Damien Hirst
Uomo e artista alla Pinacoteca Agnelli
Per la prima volta in Italia alla Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli una selezione della Murderme Collection. Con Freedom not Genius si regala al pubblico una selezione della raccolta privata di Damien Hirst, mostro sacro dell'arte contemporanea, famoso in tutto il mondo per le sue opere provocatorie e politicamente scorrette. In mostra nella sede del Lingotto fino al 10 marzo.
Da pochissimo Hirst ha fatto parlare di sé per aver esposto di fronte alla costa occidentale dell'Inghilterra Verity, una statua di bronzo alta venti metri che raffigura una donna incinta sezionata per metà, gli organi interni e il bambino nel grembo ben visibili, che brandisce una spada. L'Allegoria della verità e della giustizia è un'opera, come tutte quelle dell'artista, che per metà fa gridare al genio (cui per altro lui non crede) o all'ennesima provocazione di un "artista" non proprio tale che come Cattelan sfrutta al meglio le azioni di marketing. Probabilmente la verità è che Hirst è una persona complessa, per cui la sua arte non è immediatamente leggibile. Bisogna entrare dentro il suo mondo personale, cercare di capirne le dinamiche, i gusti e le scelte, le motivazioni che lo spingono a produrre un'opera. E la mostra, curata dall'appassionatissima Elena Geuna, propone una selezione di 50 opere della collezione Hirst, con la voglia di tracciare, proprio il filo rosso che dalla persona conduce all'artista.
«La collezione di Murderme –spiega il presidente della Pinacoteca Agnelli Ginevra Elkann– è un'indagine su come gli oggetti che lo circondano influenzino il suo lavoro e su come il suo lavoro influenzi le cose di cui si circonda».
In Freedom not Genius c'è Libertà di sperimentare, eclettismo della ricerca, un tuffo nel turbinio di stili e poetiche per trarne la sintesi migliore, ma non certo il Genio innato, ispirato e devoto, al quale l'artista crede poco. Il suo è un mondo in cui la dualità della vita diventa uno attraverso l'arte: Eros e Thanathos si rincorrono, si amano, si odiano e lo scontro partorisce un'opera d'arte. La mania per la morte che diviene roboante nella sue creazioni altro non è che un guardare la vita da una prospettiva altra, quasi medievale. Nel periodo in cui i memento mori erano il costume, vivere prendeva significato perchè il valore apparteneva alla morte. Oggi quasi si crede di essere immortali sprezzando la morte, e ancor di più non si conosce il valore della vita stessa. Hirst è un vitalista, ama tutta la vita, il serio, il faceto, la stupidaggine, la ricercatezza dei particolari, l'appagamento dell'occhio. Il godurioso orgasmo mentale di fronte ai giochi logici. La sua è una curiosità bambina che parte dall'arte e riconduce a se stessa, non tralasciando la violenza, che dell'esistenza fa parte, chiudendo il cerchio che da Duchamp passa per Warhol per arrivare ad Hirst. Perchè la vita è arte e l'arte è vita.
Nato a Bristol nel 1965, Hirst inizia a collezionare negli anni Ottanta, scambiando le sue opere con quelle degli amici che con lui formavano il gruppo Young British Artists. Da allora, la Murderme Collection di Hirst si amplia aggiungendo opere di artisti del calibro di Franz Auerbach, Francis Bacon, Alberto Giacometti, Mario Merz, Bruce Nauman, Richard Prince, Andy Warhol, Banksy, John Currin, Tracey Emin, Angus Fairhurst, Sarah Lucas e Rachel Whiteread. Allestita nel 3 e nel 4 piano della Pinacoteca, la mostra è suddivisa in 4 sezioni. Al piano inferiore una serie dedicata al Memento mori e una alla Natura sono in stretta connessione. Al quello superiore le opere del gruppo dei giovani inglesi di cui lui fa parte e dei grandi nomi dell'arte che lo hanno ispirato. Un percorso unico e affascinante all'interno del mondo di uno dei più importanti e quotati artisti contemporanei.
