Nomen nescio
i figli di nessuno al Teatro i
Al Teatroi si sceglie di parlare dell'eredità degli anni 60-70 con N.N. un progetto di Francesca Garolla (autrice del testo) e Renzo Martinelli (regista). Gli interpreti Marco Cacciola e Cristiano Nocera replicheranno lo spettacolo fino al 7 novembre.
Lontano dai luoghi comuni, che attraverso le generazioni sono giunti fino a noi, si sceglie di porre l'accento sul rapporto padri e figli e in particolare su ciò che gli allora figli hanno lasciato in eredità alla loro futura prole. La generazione degli anni ottanta e novanta, immemore del contesto rivoluzionario vissuto dai loro padri, ha dimenticato alcuni "perché" della Storia. È ormai chiaro che gli anni 60-70, con i loro avvenimenti, sancirono una frattura sia dal punto di vista storico che antropologico: i giovani di allora combattevano contro un sistema troppo chiuso ed elitario, incarnazione di un mondo il cui simbolo divenivano i “padri”, con i loro colletti bianchi e le loro certezze. Un simbolo che bisognava distruggere e “uccidere”.
La scenografia sicuramente di impatto, con la presenza in scena di un'automobile (modello Diana della Citroen), simbolo del viaggio e della visione interna utile alla drammaturgia, deve molto all'uso delle luci, curate dal regista Renzo Martinelli. Il contesto è quello di una città di provincia come tante se ne possono vedere: case fatiscenti e popolari come a sottolinearne la decadenza. La fuga prospettica è in diagonale (cosi come trasversale appare il punto di vista) e, dalla posizione della macchina si è indirizzati verso lo schermo/specchio del video, utilissimo per la contrapposizione -e talvolta avvicinamento- del padre e del figlio: due ideali diversi. Opera, l'apparato visuale e sonoro, di Fabio Cinicola.
NOMEN NESCIO significa nome sconosciuto. N.N. è una formula che veniva usata per indicare i cosiddetti figli di nessuno. Figlio di N.N., figlio di padre sconosciuto, senza nome, quindi senza padre e senza storia." Il fulcro di tutto il dramma è proprio questo: quanto erano cresciuti i figli di allora? Erano pronti a diventare padri o sono finiti col rimanere per tutta la vita dei figli? Senza regole, con il sesso libero così come l'uso di droghe e con i grandi ideali di pace e amore, sono divenuti dei libertini piuttosto che Uomini liberi, perdendo così di vista ogni tipo di responsabilità.
Il padre (Marco Cacciola) decide di far credere al figlio (un bravissimo Cristiano Nocera) di essere morto, non concedendo così nessuna risposta ai suoi perchè, interrompendo quel filo conduttore che dai padri conduce alla storia dei figli. Ne fa consapevolmente un figlio di nessuno.
La regia e la drammaturgia, con la consulenza di Camilla Tagliabue, strizzano l'occhio al cinema come ormai consuetudine per certo tipo di teatro, e fanno di questo spettacolo un'interessante riflessione su cosa sono stati quegli anni e cosa dovrebbe essere riletto e rivisto alla luce dell'oggi. Si punta su come quegli ideali in realtà rappresentino solo una fuga da ogni tipo di autocontrollo e responsabilità e un convulsivo desiderio di distruggere qualsiasi costrizione. È proprio su questa mania distruttiva che verte lo spettacolo: non solo si distrussero i padri, ma contemporaneamente si “uccisero” i figli.
N.N. prende spunto e origine da un percorso di scrittura originale a partire da un tema. Una prassi di lavoro già cara a Teatro i in passato che, in questo caso, nasce da una ricerca attorno alla storia italiana dell’ultimo trentennio e da una serie di laboratori inerenti, condotti con adolescenti provenienti da contesti eterogenei."
Lontano dai luoghi comuni, che attraverso le generazioni sono giunti fino a noi, si sceglie di porre l'accento sul rapporto padri e figli e in particolare su ciò che gli allora figli hanno lasciato in eredità alla loro futura prole. La generazione degli anni ottanta e novanta, immemore del contesto rivoluzionario vissuto dai loro padri, ha dimenticato alcuni "perché" della Storia. È ormai chiaro che gli anni 60-70, con i loro avvenimenti, sancirono una frattura sia dal punto di vista storico che antropologico: i giovani di allora combattevano contro un sistema troppo chiuso ed elitario, incarnazione di un mondo il cui simbolo divenivano i “padri”, con i loro colletti bianchi e le loro certezze. Un simbolo che bisognava distruggere e “uccidere”.
La scenografia sicuramente di impatto, con la presenza in scena di un'automobile (modello Diana della Citroen), simbolo del viaggio e della visione interna utile alla drammaturgia, deve molto all'uso delle luci, curate dal regista Renzo Martinelli. Il contesto è quello di una città di provincia come tante se ne possono vedere: case fatiscenti e popolari come a sottolinearne la decadenza. La fuga prospettica è in diagonale (cosi come trasversale appare il punto di vista) e, dalla posizione della macchina si è indirizzati verso lo schermo/specchio del video, utilissimo per la contrapposizione -e talvolta avvicinamento- del padre e del figlio: due ideali diversi. Opera, l'apparato visuale e sonoro, di Fabio Cinicola.
NOMEN NESCIO significa nome sconosciuto. N.N. è una formula che veniva usata per indicare i cosiddetti figli di nessuno. Figlio di N.N., figlio di padre sconosciuto, senza nome, quindi senza padre e senza storia." Il fulcro di tutto il dramma è proprio questo: quanto erano cresciuti i figli di allora? Erano pronti a diventare padri o sono finiti col rimanere per tutta la vita dei figli? Senza regole, con il sesso libero così come l'uso di droghe e con i grandi ideali di pace e amore, sono divenuti dei libertini piuttosto che Uomini liberi, perdendo così di vista ogni tipo di responsabilità.
Il padre (Marco Cacciola) decide di far credere al figlio (un bravissimo Cristiano Nocera) di essere morto, non concedendo così nessuna risposta ai suoi perchè, interrompendo quel filo conduttore che dai padri conduce alla storia dei figli. Ne fa consapevolmente un figlio di nessuno.
La regia e la drammaturgia, con la consulenza di Camilla Tagliabue, strizzano l'occhio al cinema come ormai consuetudine per certo tipo di teatro, e fanno di questo spettacolo un'interessante riflessione su cosa sono stati quegli anni e cosa dovrebbe essere riletto e rivisto alla luce dell'oggi. Si punta su come quegli ideali in realtà rappresentino solo una fuga da ogni tipo di autocontrollo e responsabilità e un convulsivo desiderio di distruggere qualsiasi costrizione. È proprio su questa mania distruttiva che verte lo spettacolo: non solo si distrussero i padri, ma contemporaneamente si “uccisero” i figli.
N.N. prende spunto e origine da un percorso di scrittura originale a partire da un tema. Una prassi di lavoro già cara a Teatro i in passato che, in questo caso, nasce da una ricerca attorno alla storia italiana dell’ultimo trentennio e da una serie di laboratori inerenti, condotti con adolescenti provenienti da contesti eterogenei."
gb
Teatro i
N.N.
un progetto di Francesca Garolla e Renzo Martinelli
testo di Francesca Garolla
regia di Renzo Martinelli
con Marco Cacciola e Cristiano Nocera
www.teatroi.org
N.N.
un progetto di Francesca Garolla e Renzo Martinelli
testo di Francesca Garolla
regia di Renzo Martinelli
con Marco Cacciola e Cristiano Nocera
www.teatroi.org