Gran finale
Sipario chiuso per La piattaforma
Torino 17.7.2012. Il palinsesto della rassegna La Piattaforma teatrocoreografico volge al termine. Serata e festa finale, in omaggio ovviamente alla danza, con 4 spettacoli, proposti da 4 compagnie, per un totale di 4 ore di azioni performative in cui gli stili si mischiano con le poetiche, il linguaggio si fa muto ma non troppo, la danza si fa teatro. Alla Cavallerizza Reale.
Ad aprire le danze è la compagnia svizzera Mops_DanceSyndrome della coreografa Ela Franscella con All'ombra della saggezza. Incentrato sul tema dell'accidia e messo in scena unicamente da danzatori portatori di Sindrome di Down, lo spettacolo esplora la maniera in cui uno stato di disponibilità al vuoto può favorire la riconquista di un sé individuale e collettivo. La danza si fa attesa e le attese si ripetono e diventando favorevoli all'espressione di una via di saggezza. A chiudere invece è Figurelle di Domenico Castaldo. Una serie di Figurelle (in dialetto napoletano le immagini dei santi, dei calciatori) canore, ma anche musicali, e pure teatrali.
Musica, danza e teatro si incontrano per salutare la decima edizione di Piattaforma. E dopo? un bicchiere di vino per tutti!
Fra l'uno e l'altro gli spettacoli della Compagnia Zerogrammi al loro secondo lavoro come coreografi non danzatori per l'Arabesque Dance Company e una performance comico-danzereccia della Compagnia Oretta Bizzarri con Mariella Celia.
Gli Zerogrammi presentano uno studio che sa già di opera compiuta. Precariato, il nome dato alla pièce, gioca sul doppio significato di precariato come condizione lavorativa odierna e riferimento all'azione coreuta vera e propria. A confermarlo sono le stesse parole del coreografo con velleità letterarie Stefano Mazzotta: «Analizziamo con eccezionale rapidità infinite direzioni spaziali e, abbandonando la sicurezza di un centro conquistato a fatica, ci lanciamo nella precarietà del moto, in cerca del nostro temporaneo luogo sicuro, perché l'equilibrio che di volta in volta avrà determinato la certezza del nostro stare sarà anche la legge su cui fonderemo la descrizione di ciò che siamo: armonia delle parti, misura del respiro, bilico della certezza».
Quindi molta importanza hanno i flow, gli high chest, i cambrè, le curve e i tilt che meglio di altri esprimono visivamente la precarietà di un corpo in bilico, per una danza frammentata e patetica che serve da motore propulsore per la comprensione del dramma. Certo, gli Zerogrammi siamo abituati a vederli poetici e leggeri sempre all'interno della categoria teatrodanza, ma stavolta sembrano avere qualcosa in più: la pesantezza di un'opera impegnata, meno leggera e più concettuosa.
«Accade così che nascano e si presentino ai nostri occhi sulla scena, in questo primo studio, non semplici corpi danzanti con le loro finite possibilità, ma veri e propri personaggi, che traducono in caratteri precipui e distinti il ventaglio delle im-possibilità, la reazione all'ostacolo, l'ingegno della soluzione o il furbo aggirarla».
E la maturità di questa azione coreografica emerge anche, e soprattutto, dall'uso dello spazio scenico che il duo coreografico ne fa. Forse l'aver a disposizione sei danzatori impone una sensibilità spaziale e visiva diversa rispetto ad uno o due performer, resta il fatto, però, che il dramma coreografato cosi proposto si avvicina ai criteri internazionali dei grandi della danza contemporanea, affermando non solo un linguaggio ed insieme una poetica precisa, ma anche che nel nord Italia non c'è solo la Beltrami, sempre divina, a confezionare prodotti squisiti. E nella visione dello studio la curiosità di vedere come la tecnica sottometterà il genio creativo.
A seguire lo spettacolo della Compagnia Oretta Bizzari. Azione scenica che, a metà fra serio e faceto, danza e teatro, unisce huomor sottile, demagogia e luoghi comuni di un sud Italia non troppo lontano, ad unaperformance di danza elegante e volutamente sgraziata al contempo. Come la protagonista Verdina Stella, un personaggio tenero, buffo e drammatico allo stesso tempo, come sanno essere solo i veri clown. Un essere solitario, quindi, alla ricerca del suo posto nel mondo. Bizzarrie e dialetto pugliese danno vita, insomma, ad una danza comica mossa dalla funambolica Mariella Celia.