Da pochissimo Hirst ha fatto parlare di sé per aver esposto di fronte alla costa occidentale dell'Inghilterra Verity, una statua di bronzo alta venti metri che raffigura una donna incinta sezionata per metà, gli organi interni e il bambino nel grembo ben visibili, che brandisce una spada. L'Allegoria della verità e della giustizia è un'opera, come tutte quelle dell'artista, che per metà fa gridare al genio (cui per altro lui non crede) o all'ennesima provocazione di un "artista" non proprio tale che come Cattelan sfrutta al meglio le azioni di marketing. Probabilmente la verità è che Hirst è una persona complessa, per cui la sua arte non è immediatamente leggibile. Bisogna entrare dentro il suo mondo personale, cercare di capirne le dinamiche, i gusti e le scelte, le motivazioni che lo spingono a produrre un'opera. E la mostra, curata dall'appassionatissima Elena Geuna, propone una selezione di 50 opere della collezione Hirst, con la voglia di tracciare, proprio il filo rosso che dalla persona conduce all'artista.
«La collezione di Murderme –spiega il presidente della Pinacoteca Agnelli Ginevra Elkann– è un'indagine su come gli oggetti che lo circondano influenzino il suo lavoro e su come il suo lavoro influenzi le cose di cui si circonda».
In Freedom not Genius c'è Libertà di sperimentare, eclettismo della ricerca, un tuffo nel turbinio di stili e poetiche per trarne la sintesi migliore, ma non certo il Genio innato, ispirato e devoto, al quale l'artista crede poco. Il suo è un mondo in cui la dualità della vita diventa uno attraverso l'arte: Eros e Thanathos si rincorrono, si amano, si odiano e lo scontro partorisce un'opera d'arte. La mania per la morte che diviene roboante nella sue creazioni altro non è che un guardare la vita da una prospettiva altra, quasi medievale. Nel periodo in cui i memento mori erano il costume, vivere prendeva significato perchè il valore apparteneva alla morte. Oggi quasi si crede di essere immortali sprezzando la morte, e ancor di più non si conosce il valore della vita stessa. Hirst è un vitalista, ama tutta la vita, il serio, il faceto, la stupidaggine, la ricercatezza dei particolari, l'appagamento dell'occhio. Il godurioso orgasmo mentale di fronte ai giochi logici. La sua è una curiosità bambina che parte dall'arte e riconduce a se stessa, non tralasciando la violenza, che dell'esistenza fa parte, chiudendo il cerchio che da Duchamp passa per Warhol per arrivare ad Hirst. Perchè la vita è arte e l'arte è vita.
Nato a Bristol nel 1965, Hirst inizia a collezionare negli anni Ottanta, scambiando le sue opere con quelle degli amici che con lui formavano il gruppo Young British Artists. Da allora, la Murderme Collection di Hirst si amplia aggiungendo opere di artisti del calibro di Franz Auerbach, Francis Bacon, Alberto Giacometti, Mario Merz, Bruce Nauman, Richard Prince, Andy Warhol, Banksy, John Currin, Tracey Emin, Angus Fairhurst, Sarah Lucas e Rachel Whiteread. Allestita nel 3 e nel 4 piano della Pinacoteca, la mostra è suddivisa in 4 sezioni. Al piano inferiore una serie dedicata al Memento mori e una alla Natura sono in stretta connessione. Al quello superiore le opere del gruppo dei giovani inglesi di cui lui fa parte e dei grandi nomi dell'arte che lo hanno ispirato. Un percorso unico e affascinante all'interno del mondo di uno dei più importanti e quotati artisti contemporanei.
gb
La Murderme Collection alla Pinacoteca Agnelli
Damien Hirst - Freedom not Genius
10 Novembre 2012 - 10 Marzo 2013
www.damienhirst.com
Damien Hirst - Freedom not Genius
10 Novembre 2012 - 10 Marzo 2013
www.damienhirst.com