La scelta
La filosofia danzata dei Tida
Per la seconda volta in Piemonte, i valdostani Tida presentano La scelta.
Dopo la presenza, a maggio, al Fringe Festival, e dopo aver ottenuto, con Quintetto, il primo premio al Be Festival 2015 - con voto unanime della giuria - La scelta - Beati pauperes spiritu arriva al Mirabilia Festival. Nel Cortile della Diocesi di Fossano, la danza si mischia con la filosofia e Eckhart si fa più comprensibile. Qualche domanda adesso, per conoscere la compagnia e perché di un progetto su Eckhart.
D. Quando nasce TIDA?
R. Il TIDA nasce su iniziativa di Marco Chenevier e Smeralda Capizzi nel 2005.
D. L'esigenza dal punto di vista critico.
R. Il progetto artistico del TIDA si identifica con una concezione critica della società, dello spettacolo, dell'estetica convenzionale e della produzione artistica in sé. Ci situiamo in un terreno di ricerca, nutriti da continue collaborazioni con giovani filosofi, mettendo in pericolo ed a disposizione del pensiero i corpi dei danzatori quali oggetti politici, linfa e cuore pulsante degli spettacoli che sono concepiti come risultati di processi di ricerca su stimoli critici. La ricerca della Compagnia è incentrata su linguaggio e contesto in un'ottica contemporanea per estetica e contenuti. Il linguaggio si concentra sulla contaminazione, sulla traduzione, sulla dissoluzione e la consapevolezza dei confini linguistici. Il contesto è invece dove vogliamo inserire la nostra indagine e cioè il presente, la sua attinenza politica, sociale, pragmatica e spirituale. Partendo dall'analisi di sfaccettature delle relazioni umane, sociali e politiche creiamo il terreno per la traduzione in danza.
Lo strumento principale è il corpo; esso infatti, in quanto veicolo terreno e temporale, è l'ambito favorito per esplorare l'arte del presente e la contemporaneità, proprio per la sua natura effimera. Ci situiamo però in un territorio estremamente fisico, rifiutando, in questo momento della nostra ricerca, un'eccessiva intellettualizzazione della coreografia. Per quanto il lavoro di scrittura drammaturgico parta da stimoli essenzialmente intellettuali, crediamo nella traduzione di questi in lavori in cui il corpo abbia la sua centralità. Un corpo aderente ad un'estetica contemporanea, certo, ma che si riappropria al contempo della fisicità. Cerchiamo, pur situandoci in un territorio di ricerca, di creare spettacoli in cui CONTEMPORANEAMENTE si muovano il pensiero, il piacere (nel senso più vasto del termine e quanto mai distante da un concetto di intrattenimento) e la sorpresa.
D. Il linguaggio coreografico.
R. Dal punto di vista prettamente tecnico la ricerca della compagnia si basa sulla concezione di un "corpo disponibile", un corpo cioè allenato che possa mettersi a disposizione della drammaturgia. Nelle produzioni con un organico più ampio ("terre(in)moto" o "Medea reloaded" ad esempio), i danzatori sono condotti verso una danza incentrata sull'azione pura, ovvero sulla concezione del movimento quale risultante dell'esecuzione di azioni non correlate all'eredità formale, ma strettamente legate al movimento del centro o alla relazione con l'altro (partnering). Altresì l'esplorazione si concentra su sistemi di movimento messi continuamente in discussione: la forma è il risultato del movimento e dell'azione.
D. Eckhart project. Tradurre in movimento riflessioni filosofiche.
R. E' il procedimento base per la creazione nel TIDA. In questo caso abbiamo creato un gioco in cui, dapprima adottando un atteggiamento intellettuale e analitico, il performer riprende i fondamenti della mistica di Eckhart tentando innumerevoli volte di tradurne almeno uno in uno spettacolo di danza. Ma nell'autocensura dei tentativi l'analisi si perde nella vana ricerca di un'idea drammaturgica che sembra continuamente fallire. Il malessere e le riflessioni vengono così condivisi con il pubblico in modo leggero e divertente in una parziale frattura del codice. Il ragionamento, esausto, porta il performer a chiedersi infine se non fosse sbagliato il processo in sé. La chiave di volta potrebbe essere quella di domandarsi quale sia il senso di un lavoro su Eckhart oggi, e se l'accusa di eresia che egli subì sette secoli fa non palesi un conflitto atavico tra potere ed interiorità. La costruzione scenica rivela la scrittura della drammaturgia stessa, la quale diventa il filo conduttore che lega i quadri, le coreografie e le scene. Diversi sono quindi i piani di scrittura; la vita del mistico e la sua ricerca del distacco si intrecciano con una riflessione sul ruolo dell'arte contemporanea nella società odierna, incentrata su modelli esteriori volti alla propaganda del consumismo.
D. L'ironia. Con il sottotitolo Beati pauperes spiritu, si fa mezzo dissacrante?`
R. Beati pauperes spiritu è uno dei fondamenti degli insegnamenti di Meister Eckhart. L'ironia è un colore tonale di questo lavoro. Il titolo è ironicamente ridondante e complesso. In realtà una grande semplicità si cela dietro il primo sguardo, la semplicità propria di coloro i quali possono accedere con maggior facilità al "fondo dell'anima".
D. Possibile che La scelta celi una critica velata al mondo del teatro contemporaneo?
R. "La scelta – beati pauperes spiritu/eckhart project" si interroga sul ruolo dell'arte nella società contemporanea, e sulle difficoltà dell'artista contemporaneo nei processi drammaturgici e creativi. Vuole avere uno sguardo critico (non giudicante) rispetto al linguaggio ancor prima che rispetto al senso.
