L'arroganza di Hilda
Il Teatro i chiude la stagione 10.11
Con Hilda il palinsesto della stagione del Teatro i vede il suo epilogo. Termina con uno spettacolo prodotto dal Teatro i in collaborazione con Face à Face, Parole di Francia per Scene d'Italia e Centre Culturel Français de Milan, estremamente attuale e serio, con Alberto Astorri, Federica Fracassi, Francesca Garolla. Hilda è in scena fino al 12 giugno, con la speranza che “dentro un grande rumore” possa farsi chiarezza.
Hilda è la protagonista invisibile. Il terzo che, al contrario di quanto il detto popolare insegna, non gode per nulla della disputa fra due litiganti. I contendenti sono Frank, marito di Hilda, presentato con le fattezze e il ventre di un uomo dell'est, e una donna ricca, estremamente sola, annoiata e con l'assoluta convinzione che i soldi possano comprare tutto, anche gli uomini.
La donna è alla ricerca di una domestica e questa volta “gradirebbe” avere fra la sua collezione una donna francese. E' così che Hilda comincia a lavorare alle sue dipendenze: i dubbi del marito, preoccupato del fatto che il nuovo impiego di Hilda possa mettere in secondo piano il bene della loro famiglia e dei loro figli, sono subito scacciati dall'aristocratica signora con generosi anticipi sullo stipendio. Hilda diventa il giocattolo del suo datore di lavoro, fino a quando la capricciosa donna benestante, per distrarsi dalla routine, cercherà di sedurre Frank e vedendosi rifiutata, “nonostante si sia abbassata ai livelli dell'uomo”, deciderà di allontanarli definitivamente.
Marie N'Diaye è molto attenta nell'analizzare il potere che il linguaggio ha sempre avuto e continua ad avere, soprattutto in una società globalizzata dal meticciato linguistico. La lingua è un arma: non a caso i personaggi sono una signora altolocata, sedicente di sinistra e quindi con una padronanza linguistica forbita e consapevole delle varie sfumature che le parole possono avere – “noi di sinistra gli abbiamo lo stesso i domestici, ma li eleviamo, nello spirito, attraverso il linguaggio” - e un emigrato, che sconosce non solo la lingua per potersi esprimere, ma sconosce altresì tutte le manipolazioni che delle parole possono farsi. Come il regista Renzo Martinelli sa bene, ogni giorno si può fare esperienza di quanto messo in scena a teatro. Qui siamo di fronte ad un tema molto attuale, all'uomo occidentale che crede di far del bene “schiavizzando” filippini, rumeni, albanesi etc.. E credendo di discolparsi affermando di dar loro da vivere, limita ugualmente la loro libertà personale.
Si è voluti partire da dinamiche di coppia in cui il dio denaro impera sulle decisioni, soprattutto quelle importanti, ma il potere del linguaggio è più chiaro nelle dinamiche sociali e lavorative, in quelle pubblicitarie, e soprattutto in seno la politica dove l'arte della diplomazia gioca un ruolo importantissimo.
Il punto forte di questo spettacolo, oltre alla tenuta scenica dei suoi protagonisti – ma una menzione speciale va alla grandissima Federica Fracassi sempre dentro il personaggio con dizione e movimenti scenici perfetti – e oltre un testo attento ed analitico sull'oggi, si pone nell'aver posto la protagonista come assente. O meglio come la protagonista che non si vede. Perchè Hilda più che una persona è la testimonianza di un pregiudizio, di un luogo comune, di consuetudini che se pur non scritte dettano legge nei rapporti fra le persone e fra i ruoli. L'insostenibile ignoranza che ci portiamo dietro come un fossile dopo decenni di progresso. E dal momento che ognuna delle componenti citate è invisibile, possono solo vedersi solo i loro effetti. La storia di Hilda è l'effetto. Le cause? Riflettiamo..
Hilda è la protagonista invisibile. Il terzo che, al contrario di quanto il detto popolare insegna, non gode per nulla della disputa fra due litiganti. I contendenti sono Frank, marito di Hilda, presentato con le fattezze e il ventre di un uomo dell'est, e una donna ricca, estremamente sola, annoiata e con l'assoluta convinzione che i soldi possano comprare tutto, anche gli uomini.
La donna è alla ricerca di una domestica e questa volta “gradirebbe” avere fra la sua collezione una donna francese. E' così che Hilda comincia a lavorare alle sue dipendenze: i dubbi del marito, preoccupato del fatto che il nuovo impiego di Hilda possa mettere in secondo piano il bene della loro famiglia e dei loro figli, sono subito scacciati dall'aristocratica signora con generosi anticipi sullo stipendio. Hilda diventa il giocattolo del suo datore di lavoro, fino a quando la capricciosa donna benestante, per distrarsi dalla routine, cercherà di sedurre Frank e vedendosi rifiutata, “nonostante si sia abbassata ai livelli dell'uomo”, deciderà di allontanarli definitivamente.
Marie N'Diaye è molto attenta nell'analizzare il potere che il linguaggio ha sempre avuto e continua ad avere, soprattutto in una società globalizzata dal meticciato linguistico. La lingua è un arma: non a caso i personaggi sono una signora altolocata, sedicente di sinistra e quindi con una padronanza linguistica forbita e consapevole delle varie sfumature che le parole possono avere – “noi di sinistra gli abbiamo lo stesso i domestici, ma li eleviamo, nello spirito, attraverso il linguaggio” - e un emigrato, che sconosce non solo la lingua per potersi esprimere, ma sconosce altresì tutte le manipolazioni che delle parole possono farsi. Come il regista Renzo Martinelli sa bene, ogni giorno si può fare esperienza di quanto messo in scena a teatro. Qui siamo di fronte ad un tema molto attuale, all'uomo occidentale che crede di far del bene “schiavizzando” filippini, rumeni, albanesi etc.. E credendo di discolparsi affermando di dar loro da vivere, limita ugualmente la loro libertà personale.
Si è voluti partire da dinamiche di coppia in cui il dio denaro impera sulle decisioni, soprattutto quelle importanti, ma il potere del linguaggio è più chiaro nelle dinamiche sociali e lavorative, in quelle pubblicitarie, e soprattutto in seno la politica dove l'arte della diplomazia gioca un ruolo importantissimo.
Il punto forte di questo spettacolo, oltre alla tenuta scenica dei suoi protagonisti – ma una menzione speciale va alla grandissima Federica Fracassi sempre dentro il personaggio con dizione e movimenti scenici perfetti – e oltre un testo attento ed analitico sull'oggi, si pone nell'aver posto la protagonista come assente. O meglio come la protagonista che non si vede. Perchè Hilda più che una persona è la testimonianza di un pregiudizio, di un luogo comune, di consuetudini che se pur non scritte dettano legge nei rapporti fra le persone e fra i ruoli. L'insostenibile ignoranza che ci portiamo dietro come un fossile dopo decenni di progresso. E dal momento che ognuna delle componenti citate è invisibile, possono solo vedersi solo i loro effetti. La storia di Hilda è l'effetto. Le cause? Riflettiamo..
Gb
Teatro i
HILDA
di Marie N'Diaye
regia Renzo Martinelli
con Alberto Astorri, Federica Fracassi, Francesca Garolla
si ringrazia Malìparmi per gli abiti indossati da Federica Fracassi
www.teatroi.org
HILDA
di Marie N'Diaye
regia Renzo Martinelli
con Alberto Astorri, Federica Fracassi, Francesca Garolla
si ringrazia Malìparmi per gli abiti indossati da Federica Fracassi
www.teatroi.org