dot504
Physical theatre per MilanOltre
Quarto appuntamento per la rassegna MilanOltre. Questa volta tocca alla compagnia ceca DOT504 proporre il suo punto di vista. La compagnia, formatasi nel 2006 a Praga, riscuote subito un notevole successo da parte della critica aggiudicandosi l'Herald Angel Award e il Total Theatre Award, in occasione di Fringe 2009.
100 wounded tears (cento lacrime ferite) mette in scena l'eterno scontro fra eros e thanatos. E sono proprio queste le due categorie interpretative dell'intera messa in scena, fra vita e morte, sui ritmi frenetici delle canzoni rock dello slovacco Michal Kaščák. Cos'è dunque vita cos'è dunque morte? La morte come vita o la vita che deve sfociare, in ultimo, nella morte?
La prima protagonista è infatti Thanatos: la ragazza che porta terra, o meglio getta terra su altra terra, altro non può che rievocare il gesto di commiato che si utilizza per salutare i defunti. I morti siamo noi, tutti. E dobbiamo inevitabilmente combattere contro la vita: quella sorta di sacco bianco posto sulla scena, che poi si scoprirà essere un ballerino nudo, non può che rievocare la nascita??? di un feto, la vita insomma.
E come viviamo? Viviamo trascinando i nostri pesi, convivendo con le nostre ombre senza trovarne una soluzione. Siamo quello che in letteratura Gadda avrebbe nominato un groviglio inesplicabile. La morte, entrando sempre più prepotente nelle sfere della vita, mina la sua essenza dall’interno partorendo un falso Eros, visto nella sua ambivalenza interpretativa di vita e sesso. Ma nell’evo contemporaneo si tratta di sesso come bene velle o di sesso come amore?
I ballerini, dai costumi irridescenti, recitano un continuo divenire di follia, sesso fine a se stesso fino a sfociare nella possessione violenta dell'altro. Ne emergono individualità falsate, atte a produrre azioni, piuttosto che a operare scelte consapevoli.
Non è un caso che l'epilogo dello spettacolo porti, inevitabilmente, a una presa di coscienza drammatica: fin tanto che i valori della morte, o non-valori, soppianteranno i valori della vita, cioè quei valori che portano dignità invece che toglierla, l'uomo non seguirà più il progresso tanto sperato, ma regredirà in uno stato naturale dove a regnare è il motto homo homini lupus.
I sette danz-attori dunque è come se combattessero l'uno contro l'altro senza sapere perché, ponendo la guerra come unica azione positiva che gioca uno scacco alla dignità. Metafora che nella messa in scena viene ben rappresentata da una parte dalla donna accovacciata a mo' di cane intenta a bere l'acqua della vita da una ciotola e dall'altra dall'ingresso in scena di piccoli dinosauri di plastica proprio a testimoniare lo stato naturale in cui vige la legge del più forte. Lo spettacolo cela, al suo interno, anche la soluzione. Cosa sarebbero le 100 lacrime ferite se non tutta quella sofferenza che ci auto infliggiamo inseguendo una realtà fittizia? L’amore dunque è l'unica soluzione, verso se stessi e verso il prossimo. Amore come la sincerità che deve imperare sulle relazioni, amore che deve, necessariamente, tendere all'individuazione del vero reale.
100 wounded tears (cento lacrime ferite) mette in scena l'eterno scontro fra eros e thanatos. E sono proprio queste le due categorie interpretative dell'intera messa in scena, fra vita e morte, sui ritmi frenetici delle canzoni rock dello slovacco Michal Kaščák. Cos'è dunque vita cos'è dunque morte? La morte come vita o la vita che deve sfociare, in ultimo, nella morte?
La prima protagonista è infatti Thanatos: la ragazza che porta terra, o meglio getta terra su altra terra, altro non può che rievocare il gesto di commiato che si utilizza per salutare i defunti. I morti siamo noi, tutti. E dobbiamo inevitabilmente combattere contro la vita: quella sorta di sacco bianco posto sulla scena, che poi si scoprirà essere un ballerino nudo, non può che rievocare la nascita??? di un feto, la vita insomma.
E come viviamo? Viviamo trascinando i nostri pesi, convivendo con le nostre ombre senza trovarne una soluzione. Siamo quello che in letteratura Gadda avrebbe nominato un groviglio inesplicabile. La morte, entrando sempre più prepotente nelle sfere della vita, mina la sua essenza dall’interno partorendo un falso Eros, visto nella sua ambivalenza interpretativa di vita e sesso. Ma nell’evo contemporaneo si tratta di sesso come bene velle o di sesso come amore?
I ballerini, dai costumi irridescenti, recitano un continuo divenire di follia, sesso fine a se stesso fino a sfociare nella possessione violenta dell'altro. Ne emergono individualità falsate, atte a produrre azioni, piuttosto che a operare scelte consapevoli.
Non è un caso che l'epilogo dello spettacolo porti, inevitabilmente, a una presa di coscienza drammatica: fin tanto che i valori della morte, o non-valori, soppianteranno i valori della vita, cioè quei valori che portano dignità invece che toglierla, l'uomo non seguirà più il progresso tanto sperato, ma regredirà in uno stato naturale dove a regnare è il motto homo homini lupus.
I sette danz-attori dunque è come se combattessero l'uno contro l'altro senza sapere perché, ponendo la guerra come unica azione positiva che gioca uno scacco alla dignità. Metafora che nella messa in scena viene ben rappresentata da una parte dalla donna accovacciata a mo' di cane intenta a bere l'acqua della vita da una ciotola e dall'altra dall'ingresso in scena di piccoli dinosauri di plastica proprio a testimoniare lo stato naturale in cui vige la legge del più forte. Lo spettacolo cela, al suo interno, anche la soluzione. Cosa sarebbero le 100 lacrime ferite se non tutta quella sofferenza che ci auto infliggiamo inseguendo una realtà fittizia? L’amore dunque è l'unica soluzione, verso se stessi e verso il prossimo. Amore come la sincerità che deve imperare sulle relazioni, amore che deve, necessariamente, tendere all'individuazione del vero reale.
gb
Teatro Elfo Puccini
MilanOltre
Compagnia DOT504
100 wounded tears
MilanOltre
Compagnia DOT504
100 wounded tears