Dopo la presenza, a maggio, al Fringe Festival, e dopo aver ottenuto, con Quintetto, il primo premio al Be Festival 2015 - con voto unanime della giuria - La scelta - Beati pauperes spiritu arriva al Mirabilia Festival. Nel Cortile della Diocesi di Fossano, la danza si mischia con la filosofia e Eckhart si fa più comprensibile. Qualche domanda adesso, per conoscere la compagnia e perché di un progetto su Eckhart.
D. Quando nasce TIDA?
R. Il TIDA nasce su iniziativa di Marco Chenevier e Smeralda Capizzi nel 2005.
D. L'esigenza dal punto di vista critico.
R. Il progetto artistico del TIDA si identifica con una concezione critica della società, dello spettacolo, dell'estetica convenzionale e della produzione artistica in sé. Ci situiamo in un terreno di ricerca, nutriti da continue collaborazioni con giovani filosofi, mettendo in pericolo ed a disposizione del pensiero i corpi dei danzatori quali oggetti politici, linfa e cuore pulsante degli spettacoli che sono concepiti come risultati di processi di ricerca su stimoli critici. La ricerca della Compagnia è incentrata su linguaggio e contesto in un'ottica contemporanea per estetica e contenuti. Il linguaggio si concentra sulla contaminazione, sulla traduzione, sulla dissoluzione e la consapevolezza dei confini linguistici. Il contesto è invece dove vogliamo inserire la nostra indagine e cioè il presente, la sua attinenza politica, sociale, pragmatica e spirituale. Partendo dall'analisi di sfaccettature delle relazioni umane, sociali e politiche creiamo il terreno per la traduzione in danza.
Lo strumento principale è il corpo; esso infatti, in quanto veicolo terreno e temporale, è l'ambito favorito per esplorare l'arte del presente e la contemporaneità, proprio per la sua natura effimera. Ci situiamo però in un territorio estremamente fisico, rifiutando, in questo momento della nostra ricerca, un'eccessiva intellettualizzazione della coreografia. Per quanto il lavoro di scrittura drammaturgico parta da stimoli essenzialmente intellettuali, crediamo nella traduzione di questi in lavori in cui il corpo abbia la sua centralità. Un corpo aderente ad un'estetica contemporanea, certo, ma che si riappropria al contempo della fisicità. Cerchiamo, pur situandoci in un territorio di ricerca, di creare spettacoli in cui CONTEMPORANEAMENTE si muovano il pensiero, il piacere (nel senso più vasto del termine e quanto mai distante da un concetto di intrattenimento) e la sorpresa.
D. Il linguaggio coreografico.
R. Dal punto di vista prettamente tecnico la ricerca della compagnia si basa sulla concezione di un "corpo disponibile", un corpo cioè allenato che possa mettersi a disposizione della drammaturgia. Nelle produzioni con un organico più ampio ("terre(in)moto" o "Medea reloaded" ad esempio), i danzatori sono condotti verso una danza incentrata sull'azione pura, ovvero sulla concezione del movimento quale risultante dell'esecuzione di azioni non correlate all'eredità formale, ma strettamente legate al movimento del centro o alla relazione con l'altro (partnering). Altresì l'esplorazione si concentra su sistemi di movimento messi continuamente in discussione: la forma è il risultato del movimento e dell'azione.
D. Eckhart project. Tradurre in movimento riflessioni filosofiche.
R. E' il procedimento base per la creazione nel TIDA. In questo caso abbiamo creato un gioco in cui, dapprima adottando un atteggiamento intellettuale e analitico, il performer riprende i fondamenti della mistica di Eckhart tentando innumerevoli volte di tradurne almeno uno in uno spettacolo di danza. Ma nell'autocensura dei tentativi l'analisi si perde nella vana ricerca di un'idea drammaturgica che sembra continuamente fallire. Il malessere e le riflessioni vengono così condivisi con il pubblico in modo leggero e divertente in una parziale frattura del codice. Il ragionamento, esausto, porta il performer a chiedersi infine se non fosse sbagliato il processo in sé. La chiave di volta potrebbe essere quella di domandarsi quale sia il senso di un lavoro su Eckhart oggi, e se l'accusa di eresia che egli subì sette secoli fa non palesi un conflitto atavico tra potere ed interiorità. La costruzione scenica rivela la scrittura della drammaturgia stessa, la quale diventa il filo conduttore che lega i quadri, le coreografie e le scene. Diversi sono quindi i piani di scrittura; la vita del mistico e la sua ricerca del distacco si intrecciano con una riflessione sul ruolo dell'arte contemporanea nella società odierna, incentrata su modelli esteriori volti alla propaganda del consumismo.
D. L'ironia. Con il sottotitolo Beati pauperes spiritu, si fa mezzo dissacrante?`
R. Beati pauperes spiritu è uno dei fondamenti degli insegnamenti di Meister Eckhart. L'ironia è un colore tonale di questo lavoro. Il titolo è ironicamente ridondante e complesso. In realtà una grande semplicità si cela dietro il primo sguardo, la semplicità propria di coloro i quali possono accedere con maggior facilità al "fondo dell'anima".
D. Possibile che La scelta celi una critica velata al mondo del teatro contemporaneo?
R. "La scelta – beati pauperes spiritu/eckhart project" si interroga sul ruolo dell'arte nella società contemporanea, e sulle difficoltà dell'artista contemporaneo nei processi drammaturgici e creativi. Vuole avere uno sguardo critico (non giudicante) rispetto al linguaggio ancor prima che rispetto al senso.
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