disegnare era l'essenza dell'arte", ci dice la moglie Dorothy.
Per ogni opera, dipinto, stampa, poster, o scultura che fosse, Roy partiva sempre da un disegno. Disegnava usando strumenti tradizionali, matite di grafite e colorate, pennarelli, pennelli, china e ogni tanto anche la penna a sfera. Disegnava con colori acrilici sull'acetato per riprodurre pennellate oppure tramite collage di ritagli di carta sagomati per comporre paesaggi concettuali. Amava il disegno, non perché, come moltissimi pensano, fosse un lettore accanito di fumetti - ai quali si avvicinò, grazie ai figli, alla soglia dei quarant'anni - ma perché di quelle immagini "basse" lui riuscì a percepire le potenzialità. E così Paperino e Topolino si insinuarono nella sua arte, all'epoca impressionista, e quando produsse le prime opere dovette lavorare su di sé per superare il suo stesso giudizio.
Cambiando qualche tratto e riorganizzando appena la composizione, ri-disegnandola insomma, qualsiasi immagine, si rese conto, poteva essere trasformata in una vera e propria opera d'arte. Ed infatti, all'inizio degli anni Sessanta produsse una serie di disegni a matita che non erano studi per la realizzazione di dipinti ma opere in sé. Questi disegni, prime "concettualizzazioni" alla base del lavoro di Roy, incarnano perfettamente l'integrità dell'arte di Lichtenstein.
Le mostre sono eventi affascinanti in quanto sono chiavi privilegiate per entrare dentro le stanze della personalità di un artista. A un livello più specialistico, ma non con meno trasporto e passione, sono le parole del direttore e per l'occasione curatore, Danilo Eccher (catalogo omonimo, edito da Skira) a disegnare l'iperbole artistica di Lichtenstein. In breve, il percorso che lo rese grande.
Erano gli anni Quaranta e l'arte americana sembrava radicalizzarsi fra un'astrazione puritana e asettica da un lato, e la resistenza caparbia di una figurazione, sia pur eccentrica e visionaria, dall'altro. Ma a differenza di quanto accade in Europa con le sue Avanguardie storiche, in America l'immagine assume una prospettiva nuova, originale.
Se Pollock rinunciava alla manualità dell'immagine per una pittura d'azione e d'improvvisazione, Gorky, invece, rafforzava l'idea della centralità della figura nell'impianto narrativo dell'opera. Così, realizzando opere come Train - Untitled Drawing o Pilot, a venticinque anni Lichtenstein decide di percorrere il sentiero tracciato da Gorky, con la consapevolezza del nuovo, e quindi futuro, potere dell'immagine. Consapevolezza, che ancora a cavallo fra gli anni Quaranta e Cinquanta subisce le suggestione surrealiste, come nel caso di Untitled - Figures in the Garden del 1949 o in Knight and Horse del 1950, ma che a partire dalla seconda metà dei Cinquanta gli fa abbandonare la visionarietà colta del Cubismo e del Surrealismo in favore di una figurazione immediata e diretta, rivelando l'arte per quello che è: un'immagine di tutti, un'emozione condivisa. E l'artista assume il ruolo maieutico di riconosce nell'opera un senso estetico collettivo, dare cioè, alla quotidianità il senso dell'eccezionalità, guardare il noto sotto la luce della spettacolarità dell'arte.
Infatti, fra il 1957 e il 1958, Lichtenstein inizia a disegnare la serie dei cartoons: Mickey Mouse, Bugs Bunny, Donald Duck. Nè personaggi eroici nè star, piuttosto i protagonisti delle ultime pagine di quotidiani e riviste. Immagini popolari in cui il soggetto dell'opera non è tanto il personaggio in sé quanto la sua rimodulazione artistica che, riconoscendo il dettaglio ne modifica le proporzioni, non perdendo, anzi, la sua potenza narrativa.
Narrazione e dato formale sono al centro dell'arte di Lichtenstein e così facendo sposta l'asse d'attenzione dalla "qualità" dell'immagine al suo "valore" popolare, al suo grado di partecipazione e condivisione.
Quanto scritto appare chiaro nelle prima opere degli anni Sessanta, quelle che decretano definitivamente la grandezza al livello artistico, le stesse in cui affiora compiutamente il suo pensiero. Opere come Knock Knock e Airplane del 1961, Cup of Coffee e Zipper del '62, Ice cream Cone del 1963 mostrano una radicale semplificazione narrativa e un raffreddamento del segno, nella convinzione che l'immagine debba ricreare un piano emozionale solo attraverso la propria forza evocativa, senza ricorrere ad alcuna ambientazione, utilizzando, cinematograficamente, il protagonismo del dettaglio, la riconoscibilità immediata della pubblicità.
Il corpus dei disegni di Roy Lichtenstein, in passato, è stato esposto solo in altre rare occasioni: al CNAC di Parigi nel 1975 per la mostra Roy Lichtenstein: Dessins sans bande, in seguito proposta anche a Berlino e ad Aachen in Germania. Nel 1987 al MoMA per l'esposizione The drawings of Roy Lichtenstein. Infine, un nucleo di opere su carta è stato esposto nel 2005 presso il Museo de Arte Abstracto Español nella mostra Lichtenstein: En proceso/In process, presentata in seguito anche in alcune sedi museali in Spagna, Francia e negli Stati Uniti. Insieme ai disegni, che abbracciano un arco temporale che va dai primi anni Quaranta al 1997, GAM presenta anche alcuni grandi dipinti e una documentazione fotografica, testimonianza dell'artista al lavoro.
GB
Gam fino al 25 gennaio 2015
ROY LICHTENSTEIN
OPERA PRIMA
www.gamtorino.it/lichtenstein
ROY LICHTENSTEIN
OPERA PRIMA
www.gamtorino.it/lichtenstein