teatro stabile
Svenimenti e il ritmo di Checov
Al Gobetti Le Belle Bandiere.
Li avevamo visti a Milano, al Carcano con la loro Antigone nel 2012, quando si era rimasti piacevolmente colpiti dal loro insieme di voce, corpo e musica, e oggi con Svenimenti - in omaggio a Vselovod Mejerchol'd che aveva intitolato Trentatré svenimenti la sua rilettura di tre atti unici di Cechov - si conferma il triunvirato di competenze, e si accelera il tempo per dare al ritmo un posto d'onore. Fino al 6 marzo, Gli atti unici di Anton Cechov.
Svenimenti vuole essere un tributo, un ritratto pieno di contrasti di un uomo incantevole e complicato. Medico per vocazione e scrittore per passione Cechov era un'affettuoso e intelligente osservatore degli umani; instancabile e gentile difensore degli ideali, amante della vita tumultuosa del teatro ma anche della completa solitudine.
Guidati dalle lettere che l'attrice Olga Knipper, sua moglie, continua a scrivergli anche dopo la morte, si entra nel labirinto creativo di Anton Cechov e lo si nutre di alcuni scritti per il teatro che di solito restano in ombra. Costruito come se fosse un film, Svenimenti, blocca i vertiginosi dialoghi di quelle bolle di puro teatro che sono gli Atti Unici per osservare i personaggi, immobilizzati come in una fotografia, ed interrogarli. Per evocare Cechov nella solitudine della villa di Yalta o chiuso in sé dopo il primo infelice debutto del Gabbiano, quando giurò che non avrebbe mai più scritto per il teatro.
Si parte da una fantasia in trio incentrata su alcuni dei suoi formidabili Atti Unici - operine che lui stesso scherzosamente definiva ‘vaudeville volgarucci e noiosetti' e al cui straordinario successo assisteva stupito - e tra farsa, commedia e tragedia si respira il suo vivace universo. Da La domanda di matrimonio fino aL'orso, passando per Il giardino dei ciliegi fino a giungere a Fa male il tabacco, i personaggi - delicati e spiritosi, lievi e rivoluzionari, ruvidi e vitali - testimoniano la maestria di Cechov nel rendere mitica la realtà quotidiana attraverso la genialità dei particolari. A volte compagni del Teatro d'Arte, altre fantasmi o eteronimi dell'autore, altre ancora evocazioni di personaggi e testimoni.
Accompagnati dalla danza di fragili sipari dai velocissimi cambi scena e dal ritmo della luce e della drammaturgia del suono, tragici contro voglia, ridicoli senza consapevolezza, i personaggi alludono ai punti di crisi emotiva e di perdita di controllo. Attraverso urla o gioia, pianto o riso, Svenimenti tenta di mettere in scena, con comicità greve, il mistero del fascino lieve di questi uomini e donne che, senza avere una dimensione eroica, restano impressi nella memoria per la loro autenticità, nutriti di speranze e al contempo ammalati di sconfitte.
Li avevamo visti a Milano, al Carcano con la loro Antigone nel 2012, quando si era rimasti piacevolmente colpiti dal loro insieme di voce, corpo e musica, e oggi con Svenimenti - in omaggio a Vselovod Mejerchol'd che aveva intitolato Trentatré svenimenti la sua rilettura di tre atti unici di Cechov - si conferma il triunvirato di competenze, e si accelera il tempo per dare al ritmo un posto d'onore. Fino al 6 marzo, Gli atti unici di Anton Cechov.
Svenimenti vuole essere un tributo, un ritratto pieno di contrasti di un uomo incantevole e complicato. Medico per vocazione e scrittore per passione Cechov era un'affettuoso e intelligente osservatore degli umani; instancabile e gentile difensore degli ideali, amante della vita tumultuosa del teatro ma anche della completa solitudine.
Guidati dalle lettere che l'attrice Olga Knipper, sua moglie, continua a scrivergli anche dopo la morte, si entra nel labirinto creativo di Anton Cechov e lo si nutre di alcuni scritti per il teatro che di solito restano in ombra. Costruito come se fosse un film, Svenimenti, blocca i vertiginosi dialoghi di quelle bolle di puro teatro che sono gli Atti Unici per osservare i personaggi, immobilizzati come in una fotografia, ed interrogarli. Per evocare Cechov nella solitudine della villa di Yalta o chiuso in sé dopo il primo infelice debutto del Gabbiano, quando giurò che non avrebbe mai più scritto per il teatro.
Si parte da una fantasia in trio incentrata su alcuni dei suoi formidabili Atti Unici - operine che lui stesso scherzosamente definiva ‘vaudeville volgarucci e noiosetti' e al cui straordinario successo assisteva stupito - e tra farsa, commedia e tragedia si respira il suo vivace universo. Da La domanda di matrimonio fino aL'orso, passando per Il giardino dei ciliegi fino a giungere a Fa male il tabacco, i personaggi - delicati e spiritosi, lievi e rivoluzionari, ruvidi e vitali - testimoniano la maestria di Cechov nel rendere mitica la realtà quotidiana attraverso la genialità dei particolari. A volte compagni del Teatro d'Arte, altre fantasmi o eteronimi dell'autore, altre ancora evocazioni di personaggi e testimoni.
Accompagnati dalla danza di fragili sipari dai velocissimi cambi scena e dal ritmo della luce e della drammaturgia del suono, tragici contro voglia, ridicoli senza consapevolezza, i personaggi alludono ai punti di crisi emotiva e di perdita di controllo. Attraverso urla o gioia, pianto o riso, Svenimenti tenta di mettere in scena, con comicità greve, il mistero del fascino lieve di questi uomini e donne che, senza avere una dimensione eroica, restano impressi nella memoria per la loro autenticità, nutriti di speranze e al contempo ammalati di sconfitte.
gb
TEATRO GOBETTI
SVENIMENTI
un vaudeville
dagli atti unici, le lettere e i racconti di Anton Čechov regia Elena Bucci
con la collaborazione di Marco Sgrosso
CTB Centro Teatrale Bresciano/Compagnia Le Belle Bandiere
www.lebellebandiere.it
SVENIMENTI
un vaudeville
dagli atti unici, le lettere e i racconti di Anton Čechov regia Elena Bucci
con la collaborazione di Marco Sgrosso
CTB Centro Teatrale Bresciano/Compagnia Le Belle Bandiere
www.lebellebandiere.it