Fabula.tevi
Incanti. ciBo per la fantasia
A 200 anni dalla pubblicazione del primo volume delle fiabe dei Fratelli Grimm, il Festival Incanti -in collaborazione con il Goethe Institut e il progetto Grimmland- dedica il suo diciannovesimo compleanno alla favola. "Figure in fabula" è infatti lo slogan della neo edizione, che per 6 giorni esplorerà sotto molteplici declinazioni i racconti antichi. Le storie infatti piacciono proprio perché si rivolgono a tutti, in quanto nascono per conoscere e comprendere il mondo, i rapporti, le paure, i desideri. Sei giorni in cui accompagnare i piccoli a tetro, sei giorni in cui tornare a vedere il teatro come un bimbo. Dal 17 al 22 in sedi varie.
Ad inaugurare la XIX edizione sono una vecchia conoscenza del festival, I Wayan Wija. Presentati al pubblico nell'edizione del 2000 -in occasione delle celebrazioni per il nuovo Museo Nazionale del Cinema-, tornano dopo 12 anni con uno spettacolo ispirato ai testi fondamentali della cultura buddista, Sutasoma e Mahabharata. I racconti si trasformano in ombre grazie ad uno dei maestri più geniali e ampiamente celebrato del wayang kulit(teatro d'ombre)Balinese. Pratica antichissima tramandata da padre in figlio e che ha permesso al gruppo di ricevere numerosi premi nel suo paese e all'estero.
E' difficilissimo vedere in Italia uno spettacolo del genere sia per qualità che per genere. Quasi due ore in cui si racconta il viaggio di un giovane destinato a diventare re, alla ricerca di sè stesso quindi. Una vastità infinità di sagome e di ombre compongono le vignette di questo racconto in cui il pubblico, o la maggior parte di esso ha capito ben poco. Tutto in lingua con scivolate nell'inglese e nell'italiano non permettono di seguire con le orecchie, tutto si demanda al potere della visione. E' proprio per questo, mentre un gruppo sparuto lasciava la sala a intervalli discontinui, che il teatrino di ombre vale la pena di essere visto. Certo è lunghissimo nella durata, ma è così esteticamente perfetto e originale che perderselo vorrebbe dire privarsi della possibilità di assistere ad un pezzo di storia del teatro egregiamente trasposto nella contemporaneità.
A seguire, dal Gobetti si passa alla Cavallerizza. Questa volta in italiano si raccontano storie di doni. Di Betti e Donatella Pau -con Donatella Pau inscena- è l'originale idea di partire dagli oggetti per narrare una storia. Linguaggio più vicino all'arte, qui diventa teatro che sfocia nei cantastorie. Un piccolo incontro con il mondo della favola che accompagnerà ogni giorno il festival, in cui si reinventano un racconto di Grazia Deledda, una favola dei fratelli Grimm e due leggende della tradizione popolare, il tutto messo in scena con materiali di riuso in cui i personaggi sono delle bambole, i sogni e le speranze quelle di sempre. L'artista molto brava, l'ambientazione è magica come magico il potere di un dono.
Ad inaugurare la XIX edizione sono una vecchia conoscenza del festival, I Wayan Wija. Presentati al pubblico nell'edizione del 2000 -in occasione delle celebrazioni per il nuovo Museo Nazionale del Cinema-, tornano dopo 12 anni con uno spettacolo ispirato ai testi fondamentali della cultura buddista, Sutasoma e Mahabharata. I racconti si trasformano in ombre grazie ad uno dei maestri più geniali e ampiamente celebrato del wayang kulit(teatro d'ombre)Balinese. Pratica antichissima tramandata da padre in figlio e che ha permesso al gruppo di ricevere numerosi premi nel suo paese e all'estero.
E' difficilissimo vedere in Italia uno spettacolo del genere sia per qualità che per genere. Quasi due ore in cui si racconta il viaggio di un giovane destinato a diventare re, alla ricerca di sè stesso quindi. Una vastità infinità di sagome e di ombre compongono le vignette di questo racconto in cui il pubblico, o la maggior parte di esso ha capito ben poco. Tutto in lingua con scivolate nell'inglese e nell'italiano non permettono di seguire con le orecchie, tutto si demanda al potere della visione. E' proprio per questo, mentre un gruppo sparuto lasciava la sala a intervalli discontinui, che il teatrino di ombre vale la pena di essere visto. Certo è lunghissimo nella durata, ma è così esteticamente perfetto e originale che perderselo vorrebbe dire privarsi della possibilità di assistere ad un pezzo di storia del teatro egregiamente trasposto nella contemporaneità.
A seguire, dal Gobetti si passa alla Cavallerizza. Questa volta in italiano si raccontano storie di doni. Di Betti e Donatella Pau -con Donatella Pau inscena- è l'originale idea di partire dagli oggetti per narrare una storia. Linguaggio più vicino all'arte, qui diventa teatro che sfocia nei cantastorie. Un piccolo incontro con il mondo della favola che accompagnerà ogni giorno il festival, in cui si reinventano un racconto di Grazia Deledda, una favola dei fratelli Grimm e due leggende della tradizione popolare, il tutto messo in scena con materiali di riuso in cui i personaggi sono delle bambole, i sogni e le speranze quelle di sempre. L'artista molto brava, l'ambientazione è magica come magico il potere di un dono.
gb
I WAYAN WIJA (Bali)
Sutasoma
di e con I Wayang Wija
musicisti I Ketut Buda Astra, Ketut Pasek Astina, Ketut Dirga, Komang Wraspatika.
IS MASCAREDDAS (Italia)
Doni
Di Betti e Donatella Pau
Con Donatella Pau
www.festivalincanti.it
Sutasoma
di e con I Wayang Wija
musicisti I Ketut Buda Astra, Ketut Pasek Astina, Ketut Dirga, Komang Wraspatika.
IS MASCAREDDAS (Italia)
Doni
Di Betti e Donatella Pau
Con Donatella Pau
www.festivalincanti.it