Persona
Individuo e danzatore
si uniscono nella coreografia di Bianco
Dopo il grande successo ottenuto con la Vortice Dance Company, Compagnia portoghese ospite della Fondazione Egri negli spazi delle Fonderie Limone di Moncalieri, IPUNTIDANZA presenta Persona. Spettacolo ideato e prodotto da Raphael Bianco insieme alla Compagnia EgriBiancoDanza vuole essere un punto altro da cui guardare il danzatore. Il 29 nel Maneggio della Cavallerizza Reale di Torino dell'erede di Tersicore se ne esplora l'umanità, le fragilità, la passione che lo spingono ad intraprendere un percorso di vita dove ogni giorno sia il corpo che l'anima vengono sollecitati, arricchiti e logorati profondamente.
Persona viene presentato in occasione della Giornata Mondiale della Danza, per affermare l'identità e le caratteristiche uniche di una delle figure teatrali meno comprese dal mondo politico e della cultura in un'epoca di profonda crisi e di forte precarietà per il teatro e per la danza. Così, sul palco a presentare la serata, Susanna Egri. Mentre di solito si recita il messaggio inviato dall'Unesco alle agenzie preposte, questa volta, non ritenutolo coerente con il mondo della danza, la Egri ne sceglie un altro e fra le parole dette un paio spiccano per raffinata profondità: il coreografo, nella suo atto creativo, al contrario che in tutte le altre arti, ha a che fare con materia viva, il danzatore, un corpo che vive esperimenta patendo.
E Persona non poteva non essere un elogio a questa materia che vive presentandone tanto l'opera compiuta quanto l'enorme lavoro costrittivo che ci si autoimpone sul corpo. La passione e il dolore insomma, come ebbe a dire lo stesso coreografo una volta finita la finzione scenica. E' il teatro che parla di sé stesso, che spettacolarizza il dietro le quinte, che mostra lo sforzo più che nasconderlo. E nella messa in scena, questa dicotomia, si risolve con il posizionare la sbarra al centro della scena, simbolo del lavoro basilare per ogni ballerino della compagnia, che conduce alla disciplina del corpo per possederne il controllo. Difficilissimo e doloroso a questo processo i danzatori reagiscono a loro modo, e cosi che nel classicismo di linee si inseriscono prepotenti distorsioni contemporanee di corpi che reagiscono e non reprimono. Il danzatore osservato insomma nella quotidianità del proprio allenamento, dove, in quanto persone, convergono umori ed emozioni che contrastano di giorno in giorno e con cui ognuno permea ogni gesto che, seppur eseguito da tutti allo stesso modo, è sempre unico.
Fra passato e sperimentazioni attuali, fra l'espressione della gioia più vera e della delusione più profonda, fra la passione che deve sempre alimentarsi nonostante il dolore, si tracciano le coordinate visive per scrivere attraverso il corpo la storia "personale" del danzatore. Il rosso il colore dominante - simbolo del limen fra palco e pubblico - di uno spazio che si fa carta e gli attributi del corpo divengono penne e pennelli. Il risultato è poesia visiva, una performance di emozioni non dette a parole, ma gridate col corpo.
Persona viene presentato in occasione della Giornata Mondiale della Danza, per affermare l'identità e le caratteristiche uniche di una delle figure teatrali meno comprese dal mondo politico e della cultura in un'epoca di profonda crisi e di forte precarietà per il teatro e per la danza. Così, sul palco a presentare la serata, Susanna Egri. Mentre di solito si recita il messaggio inviato dall'Unesco alle agenzie preposte, questa volta, non ritenutolo coerente con il mondo della danza, la Egri ne sceglie un altro e fra le parole dette un paio spiccano per raffinata profondità: il coreografo, nella suo atto creativo, al contrario che in tutte le altre arti, ha a che fare con materia viva, il danzatore, un corpo che vive esperimenta patendo.
E Persona non poteva non essere un elogio a questa materia che vive presentandone tanto l'opera compiuta quanto l'enorme lavoro costrittivo che ci si autoimpone sul corpo. La passione e il dolore insomma, come ebbe a dire lo stesso coreografo una volta finita la finzione scenica. E' il teatro che parla di sé stesso, che spettacolarizza il dietro le quinte, che mostra lo sforzo più che nasconderlo. E nella messa in scena, questa dicotomia, si risolve con il posizionare la sbarra al centro della scena, simbolo del lavoro basilare per ogni ballerino della compagnia, che conduce alla disciplina del corpo per possederne il controllo. Difficilissimo e doloroso a questo processo i danzatori reagiscono a loro modo, e cosi che nel classicismo di linee si inseriscono prepotenti distorsioni contemporanee di corpi che reagiscono e non reprimono. Il danzatore osservato insomma nella quotidianità del proprio allenamento, dove, in quanto persone, convergono umori ed emozioni che contrastano di giorno in giorno e con cui ognuno permea ogni gesto che, seppur eseguito da tutti allo stesso modo, è sempre unico.
Fra passato e sperimentazioni attuali, fra l'espressione della gioia più vera e della delusione più profonda, fra la passione che deve sempre alimentarsi nonostante il dolore, si tracciano le coordinate visive per scrivere attraverso il corpo la storia "personale" del danzatore. Il rosso il colore dominante - simbolo del limen fra palco e pubblico - di uno spazio che si fa carta e gli attributi del corpo divengono penne e pennelli. Il risultato è poesia visiva, una performance di emozioni non dette a parole, ma gridate col corpo.
Gb
CAVALLERIZZA REALE
PERSONA
di Raphael Bianco
www.egridanza.com
PERSONA
di Raphael Bianco
www.egridanza.com