Ad aprire le danze è la compagnia svizzera Mops_DanceSyndrome della coreografa Ela Franscella con All'ombra della saggezza. Incentrato sul tema dell'accidia e messo in scena unicamente da danzatori portatori di Sindrome di Down, lo spettacolo esplora la maniera in cui uno stato di disponibilità al vuoto può favorire la riconquista di un sé individuale e collettivo. La danza si fa attesa e le attese si ripetono e diventando favorevoli all'espressione di una via di saggezza. A chiudere invece è Figurelle di Domenico Castaldo. Una serie di Figurelle (in dialetto napoletano le immagini dei santi, dei calciatori) canore, ma anche musicali, e pure teatrali.
Musica, danza e teatro si incontrano per salutare la decima edizione di Piattaforma. E dopo? un bicchiere di vino per tutti!
Fra l'uno e l'altro gli spettacoli della Compagnia Zerogrammi al loro secondo lavoro come coreografi non danzatori per l'Arabesque Dance Company e una performance comico-danzereccia della Compagnia Oretta Bizzarri con Mariella Celia.
Gli Zerogrammi presentano uno studio che sa già di opera compiuta. Precariato, il nome dato alla pièce, gioca sul doppio significato di precariato come condizione lavorativa odierna e riferimento all'azione coreuta vera e propria. A confermarlo sono le stesse parole del coreografo con velleità letterarie Stefano Mazzotta: «Analizziamo con eccezionale rapidità infinite direzioni spaziali e, abbandonando la sicurezza di un centro conquistato a fatica, ci lanciamo nella precarietà del moto, in cerca del nostro temporaneo luogo sicuro, perché l'equilibrio che di volta in volta avrà determinato la certezza del nostro stare sarà anche la legge su cui fonderemo la descrizione di ciò che siamo: armonia delle parti, misura del respiro, bilico della certezza».
Quindi molta importanza hanno i flow, gli high chest, i cambrè, le curve e i tilt che meglio di altri esprimono visivamente la precarietà di un corpo in bilico, per una danza frammentata e patetica che serve da motore propulsore per la comprensione del dramma. Certo, gli Zerogrammi siamo abituati a vederli poetici e leggeri sempre all'interno della categoria teatrodanza, ma stavolta sembrano avere qualcosa in più: la pesantezza di un'opera impegnata, meno leggera e più concettuosa.
«Accade così che nascano e si presentino ai nostri occhi sulla scena, in questo primo studio, non semplici corpi danzanti con le loro finite possibilità, ma veri e propri personaggi, che traducono in caratteri precipui e distinti il ventaglio delle im-possibilità, la reazione all'ostacolo, l'ingegno della soluzione o il furbo aggirarla».
E la maturità di questa azione coreografica emerge anche, e soprattutto, dall'uso dello spazio scenico che il duo coreografico ne fa. Forse l'aver a disposizione sei danzatori impone una sensibilità spaziale e visiva diversa rispetto ad uno o due performer, resta il fatto, però, che il dramma coreografato cosi proposto si avvicina ai criteri internazionali dei grandi della danza contemporanea, affermando non solo un linguaggio ed insieme una poetica precisa, ma anche che nel nord Italia non c'è solo la Beltrami, sempre divina, a confezionare prodotti squisiti. E nella visione dello studio la curiosità di vedere come la tecnica sottometterà il genio creativo.
A seguire lo spettacolo della Compagnia Oretta Bizzari. Azione scenica che, a metà fra serio e faceto, danza e teatro, unisce huomor sottile, demagogia e luoghi comuni di un sud Italia non troppo lontano, ad unaperformance di danza elegante e volutamente sgraziata al contempo. Come la protagonista Verdina Stella, un personaggio tenero, buffo e drammatico allo stesso tempo, come sanno essere solo i veri clown. Un essere solitario, quindi, alla ricerca del suo posto nel mondo. Bizzarrie e dialetto pugliese danno vita, insomma, ad una danza comica mossa dalla funambolica Mariella Celia.
gb
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